mercoledì 15 novembre 2023

pc 15 novembre - Organizzarsi, organizzarsi... - da Controinformazione rossoperaia del 13/11

Controinformazione rossoperaia ORE 12, questo appuntamento tre volte alla settimana che abbiamo costruito per informare/controinformare gli operai e i lavoratori, per dare ad essi gli strumenti necessari per leggere la stampa, gli avvenimenti che appaiono in televisione, è una controinformazione di parte, dalla nostra parte. per comprendere e dare voce alla denuncia su quello che avviene.

Tutto questo serve all'organizzazione, alla lotta, organizzare, organizzare, organizzare, organizzarsi con noi, organizzarsi con il sindacalismo di classe combattivo. Organizzarsi a livello di scuole, a livello di territorio, di città, organizzarsi perché senza organizzazione non siamo niente, con l'organizzazione siamo tutto. Organizzarsi, perché dobbiamo rovesciare un governo, uno Stato, un sistema, e in questa prospettiva dobbiamo orientare le grandi masse di operai e lavoratori che sono organizzate diversamente.

E qui il problema dell'organizzazione diversa non è solo un problema né di tessera sindacale, né di appartenenza, è il problema che sindacati confederali collaborano col governo e anche quando fanno sciopero le loro piattaforme non rappresentano gli interessi effettivi dei lavoratori. Così come altre organizzazioni, anche politiche, se sono nel sistema parlamentare sono complici di quello che succede: quando erano al governo fanno gli interessi dei padroni, quando sono all'opposizione dicono di voler fare gli interessi dei lavoratori. E' questo gioco delle parti che ha portato all'attuale governo, un governo-sciagura, indegno, il governo della Meloni, di cui abbiamo già parlato nelle diverse ORE 12.

Torniamo alla guerra. La guerra, i morti sono nostri, i profitti sono loro: questo sta assumendo un aspetto scandaloso. Al recente comitato della piccola industria dell'Emilia Romagna, il proprietario dell'Astim SRL, azienda elettronica del settore difesa, ha raccontato che in azienda in questo momento

ripetono un motto che non era altro che il titolo del film di Alberto Soldi, “finché c'è guerra c'è speranza”. Un film ironico e grottesco, che in realtà è la tragica realtà di tutti i giorni, il tragico spettro di una società che non possiamo più accettare.

Egli aggiunge soddisfatto che il fatturato della sua azienda sta aumentando. Chiaramente nella sala cala il gelo, ma non perché non sono d'accordo, ma perché queste cose non si dicono, non si dicono sui giornali, è come quelli che sono stati intercettati, vi ricordate al terremoto della della dell'Aquila? E ridevano, ridevano, perché pensavano che quel terremoto li avrebbe riempiti di soldi, di appalti, di speculazione. E così è la guerra. Un settore in cui l'Italia è il leader, in una torta che nel 2022 si è spartita a livello mondiale, circa 2000 miliardi, 5,8 miliardi di dollari al giorno; e tra i 100 maggiori produttori di armamenti in Italia svettano la Leonardo e Fincantieri - i ricavi di queste due società la sola vendita di armi da guerra ha prodotto 13,8 miliardi. I padroni, direttamente o indirettamente, attraverso i manager di queste grandi società, si sono arricchiti e si stanno arricchendo come non mai, mentre la gente muore sotto le bombe
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E che dobbiamo dire delle banche? Pensate come stiamo messi tutti noi con le banche, dove i soldi non ce li abbiamo più, se li mangiano tante voci, prima fra tutti i mutui, le bollette, ecc... Il mutuo è diventato un sogno, paghiamo interessi spropositati.
Ebbene, il rapporto Fabi dice: “le banche hanno fatto 40 miliardi di utili”. Zero euro allo Stato hanno dato di questi soldi, anzi, quando si è parlato di una tassa sugli extra profitti, pura demagogia dei miserabili al governo, si sono messi a gridare che "disturbava il mercato... la proprietà privata...!". 40 miliardi di utili in faccia agli operai e ai lavoratori e a tutti coloro che hanno dovuto ricorrere a un mutuo per farsi una casa, per sposare una figlia, ecc..

Ebbene, davanti a tutto questo, noi che dovremmo fare? Dovremmo starcene zitti, non dovremmo denunciare o ci dovremmo sfogare sui social, come ci invitano a fare, come ci si diverte a fare? Cè un solo modo per opporsi a questo, certo la lotta, la ribellione, ma una lotta e una ribellione non come quelle che facciamo già, ma come quelle che sono necessarie, in cui "ci scappano i morti". Una volta tanto possiamo dire che i morti devono essere loro perché abbiamo sofferto e paghiamo abbastanza la crisi e la guerra?

Infine, i padroni sono di un cinismo assoluto. Certo è difficile parlare di “questione morale” in un sistema che è immorale, fondato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo per i profitti. Però c'è anche una moralità di classe, una moralità che dovrebbe interessarci, armarci, indignarci.

La Fiat, la Stellantis, questo gruppo da un lato dice che sta sviluppando la produzione, si prepara all'auto elettrica, ai miracoli del futuro, dall'altro la realtà è ben diversa: sfruttamento, trasferimenti dei lavoratori. A Melfi alle quattro del mattino per andare a Pomigliano, tra andata e ritorno, ci vuole mezza giornata, 12 ore ci vogliono, compreso il lavoro. Per che cosa? Per quattro soldi in più, che certo servono a chi li ha ma che ci umiliano, perché la nostra vita non può essere 12 ore per andare a lavorare e tornare, andare a lavorare e tornare…. Che vita è questa?

Ebbene, mentre Stellantis dice che farà un milione di auto, un milione di auto e tutti gli operai, impiegati saranno prima o poi assorbiti dall'eterna cassa integrazione, che si traduce anche in una chiamata al telefono per dire: “oggi vai a lavorare, domani non si sa”, ha mandato 15.000 email email agli impiegati: dicendo: “andatevene... vi diamo qualcosa, ma andatevene”. Ecco, gente che comunque ha fatto le fortune prima della Fiat, poi della FCA. oggi Stellantis, e ha anche costituito quel cuscinetto gigantesco tra padroni e operai che è il sistema di comando della fabbrica capitalistica, oggi viene presa a calci in culo. Certo remunerati… andatevene... 15.000 esodi assieme a tutti gli esodi che hanno toccato gli operai.

Questo avviene sul posto di lavoro di uno dei grandi complessi industriali del nostro paese. E in cambio che succede? Intanto se la ridono e se la cantano, questa volta veramente in forma indegna. Il semi-padrone della Stellantis, John Elkann, sempre meno padrone perché tutto è passato in mano innanzitutto ai francesi per quanto riguarda il management di questa fabbrica, si sta facendo uno yacht di 100 milioni, coi soldi costruiti dalle speculazioni finanziarie e dallo sfruttamento dei lavoratori, uno yacht grande quanto 70 campi di calcio, una città nella città, una città galleggiante.

Questi padroni ormai vivono come principi - benchè siano pieni di processi, perfino per la squadra di calcio. Come si risponde a tutto questo? Che dovremmo fare noi? quando noi parliamo di Rivoluzione, quando noi parliamo di mettere fine all’orrore senza fine, di questo parliamo.

Parliamo? Fino a quando parliamo?

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