Indagini chiuse. Chiesti 10 rinvii a giudizio - Vie d’acqua, la Procura accusa anche Expo spa
10
giugno 2015
Chiuse
le indagini sulle presunte corruzione e turbativa d’asta
nell’appalto delle Vie d’acqua di Expo. Con una novità: anche la
società dell’evento universale, partecipata dagli enti pubblici,
risulta indagata sulla base della legge 231 (responsabilità penale
amministrativa delle società). Oltre che per Expo spa, i pm milanesi
Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio chiedono il rinvio a giudizio
per le aziende Maltauro, Tagliabue e per le imprese di consulenza Ace
Mill, High Engineering e Sps. Nell’elenco ci sono inoltre quattro
persone: Enrico Maltauro, ex presidente della società edile omonima;
Giuseppe Asti, titolare della Tagliabue; Livio Acerbo, figlio dell’ex
subcommissario di Expo che ha già patteggiato nella stessa vicenda
giudiziaria; Arturo Donadio, titolare della società di ingegneria
Sps.
Oggetto
dell’indagine, iniziata nel 2014, è l’appalto da 55 milioni per
le Vie d’acqua sud, affidato alla cordata guidata dalla Maltauro
con un ribasso d’asta a 42 milioni. Antonio Acerbo, all’epoca a
capo della commissione di gara e responsabile dei lavori, secondo
l’accusa aggiudicò la commessa dietro la promessa di assicurare
consulenze per il figlio Livio, che ottenne un lavoro da 36mila euro
per le sue società Ace Mill e High Engineering e la promessa di
ricevere altri per 150mila euro. A turbare l’asta, oltre ad Antonio
Acerbo, sarebbero stati Giandomenico Maltauro, consulente
dell’omonima società e parente del titolare Enrico, e Andrea
Castellotti, prima direttore della Tagliabue e poi entrato come
facility manager nel Padiglione Italia di Expo. I tre hanno già
patteggiato.
La
richiesta di rinvio a giudizio riguarda i quattro professionisti con
un procedimento ancora aperto: Livio Acerbo, in quanto effettivo
beneficiario delle tangenti, secondo gli inquirenti; Enrico Maltauro
in quanto presunto corruttore; Arturo Donadio, che tramite Sps
avrebbe promesso di girare consulenze a Livio Acerbo; Giuseppe Asti,
titolare della Tagliabue, azienda per la quale Antonio Acerbo si
sarebbe adoperato per farla entrare nella cordata vincitrice in
cambio di favori per il figlio.
http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2015-06-10/vie-d-acqua-procura-accusa-anche-expo-spa-063719.shtml?uuid=ABjIWnvD
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