... è stato sicuramente un fiume in piena con una massiccia presenza araba e mussulmana contornata dalle varie realtà solidali con la Palestina nei suoi vari aspetti, dalla resistenza al no al genocidio.
Una nostra delegazione era con lo striscione dietro al camion dell’Api che era in fondo dato che era difficile entrare nel corpo lungo del corteo... Siamo rimasti fermi per parecchio tempo per il fatto che i manifestanti hanno continuato ad affluire e si creavano gli spezzoni grossi della manifestazione.
Si è notata molto la presenza organizzata di palestinesi e arabi dalle moschee che hanno organizzato bus sicuramente dalla Lombardia e non solo. Una volta partiti abbiamo risalito almeno metà corteo ormai ingrossato e nei grandi viali si è vista la grande unica marea dei manifestanti che ha agito e scompigliato anche le decisioni prese prima della manifestazione
Quando vi è stato l’attacco alla manifestazione e l’azione di rastrellamento/rappresaglia con i fermi/arresti mirati compiuti dalle forze dell’ordine, il corteo saputo della notizia non si è fermato ma è continuato anche per effetto delle diverse posizioni presenti in esso.
Quando siamo arrivati noi nella vasta piazza abbiamo visto subito lo schieramento con più fronti della polizia che via via si stava disponendo per dividere il corteo, stringerlo e colpirlo con una manovra a
tenaglia. Ci siamo fermati e da lì fino alla fine abbiamo fatto la nostra parte per rispondere all'azione poliziesca, spiegare, chiamare a fermarsi contro la polizia, fronteggiarla, bloccare il corteo e compattare un numero di persone che comunque aumentava, compreso quelli che capito cosa stava succedendo hanno deciso di fermarsi e anche molti compagni davanti nel corteo, sentita la notizia che è girata fino alla testa, hanno deciso di tornare indietro.
La carica è partita appena dopo che è passata Rifondazione, ed era evidente quello che stava per accadere: centinaia di caschi blu schierati a distanza dal corteo a Porta Volta, erano stati spostati in massa con una manovra militare pianificata e posizionati ai lati della piazza con i tantissimi digos ad aspettare lo spezzone di movimento.
Questa situazione aveva già messo in moto vari compagni, tra cui noi, per denunciare quello che
stavano preparando e chiedere l’allontanamento della polizia. Ci siamo trovati a farlo discutendo
pesantemente, contrastando, anche settori che facevano cordone tra i compagni e le forze dell’ordine, invitando a proseguire tutti nel corteo, prendendo le distanze da quanto stava avvenendo, mentre la polizia tentava di fermare chi solidarizzava, creando di fatto il vuoto necessario per poter effettuare la carica. Quando ci siamo ricompattati in piazza una parte dei manifestanti, e noi tra loro, ha affermato: da qui non ci muoviamo fino alla liberazione dei compagni, contrastando posizioni che volevano proseguire quando proprio da quel camion sin da subito era stato detto al microfono da noi che il corteo è unico e che non si riparte fino a quando non rilasciano i compagni fermati. Il corteo è rimasto fermo, il camion pure, e chi ha voluto è defluito attraverso la creazione di un corridoio.
In piazza è successo un fatto nuovo, ossia che tutto questo ha rafforzato la componente che si è opposta
alla polizia, cresciuta e sempre più determinata a non andare via fin quando non venivano rilasciati i
compagni fermati; una reazione non scontata che ha via via unito nella miglior risposta a questa
azione da stato di polizia varie anime del corteo a cui si sono aggiunti anche gli organizzatori ufficiali
tornati alla piazza sull’onda delle notizie che giravano, sia con prese di posizione in merito sia con una
delegazione che è andata in questura per chiedere la liberazione dei fermati.
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