Dure
contestazioni in diverse città della la Calabria per Matteo Salvini,
che prosegue il suo tour nella penisola dispensando pillole di razzismo e
demagogia in tutte i luoghi dove tenta di prendere parola.
La lunga giornata di mobilitazione lanciata dallo slogan #MaiConSalvini è cominciata nella mattinata di ieri a Lamezia Terme, dove una cinquantina di persone ha indetto un presidio di fronte all'hotel Phelipe con striscioni che recitavano gli slogan “I terroni non dimenticano” e “Meglio una vita da clandestini che un'ora da Salvini”. Contemporaneamente all'interno dell'albergo il segretario leghista teneva un discorso sullo scandalo “Rimborsopoli” in Calabria (che ha coinvolto anche gli alleati della Lega) rimarcando in maniera ipocrita la sua “vergogna di essere italiano” dopo essersi – per anni – riempito la bocca di insulti contro i meridionali e la popolazione calabrese.
Più tardi, verso le 12,30 il leader del Carroccio è giunto al Cara di Isola Capo Rizzuto in compagnia del segretario nazionale del Sap, Gianni Tonelli, al quale è stato però vietato l'ingresso nel centro. Nel
frattempo una decina di persone hanno esposto uno striscione di protesta contro l'arrivo del carrozzone leghista. Tensioni anche poco dopo nella città di Crotone, dove Salvini si è recato nei pressi in un campo rom ricevendo dure contestazioni da parte di un gruppo di residenti.
Nel pomeriggio, infine, almeno 150 persone hanno risposto all'appello dei collettivi di Catanzaro riunendosi in presidio nel piazzale antistante alla sede della Prefettura. Qui un enorme dispiegamento di polizia costituiva una vera e propria “zona rossa” dal momento che le autorizzazioni per la manifestazione erano state revocate e vigeva il divieto di muoversi in corte per le strade della città. Il motivo della militarizzazione era, ovviamente, il dibattito a cui avrebbe presenziato Matteo Salvini nel vicino palazzo della Provincia; l'evidente nervosismo degli agenti presenti era, inoltre, dovuto al fatto che l'incontro era sato organizzato dallo stesso Sap, il sindacato di polizia noto per le prese di posizione contro le famiglie Cucchi e Aldrovandi e che ha recentemente ricevuto l'appoggio del segretario della Lega Nord per quanto concerne il rifiuto dell'istituzione del reato di tortura in Italia.
I manifestanti hanno quindi deciso di rompere i divieti della Questura muovendosi in corteo verso la Provincia, scatenando la violenta reazione della celere che ha così caricato a freddo il presidio provocando diversi contusi. Il corteo però è riuscito a ricompattarsi riuscendo ugualmente ad infrangere la zona rossa per poi arrivare davanti al palazzo dove si trovava Salvini. Qui il presidio ha continuato la contestazione per oltre un'ora raccogliendo la solidarietà dei passanti (qui una testimonianza sulla brutalità della polizia) riuscendo così a dimostrare che, ancora una volta, respingere la propaganda razzista e xenofoba della Lega è possibile e necessario in ogni città.
La lunga giornata di mobilitazione lanciata dallo slogan #MaiConSalvini è cominciata nella mattinata di ieri a Lamezia Terme, dove una cinquantina di persone ha indetto un presidio di fronte all'hotel Phelipe con striscioni che recitavano gli slogan “I terroni non dimenticano” e “Meglio una vita da clandestini che un'ora da Salvini”. Contemporaneamente all'interno dell'albergo il segretario leghista teneva un discorso sullo scandalo “Rimborsopoli” in Calabria (che ha coinvolto anche gli alleati della Lega) rimarcando in maniera ipocrita la sua “vergogna di essere italiano” dopo essersi – per anni – riempito la bocca di insulti contro i meridionali e la popolazione calabrese.
Più tardi, verso le 12,30 il leader del Carroccio è giunto al Cara di Isola Capo Rizzuto in compagnia del segretario nazionale del Sap, Gianni Tonelli, al quale è stato però vietato l'ingresso nel centro. Nel
frattempo una decina di persone hanno esposto uno striscione di protesta contro l'arrivo del carrozzone leghista. Tensioni anche poco dopo nella città di Crotone, dove Salvini si è recato nei pressi in un campo rom ricevendo dure contestazioni da parte di un gruppo di residenti.
