Per gli operai della Fincantieri l'anno
si è chiuso con una grande novità e cioè l'azienda per la quale
lavorano raddoppia la sua dimensione e diventa “il quinto gruppo
navalmeccanico mondiale con 4 miliardi di fatturato”, “Con 21
cantieri in 3 diversi continenti, quasi 20.000 dipendenti e ricavi
per 4 miliardi di euro” grazie all'acquisto di una altra grande
azienda, i cantieri navali del nord Europa Stx Osv, per 900 milioni
di euro (l'equivalente di 1,5 miliardo di dollari di Singapore).
La Stx era stata acquistata a sua volta
qualche tempo fa dai coreani che adesso per motivi di strategia
industriale e cioè il concentramento sulla produzione delle grandi
navi commerciali hanno deciso di lasciare il resto agli altri, alla
Fincantieri quindi il tentativo di continuare ad essere presente e
tenersi altri settori come quello della sua presenza storica della
costruzione delle grandi navi da crociera che in questo momento è in
crisi, e il settore che chiamano dell'off-shore oil&gas e cioè:
“Le attività di supporto all'estrazione e produzione di petrolio e
gas naturale … aree a maggiore valore aggiunto con margini più
elevati. Inoltre quelle di Stx Osv sono anche ben diversificate per
area geografica (con la sede produttiva in Norvegia, ma stabilimenti
anche in Romania, Vietnam e Brasile).”
Aree insomma dove si può sfruttare di più la forza lavoro e fare più profitti. Per la Fincantieri poi “La diversificazione resta l'arma vincente per uscire dalle sacche della crisi economica. Infatti Fincantieri ha sofferto negli ultimi anni la focalizzazione sulla produzione di navi da crociera (con ordini fortemente in diminuzione da parte dei giganti Carnival e Royal Caribbean) e sulle navi per la Difesa, area in cui la società italiana è fortemente dipendente dalle commesse della Marina italiana e di quelle provenienti dall'estero.”
I 900 milioni sborsati per l'operazione
sono di fatto pagati dallo Stato italiano dato che la Fincantieri
tramite la Fintecna è di proprietà dello Stato come pure la Cassa
Depositi e Prestiti e la Sace, infatti l'operazione, come riporta il
comunicato ufficiale della Fincantieri del 21 dicembre scorso “...
verrà finanziata prevalentemente tramite l’utilizzo di risorse
interne [sott. ns.] di Fincantieri e facendo ricorso ad un
finanziamento bancario concesso da un pool composto da Banca IMI, BNP
Paribas (filiale italiana), Carige e Unicredit. L’operazione di
finanziamento vedrà inoltre la partecipazione di Cassa Depositi e
Prestiti nel ruolo di finanziatore garantita da SACE.”
Quindi, 900 milioni di euro in cassa
pronti per essere spesi ci sono e un piano industriale strategico
pure tanto che Giuseppe Bono, amministratore delegato della
Fincantieri si sente di esclamare “Da oggi comincia una nuova era
per Fincantieri”.
E invece “non ci sono soldi” si
sentono ripetere in tono lamentoso gli operai quando da tempo
reclamano almeno un contratto dignitoso, un carico di lavoro capace
di saturare i vari cantieri ed evitare la lunga cassa integrazione e
condizioni di lavoro migliori in generale.
E invece, come denuncia la Fiom
riportando i risultati dell'incontro del 26 novembre scorso con
l'azienda, sarebbe irrilevante l'incidenza sui carichi di lavoro nei
cantieri, derivanti dalle attività di diversificazione produttiva
(navi speicali, off-shore, attività industriali ecc.) e quindi “nel
2013 ricorrerà ancora in maniera massiccia alla Cassa integrazione e
interi cantieri rischieranno di rimanere senza lavoro... e la
Fincantieri contestualmente ha richiesto l'accrescimento della
produttività... la soppressione di funzioni e il trasferimento di
lavoratori, l'ulteriore estensione di un modello produttivo
caratterizzato dalla esternalizzazione selvaggia delle attività,
rifiutandosi di riconoscere la democratica espressione di voto dei
lavoratori nel rinnovo delle RSU.
È, oppure non è, questa una strategia
aziendale, che mira a fare più profitti facendo investimenti per
meglio sfruttare gli operai? Per la Fiom no!
E infatti nel volantino che distribuiva
per promuovere lo sciopero del 5 e 6 dicembre scorso ripete come un
mantra che la Fincantieri dimostra una “carenza di investimenti
pubblici e privati (ma che vuol dire?) carenze di un piano
industriale privo di strategie e risorse, mancanza di trasparenza e
mentre l'azienda diversifica si chiede: “Ma che fine hanno fatto
gli investimenti per la diversificazione di prodotto, necessaria per
garantire concretamente la salvaguardia della capacità produttiva
del gruppo?”
E per mostrare che la Fiom non è come
la si dipinge, e cioè che non è contro l'azienda, lancia le sue
proposte “per salvaguardare il settore navalmeccanico e l'intero
patrimonio industriale del paese” che cosa ci vuole? “aumentare
la produttività!!!
E' la Fiom nazionale che con queste
iniziative mostra una mancanza di strategia sindacale vera che porti
gli operai a riprendersi il contratto e i diritti negati, anche
laddove, come nello stabilimento di Palermo, denuncia che la
direzione aziendale gli nega le assemblee: “non si può ledere la
dignità delle lavoratrici e dei lavoratori e il diritto di scegliere
da chi farsi rappresentare nei luoghi di lavoro”... e questo è un problema aperto per tutti gli operai!
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