mercoledì 15 novembre 2023

pc 15 novembre - Ai terribili massacri di Israele rispondono gradi e sempre più estese manifestazioni - E prosegue la mobilitazione il 17 novembre - Da Controinformazione rossoperaia del 13/11


E’ il 40° giorno dell’aggressione dell’occupante israeliano a Gaza, è uno sterminio in corso, un genocidio - definirlo in questi termini non è certo un’esagerazione, propaganda, - perché l’esercito israeliano agli ordini del governo Netanyahu sta usando tutta la sua violenza assassina contro una popolazione civile, sta bombardando e assediando gli ospedali con una violenza che la storia ci aveva fatto vedere messa in atto dall’esercito nazista e che ora lo Stato d’Israele sta impiegando in questa “guerra di sterminio” contro il popolo palestinese.

Le ultime notizie dicono che i carri armati e la fanteria israeliani avanzano verso i quartieri civili di Gaza, mentre tutto il settore sanitario è al collasso.

Il bilancio delle vittime a Gaza ha raggiunto quota 11.100, di cui almeno 8.000 sono donne e bambini.

Alla ferocia dei militari israeliani si aggiunge quella dei coloni.

Nelle prime ore di domenica mattina le forze israeliane si sono mosse per fare irruzione in diverse città della Cisgiordania occupata. Sono stati segnalati raid israeliani vicino alle città di Hebron e Nablus. Hanno anche preso d'assalto Tulkarem, una città vicino al confine con Israele e ci sono stati scontri tra forze israeliane e palestinesi.

La repressione: secondo l'ONG Addameer per i diritti dei prigionieri palestinesi più di 2.300 palestinesi sono stati arrestati durante i raid israeliani in Cisgiordania dal 7 ottobre.

Ma quello che più fa inorridire, davanti agli occhi del mondo intero è che lo Stato d’Israele sta portando

il terrore fin dentro gli ospedali e niente può giustificare questo crimine, sta bombardando e bruciando gli ospedali di Gaza City, 6 ospedali, tra cui due ospedali pediatrici nell’arco di 24 ore.

Nelle prime ore della domenica mattina, l’ospedale Al-Shifa, il più grande ospedale di Gaza, è rimasto sotto assedio israeliano. 15 mila persone, molti bambini, rischiano la morte lenta.

Sparano a chiunque voglia uscire dall’ospedale. Se qualcuno si muove tra le unità, gli sparano. Ci sono tanti martiri nel cortile davanti al pronto soccorso, la situazione è pessima e pericolosa, è indescrivibile”, ha detto una ginecologa dell’ospedale.

Dopo l’interruzione dell’energia elettrica, i medici hanno radunato i bambini prematuri per conservare il calore.

Dalla testimonianza di Medici senza frontiere: “L’ospedale è stato colpito più volte. Siamo soli con 600 pazienti: 40 sono neonati prematuri, nessuno ascolta il nostro grido”. “La situazione in questo momento è drammatica. Non abbiamo connessione, non c’è internet. Ogni tanto riusciamo a usare i telefoni. Ci troviamo al quarto piano, c’è un cecchino che ha attaccato quattro pazienti all’interno dell’ospedale. Uno di loro ha una ferita d’arma da fuoco al collo ed è tetraplegico. Un altro è stato colpito all’addome. Alcune delle persone che escono dall’ospedale vogliono andare verso sud. Li hanno bombardati, hanno bombardato la loro famiglia”. “All’ospedale di Al Shifa, da stamattina, non c’è elettricità, non c’è acqua, non c’è cibo – ha aggiunto il medico - Il nostro team è esausto. Abbiamo avuto due pazienti neonati che sono morti, perché l’incubatrice non funziona senza elettricità. Abbiamo avuto anche un paziente adulto in terapia intensiva morto perché il ventilatore si è spento per assenza di elettricità. Vediamo il fumo intorno all’ospedale. I militari israeliani hanno colpito tutto quello che c’era intorno all’ospedale. E hanno colpito l’ospedale diverse volte... Nessuno ci sente. Vogliamo che qualcuno ci dia la garanzia di poter evacuare i pazienti...”. Medici Senza Frontiere ribadisce con urgenza il suo appello a “fermare gli attacchi contro gli ospedali, a cessare immediatamente il fuoco e a proteggere le strutture mediche, il personale medico e i pazienti, e a permettere alle persone che desiderano lasciare gli ospedali di poterlo fare.