Nel pomeriggio, infine, almeno 150 persone hanno risposto all'appello dei collettivi di Catanzaro riunendosi in presidio nel piazzale antistante alla sede della Prefettura. Qui un enorme dispiegamento di polizia costituiva una vera e propria “zona rossa” dal momento che le autorizzazioni per la manifestazione erano state revocate e vigeva il divieto di muoversi in corte per le strade della città. Il motivo della militarizzazione era, ovviamente, il dibattito a cui avrebbe presenziato Matteo Salvini nel vicino palazzo della Provincia; l'evidente nervosismo degli agenti presenti era, inoltre, dovuto al fatto che l'incontro era sato organizzato dallo stesso Sap, il sindacato di polizia noto per le prese di posizione contro le famiglie Cucchi e Aldrovandi e che ha recentemente ricevuto l'appoggio del segretario della Lega Nord per quanto concerne il rifiuto dell'istituzione del reato di tortura in Italia.
I manifestanti hanno quindi deciso di rompere i divieti della Questura muovendosi in corteo verso la Provincia, scatenando la violenta reazione della celere che ha così caricato a freddo il presidio provocando diversi contusi. Il corteo però è riuscito a ricompattarsi riuscendo ugualmente ad infrangere la zona rossa per poi arrivare davanti al palazzo dove si trovava Salvini. Qui il presidio ha continuato la contestazione per oltre un'ora raccogliendo la solidarietà dei passanti (qui una testimonianza sulla brutalità della polizia) riuscendo così a dimostrare che, ancora una volta, respingere la propaganda razzista e xenofoba della Lega è possibile e necessario in ogni città.
Di seguito riportiamo il comunicato del Collettivo Autonomo Totem di Catanzaro:
Catanzaro
si è svegliata, i catanzaresi non hanno chinato la testa. Una piazza
meticcia in cui migranti e giovanissimi studenti e precari (componente
largamente maggioritaria del corteo) hanno sfilato insieme ai vigili del
fuoco e a cittadini comuni rompendo i divieti posti dalla questura “per
motivi di ordine pubblico”. Ieri, infatti, nutrito gruppo di persone,
anche provenienti da diversi punti della Calabria sono riuscite ad
arrivare davanti Piazza Prefettura ,luogo intorno al quale era stata
creata una vera e propria zona rossa, per urlare il loro disprezzo verso
il modello razzista di “sicurezza” della Lega Nord. Una volta violata
la zona rossa e arrivati sul corso, grazie alla solidarietà della
popolazione è stato chiaro che gli unici ESTRANEI da respingere a
Catanzaro erano il Savini il SAP e la politica corrotta che governa
questa città! Un messaggio importante è arrivato al capoluogo, i cui
residenti esprimendosi anche nel web hanno visto le forze dell’ordine
difendere i politicanti chiusi nei palazzi del potere, manganellando chi
invece si opponeva alla provocazione di Salvini e del Sap. Un
opposizione anche nei confronti dei politici nostrani che hanno accolto
il leghista, e che da anni si arricchiscono sulle spalle di tanti
catanzaresi costretti a emigrare al Nord o all’estero. Il no del corteo
#maiconsalvini era indirizzato anche a loro, che rappresentano una
classe politica corrotta e collusa con il malaffare. Lo striscione
esposto sopra il cavatore parlava chiaro: “L’insicurezza è il
capitalismo. Sicuri di odiare il razzismo”. Ciò Significa che questo
sistema, anteponendo i soldi alla dignità umana, genera disoccupazione,
sfruttamento e insicurezza; i fratelli migranti sono, come noi
meridionali – ieri e oggi - costretti a emigrare per cercare un lavoro,
che però è spesso precario, malpagato e in condizioni di schiavitù: la
colpa è di chi deve guadagnare sulla vita di chi lavora. Abbiamo quindi
lanciato un messaggio chiaro a chi vuole fomentare la guerra tra poveri,
tra italiani e migranti: il Sud non accetta le provocazioni di chi fino
a ieri diffondeva l’odio verso il meridionale, e ora fa fronte comune
insieme alle altre estreme destre per dire che il colpevole è chi è
costretto a migrare. “Siamo tutti clandestini” se si tratta di difendere
il nostro diritto a cercare un presente e un futuro migliore per sé e
la propria famiglia! La vittoria di questa giornata è da ricondurre
principalmente - all’essersi ripresi una piazza e il proprio diritto di
espressione; - all’aver riscoperto il proprio orgoglio e la propria
volontà di cambiamento; - all'aver indicato come modello di sicurezza,
la dignità di avere una casa, un reddito e una sanità garantiti per
tutti. #MaiConSalvini
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