...In 76mila sono donne e almeno 40mila continuano a subire per non dover rinunciare a uno stipendio mensile. Una buona fetta proviene dal Brindisino, “feudo” storico del caporalato degli anni Ottanta e Novanta... Anche in nero le braccianti agricole vengono pagate in media 5 o 6 euro al giorno meno degli uomini. Perché? “Perché la donna è ritenuta una fascia debole, come gli immigrati” spiega Deleonardis. Debole perché “se lavora, ha davvero bisogno di farlo. Ha situazioni famigliari difficili. Non si ribellerà”.
Come se nessun fronte di opposizione ci sia mai stato i pullmini partono ancora e molti proprio dalla “collina brindisina”. Da Oria, da Francavilla Fontana, Villa Castelli, Ceglie Messapica. Partono alle 2 della notte se si deve andare nel Metapontino, alle quattro del mattino per raggiungere il Barese per le ciliegie o per l’uva. Sono almeno 10mila donne, a cavallo tra le province di Brindisi e Taranto, stando alle stime, che continuano a fare le levatacce. A viaggiare in condizioni indefinibili. Ammassate, con un cuscino portato da casa per dormire un po’. Mezz’ora per mangiare un panino, un biscotto, una brioche portata da casa. Poi via di nuovo, in viaggio. Anche quattro ore per tornare a casa...
“Il salario poi realmente erogato - spiega Deleonardis - è diminuito all’incirca del 50 per cento rispetto a quanto previsto in busta paga”. E varia di zona: nel Brindisino si percepiscono dai 27 ai 32 euro, nel Barese qualcosa in più, dai 37 ai 40 euro. Nella Bat un po’ meglio: 42 o 43 euro per la Bat.
“Il mezzo di trasporto non è a carico dell’impresa” e quindi il passato ritorna inesorabile. L’indagine è stata fatta incrociando i dati degli iscritti alle liste di collocamento con quelli dell’ispettorato del lavoro e dell’Inps. Su 1810 ispezioni fatte lo scorso anno, emergono almeno per l’80 per cento violazioni di vario genere, per il 50 per cento si tratta di lavoro nero....
"Abbiamo a Brindisi una delle più alte percentuali di lavoratrici gestite dai caporali, in particolari stagioni il numero raddoppia”. Un dramma quotidiano figlio della crisi ma anche di politiche del governo centrale che non hanno fatto abbastanza: “Abbiamo ottenuto la legge che rende reato penale il caporalato, sono state fatte inchieste giudiziarie per riduzione in schiavitù. La legge ce l’abbiamo, ma non viene rispettata”.
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