Lo sgombero forzato degli ospedali pediatrici ha portato i giovani pazienti in strada senza assistenza medica.

Persino il responsabile degli aiuti umanitari dell’Onu ha denunciato: “Niente giustifica atti di guerra contro strutture sanitarie”, “Non può esserci alcuna giustificazione per atti di guerra in strutture sanitarie, lasciando queste ultime senza elettricità, cibo o acqua e sparando a pazienti e civili che cercano di fuggire. E’ immorale e deve terminare. Gli ospedali devono essere posti di grande tutela e coloro che ne hanno bisogno devono potersi fidare di essi come luoghi protetti e non di guerra”.

Lo stesso personale ONU è stato preso di mira dagli attacchi israeliani che hanno già ucciso più di 100 membri che lavoravano presso l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa).

Circa 200.000 residenti di Gaza City hanno lasciato la città solo negli ultimi tre giorni per quello che viene chiamato l'"ordine di evacuazione" imposto da Israele, che è una deportazione forzata che Israele sta imponendo, come alle origini della sua nascita, a milioni di palestinesi dalle proprie terre.

"Lo chiamano 'corridoio sicuro' ma non c'è niente di sicuro in questo. Potresti morire mille volte cercando di attraversarlo", sono alcune testimonianze di chi sta cercando di salvare sé stesso e la propria famiglia.

Sempre più notizie dicono che lo Stato terrorista di Israele si sta preparando ad aprire un altro fronte di guerra in Libano.

In faccia a tutto il mondo, in faccia al popolo palestinese attaccato con una violenza indescrivibile, insopportabile, e anche in faccia alle masse che nel mondo stanno protestando contro questi crimini di tipo nazista e manifestando a fianco del popolo palestinese, il criminale di guerra Netanyahu ha affermato: “Noi non ci fermiamo fino a che non completiamo il nostro lavoro”

"Le Forze armate israeliane (IDF) si stanno preparando a combattere a Gaza per un anno - lo scrive il Times of Israel - per arrivare alla quarta fase di questa guerra: l’ingresso di un nuovo governo a Gaza che non sia Hamas e neanche un governo dell’Anp e che non sia sostenuto dagli iraniani” e che il suo governo, quello israeliano, razzista, fascista, assumerà il controllo della sicurezza di Gaza a tempo indeterminato dopo la fine della guerra.

E quindi non ci potrà mai essere nessuna pace senza giustizia. E la giustizia non potrà che essere la fine dell’occupazione della Palestina, la distruzione di quello che è l’avamposto del terrore, della guerra contro le masse palestinesi e arabe che è lo Stato voluto e appoggiato dall’imperialismo, dagli americani principalmente ma oggi in particolare anche dal governo italiano, uno Stato fondato sull’apartheid, sul razzismo, sulla discriminazione razziale e religiosa, quello che i governi e i media chiamano “grande democrazia” ma che ha le mani sporche di sangue: questo è lo Stato di Israele. Perché ci sia giustizia e, quindi, pace, dovrà terminare l’occupazione e saranno le masse palestinesi, con la Resistenza e con la decisione di iniziare la propria guerra di popolo, a trovare la giusta strada per arrivare ad esercitare il legittimo diritto all’autodeterminazione, alla creazione dello Stato di Palestina.

L’unico terrorismo sono le bombe e il genocidio dello Stato d’Israele!

Le manifestazioni in Italia e nel mondo

Oltre 1 milione di manifestanti a Londra per sostenere la causa del popolo palestinese, una partecipazione di massa così grande – dicono i giornali - non si vedeva dai tempi dell’invasione imperialista in Iraq del 2003. Al corteo è stato imposto di non passare davanti alle sedi governative; una canea mediatica della destra e dei fascisti ha vomitato tutto il suo odio contro questa manifestazione ma comunque il corteo si è diretto davanti all’ambasciata americana a Londra.

Un enorme corteo in Indonesia a sostegno alla popolazione di Gaza.

Manifestazioni a Bruxelles, a Berlino, Vienna, in Australia a Melbourne e Sydney, dove nei porti si sta impedendo la partenza di navi con armi dirette ad Israele

Manifestazioni in India, in Brasile

Veniamo in Italia.

