“L’attività
dell’associazione non può avere contenuti discordanti rispetto alla politica
locale e nazionale del Partito democratico” pena “la sospensione in qualunque
momento, e senza preavviso, della concessione”. Lo si legge tra le clausole
poste dal partito alla partecipazione dei partigiani all'eventoin programma dal
9. I dirigenti dem avevano parlato di "incomprensione" promettendo di
rimediare, ma gli ex combattenti non ci stanno: "Avevamo chiesto loro di
scusarsi e non l'hanno fatto"
“Saremo anche
anziani, ma siamo ancora in grado di leggere, e non c’è stato alcun malinteso”. Hanno
preso carta e penna per scrivere al Partito Democratico che no, alla
Festa dell’Unità loro non ci saranno. Sono i partigiani dell’Anpi di Maranello,
che qualche giorno fa avevano puntato il dito
contro il partito di Matteo Renzi accusandolo di “comportamenti censori,
più adatti al fascismo che alla sinistra italiana”. A innescare la rottura tra i figli
della Resistenza e i Dem del Comune modenese, infatti, era stata la
richiesta, avanzata dall’Anpi, di poter allestire un banchetto durante
la festa dell’Unità che si terrà tra il 9 e il 29 luglio a Gorzano,
frazione di Maranello. Il Pd, via lettera, aveva acconsentito, e tuttavia aveva
posto alcune clausole alla partecipazione dei partigiani, la più gravosa
delle quali, “l’attività dell’associazione non può avere contenuti
discordanti rispetto alla politica locale e nazionale del Partito
democratico”. Pena, “la sospensione in qualunque momento, e senza
preavviso, della concessione dello spazio dedicato all’associazione”. Un
aut aut che l’Anpi aveva definito “un bavaglio alla libertà di opinione
e di pensiero”, tanto da decidere non essere presente alla Festa. “O il Partito
Democratico si scusa e cancella la clausola – aveva sottolineato Giordano
Zini, presidente dell’associazione partigiani di Maranello – o noi non ci
saremo”. E per la sorpresa di più di un maranellese, tesserato al partitone o
meno, il Pd non si è scusato. A stretto giro di posta, infatti, i Dem
capitanati dal segretario Marco Mililli avevano scritto ai partigiani
per dirsi “dispiaciuti del fatto che possa essersi ingenerata una tale incomprensione”.
E tuttavia, la regola di non contraddire la linea politica del Pd, pena la
cacciata dalla kermesse, non l’hanno cambiata. “Né – precisa Zini – il Pd si è
scusato per quell’atteggiamento censorio. Io la parola ‘scuse’ non l’ho vista scritta
da nessuna parte”. Così il 30 giugno il direttivo dei partigiani si è
riunito, e ha deciso di comunicare ai Dem che il ‘no’ alla Festa dell’Unità è
definitivo. “Abbiamo chiesto chiaramente al Pd di compiere una scelta
democratica – scrive l’Anpi – cambiare, cioè, la formula di un
regolamento censorio, non solo per la nostra, ma per qualsiasi associazione.
Verifichiamo con rammarico che tutto ciò non è avvenuto. Ci sentiamo in dovere
morale, quindi, di ribadire che alla festa dell’Unità non ci saremo, ma
che la nostra assenza non sarà dovuta a un’incomprensione: il termine, infatti,
implica che sia stato commesso un errore da entrambe le parti, mentre noi
abbiamo capito benissimo cosa il Pd volesse imporci”. “Noi siamo
un’associazione, non facciamo politica – sottolinea Zini – il nostro ruolo è
quello di portare avanti la memoria. Tuttavia da sempre combattiamo
contro chi, a qualsiasi titolo, tenta di limitare la libertà di pensiero e
parola, come avveniva ai tempi della dittatura. E’ chiaro quindi che non
potremo prendere parte a un’iniziativa dove il bavaglio è la divisa
d’ordinanza”.
Nessun commento:
Posta un commento