Migranti, tra i dimenticati dei Balzi Rossi. Venti giorni dopo, la stessa attesa
Le tende e le vele per ripararsi dal sole e dall'umidità sulla scogliera dei Balzi Rossi
Cala l'attenzione dei media, è diminuito il numero dei profughi ma sotto il sole a picco restano decine di giovani.Con il sindaco di Ventimiglia e i volontari
VENTIMIGLIA - Lui l'inglese non lo sa, ripete scuotendo la testa mentre lancia sul tavolino le tessere d'avorio di un domino che sembra uscito da un racconto del deserto, ma una frase continua a ripeterla. "We dont'go back", noi non ce ne andiamo. Sorridono, i quattro ragazzi intorno al tavolino, appena schermato da un ombrellone rosso. Sorridono a Yussah, la giovanissima mediatrice culturale marocchina e volontaria della Croce Rossa che in questi venti giorni è diventata un'amica, una sorella, l'immagine di una fidanzata lontana e che gli chiede se parlino inglese, francese o altro. No, nulla, solo quella frase: non ce ne andiamo. «Loro non ti dicono altro, che non se ne andranno, però sono stanchi» racconta lei, con il suo foulard blu intorno alla testa, punto di riferimento di chi non parla che arabo. A sua volta stanca. Ma sorride.
E sorridono i ragazzi sudanesi e somali sotto i 35 gradi implacabili delle due del pomeriggio, a dieci metri dal gendarme francese rimasto da solo fuori dai blindati dove però c'è l'aria condizionata in cui aspettano i colleghi. Loro un po' sotto i teli, le tende, le vele dove l'igiene è precaria, il caldo fa star male, le docce non bastano; molti sui muretti o nei giardini. A far passare le ore, ad aspettare.
Scogliera dei Balzi Rossi, confine di stato di Ponte San Ludovico tra Italia e Francia, dove le prese di posizione della politica e delle opportunità si scontrano aspettando che prima 200, poi cento, adesso tra 70 e 80 persone cedano alla stanchezza, al caldo, alla fatica del Ramadan che impone di aspettare l'ora del tramonto per poter mangiare, dopo la preghiera dell'imam. E se ne vadano. Come peraltro molti hanno già fatto e stanno facendo, dopo venti giorni di attesa di poter varcare il confine e andarsene a un altrove lontano, nel Nord Europa.
«All'inizio erano tutti giornalisti, qua,più dei migranti, tanto che qualcuno ne era anche spaventato. Adesso siamo rimasti quelli che eravamo dal'inizio o poco più — sorride di un sorriso stanco e indomabile Fiammetta Cogliolo, resposabile comunicazione della Croce Rossa, che dall'11 giugno è lì sulla prma linea della scogliera della disperazione. Adesso inviati e telecamere se ne sono andati, ogni tanto qualcuno passa, a vedere cosa succede. Chi passa tutti i giorni, dividendosi tra la frontiera e quella polveriera che è la piazza della stazione, è Enrico Ioculano, sindaco di Ventimiglia. Da solo, con i suoi assessori. E ben pochi altri.
«Mi hanno chiamato poco fa, mi hanno detto: guardi sindaco, mettiamo su un'altra tenda con quindici brandine. Ma io devo occuparmi solo di questo? — sbotta Ioculano — Mi dicono che siamo bravi e questo mi fa piacere. E' in gamba la gente, i volontari, la gente di Ventimiglia che ha capito. Anche il mercato del venerdì, dopo una prima settimana così così, adesso ha ripreso, i francesi ci sono come sempre. Ma io cosa devo fare? E' corretto che un sindaco da venti giorni si debba occupare solo di un problema che non possiamo gestire noi, da soli?».
Ioculano ha ventotto anni, molta energia e poche illusioni: sa bene che la nuova giunta regionale non si farà nè vedere nè sentire, ma anche il governo, benché "amico" verso il giovane eletto democratico, sembra restare lontano. Due domeniche fa è venuto il sottosegretario agli Interni Domenico Manzione, ha garantito che le spese le pagherà Roma. Per ora, a dire la verità, il comune ponentino ha tirato fuori 40 mila euro dai suoi cassetti, poi si vedrà. «Il problema, adesso, non sono nemmeno i soldi, per fortuna ci sono gli avanzi di bilancio e sappiamo che poi torneranno. Ma intanto? Io telefono, ma...».
I dimenticati della frontiera hanno molti volti diversi, ma anche tanti cuori che li sorreggono. Quelli dei ragazzi italiani che insegnano qualche parola d'inglese a chi vuole andarsene, quelli di Jean Jacques e degli altri volontari della Croix Rouge francese, che passano la giornata a mettere a posto cassette di frutta, pacchi di riso, tutto quello che la gente di Mentone, di Nizza viene lì a portare. Mangeranno, anche stasera, quando l'imam dirà che il sole è tramontato. Un'altra volta ancora.
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