Questa notizia che pubblichiamo è stata riportata qui e là da diversi quotidiani, in questo caso riportiamo quella tratta dal quotidiano di Confindustria, il Sole 24 Ore di ieri: si tratta del fatto che gli armatori, i padroni delle flotte mercantili, non pagano le tasse e fanno capire quanto peso hanno i padroni, e i loro governi, su tutta la “trattativa” in corso.
Ecco chi sono i tre Paperoni greci più ricchi (e perché non pagano tasse)
Mentre il Paese è stremato, i ricchi armatori ellenici continuano a macinare profitti a palate. Quasi tutti esentasse, alla faccia di Tsipras. Ecco chi sono e come fanno
1. Philip Niarchos (61 anni): patrimonio di 11.500 milioni di dollari
2. Spiro J. Latsis (69 anni): patrimonio di 11.400 milioni di dollari
3. Vardis Vardinoyannis (82 anni): patrimonio di 9.100 milioni di dollari
La fortuna degli oligarchi greci si deve a una famigerata e indistruttibile norma costituzionale del 1967 (l'anno del colpo di stato dei colonnelli), [guarda caso questa legge nessun governo la riesce ad abolire!ndr] che permette ai proprietari di navi di non pagare tasse sui profitti generati all'estero. Una manna, tanto che tra il 2000 e il 2010 sono stati trasferiti oltreconfine 140 miliardi di utili degli armatori, pari al 43% del debito pubblico greco, senza che venisse pagato un solo euro al malconcio Fisco ellenico. Tsipras aveva minacciato una patrimoniale, ma gli oligarchi [cioè i padroni e tutti i loro sostenitori, ndr] hanno risposto senza scomporsi che sarebbero fuggiti all'estero con le loro attività, lasciando a piedi 250mila lavoratori greci (e mandando in fumo il 7% del Pil). Così non se ne è fatto nulla. E i ricchi greci continuano a vivere esentasse o quasi, pur con il loro Paese in default.
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Ma
come fanno a essere così ricchi, questi armatori greci, con Atene
che si ritrova sul lastrico? Come fa la devastata Grecia ad avere la
flotta mercantile più potente al mondo, dopo aver sorpassato quella
giapponese nel 2013, in piena crisi?
Aggiungiamo
che durante la trattativa, come riporta sempre il Sole 24 ore di
oggi, “In particolare Atene aveva proposto di aumentare le imposte
societarie dal 26 al 29% dal 2016 mentre i creditori chiedevano che
l'aliquota venisse ridotta di un punto al 28% e che il prelievo
speciale una tantum del 12% previsto per il 2015 per le società che
hanno utili superiori ai 500mila euro venisse abolito.”
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