mercoledì 7 agosto 2013

pc 8 Agosto- TRA GLI STUDENTI CINESI QUALCUNO SPERA AD UN RITORNO DELLE POLITICHE DELL'ERA DI MAO

Libera traduzione di un articolo apparso lo scorso 6 Agosto sul Miami Herald

Statua di Mao all'Università Fudan di Shanghai 
SHANGHAI –  Nel campus della Università Normale di Pechino, i docenti dicono che hanno notato una tendenza che li preoccupa: gli studenti stanno abbracciando la sinistra radicale. Invocano un ritorno allo stato socialista che il fondatore del Partito Comunista, Mao-tse-tung  ha favorito e che i leader cinesi dell’ultima generazione hanno provato a lasciarsi dietro di loro.
Gli studenti indossano spillette con immagini di Mao e portano zaini con le famose citazioni dell’ex leader comunista, come “servire il popolo”.

Alcuni negano le atrocità del Grande Balzo in Avanti (come viene chiamato il secondo piano quinquennale cinese che permise di ottenere l’autosussistenza economica in molti settori ma a causa di una concomitante carestia senza precedenti viene denunciato in questi termini dalla borghesia n.d.t.), e della Rivoluzione Culturale, dove milioni di intellettuali e dell’elite cinese furono perseguitati e la gioventù urbana fu forzata a vivere con i contadini nelle campagne (anche qui la borghesia demonizza ciò di cui ha paura: il tentativo riuscito per dieci anni che la controrivoluzione borghese e capitalista da parte dell’elite del PCC risultasse vittoriosa e prendesse il potere in Cina, cosa che poi avvenne subito dopo la morte di Mao con Deng-Xiao-Ping n.d.t.). 


Altri conoscono le atrocità dell’era di Mao, ma sono anti-capitalisti e critici dell’occidente, e pensano che i valori maoisti devono essere rafforzati nella Cina moderna.
“La loro logica di base è che l’era post-Mao non è buona, invece l’era di Mao sarà stata migliore,” ha detto Zhang Lifan, uno storico di Pechino (grande analisi! N.d.t.).

Quanto grande sia il movimento rappresentato dalla nuova sinistra è sconosciuto, ma in un paese in cui il pensiero politico è fortemente controllato, l’ineguaglianza sociale e la corruzione governativa sono epidemiche e il lavoro di mercato per gli ultimi diplomati è considerato povero, gli accademici che sono più vicini al fenomeno ammettono di temere che rappresenti una pericolosa frattura nella società.
“Sono sia estremisti di sinistra che di destra,” ha detto una professoressa dell’università dei suoi studenti, chiedendo l’anonimato preoccupandosi che parlare di politica potrebbe risultare in un castigo dal governo. "È un fenomeno preoccupante e anche un qualche riflesso di una divisione nella società”.
“In generale, ci sono più elementi di destra che di sinistra,” ha detto, “ma quelli di sinistra sono molto a sinistra”.

“C’è un largo malcontento tra gli studenti per l’ineguaglianza e la corruzione, più la frustrazione nelle loro stesse vite,” ha detto Yang Dali, il direttore di facoltà del centro Pechino dell’Università di Chicago. “È molto comprensibile che ci sia un sentimento di sinistra”.

L’ascesa della nuova sinistra arriva contro un retroterra di decenni in cui la classe dominante cinese ha permesso più libertà economica (leggi riforme liberali n.d.t.). Ma i sostenitori della nuova sinistra dicono che 30 anni di un’economia orientata alle esportazioni che ha portato centinaia di milioni di persone dalle aree rurali alle città per accedere a lavori a basso salario in impianti di assemblaggio ha portato ad un’ineguaglianza estrema e corruzione.
“Sottolineamo che la riforma e l’apertura verso il mondo esterno non beneficia la gente comune,” ha detto Cui Zhiyuan, un professore di scuola di politica pubblica e management all’Università di Tsinghua che è conosciuto come uno dei fondatori del movimento della nuova sinistra in Cina.

Il movimento ha avuto una tenue relazione con il governo.  L’estromissione lo scorso anno di Bo Xilai, il capo del partito a Chogqing, il cui governo aveva istituito politiche di sostegno ai poveri della città, un’audace campagna anti-corruzione e la ripresa dei canti dell’era di Mao “le canzoni rosse” nelle piazze pubbliche, è stato visto come un colpo alla sinistra, che considerava Bo un sostenitore della loro causa. Oggi, i siti di sinistra, come Utopia, che supporta fortemente Bo, rimangono chiusi.
dopo la rimozione di Bo dal suo posto e la seguente espulsione dal partito, i media cinesi hanno lanciato una campagna di larga scala demonizzando il suo modello di Chongqing, con alcuni giornali che hanno detto che la sua rimozione ha garantito che la Cina non avrà mai un’altra Rivoluzione Culturale. Il suo processo, probabilmente questo mese, con l’accusa di corruzione e abuso di potere quasi sicuramente finirà con la sua condanna. Sua moglie, Gu Kailai, è stata condannata lo scorso anno per l’omicidio di un uomo d’affari britannico.

Ma questa denuncia del governo ha preso una differente piega da quando il nuovo presidente della Cina, Xi Jinping, si è insediato a Marzo. Riconoscendo, forse, ciò che Yang dell’Università di Chicago chiama “la sorgente di supporto pubblico” di Bo, il governo ha fatto passi che la sinistra condivide.
Le università hanno ricevuto ordini governativi di vietare discussioni in classe su sette argomenti, inclusi i diritti umani e i passati errori del Partito Comunista, invece incrementare l’educazione ideologica e la formazione politica dei professori. I maggiori ufficiali, incluso il Presidente Xi, hanno detto che i valori occidentali devono essere sradicati e che l’eredità di Mao dovrebbe essere rafforzata.
Yang ha detto che il governo stava sperando che adottando la retorica di Bo avrebbe “ereditato un po’ di quel sostegno” ha detto divertito. “È ironico, ma è sicuramente una grande strategia,” ha detto Yang.

Sui social media, c’è un aumento di commenti pro-maoisti come anche una critica al vetriolo degli studiosi liberali che invocano ulteriori riforme orientate verso il mercato, democrazia (borghese n.d.t.), libertà di parola e diritti umani (come inversamente proporzionale per il proletariato e i contadini cinesi n.d.t.). Lo scorso autunno, durante le proteste anti-giapponesi che scoppiarono circa una disputa territoriale tra i due Paesi, alcuni giovani portavano ritratti di Mao.

“I militanti della nuova sinistra e i neo-liberali, si odiano a vicenda,” ha detto Lu Xinyu,, un professore di sinistra alla scuola di giornalismo dell’Università di Fudan. “ Ci sono un sacco di falsità raccontate dai neo-liberali. Una loro caratteristica molto significativa è di vedere l'America come una sorta di utopia e che la Cina dovrebbe raggiungere quello standard, ma l’America sta fronteggiando una grave crisi.”

Mao Yushi, un prominente economista liberale che ha criticato pubblicamente Mao-Tse-Tung, ha detto di aver ricevuto telefonate di minacce dai militanti di sinistra. A Maggio, prima di uno dei suoi discorsi a Changsha, la capitale della provincia dello Hunan, dozzine di manifestanti, inclusi molti giovani, hanno mostrato degli striscioni chiamando l’economista “traditore”. Uno dei cartelli recitava, “portate indietro Bo Xilay,” ha detto Mao Yushi.
“Quando Bo governava, c’erano un sacco di studenti sostenitori,” ha detto Luo Kai, uno studente dell’Università di Chongqing. “La gente ancora parla di Bo e anelano ai giorni di quando era al potere.”
Ma molti non sono disposti a rivelare la loro identità. 

Un membro di un gruppo studentesco maoista chiamato Sole Centimetro, allo Harbin Institute of Technology nella Cina settentrionale, ricorda che il gruppo aveva circa una dozzina di membri quando è stato fondato nel 2009. Adesso ce ne sono centinaia, ha detto, chiedendo, comunque, di non essere identificato perché teme punizioni.
Il gruppo legge libri sul marxismo e viaggia verso le aree rurali per studiare le ingiustizie sociali (strano che lo facciano volontariamente, non erano imposizioni dei tempi della Rivoluzione Culturale? n.d.t.). A volte cantano canzoni rosse. Molti sostengono il modello Chongqing di Bo.
“Ci riuniamo insieme e discutiamo questioni sulla Cina, come l’etica del governo, e l’assenza di equità e giustizia,” ha detto lo studente. “Non penso che la cultura o i pensieri americani hanno qualche parte avanzata. Abbiamo ancora bisogno di contare sul Partito Comunista Cinese e che il sistema ritorni al nucleo di servire il popolo” (la speranza è l’ultima a morire n.d.t.).
Il gruppo ha fronteggiato l’opposizione. 

