A pagina centocinquanta del suo libro
“Gli ultimi giorni della Comune” (edizioni Red Star Press, Euro 15,00) lo
scrittore Prosper-Olivier Lissagaray, a proposito del mancato appoggio della
falsa sinistra di allora alla prima rivoluzione proletaria della storia moderna,
scrive quanto segue.
“La sinistra, cosiddetta radicale, non
trovò né un gesto per arrestare i massacri, né un grido per stigmatizzarli, né
una parola di protezione per i prigionieri. Il 18 marzo, anziché correre a
Parigi, come al suo vero posto, essa l’aveva disertata per fuggire a Versailles.
Essa avrebbe potuto raggruppare la classe media, favorevole alla nuova
Rivoluzione, illuminare la provincia conducendola nel movimento con l’autorità
dei suoi nomi, e forzare la mano a Versailles, senza che ciò costasse una goccia
di sangue. Il movimento avrebbe perso, senza dubbio, il suo vigore e la sua
chiarezza, ma per lo meno la nazione si sarebbe messa in marcia e certi diritti
fondamentali sarebbero stati conquistati. Essa rifiutò. I pontefici del
giacobinismo non nascosero il loro odio verso questa rivoluzione fatta da
proletari, tradendo in tal modo la loro vera ambizione, che è quella di
governare il popolo, ma non è affatto quella di emanciparlo”.
E’ passato oltre un secolo dagli
avvenimenti descritti dal letterato amico di Karl Marx, ma l’attualità di queste
parole è del tutto evidente: ancora oggi la sinistra borghese – i giacobini
quello erano – si oppone a qualunque tentativo di rivolgimento del sistema
vigente, operando in qualità di pompiere delle diverse lotte messe in campo
dalle masse proletarie.
Genova, 29 giugno 2015
Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova
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