All’Università Padova è stata occupata la facoltà di lettere per la Palestina

A Roma è stata occupata la sede dell’Unione Europea per la “Palestina libera”. C’è stata, sempre a Roma, un’altra manifestazione cittadina con un corteo fino a piazzale Aldo Moro, all’entrata dell’università 'La Sapienza' dove è stata occupata la facoltà di Scienze Politiche per chiedere all’ateneo romano di rescindere i contratti di collaborazione con le istituzioni israeliane e revocare la mozione di sostegno a Israele approvata dal senato accademico.

Per inciso, la manifestazione a Roma del PD non è tra quelle che sono a sostegno del popolo palestinese ma è contro, la Schlein voleva una manifestazione senza bandiere e infatti c’è stato il sequestro delle uniche, 3 o 4, di quelle palestinesi da parte del servizio d’ordine e dalla digos.

Migliaia di persone sono scese di nuovo in piazza a Milano, manifestazioni per la Palestina ci sono state a Napoli e Bari

La violenza dei crimini di Israele e la partecipazione massiccia ai cortei in solidarietà al popolo palestinese ci deve fare ragionare ORA sulla necessità di alzare il livello delle iniziative.

Nella Controinformazione rossoperaia in forma di giornale settimanale che stiamo diffondendo nelle fabbriche e nelle realtà di movimento, la numero 7, abbiamo scritto che gli operai cominciano a scendere in campo per la Palestina e c’è un appello perché gli operai facciano sentire la propria voce perché ORA è tempo di farlo e nessuno può voltarsi dall’altra parte.

A livello internazionale i sindacati belgi e i portuali di Barcellona hanno deciso di non scaricare armi. A Oakland il porto è stato bloccato da lavoratori e attivisti. Lo stesso è accaduto a Washington. Manifestazioni operaie si sono svolte in Grecia organizzate dal sindacato PAME.

In Italia c’è stato il blocco dei portuali a Genova: “Stop al transito di armi”, 500 persone hanno bloccato il porto di Genova. “Non possiamo rimanere in silenzio davanti alla morte di 4mila bambini”. Il blocco ai varchi è andato avanti dalle 6 del mattino fino al primo pomeriggio, mentre dal presidio si è staccato un corteo che ha sfilato sotto il grattacielo che ospita le sedi di Zim e di Steinweg – GMT, che opera con la compagnia saudita Bahri. Al termine del corteo sono stati lanciati verso l’ingresso, presidiato dalle forze dell’ordine, alcuni bicchieri pieni di vernice rossa ed è stata dipinta la scritta “Stop al transito di armi”.

Ora andiamo verso le mobilitazioni del 17 novembre.

I confederali non hanno indetto neanche un minuto di fermata, di sciopero, dimostrando da che parte stanno: sono complici degli assassini israeliani!

I sindacati di base, noi dello Slai Cobas per il sindacato di classe stiamo dando indicazione per quella giornata di mobilitazione, prepariamo iniziative, lanciamo l’appello di fermarci almeno 1 ora nelle fabbriche e nei posti di lavoro a sostegno del popolo palestinese - anche se sappiamo che è un obiettivo difficile ma è necessario - e a costruire altre azioni di mobilitazione nella stessa giornata.

Sotto le bombe ci sono i nostri fratelli e sorelle di classe, c’è il sangue di migliaia di bambini che non ci deve lasciare indifferenti, ci sono i nostri fratelli di classe, gli operai sfruttati, repressi, torturati, dall’occupante israeliano.

Solidarietà internazionalista, solidarietà di classe, con il popolo e i lavoratori palestinesi!

Denunciamo e lottiamo contro il nostro governo che sostiene e appoggia il boia Netanyahu!

Anche il SiCobas è impegnato a mobilitare i lavoratori per quella giornata con uno sciopero laddove è presente e ha organizzato una manifestazione per il giorno dopo, il 18, a Bologna.

Sempre nella giornata del 17 novembre si mobiliteranno gli studenti, dalle università alle scuole.

Su alcuni obiettivi di lotta fanno appello i giovani palestinesi in Italia:

    - La rescissione di ogni accordo accademico con l’Entità coloniale sionista, ovvero con lo Stato di Israele;

    - Fermare la vendita e l’invio di armi all’Entità coloniale sionista

    Ritirare ogni provvedimento repressivo e di censura a cui viene sottoposto chi si schiera al fianco del popolo palestinese.

    - E lancia una campagna di boicottaggio dei prodotti israeliani.

Ora facciamo tutti gli sforzi necessari perché la giornata del 17 novembre, di lotta e di solidarietà con il popolo palestinese, riesca e che esprima il segno proletario a queste mobilitazioni.

Viva la Palestina libera!

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