A Giugno, altri studenti hanno scritto una petizione chiedendo all’università di bandire il gruppo. 
Sole Centimetro racconta ai suoi membri che la “Cina è stata dirottata dai capitalisti di destra,” dice la lettera. “hanno apertamente mostrato sostegno per Bo Xilai, e avvelenano molto le menti dei nuovi studenti del college.”
“Pensano che Mao-Tse-Tung sia Dio,” ha detto un oppositore dell’organizzazione, che ha anche richiesto l’anonimato. “Ho studiato il retroterra di questi studenti e ho scoperto che molti di loro vengono da famiglie impoverite delle aree rurali. In realtà, molte persone non hanno speranza quindi ritornano ai pensieri di Mao-Tse-Tung.”

“Quello che mi preoccupa,” ha aggiunto, “è che ho sentito che ci sono molti gruppi in altre università”.

pc 7 agosto - libertà immediata per il giovane maoista internazionalista olandese arrestato nelle filippine

  

Philippine Government Free Thomas Van Beersum Now ! 

Attivista olandese arrestato dai funzionari dell'immigrazione
Scritto da RONALYN V. OLEA
Bulatlat.com
6 Agosto 2013

MANILA - Un attivista olandese che si è unito all'azione di protesta durante il discorso annuale del presidente Benigno Aquino III, è stato obbligato dai funzionari dell'immigrazione a lasciare il paese.

Thomas van Beersum si trova presso il Ninoy Aquino International Airport (NAIA). E' stato riconosciuto quando sono uscite le foto che lo ritraggono mentre denuncia a voce alta davanti ad un poliziotto la carica violenta per disperdere la manifestazione contro il discorso dello stato.

In un'intervista telefonica con Bulatlat.com, Efraim Cortez dell'Unione Nazionale Avvocati dei Popoli (NUPL) che poteva parlare con Van Beersum al telefono, ha detto che all'attivista olandese era stato chiesto di possedere un'autorizzazione dal National Bureau of Investigation (NBI) prima di poter lasciare il paese. Cortez ha detto che un certo Soloren che si è presentato come un ufficiale dei servizi segreti del Bureau of Immigration ha detto al telefono che Van Beersum deve avere un'autorizzazione dal NBI che dica che egli non si trova ad affrontare eventuali carichi pendenti. Cortez è alla ricerca di modi per parlare con l'attivista olandese di persona.

"Lui non è a conoscenza di accuse presentate contro di lui", ha detto Cortez a Bulatlat.com. "Non ha fatto niente di illegale, ha semplicemente espresso il suo parere per quanto riguarda la situazione dei diritti umani nel paese. Stava solo esercitando la sua libertà di parola ".

Van Beersum è stato uno dei più di 200 delegati della Conferenza internazionale sui diritti umani e della pace nelle Filippine tenutasi il mese scorso a Manila. Nella sua lettera aperta a Siviglia Joselito, il poliziotto che ha subito gli urli di denuncia durante la protesta, Van Beersum ha detto: "Ho partecipato alla protesta perché mi era stato oltraggiato dalle violazioni dei diritti umani commesse dal regime corrotto Aquino." Ha menzionato il missionario olandese Willem Geertman, assassinato lo scorso 3 luglio 2012, come una persona che conosceva personalmente.

Cortez ha detto che la detenzione di Van Beersum è un chiaro caso di abuso.

In una dichiarazione, Bagong Alyansang Makabayan (coalizione politica di sinistra delle Filippine, ndr) ha denunciato la detenzione di Van Beersum e ha chiesto la sua immediata liberazione. "Chiediamo che i suoi diritti vengano rispettati, che egli non venga presentato come un criminale", ha detto Bayan.

Cristina Palabay, segretaria generale dell'alleanza dei diritti umani Karapatan, ha detto: "Mentre noti violatori dei diritti umani e funzionari corrotti possono liberamente entrare ed uscire dalle Filippine, l'attivista olandese Thomas van Beersum è stato arrestato dal Bureau of Immigration oggi. Chiaramente, lui è perseguitato dal governo Aquino perché esercita la sua libertà di espressione, un diritto garantito dal Patto internazionale delle Nazioni Unite sui diritti civili e politici, anche dei non cittadini, e il suo sostegno alla campagna contro le uccisioni extragiudiziali e altre violazioni dei diritti umani".



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Thomas van Beersum:

Ora sono a Hong Kong, in attesa del mio volo di ritorno a Amsterdam. Non mi è stato permesso di salire a bordo dell'aereo e tornare al mio paese ieri mattina. Mi sono trattenuto per circa 30 ore in aeroporto, solo così i funzionari dell'immigrazione potrebbero deportarmi. Questo abuso è ovviamente fatto per distrarre la gente dai problemi reali che il paese deve affrontare, come ad esempio il dominio quasi totale della sua economia da capitalisti stranieri e la complicità dei burattini compradori come Aquino. E non dimentichiamo le violazioni dei diritti umani sotto l'amministrazione di Aquino. Finora ci sono stati 142 casi documentati di omicidio extragiudiziali e 164 uccisioni non premeditate; 16 episodi di sparizioni, 76 casi di tortura e 293 casi di arresto e di detenzione illegali.

Voglio ringraziare le persone e i gruppi che mi hanno sostenuto e anche se sono stato inserito nella lista nera, io saldamente sostengo ancora la giusta lotta del popolo filippino per la liberazione sociale e nazionale. Mabuhay!


Democracy and Class Struggle call for the immediate release of Thomas Van Beersum by the Philippine Government..


“While notorious human rights violators and corrupt officials can freely go in and out of the Philippines, Dutch activist Thomas van Beersum was detained by the Bureau of Immigration today.

 Clearly, he is being persecuted by the Aquino government for exercising his freedom of expression…” – Karapatan


By RONALYN V. OLEA
Bulatlat.com

MANILA — A Dutch activist who joined the protest action during the State of the Nation Address of President Benigno Aquino III was prevented from leaving the country by immigration officials.

Thomas van Beersum is being held at the Ninoy Aquino International Airport (NAIA). He became prominent when photos of him castigating a policeman for the violent dispersal during the SONA demonstration came out.

In a phone interview with Bulatlat.com, Ephraim Cortez of the National Union of Peoples’ Lawyers (NUPL) who was able to talk to Van Beersum over the phone, said the Dutch activist was being asked to get a clearance from the National Bureau of Investigation (NBI) before he can leave the country.

Cortez said a certain Soloren who introduced himself as an intelligence officer of the Bureau of Immigration told him over the phone that Van Beersum needs to secure a clearance from the NBI stating that he is not facing any pending charges.

As of press time, Cortez is seeking ways to talk with the Dutch activist in person. “He is not aware of any charges filed against him,” Cortez told Bulatlat.com. “He did not do anything illegal and merely voiced out his opinion regarding the human rights situation in the country. He was only exercising his freedom of speech.”

Van Beersum was one of the more than 200 delegates of the International Conference on Human Rights and Peace in the Philippines held last month in Manila. In his open letter to Joselito Sevilla, the policeman whom he was seen shouting at during the SONA protest, Van Beersum said: “I attended the SONA protest because I had been outraged by the human rights violations committed by the corrupt Aquino regime.”

He mentioned Dutch missionary Willem Geertman as a person he personally knew who was murdered last July 3, 2012. Cortez said the detention of Van Beersum is a clear case of harassment. In a statement, Bagong Alyansang Makabayan denounced the detention of Van Beersum and demanded for his immediate release.

“We demand that his rights be respected, that he not be paraded like a criminal,” Bayan said.

Cristina Palabay, secretary general of human rights alliance Karapatan, said: “While notorious human rights violators and corrupt officials can freely go in and out of the Philippines, Dutch activist Thomas van Beersum was detained by the Bureau of Immigration today. Clearly, he is being persecuted by the Aquino government for exercising his freedom of expression, a right guaranteed by the UN International Covenant on Civil and Political Rights even of non-citizens, and his support for the campaign against extrajudicial killings and other human rights violations.”

pc 7 agosto - il movimento studentesco si prepara per l'autunno.. CAU napoli

Noi, il nostro lavoro e il ministro Carrozza.


Fine anno, tempo di scrutini.

