martedì 10 marzo 2015

pc 10 marzo - IL JOBS ACT E' UNO STIMOLO A LICENZIARE!

Altro che nuove assunzioni, altro che lotta alla precarietà. L'entrata in vigore del Jobs act sta spingendo le aziende a licenziare (camuffando il licenziamento in varie forme) o a non rinnovare contratti in essere, per utilizzare gli incentivi e tutti i benefici del jobs act.
L'effetto quindi della riforma del lavoro del governo Renzi non sarà affatto l'aumento dell'occupazione ma la sua diminuzione e soprattutto il taglio dei diritti dei lavoratori finora occupati.
Questo - come denuncia la stessa Cgil - avverrà negli appalti pubblici in occasione di cambio di appalto, in cui i lavoratori occupati non avranno più la garanzia di passare nel nuovo appalto, mantenendo i livelli, qualifiche e diritti acquisiti, ma al massimo dovranno passare per un periodo di licenziamento per sperare di essere riassunti col contratto "a tutele crescenti".
Lo stesso avverrà per quanto riguarda la cosiddetta "riduzione dei contratti precari". Ciò che sta avvenendo infatti, vedi nel call center Teleperformance, non è certo una trasformazione dei contratti a progetto con contratti a tempo indeterminato, ma il licenziamento dei lavoratori a progetto, punto e basta.
Così come nel call center Almaviva, si annunciano migliaia di licenziamenti perchè rispetto ai benefici per i padroni che dà il jobs act, non gli conviene mantenere i lavoratori attuali. e la cancellazione dell'art. 18, applicabile anche ai licenziamenti collettivi, offre su un piatto d'argento la strada per liberarsene.

IL JOBS ACT DEVE ESSERE CANCELLATO, MA OCCORRE UN VERO SCIOPERO GENERALE CHE PONGA LA CADUTA DEL GOVERNO RENZI COME CONDIZIONE PER SALVAGUARDARE LAVORO, DIRITTI.
UNO SCIOPERO ORGANIZZATO IN OGNI POSTO DI LAVORO, IN OGNI CITTA' CHE ASSUME I CARATTERI DI UNA RIVOLTA.

Chi oggi non lavora per questo e si limita solo a fare lotte singole, sta "svuotando il mare con un cucchiaino".

Nessun commento:

Posta un commento