Gli studenti pro Palestina mettono nel mirino un’altra collaborazione con Israele. Martedì 9 aprile l'agitazione estesa anche a professori e personale tecnico
«Detto no al bando Maeci, vogliamo che le nostre università rinuncino alla collaborazione con il Technion di Haifa, ateneo israeliano che ha aperto un centro per lo sviluppo dell’elettro-ottica in partnership con Elbit. È una grande società di ricerca sulle armi. Ha progettato, per esempio, il sistema di videosorveglianza dell’enorme muro costruito in Cisgiordania».
Non si ferma la protesta dei collettivi studenteschi a sostegno della Palestina. Dopo aver conquistato una vittoria storica all’Università di Torino
— con l’approvazione della mozione contro il bando di collaborazione
Italia-Israele del Maeci, che ha aperto un dibattito di portata
nazionale —, gli universitari, favorevoli alla «Free Palestine» e
da anni in contrapposizione alle politiche d’esclusione dello stato con
la stella di David, puntano a bloccare un’altra intesa accademica.
Martedì 9, il giorno precedente alla scadenza della raccolta dei progetti prevista dal citato bando della Farnesina e del ministero della tecnologia di Tel Aviv, scatterà lo sciopero accademico esteso anche a professori e personale tecnico.
L’iniziativa di protesta anticiperà le riunione del Senato accademico del Politecnico (del 19 aprile) e di quello di Unito (del 24). Due appuntamenti segnati in rosso sull’agenda da chi chiede, come prima cosa, lo stop al sanguinoso confitto militare a Gaza.
L’obiettivo è chiaro: la prossima mossa è spingere i due atenei torinesi a rinunciare a un’altra collaborazione universitaria con Israele, quella con il Technion di Haifa.
Era impensabile che il vento di contestazione potesse svanire con l’ormai prossima chiusura della pratica del bando Maeci.
Alla strage di civili si è aggiunta quella dei cooperanti
internazionali della onlus di World Central Kitchen, vittime di un
terribile raid delle truppe di Tel Aviv.
«Dopo aver fatto approvare la mozione dall’Università di Torino, poi seguita dalla Normale di Pisa, vogliamo aprire una discussione anche al Politecnico. Un ambiente più refrattario a questo tipo di dibattito, ma ancora più importante per via delle collaborazioni con aziende e realtà legate a doppio nodo con la filiera bellica». Giovedì 4 aprile gli studenti di Cambiare Rotta hanno montato una tenda davanti all’ingresso di corso Duca degli Abruzzi per protestare contro la collaborazione Italia-Israele e chiedere il ritiro totale del bando Maeci anche dell’altro ateneo cittadino, in seguito alla decisione del Senato accademico dell’Università di Torino di metterlo all’indice a causa della guerra in corso.
L’iniziativa rientra nel calendario della settimana di agitazione che precede lo sciopero nazionale del corpo accademico. Gli studenti mirano a mandare un segnale alla comunità politecnica e al rettore Stefano Corgnati, affinché adottino una politica coerente rispetto alle crisi geopolitiche e riconsiderino le partnership strategiche con aziende belliche e con lo stato di Israele. La tenda rimarrà aperta anche questa mattina in vista dell’iniziativa di martedì, uno stop cui ha aderito l’Unione Sindacale di Base.
«Poi, il 19 aprile, si terrà la riunione del Senato accademico del Politecnico. In quell’occasione, vogliamo aprire una discussione sul tema delle collaborazioni dell’ateneo. Per prima cosa, chiederemo che sia scritto un codice che regoli in modo severo le intese con le aziende riconducibili all’industria degli armamenti e con quei Paesi protagonisti di azioni belliche».
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