Un altro anno è passato. Un ennesimo anno di battaglie serrate, di analisi, di incontri e di scontri, di ragionamenti e sperimentazioni nel costante tentativo di fare dell’università un luogo di costruzione e di organizzazione della rabbia contro questo modello di istruzione e contro questo modello di società.
Anche quest’anno, in tutta l’Europa e l’Italia, sono stati tantissimi i luoghi che sono stati scenario di lotte e resistenze e anche noi, come Collettivo Autorganizzato Universitario, abbiamo cercato di dare il nostro piccolo contributo.
E’ stato un anno per molti versi esaltante nel quale, nonostante l’assenza di un forte movimento studentesco, si è riusciti nel continuare a portare avanti quotidianamente battaglie dentro e fuori le mura delle facoltà. Si è cercato di respingere gli attacchi che vengono sferrati contro l’università (sempre meno) pubblica e contro i diritti degli studenti che la vivono, avendo contemporaneamente cura di “affilare gli artigli” per gli anni a venire dotandosi di tutti quelli strumenti e spazi di azione che ci potranno permettere in questo scenario di contrattaccare con sempre maggiore incisività.
Ripercorrendolo per sommi capi, quello che abbiamo alle spalle è un anno a dir poco pieno e ricco, iniziato alla grande con il lavoro fatto in città per la partenza dell’Estelle, la Freedom Flotilla, ospitata e spinta in mare da Napoli da un corteo di migliaia di persone scese in piazza al fianco del popolo palestinese. Da quel momento, poi, sono state tante le iniziative e i momenti di dibattito che ci hanno permesso di seguire e interfacciarci con le lotte che hanno costellato il mondo. Oltre alla resistenza palestinese, anche ciò che sta accadendo in Turchia, l’enorme mobilitazione egiziana e l’esempio di costanza datoci dai compagni nei Paesi Baschi è entrato in forme diverse nelle nostre aule e nei cortili delle nostre facoltà.

Passando dal mondo all’Italia, abbiamo incontrato le numerose esperienza di resistenza che stanno attraversando il paese, ascoltando chi anima il presidio del No Muos di Niscemi, ospitando i lavoratori dell’Ilva di Taranto e quelli della logistica in lotta, dialogando a distanza e portando la nostra solidarietà alla Val di Susa e al movimento No TAV. Non si sono inoltre mai trascurate la lotta alla repressione, contro il fascismo e contro il sessismo, che in forma diversa ci siamo trovati ad affrontare nel tentativo di far di tutto per spazzare via queste dinamiche e chi se ne fa portatore.
E passando dall’Italia alle nostra “trincea”, dentro l’università sono state più del solito le battaglie per il diritto allo studio e contro lo smantellamento dell’istruzione che hanno vivacizzato le nostre facoltà. Ciò ha segnato elementi di controtendenza a questa università, specialmente in due momenti, sia riuscendo a ottenere la vittoria della riapertura della biblioteca Brau , sia gettando le basi per portare avanti la battaglia per l’aumento delle borse di studio con maggiore incisività negli anni a venire.

Avendo costantemente davanti agli occhi l’obbiettivo di riuscire a essere sempre più un problema per chi lavora giorno dopo giorno nella creazione di un’università (sempre più) di classe all’interno di una società di classe, ci siamo dotati di “strumenti” che ci permetteranno, fin dal prossimo anno, di rilanciare le nostre lotte. È in questa ottica che va letta l’occupazione e la nascita dell’aula occupata Vittorio Arrigoni, l’inchiesta fatta tra gli studenti sulle loro condizioni di studio e di lavoro (a settembre pubblicheremo dati e analisi fatti su un campione di circa 500 studenti), il ciclo di presentazione di libri che ci ha permesso di affrontare e discutere di temi attuali quanto imprescindibili (come le esperienze conflittuali nel sud del mondo, le condizioni di sfruttamento dei lavoratori, i movimenti che hanno investito gli anni trascorsi, i loro limiti e le strategie per superarli).
Ed è all’interno di questo orizzonte che abbiamo deciso di scrivere questo testo, che possa permetterci di condividere con tutti il bilancio di questo ultimo anno e che possa gettare qualche spunto su quale è la direzione che ci troveremo ad affrontare anche l’anno prossimo. Abbiamo scelto di farlo analizzando chi è e cosa pensa il nuovo ministro dell’Istruzione, Carrozza, per poterci così, equipaggiare ancora meglio e, come facciamo ogni anno, tentare di trovare le strategie migliori per “disturbare il manovratore”.
Tutto questo lavoro può dare fastidio a qualcuno e questo anno la cosa è stata lampante quando si è riusciti a “rovinare la festa” ad una serie di personaggi venuti a Napoli per le loro saltuarie passerelle elettorali e\o istituzionali. Questi figuri, tra i più importanti esponenti della nostra controparte, non sono riusciti a raccogliere applausi come speravano ma hanno dovuto scontrarsi con la rabbia di tutti quei settori, studenti compresi, che reagiscono alle loro misure chiamate “anti-crisi” ma in realtà “anti-noi”.
Molti sono le “celebrità” con le quali durante l’anno ci scontrati. Dal ministro del lavoro Fornero, a Bersani (15 novembre - 21 febbraio), da Napolitano, a Montezemolo, passando per la complice Cgil (14 novembre - 1 maggio). Tra questi, non poteva mancare di certo la Carrozza, il Ministro dell’Istruzione al quale rilanciamo la sfida.
Andiamo ad analizzare chi è questo ministro non tanto perché sia più importante degli altri ma perché è la prima controparte e la più diretta che come collettivo universitario ci troveremo di fronte l’anno prossimo (sempre che questo “mostro bicefalo” del Governo Pd-Pdl, regga fino a dopo l’estate). Ciò che pensa e la visione di università della quale si fa portatore sarà uno dei bersagli quotidiani che l’anno prossimo ci troveremo a contrastare. Inoltre, questa scelta vuole essere un omaggio alla sua “disponibilità al dialogo” mostrata in occasione della sua prima visita ufficiale a Napoli, quando facendosi strada con le manganellate delle forze dell’ordine e blindandosi nei palazzi istituzionali (mentre all’esterno gli studenti erano caricati e aggrediti da polizia e fascisti) ha mostrato ancora una volta, confermando un andazzo di cui, certo, non ci stupiamo), come si vuole rispondere alle rivendicazioni degli studenti in lotta. A settembre di tutto questo ci ricorderemo. Pronti a non indietreggiare ma a prepararci al nuovo anno di battaglie e proteste nel mondo della formazione e nell’intera società, siamo fiduciosi che l’autunno prossimo possa dar vita a un nuovo movimento studentesco che permetta agli studenti di riprendersi la parola e che possa contrastare le logiche di cui la Carozza è espressione. A lei e a tutti coloro che ci vorrebbero ubbidienti e disciplinati, diamo appuntamento a settembre. Sempre più preparati per il prossimo anno accademico! Sempre più preparati per il prossimo anno di lotta! Prenderemo ottimi voti.


Chi è il ministro dell'istruzione Carrozza? Da dove viene e chi ce l’ha mandata?


“L’istruzione è dunque tanto più fertile e proficua per l’economia quanto più quest’ultima è ricettiva
al suo potenziale. Non a caso uno studioso come Pissarides afferma come solo in una economia ove forte è la dinamicità del mercato, dove siano assenti inutili regolazioni e barriere alle imprese, essa si trasforma in crescita e sviluppo”
Maria Chiara Carrozza

