Si scrive che le difficoltà nella produzione dell'Ilva di Taranto sarebbero dovute quest'anno alle proteste degli operai (sarebbe stato auspicabile! Ma purtroppo non è così. Le proteste e gli scioperi sono stati veramente minimi, e non sono stati certo questi ad incidere sulla produzione); e si arriva a segnalare tra le cause che hanno portato al freno della produzione anche la morte degli operai, ultima quella di Alessandro Morricella, insieme alla "persecuzione" della magistratura. E' LA MORTE DEGLI OPERAI COLPEVOLE DI BLOCCARE LA PRODUZIONE, NON IL SISTEMA DI PRODUZIONE CAPITALISTA CHE HA PROVOCATO LA MORTE DEGLI OPERAI!
Sulla magistratura, in altro articolo Paolo Bricco scrive: "La magistratura sembra non considerare quanto ogni sua scelta influenzi il funzionamento delle imprese".
Per i padroni e i loro portavoce, i padroni che per la loro corsa alla produzione solo per il profitto hanno messo e stanno mettendo a rischio la fabbrica, i posti di lavoro, che hanno ucciso centinaia di operai, abitanti della città e distrutto l'ambiente, non sono, quindi, i responsabili della situazione di crisi attuale!
E i loro scribacchini fanno del terrorismo: "su Taranto calerà la notte di una serrata totale... Ma si rendono conto – tutti quanti - di quali effetti potrebbe avere la cancellazione dell’Ilva dalle mappe della manifattura italiana?...", per incitare il governo a fare qualcosa contro i Magistrati; disperandosi solo per le conseguenze sull'economia del capitale... Gli operai non sono all'ordine del giorno...
E il governo Renzi, infatti, si prepara a fare l'ottavo decreto pro Ilva per annullare il sequestro dell'Afo2. Ben sapendo che chi ora lavorerà lì rischia ancora di fare la fine di Alessandro.
Lì dove proprio l'infortunio mortale all'Afo2 e i precedenti gravissimi incidenti causati dal degrado generale degli impianti, dimostrano a coloro che si illudevano - dai sindacati confederali, ai partiti parlamentari, all'Usb... - che Ilva di Riva o Ilva di Stato per la sicurezza e la difesa del lavoro degli operai non cambia nulla.
(da Sole 24 Ore di Matteo Meneghello) - Non
si arresta la caduta dell’acciaio italiano. A maggio, secondo le
rilevazioni di Federacciai, la produzione ha registrato una nuova
pesante frenata, nell’ordine del 12,6%, portando il dato cumulato dei
primi cinque mesi a 9,828 milioni di tonnellate, al di sotto della
soglia psicologica dei 10 milioni... è da marzo del 2014 che la produzione italiana d’acciaio non
mette a segno una variazione congiunturale positiva... Se il secondo semestre non mostrerà una seria inversione di tendenza,
si profila un altro anno negativo.
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Il bilancio è critico
soprattutto nel comparto dei piani, che ad aprile calano del 17,6%
(-18,8 per cento nei primi quattro mesi a quota 3,565 milioni), mentre i
lunghi reggono l’urto, con un output sostanzialmente invariato rispetto
allo scorso anno (-0,4% nel primo quadrimestre) grazie a un dato di
maggio positivo (1,035 milioni prodotti, il 10% in più rispetto al
corrispondente mese dell’anno scorso).
Il
report di Federacciai, ufficializzato nei giorni scorsi, incorpora le
difficoltà dell’Ilva, principale produttore di piani italiano, che nei
primi mesi dell’anno ha registrato difficoltà nella produzione a causa
delle proteste e dei blocchi legati al commissariamento.
I
dati non tengono però conto dell’ulteriore recrudescenza della
situazione. L’incidente mortale delle scorse settimane ha portato al
sequestro dell’altoforno due (si veda altro articolo in pagina, ndr),
paralizzando letteralmente la produzione, già frenata dallo stop
all’altoforno uno e cinque, per le ragioni legate all’Autorizzazione
integrata ambientale. Già a fine aprile, con tre altoforni spenti su
cinque (l’Afo 3 è inattivo da tempo), i tre commissari straordinari di
ilva, Piero Gnudi, Orazio Carrubba e Stefano Laghi, evidenziavano una
produzione giornaliera di 12.400 tonnellate al giorno, inferiore del 27%
rispetto alla media dell’anno scorso. Con lo stop all’Afo2 la
produzione di acciaio dovrebbe, secondo i calcoli del centro studi di
Siderweb, scendere a 7.800 tonnellate giornaliere (a fronte di un output
di ghisa di 6.200 tonnellate riconducibili all’afo 4). Si tratta di un
taglio del 37% sul già debole output di inizio 2015....
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