Sono passati alcuni mesi dall’insediamento del nuovo Governo, ma fin dall’inizio sapevamo cosa aspettarci da quel Pd che senza ritegno ha condiviso e appoggiato le feroci politiche del precedente governo Monti e che si è rivelato disposto perfino ad allearsi con il partito di Berlusconi (dopo anni passati a strillargli contro) pur di riuscire a portare avanti le misure spacciate per “anti-crisi” ma in realtà “contro chi questa crisi la subisce”. Se sul piatto della bilancia c’è la possibilità di trovare strategie che affossino i diritti dei lavoratori, dei disoccupati e degli studenti meno facoltosi, e che al contempo favorisca aziende e padroni, allora si è disposti a tutto, persino ad allearsi con quello che ci è stato presentato per tanti anni come il “nemico” ma che adesso si invita ad accomodarsi al loro fianco sulle varie poltrone da spartirsi.
Ma per fare tutto questo in maniera più subdola non c’è niente di meglio che spargere la solita retorica sulla “competitività” e della “meritocrazia” che trova uno dei laboratori di sperimentazione più pervasiva nella scuola e nelle università. Niente di nuovo.
Su questo il neo-ministro dell’istruzione Carrozza svolge un ruolo di primo piano. Un ministro che dalla sua prima apparizione ha messo le cose in chiaro: analizzando la sua prima audizione di fronte alle commissioni di Camera e Senato, notiamo da subito che è riuscita a pronunciare ben 13 volte la parola “impresa”, almeno 10 volte il termine “meritocrazia” (e i suoi derivati: meritevole, meritocratico, ecc…) e 5 discrete citazioni ottiene la parola “competizione. Davvero niente male per chi voleva porsi in discontinuità con l’operato dei precedenti governi in materia di istruzione! Al contrario saltano all’occhio quelle stesse parole d’ordine e quelle stesse linee programmatiche portate avanti dai precedenti esecutivi di ogni colore pur se, ma anche questa non è una novità, indorate con una retorica del “cambio di pagina”. Oramai anche questa non è più una sorpresa, ma la routine di ogni legislazione.
Ma andiamo nel dettaglio a vedere cosa ci offre di vecchio il nuovo ministro. Togliendo tutti gli orpelli del documento, volti a far digerire con più facilità la pillola, è chiaro immediatamente il primo intento del ministro: basandosi su leggi che predicano la tutela del carattere plurale del nostro sistema d’istruzione, richiede maggiori finanziamenti alle scuole private. Ciò non ci sorprende: era infatti già chiara la posizione del ministro Carrozza, la quale si era espressa, nel caso del referendum di Bologna sul finanziamento alle scuole private, contro il quesito referendario, all’unisono del resto con il suo partito, ma anche con il Pdl e i vari potentati nazionali. La discontinuità continua a sfuggirci.
Ma andiamo avanti. Scorrendo le pagine, si può leggere: “Ritengo anche importante implementare strumenti, regole e incentivi che stimolino le università all’autofinanziamento che, tenendo conto delle diverse vocazioni e collocazioni territoriali, instaurino un meccanismo virtuoso di apertura delle università a collaborazioni con istituzioni pubbliche e private”.  Si parla, cioè, di forme di autofinanziamento a discrezione dei vari atenei, ovvero finanziamenti che non provengono dal Fondo di Finanziamento Ordinario bensì da terze persone: imprese, aziende, ecc… Ecco che si spinge così, ancora una volta, per l’ingresso in grande stile dei privati all’interno delle nostre università. Al solito le imprese tenteranno di manovrare a  proprio piacimento un’università già asservita alle loro richieste e ai loro interessi e nel farlo trovano un ministro che lavora notte e giorno per facilitargli il lavoro. E in base a quale criterio le varie imprese sceglieranno dove investire il loro capitale? Naturalmente in quelle università che meglio di altre gli forniranno tutto quello che gli serve: studenti formati per essere sfruttati al meglio in un determinato settore, ricerche che aumentano il profitto dei padroni e imprenditori di turno, ricerche che dimostrano come la tale azienda sia green o eco anche se magari, ad esempio, porta avanti la ricerca bellica. Con queste università -tu chiamale se vuoi “meritevoli”- si osserva come si legittima il gettito di fondi ripartito non certo avendo come fine la tutela e l’estensione del diritto allo studio, ma per dotare i privati di alcuni poli di eccellenza orientati a loro piacimento verso la ricerca del profitto. Si allargherà quindi la forbice fra queste ultime e le cosiddette “università parcheggio”, sempre più dequalificate, colpite con maggior forza dai tagli e dalle inique ripartizioni di finanziamenti, dove gli studenti non meritano il benché minimo diritto allo studio o formazione di qualità. Piove sempre sul bagnato.
Qualche altra chicca della presunta discontinuità del ministro Carrozza? Il capo del dicastero dell’Istruzione, ad esempio, conferma il giudizio positivo sul numero chiuso e appoggia l’introduzione del prestito d’onore, contrapposto al diritto allo studio di modo che faccia entrare i laureati (dopo essere stati formati “a puntino” tramite finanziamenti di privati) in una sorta di nuova schiavitù per debiti verso i medesimi privati, durante la quale potranno ripagare gli studi ai quali avrebbero dovuto avere semplicemente diritto e magari libero accesso. E ancora; il “nostro” nuovo ministro parla del suo operato come di “un’opportunità per le imprese”, cerca a più non posso la “sinergia con il mondo imprenditoriale” fiduciosa che, in una università caratterizzata dalla “cultura della imprenditorialità”, possano formarsi i nuovi “business angels” e “venture capitalist”. Nomi tanto incomprensibili quanto inquietanti per chi spera di incontrare nelle aule un minimo di sapere critico e non ammaliato dalle spinte del mercato.
Quindi, non ci viene lasciata nessuna opportunità? In realtà, gli studenti potranno (dovranno) lavorare, cioè, come ci viene spiegato dal ministro imparare qualcosa (ma la maggior parte delle volte, nemmeno) lavorando nel frattempo in qualche azienda “generosa” che accogliendo stagisti e tirocinanti a basso costo, riescono ad aumentare i loro profitti ricevendo, come se non bastasse, sgravi fiscali che li premino per la loro bontà sociale. Quando il ministro annuncia “Tutti gli universitari devono fare stage, non si può arrivare a 25 anni senza aver lavorato neanche un giorno. Tutti devono aver fatto stage ed avere esperienze di tirocini", le aziende già vedono forza-lavoro fresca e pimpante, ma ancora inesperta, da sfruttare e sottopagare.
Nel frattempo non sembra un emergenza che in Italia ottiene una borsa di studio solo il 7% degli studenti, che negli ultimi cinque anni questo dato sia calato del -11,2% e che dei già così pochi studenti che hanno diritto alla borsa di studio sono riusciti a ottenerla solo il 67%.
Toccherà a noi far sì che questi dati diventino un’emergenza dal momento che il governo sembra al solito preoccupato esclusivamente alla crescita delle percentuali che indicano il profitto di aziende, amministratori delegati e padroni. Le volontà di questo governo non passeranno all’ombra dei riflettori e siamo pronti fin da subito rilanciare la lotta contro i suoi ministri e gli interessi economici di cui sono portatori.

Sappiamo cosa ci aspetta, ma sappiamo ancora meglio cosa ci spetta, come studenti e come proletari. Solo la lotta paga, e l’autunno che ci si prospetta dinanzi sarà caldo, molto più di quanto immaginino loro.

Solo la lotta paga!
Riprendiamoci ciò che ci spetta!


pc 7 agosto - la repressione non ferma la lotta ma la alimenta .. libertà per i compagni arrestati... Val susa libera !


3 arresti e 17 fermi dopo le cariche della polizia durante i blocchi per la talpa


da twitter
 ore 02.10: tutti i No Tav sono usciti ad eccezione dei tre tratti in arresto. Tranne ai No Tav della valle a tutti e tutte sono stati notificati fogli di via dai due ai tre anni dai comuni di Chiomonte, Giaglione, Chianocco e Susa.
ore 01.40: usciti altri 3 No Tav, in totale fino adesso sono usciti 8 persone dei fermati. Agli ultimi 3 oltre la denuncia sono stati notificati dei fogli di via della durata di 2 anni da alcuni comuni di Val di Susa. Il presidio fuori il commissariato rimane in attesa che le altre persone siano rilasciate.
ore 00.16: stanno uscendo i primi No Tav dal commissariato di via tirreno, tra di loro anche Nicoletta Dosio.
Ascolta le dichiarazioni di Nicoletta appena uscita:
ore 23.50: i blocchi sulle autostrade si stanno rimuovendo e i NoTav stanno tornando al presidio di vernetto lì vicino sempre  pronti in caso di necessità.
ore 22.30: la partecipata assemblea al presidio di vernetto (rotonda chianocco) si è nuovamente spostata sull’autostrada bloccandola in entrambe le direzioni, all’assemblea è stata anche rilanciata l’iniziativa di sabato prossimo: “la protesta non ha età”.
Da Radio Blackout:
ore 21.30: da un intervento di un avvocato su Radio Blackout si apprende che l’accusa è sicuramente di danneggiamento e violenza aggravata, non è ancora invece sicuro se verrà o meno data anche resistenza. Intanto il movimento risponde compatto: oltre 500 persone all’assemblea in corso in questo momento alla rotonda di Chianocco
ore 20.30: tre delle persone fermate (una di bologna, una di milano ed una di treviso) sono state tratte in arresto e le altre dovrebbero essere rilasciate a breve. L’accusa sembrerebbe essere la solita resistenza aggravata
ore 18.52: le persone caricate sui cellulari sono state portate in Via Veglia non Grattoni come detto in precedenza. Confermata l’assemblea di stasera alle ore 21 allo svincolo di Chianocco al Vernetto. Le persone fermate dovrebbero essere una ventina. La loro posizione è al vaglio degli inquirenti.
ore 18.31: scena clamorosa. Le 40 persone  (i numeri non sono ancora chiari) del presidio sono state portate via. Ora le camionette sono partite, con le persone che sporgevano dai cellulari con le bandiere no tav. L’autostrada è libera, per le statali usare la 24. Diversi anziani tra le persone portate via, tra cui Nicoletta Dosio.
Nicoletta direttamente dal cellulare della polizia per Radio Onda D’Urto:
ore 18.20: le persone fermate al presidio sono circa 40, tutte circondate dai poliziotti in assetto antisommossa. Pare che la polizia stia provando a caricare molte di queste persone sui cellulari per portarle in Questura, identificarle e prendergli le impronte digitali. Tutte le perosne che sono attorno al presidio stanno facendo pressione per evitare che vengano portati via. C’è la conferma che uno dei camion fermati portava del cemento diretto al cantiere.
ore 18.00: la situazione al Vernetto è questa: se si cerca di avvicinarsi al presidio parte l’inseguamento all’uomo. Chi può salga in valle, da Borgone una stradina alternativa è via Ducco per San Didero – Bruzolo
ore 17.50: Giunge notizia che il presidio al Vernetto di Chianocco, che da sulla statale, è riuscito ad individuare e fermare un trasporto diretto alla Clarea. La reazione della polizia non si è fatta attendere ed è intervenuta una carica, portando via due persone e tenendone diverse altre in stato di fermo sul posto.
Ancora non si sa chi è stato portato via, pare due giovani (un ragazzo ed una ragazza), mentre la decina di persone in stato di fermo è composta perlopiù da anziani della Valle che stavano al gazebo del presidio.
Al momento ci sono centianaia di persone sparse lungo la lunghezza della statale, ma rimbalza l’appello a dare immediata solidarietà.
Chiunque può accorra velocemente!
ps: alla faccia dei giornali che oggi in maniera scanzonatoria dicevano che tutti i trasporti erano transitati…il buon senso e l’intelligenza dei No Tav non si lascia ingannare! Forza No Tav!

pc 7 agosto - NOMUOS.. Niscemi 9 agosto manifestazione ..



Muos strumento di guerra globale

Muos strumento di guerra globale

 

...intervista a Antonio Mazzeo, giornalista, attivista, autore de “I Padrini del Ponte” che sul Muos sta scrivendo in questi giorni un saggio....

L’appalto formalmente è stato dato nel 2008 dal Comando della Usa Navy, la marina statunitense di Sigonella, ad un Consorzio, associazione temporanea di imprese, che si chiama Consorzio Team Muos Niscemi, capofila la Gemmo Impianti spa di Arcugnano Vicenza e con la LaGeCo di Catania. Queste ditte hanno subappaltato lavori di scavo, movimento terra e preparazione delle piattaforme in cemento armato per installare le antenne alla Calcestruzzi Piazza srl, società che è sprovvista  di certificato antimafia.
Perché ne è sprovvista?
Perché ritenuta in alcuni rapporti di polizia, con tanto di timbro della Prefettura, vicina al boss dominante di Niscemi che si chiama Giancarlo Giugno che ora - da un paio di mesi – è sottoposto al regime del 41 bis. Sulla questione c’è stato già un ricorso al Tar. Cioè, la Calcestruzzi Piazza dopo essere stata privata del certificato antimafia si è opposta al Tar di Palermo facendo ricorso. Il Tar ha respinto il ricorso ritenendo motivato il provvedimento della Procura di Caltanissetta che le aveva tolto il certificato antimafia.

Dal punto di vista giuridico, di fatto quell’aria è di proprietà del demanio militare italiano ed è data in concessione all’uso esclusivo delle forze armate americane, la marina militare statunitense. Dal punto di vista del diritto valgono le leggi italiane. Loro quando gli serve dicono che posso non rispettare le leggi italiane come ad esempio quando si oppongono al decreto di sequestro della  Procura di Caltagirone. Quando invece non conviene vanno al Tar chiedendo la revoca della revoca delle autorizzazioni della Regione Sicilia invece dichiarano che è del demanio italiano anziché una struttura italiana.. Il fatto comunque che devono rispettare le leggi italiane, nel caso del Muos, i 6 volts metro in termini di elettromagnetismo ma anche in termini di rispetto delle normative ambientali ed urbanistiche era previsto dall’accordo, è la conditio sine qua non affinché il Governo italiano desse le autorizzazioni al Governo statunitense. E’ il requisito minimo.
C'è un trattato che regola la vicenda?
C’è un accordo bilaterale firmato da due dipartimenti, uno della Marina Militare Americana l’altro dal nostro esercito, in cui il Governo italiano dà il nulla osta per l’installazione  a condizione che gli americani rispettino tutte le normative. Aggiungo che per l’Accordo bilaterale Italia – Stati Uniti  del 2005 sulla regolamentazione dell’uso delle Basi Militari Usa in Italia c’è un articolo che prevede obbligatoriamente anche il rispetto della normativa antimafia nella gestione degli appalti. E’ palese tutta la violazione delle normative.
La Sicilia portaerei americana nel Mediterraneo. Lo è sempre stata ma in questa vicenda ribadisce il concetto. Ne ha parlato anche il ministro della Difesa Mauro.
Gli elementi in gioco sono due, uno il diritto alla salute, l’altro la sovranità violata dello Stato italiano che ripudia la guerra. Questo sistema satellitare consente anche l’uso di strumenti da guerra. E’ una delle ragioni, di principio, per le quali la popolazione si oppone, una questione di principio dal quale non si transige. Il Muos prima di essere una bomba elettromagnetica, di essere un attentato all’ambiente e alla salute della popolazione è uno dei tasselli chiave delle nuove filosofie, delle architetture di guerra delle forze armate statunitensi. Questo lo sottolineo perché non è un progetto Nato, né un progetto deciso bilateralmente dai rapporti Italia-Stati Uniti. E ad uso esclusivo della marina militare americana. Nulla toglie che le informazioni possano essere messe a disposizione degli alleati, ma questo sempre che lo vogliano gli Stati Uniti d’America perché comunque finanziamenti, architettura network di comando è tutto sotto il comando delle forze armate statunitensi. E’ un tassello chiave della nuova architettura di guerra che punta progressivamente alla totale automatizzazione dei circuiti decisionali sulle operazioni belliche. Non solo la parte esecutiva che già in atto con i droni killer che lanciano attacchi missilistici. Il Muos accelera questo processo in cui in nome della superiorità c’è bisogno di una serie di elementi: i droni, i sottomarini, l’architettura missilistica nucleare e ovviamente un sistema di collegamento di comunicazioni satellitare che sarà il Muos. Per cui è uno strumento di guerra, una guerra di attacco, di guerra globale, di una guerra in cui non vengono esclusi assolutamente i sistemi d’arma più distruttivi di massa, comprese le testate nucleari. Ed è per questo che anche simbolicamente le madri No Muos non si sentono solo le madri dei figli di Niscemi che moriranno di cancro per le emissioni elettromagnetiche, per l’impatto ambientale della base che non è solo elettromagnetico, perché la base vengono bruciati milioni di litri di gasolio altamente inquinante.
Perché si brucia gasolio?
Per i motori diesel. In questa base già funzionano 46 antenne di telecomunicazione in tutti i range di frequenza. Con l’aggiungersi del Muos si può immaginare che domanda energetica ci sarà. Abbiamo le prove di incidenti con lo sversamento di milioni di litri gasolio, che non è lo stesso che si usa comunemente ma ha componenti chimiche più pericolose, nelle falde acquifere. La base non ha solo impatti elettromagnetici, ma altri grandi impatto ambientale. Basti pensare che incide in una riserva naturale fondamentale per flora e fauna con alcune specie in via d’estinzione ma anche perché è una delle aree di transito tra l’Africa e l’Europa. Interrompere, deviare, creare problemi, ha grandi impatti.
La Direttiva Uccelli non è intervenuta?
La vicenda del Muos è una enciclopedia della illegalità, e di come puoi legalizzare il crimine.
A che punto è la vicenda giudiziaria?
Il Tar deve motivare il rigetto del ricorso. Ci sarà la convocazione dell’udienza del merito. L’Avvocatura dello Stato richiede ora di pronunciarsi con motivi di urgenza con il giudice monocratico per sbloccare la sentenza di rigetto. La pronuncia arriverà entro fine di luglio, prima della chiusura estiva del Tar.
L’ambasciatore Usa in Italia, da Gela dove era per le celebrazioni dello sbarco in Sicilia, è intervenuto in merito affermando “Spero che possiamo trovare un modo per andare avanti”.
Sicuramente il corpo diplomatico statunitense, soprattutto il console Usa a Napoli, Donald L. Moore, ha fatto una operazione di  pressing a 360 gradi intervenendo sulle autorità regionali, sugli enti locali, sul Governo Italiano, sulle Forze Armate, sulla prefettura di Caltanissetta. Penso che non ci sia un solo organo istituzionale e anche politico che non abbia avuto ricevuto la pressione degli Stati Uniti d’America. Le pressioni sono anche sugli studiosi e sugli esperti.
Cosa ha detto in particolare il professor Massimo Zucchetti?
Zucchetti ha rincarato la dose ovvero che il Muos è totalmente incompatibile dal punto di vista ambientale e soprattutto c’è una aperta violazione di quelle che sono le procedure. Zucchetti ribadisce la insostenibilità della base già presente, c’è una violazione costante dei limiti di legge. 0,5 volt metro o 1 volt/metri sono già 10/12 volte in più d quanto gli studiosi indicano come limite massimo di esposizione specie per i bambini. La base di Niscemi è operativa dal 1991 e solo dal 2008 abbiamo i monitoraggi, sulle cui modalità tecniche ha espresso delle perplessità il Politecnico di Torino monitoraggi sui quali oggi abbiamo una voce autorevole che è la Sapienza di Roma attraverso la Facoltà di Ingegneria, che ha effettuato una perizia per conto del Tar di Palermo che sposa al cento per cento le conclusioni dello studio del Politecnico e andando anche oltre affermando che ha impatti sugli aeroporti ed è il motivo per cui il Muos è stato dirottato dalla base di Sigonella a Niscemi, proprio per le problematicità sul traffico aereo.
Quali sono le interazioni tra il Muos e il Sicral collocato a Vigna di Valle sul lago di Bracciano?
Questo sistema di comunicazione satellitare in questo momento – loro contavano di finire il Muos nel 2009 mentre i ritardi sono ormai spaventosi - è stato messo a disposizione a uso e dotazione della Marina militare statunitense proprio per coprire il gap nelle trasmissioni ad ultrafrequenza, per colmare le difficoltà nelle loro comunicazioni Uhf. Attualmente stanno utilizzando il Sicral.

da una Intervista pubblicata su Lindro.it il 16 Luglio del 2013

Verso il corteo del 9 a Niscemi


no muos 83La manifestazione nazionale prevista per il 9 Agosto a Niscemi si avvicina. Grande l’attesa per tutto il movimento, che in questi giorni, a partire da oggi avrà il suo centro nevralgico al campeggio (di cui sotto il programma) sito presso il presidio permanente, contrada Ulmo, Niscemi, e che si concluderà giorno 11 Agosto.
Grossa è l’attenzione mediatica, e da copione il clima di tensione e criminalizzazione che stampa e media stanno già costruendo e che andrà intensificandosi nei giorni a ridosso della manifestazione. La paura vera è che questa lotta popolare possa sconfinare i territori, richiamando nella giornata del 9 chi, dalla Val Susa a Niscemi rintraccia nelle lotte in difesa dei territori, possibilità di accrescere e di crescita soggettiva dell’opposizione politica in questo paese. Difficile prevedere in toto lo svolgersi della manifestazione, anche perché la retorica che divide la lotta in “buoni e cattivi”, in “violenti e democratici”, ha attraversato in passato anche il movimento. Ma il ritiro delle revoche sui lavori da parte dell’amministrazione regionale, che non pone più nessun ostacolo istituzionale (ammesso che ce ne fossero mai veramente stati) al completamento del muos, sembra aver definitivamente spezzato quel sottile filo di mediazione attuato dalla politica istituzionale per arginare il movimento; e la legittimità di difendere e preservare il proprio territorio con qualunque mezzo e a qualsiasi prezzo comincia forse ad assumere una doverosa centralità che non dovrà certo farsi intimorire da chi al servizio del potere, oltretutto, svilisce quotidianamente la professione giornalistica e d’informazione.
Intanto si susseguono di giorno in giorno le azioni di protesta dei no muos (dopo le occupazioni dei comuni di Niscemi e Caltagirone), con i comitati formatisi in quest’anno o addirittura in queste settimane, che in tutto il territorio interessato dall’ecomostro militare, fanno sentire la loro solidarietà e vicinanza a chi combatte a Niscemi e non solo appunto, contro la costruzione dell’impianto di rilevamento satellitare della marina statunitense. Venerdì mattina è stato il Comitato no muos di Piazza Armerina ad occupare l’aula consiliare del comune della propria città, convocando immediatamente una conferenza stampa. Sabato invece è arrivato il turno di Ragusa, grosso centro abitato della Sicilia orientale, dove il Comitato di base no muos della città ha fatto irruzione al comune imponendo all’amministrazione comunale una presa di posizione nei confronti di quella regionale.
Di certo queste occupazioni, pur nella loro temporalità più o meno limitata, allargano e rinsaldano i legami del movimento che attraverserà la riserva della Sughereta giorno 9 in direzione base muos; e anche mediaticamente, tali iniziative stanno ben scandendo il tempo che ci separa dalla manifestazione nazionale, con l’obiettivo di accrescerne la solidarietà e la partecipazione, che si preannuncia numerosa da tutta l’Italia e che come abbiamo visto preoccupa non poco i piani alti del potere, italiani e americani.
Intanto, mentre qualche cariatide della classe politica siciliana, cerca di rifarsi un’immagine (a partire dal sindaco di Palermo Orlando che annuncia la sua partecipazione alla manifestazione del 9, o il Pd siciliano, preoccupato dal consenso raggiunto alle ultime elezioni da Crocetta e dal suo partito, il Megafono) dando solidarietà al movimento e individuando il governo Crocetta come unico responsabile, a Niscemi l’aula consiliare della città rimane occupata, e oggi come detto, parte il campeggio presso il presidio permanente a ridosso della base.

pc 7 agosto - il ministro del tesoro Saccomanni, come prima i tecnici di Monti.. più comici di grillo...

Saccomanni: "Recessione alla fine". "Siamo alla svolta del ciclo, con questi dati non ci sarà nuova manovra".

MILANO - Recessione da record perché il secondo trimestre del 2013 è l'ottavo consecutivo in calo per l'economia italiana. Tradotto: il Pil negli ultimi due anni è diminuito senza sosta. Del 2% nel confronto dello stesso periodo del 2012. Una serie storica mai registrata prima dell'Istat che tuttavia non preoccupa il governo. Il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, è convinto piuttosto che la recessione sia alla fine. "Credo che l'economia entrerà in ripresa, siamo a un punto di svolta del ciclo", dice Saccomanni. Ma aggiunge: "Per gli effetti sull'occupazione dovremo ancora aspettare".Commentando i dati dell'Istat, il ministro giudica i dati troppo pessimistici. "Credo il dato risentisse della stasi politica che ha caratterizzato l'economia fino a maggio; a quel punto però c'è stato l'effetto delle misure di rilancio".
 Saccomanni ha detto che, se l'economia continuerà a crescere  anche nel quarto trimestre, non ci sarà bisogno di una manovra a fine anno. "Il dato importante di oggi è che gli esperti stimavano fino a ieri un calo del Pil nel secondo trimestre dello 0,4%, mentre è risultato molto meno grave con lo 0,2%".
Governo ottimista. L'ottimismo di Saccomanni è condiviso all'interno del governo, a cominicare dal premier Letta. "Tutti gli indicatori mostrano come il secondo trimestre dovrebbe avere ancora un segno congiunturale negativo del Pil" aveva detto in mattinata il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, spiegando però che "ora ci sono indicatori di fiducia e ordinativi positivi" e per "il terzo e quarto trimestre" è previsto un "segno congiunturalmente positivo".



pc 7 agosto - che se ne vadano tutti! Berlusconi... ma anche Napolitano, Letta, Epifani e giullari vari!

La condanna di Berlusconi con le conseguenze che dovrebbero essere obbligate... decadenza come senatore, ineleggibilità, impossibilità di tenere in piedi un governo con Berlusconi e il suo partito, fallimento conclamato dell'operazione Napolitano, ma anche messa in discussione di un partito ormai organicamente fatto di corrotti e corruttori, evasori, malavitosi, prostitute, magnaccia, collusi, complici, fascisti, razzisti ecc -
e non solo la cricca di Berlusconi, ma anche tutti i parlamentari, consiglieri locali, gli apparati, giornalisti..., perfino gli iscritti sono brutte persone -, ha invece messo in piedi la catena di S.Antonio per salvare Berlusconi dalla galera, il governo dalle dimissioni e continuare a far fare al re travicello Napolitano per conto terzi il ruolo di gestore della situazione.
Berlusconi resta l'anello della catena che può se tirato realmente tirare giù tutto il palazzo, mettendo in crisi non solo il governo ma tutto il sistema moderno fascista in formazione.
Ma è alla fin fine... quello che noi come proletari comunisti vogliamo! Noi vogliamo l'approfondimento della crisi, perchè vogliamo il crollo sociale politico di questo sistema, vogliamo la rivoluzione.
Non vogliamo governi d'emergenza per conto dei padroni o come ultimi idioti riformisti alla Carc (n)PCI, noi vogliamo un governo rivoluzionario, che nasca dallo sviluppo delle lotte sociali e politiche che si pongano come obiettivo il rovesciamentio violento dello Stato dei padroni, unica porta stretta di un possibile governo rivoluzionario.

proletari comunisti - PCm Italia
7 agosto 2013

pc 7 agosto. ACAB- Un altro caso Trayvon: ragazzo afroamericano di soli 14 anni ucciso dagli sbirri razzisti

NEW YORK, STATI UNITI – Un nuovo caso scuote l’America: un ragazzino nero di soli 14 anni, Shaaliver Douse, e’ stato ucciso nel Bronx, a New York, da due agenti della polizia che lo hanno freddato con un colpo alla mascella. I nomi dei due agenti, di 26 e 27 anni, non sono stati resi noti, ma entrambi lavoravano al dipartimento dal gennaio scorso.
A difendere a spada tratta il teenager e’ Quwana Barcene, una sua zia di 35 anni.
La donna ha puntato il dito contro la polizia, affermando ”gli agenti devono smettere di uccidere i nostri figli”, e paragonando la morte del nipote a quella del 17enne nero della Florida Trayvon Martin, freddato dalla guardia volontaria George Zimmerman il 26 febbraio 2012.
Il caso di Trayvon sin dall’inizio ha diviso l’America: il ragazzo era disarmato, ma Zimmerman ha sempre sostenuto di aver sparato per legittima difesa. Per questo motivo e’ stato assolto, scatenando la rabbia di chi sostiene che dietro la morte del giovane c’era un movente razziale.
Lo stesso Barack Obama era intervenuto sulla vicenda chiedendo di appurare la verita’, e affermando: ”se avessi un figlio sarebbe come Trayvon”. Mentre dopo la sentenza di assoluzione, Obama ha commentato ”la giuria ha parlato”, chiedendo rispetto per la famiglia del giovane e lanciando un appello ad una calma riflessione.



martedì 6 agosto 2013

pc 6 agosto - ancora sbirri - in questo caso carabinieri - assassini e razzisti nelle caserme italiane

Sanremo, la morte del tunisino
"Gli impedirono di respirare"

Il procuratore Cavallone dopo i risultati dell'autopsia: "C'è una grossa responsabilità dello Stato, al di là del reato commesso la vita è sacra". Tre i carabinieri indagati per omicidio colposo


"Arresto cardiocircolatorio neurogenico secondario ad asfissia violenta da inibizione dell'espansione della gabbia toracica". Impossibilità a respirare. Questa è la causa della morte di Bohli Kayes, il tunisino morto la sera del 5 giugno scorso in seguito ad un arresto particolarmente concitato - per spaccio di droga - da parte dei carabinieri di Santo Stefano al Mare, poco distante da Sanremo. Un caso che, pur con la necessità di avere in mano tutti gli elementi, rievoca la triste storia di Stefano Cucchi, il geometra romano di 31 anni, morto una settimana dopo il suo arresto per droga nell'ottobre del 2009. O i fatti del 2005 quando Federico Aldrovandi morì per colpa della violenta reazione dei poliziotti durante l'arresto.

Secondo quanto è stato ricostruito la sera del 5 giugno scorso a Riva ligure, il 36enne tunisino, dopo essere stato bloccato dai militari mentre spacciava nel piazzale davanti a un supermercato, ha cercato di fuggire e, una volta preso, di liberarsi ad ogni costo, anche  scalciando: a questo punto, durante la colluttazione i carabinieri lo avrebbero schiacciato a terra per tenerlo fermo. Poi, una volta trasferito in caserma, il malore. Ma, escluso un infarto e l'assunzione di droga, sarebbe quindi stato lo schiacciamento meccanico, e quindi l'impossibilità di resporare autonomamente, la causa della morte.

A confermarlo i risultati dell'autopsia depositata ieri dai medici legali. "I risultati degli esami tossicologici hanno dato esito negativo - afferma il Procuratore di Sanremo, Roberto Cavallone - quindi si esclude che il ragazzo abbia assunto sostante stupefacenti. Da subito il medico del pronto soccorso della città dei fiori, dove Bohli Kayes è morto aveva escluso un infarto".

"Questa azione - prosegue il Procuratore Cavallone - che ha impedito al 36enne di respirare è avvenuta per un tempo stimato tra un minuto e i 3 minuti, quindi tra il momento dell'arresto e il trasporto nella caserma tra il supermercato dove è avvenuto il fatto e la caserma , che distano all'incirca 500 metri di distanza. Dopo aver escluso l'arresto cardiaco era emersa l'asfissia cerebrale ipotizzabile dall'assunzione di sostanze stupefacenti di cui il soggetto faceva uso ma anche questa diagnosi è stata esclusa."

"C'è una grossa responsabilità - continua il Procuratore - da parte dell'Istituzione dello Stato. Al di là di quello che il soggetto ha commesso la vita è sacra ed è una morte di cui lo Stato deve farsi carico e deve chiedere scusa alla famiglia. C'è qualcuno che è responsabile di aver impedito a Bohli Kayes di respirare". Sono tre i carabinieri indagati per omicidio colposo che durante l'interrogatorio si sono avvalsi della facoltà di non rispondere: difficile quindi stabilire l'esatto momento dell'insufficienza respiratoria .

Il supermercato dove è avvenuto l'arresto è sprovvisto di telecamere di video sorveglianza. I fatti avvennero il 5 giugno scorso nel piazzale di un supermercato di Riva Ligure. I Carabinieri di Santo Stefano al Mare arrivano sul posto. Trovano il giovane tunisino intento a spacciare eroina. Non appena vede i militari, il giovane cerca invano la fuga a piedi. I momenti che seguono sono confusi e frenetici: Bohli prima cade, si rialza e poi inciampa nel vano tentativo di fuggire scavalcando il guard rail.

A questo punto, dopo la colluttazione con i militari, il giovane  verrà ammanettato dai militari e trasportato in caserma, poco distante. Ma è proprio in questi istanti che si consuma la tragedia: nel piazzale della caserma Bohli Kayes perde i sensi.  Allertati soccorsi morirà poco più di un'ora dopo nell'ospedale di Sanremo. Dopo una prima analisi del corpo non risultarono fratture evidenti: la salma mostrava alcune escoriazioni alle mani, alle ginocchia e, un'ecchimosi all'altezza dello zigomo destro, dovuti all'arresto animato.  La perizia fu effettuata subito dopo il decesso del ragazzo sotto la supervisione del Procuratore di Sanremo, Roberto Cavallone che ha peraltro sempre precisato che " non si tratta di un altro caso Cucchi."

Proprio in conseguenza di quest'episodio, pochi giorni dopo l'arresto, nel centro smistamento delle poste centrali di Genova, il 17 giugno, viene intercettata una busta contenente una lettera di minacce accompagnata da alcuni proiettili. È indirizzata ad un carabiniere che ha partecipato all'arresto di Bohli. Verrà trasferito per motivi di sicurezza. È previsto un trasferimento anche per gli altri due carabinieri che presero parte all'arresto. Al momento proseguono le indagini per capire da dove provenga la lettera e chi l'abbia scritta. La busta è al Ris di Parma per gli esami per rilevare eventuali tracce di Dna.
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pc 6 agosto - Fermato convoglio talpa e la polizia interviene con carica e fermi!

da notav info

ore 18.52: le persone caricate sui cellulari sono state portate in Via Veglia non Grattoni come detto in precedenza. Confermata l’assemblea di stasera alle ore 21 allo svincolo di Chianocco al Vernetto. Le persone fermate dovrebbero essere una ventina. La loro posizione è al vaglio degli inquirenti.

ore 18.31: scena clamorosa. Le 40 persone  (i numeri non sono ancora chiari) del presidio sono state portate via. Ora le camionette sono partite, con le persone che sporgevano dai cellulari con le bandiere no tav. L’autostrada è libera, per le statali usare la 24. Diversi anziani tra le persone portate via, tra cui Nicoletta Dosio.

ore 18.20: le persone fermate al presidio sono circa 40, tutte circondate dai poliziotti in assetto antisommossa. Pare che la polizia stia provando a caricare molte di queste persone sui cellulari per portarle in Questura, identificarle e prendergli le impronte digitali. Tutte le perosne che sono attorno al presidio stanno facendo pressione per evitare che vengano portati via. C’è la conferma che uno dei camion fermati portava del cemento diretto al cantiere.

ore 18.00: la situazione al Vernetto è questa: se si cerca di avvicinarsi al presidio parte l’inseguamento all’uomo. Chi può salga in valle, da Borgone una stradina alternativa è via Ducco per San Didero – Bruzolo

ore 17.50: Giunge notizia che il presidio al Vernetto di Chianocco, che da sulla statale, è riuscito ad individuare e fermare un trasporto diretto alla Clarea. La reazione della polizia non si è fatta attendere ed è intervenuta una carica, portando via due persone e tenendone diverse altre in stato di fermo sul posto.

Ancora non si sa chi è stato portato via, pare due giovani (un ragazzo ed una ragazza), mentre la decina di persone in stato di fermo è composta perlopiù da anziani della Valle che stavano al gazebo del presidio.

Al momento ci sono centianaia di persone sparse lungo la lunghezza della statale, ma rimbalza l’appello a dare immediata solidarietà.

Chiunque può accorra velocemente!

ps: alla faccia dei giornali che oggi in maniera scanzonatoria dicevano che tutti i trasporti erano transitati…il buon senso e l’intelligenza dei No Tav non si lascia ingannare! Forza No Tav!

pc 6 agosto - India... Stati fascisti, bastardi, che odiano le donne dal più profondo

In India, sulla carta la più grande democrazia del mondo, il governo al potere è uno dei più reazionari del mondo, al servizio della sete inarrestabile di profitto e di ricchezza dei propri grandi capitalisti e delle grandi multinazionali dei paesi imperialisti.

Tutto questo per la maggioranza del popolo indiano si traduce in pesanti condizioni di vita fatte di miseria, sfruttamento, oppressione, repressione e  in particolare per le donne si trasforma in una condizione di tripla, quadrupla oppressione, di classe, di genere, di casta, di religione...

L'inaudita violenza sessuale perpetrata contro le donne, anche bambine, che dilaga in tutto il paese contro cui lo Stato indiano, il governo borghese al potere non prende seri provvedimenti limitandosi solo ad ipocriti proclami di facciata ma reprimendo  invece con lo stato di polizia, così come successo nella prima metà di quest'anno,  le migliaia di donne che sono scese in piazza furiose contro la violenza, è il segno chiaro di come si vuole lasciare le donne in una condizione di profonda subalternità perché così il sistema borghese impone, ma anche di come la ribellione delle donne in tale sistema fa paura alla borghesia dominante.

Una paura che cresce di giorno di giorno perchè in India la strada per un altro futuro, per una società diversa, a tutte le donne indiane e  alle donne di ogni paese del mondo la stanno indicando le tantissime  donne combattenti nella guerra popolare guidata da PCI maoista, la più grande del mondo, che nell'ambito dello sviluppo generale della rivoluzione contro il regime indiano portano avanti la lotta rivoluzionaria per rompere le triple, quadruple catene che tengono soggiogate le donne.



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http://www.leggilo.net/107067/11enne-cosparsa-di-kerosene-e-data-alle-fiamme-non-voleva-farsi-violentare.html

11enne cosparsa di kerosene e data alle fiamme, non voleva farsi violentare

Inserito in Esteri | Scritto martedì, 06 agosto 2013 | Autore Fabiana Cipro 
La bambina ha cercato di scappare, i due uomini l'hanno raggiunta

Centinaia di donne hanno protestato nel West Bengala, dopo che una 11enne è stata cosparsa di kerosene e bruciata a morte da due uomini che avevano cercato di violentarla. La giovane di Salkia nel distretto di Howrah, vicino a Calcutta, è morta in ospedale quattro giorni dopo che i vicini l’hanno trovata in fiamme e mentre urlava per chiedere aiuto. Con le sue ultime parole ha accusato i due uomini che aveva riconosciuto, li aveva minacciati che avrebbe detto ai suoi genitori del loro tentativo di stuprarla
Due uomini del posto, Kundan Mullick e Suraj Mullick, sono stati arrestati in connessione con il tentato stupro e l’omicidio, ha dichiarato la polizia di Howrah al Times of IndiaLa ragazza, il cui nome non è stato reso noto, è stata ricoverata in ospedale mercoledì scorso, dopo che era stata trovata dai vicini. La sua padrona di casa Sikha Mondal è stata tra coloro che hanno assistito alla scena raccapricciante. La signora Mondal ha raccontato: “La ragazzina, prima di svenire tra le mie mani, ha detto di essere stata afferrata dai due uomini che sono apparsi dietro un cespuglio, la hanno imbavagliata e hanno cercato di spogliarla. Lei ha provato a scappare ma è inciampata ed è caduta a terra, è stato a quel punto che lei li ha minacciati e Kundan le ha versato addosso il liquido infiammabile e le ha dato fuoco“.
Dal momento che l’11enne era troppo grave per parlare dal suo letto d’ospedale, le sue ultime parole dette alla sua padrona di casa sono considerate come una sua dichiarazione avvenuta prima di morire, ha riferito la polizia. La ragazzina aveva ustioni sul settata per cento del corpo.

pc 6 agosto - ci prepariamo all'autunno.. ma anche alle altre stagioni, guardando al 'sol dell'avvenire '


pc 6 agosto - NO TAV .. la Valle non si arresta!

No Tav
autostrada chiusa fino all'alba

La Torino-Bardonecchia, in direzione della Francia, è rimasta bloccata all'altezza di Chianocco fino alle quattro di stamattina.

E' stata riaperta alle quattro l'autostrada Torino-Bardonecchia, chiusa nel tratto tra Borgone e Susa in direzione della Francia dalle 19:30 di ieri a causa di un presidio dei No Tav in frazione Vernetto, a Chianocco. I manifestanti, circa 70, avevano abbandonato la sede stradale intorno all'1 ma, in numero più ridotto, hanno continuato a compiere brevi blitz ogni volta che le forze dell'ordine hanno tentato di riaprirla. Soltanto alle 4, appunto, è stata possibile la definitiva riapertura al traffico. Gli attivisti erano convinti di poter intercettare un convoglio speciale che secondo le loro informazioni avrebbe dovuto portare al cantiere un altro pezzo della talpa, la gigantesca escavatrice che, dall'autunno, comincerà a bucare la montagna. In realtà, secondo quanto sostiene il commissario di governo Mario Virano, la macchina operatrice è già tutta nel cantiere: ieri mattina sono arrivati anche viti e bulloni ed è cominciato l'assemblaggio. Ma i No Tav non ci credono e da una settimana a questa parte, da quando cioè è stato annunciato che la talpa era nel cantiere, proseguono in blitz notturni che hanno tra le conseguenze il blocco dell'autostrada.

pc 6 agosto - Napolitano cerca di trovare una soluzione per salvare capre - berlusconi e la sua corte - e cavoli - il governo Letta-pd

Il Cavaliere chiede uno spiraglio a Napolitano

ROMA - È una flebile speranza, che lascia un lumicino acceso a Palazzo Grazioli. E come tale viene tenuta in considerazione da un Berlusconi che, anche dopo che i capigruppo Schifani e Brunetta tornano dall'incontro al Colle, i suoi descrivono sempre più affranto, sfiduciato, provato, comunque pessimista. "Presidente, ci rimettiamo nelle sue mani" è l'appello accorato che portano i due "ambasciatori". La ricerca di una soluzione, di una qualche via d'uscita non viene cassata a priori dal capo dello Stato. C'è un impegno a riflettere, ad esaminare, con tutta la voluta genericità e la cautela che la circostanza impone, ma al contempo con rapidità.

È la ragione per cui ancora per un paio di giorni il Cavaliere non si muove da Roma, attende, presidia il territorio, anche perché domani la giunta per le elezioni al Senato affronta il nodo incandidabilità e l'incognita Pd grava come un macigno sui suoi incubi.     

Per il resto, il presidente Napolitano non poteva essere più chiaro, stando a quando i due "Renati" riferiscono al loro capo, una volta rientrati a Grazioli dopo 75 minuti di confronto. La premessa quasi brutale: "Non ci sono le condizioni per chiedere un'eventuale grazia" avrebbe tagliato corto prima ancora che la questione venisse posta dai due. Ma poi, come ha raccontato Schifani anche ad altri dirigenti Pdl, il Quirinale è stato altrettanto tranchant su un altro aspetto cruciale nei piani berlusconiani: "Vi sia chiaro che con questa legge elettorale non vi manderò mai alle elezioni" è l'altro paletto ben piantato da Napolitano. Niente grazie e niente elezioni, dunque.

Brunetta è come al solito più intraprendente. "Presidente, pensiamo che non si possa estromettere Silvio Berlusconi, il leader politico che rappresenta dieci milioni di italiani, dalla vita politica". Se così fosse, ha aggiunto il capogruppo alla Camera, "non saremmo in grado di garantire la  tenuta del partito e dunque nemmeno del governo. Schifani usa un'espressione più felpata col presidente. "Quel che noi invochiamo è l'agibilità politica di Berlusconi", ma il concetto non cambia. Napolitano ribatte facendo sapere che la priorità in questo momento è l'emergenza economica, non si può far cadere il governo Letta, piuttosto approvare alla svelta i provvedimenti urgenti all'esame delle Camere. Pretende e ottiene dai due l'impegno ad andare avanti. Sul resto, non chiude del tutto le porte, ma il presidente non apre nemmeno praterie. Anzi. Napolitano fa sapere che esaminerà coi tecnici dell'ufficio legislativo ogni possibilità per un'eventuale soluzione purché prevista dalle leggi vigenti, non più di quello. Schifani, spiegando la cosa al Cavaliere, aggiunge che "i margini di manovra sono ridotti, il capo dello Stato non potrà fare nulla di mirabolante".   

È a quel punto che i falchi Verdini e Santanché - nel lungo vertice protrattosi poi dal pranzo al pomeriggio con Alfano, Letta, Gasparri, Cicchitto, Capezzone - sono passati all'attacco: "Non ci possiamo fidare, vedrai che a settembre poi il presidente dirà che non può fare nulla e tu finisci in galera". Berlusconi è nello sconforto più nero. "Se dipendesse da me, ritirerei la fiducia per andare al voto subito, ma con Napolitano non abbiamo questa garanzia, anzi abbiamo la certezza che al voto non andremo" è la sua tesi. Di più, spiega ai dirigenti Pdl che "con questa sentenza si è rotto un tabù: ci sarà un'accelerazione su tutti i processi, si potrebbe arrivare in Cassazione con Ruby già l'anno prossimo". L'incubo del tracollo, delle porte del carcere che si aprono davvero. Il vertice non trova una conclusione, il leader prende tempo, ne avrà fino al 15 ottobre per optare tra domiciliari e servizi sociali e fino ad allora resterà fermoentato - raccontano dopo l'incontro serale con gli avvocati - dalla rinuncia sia ai domiciliari che ai servizi sociali, per "costringere" il Quirinale a impedire il carcere commutando la pena,