Migranti, bambino di nove anni tenta il suicidio in un campo profughi croato
Ha provato a tagliarsi con una lattina senza riuscirci. Durante il viaggio ha perso la sorella mentre la madre e il padre erano morti nel paese d'origine
Un bambino afghano di 9 anni ha provato a togliersi la vita nel campo profughi croato di Opatovac. Stava disegnando in uno spazio dedicato ai giochi quando all’improvviso ha tirato fuori dalla tasca dei pantaloni una linguetta di una lattina e ha provato a tagliarsi la gola. A denunciare il fatto è stata la rappresentante OnuValentina Otmacic: “Non è riuscito a tagliarsi, in pratica non si è provocato danni fisici, ma aveva una borsa piena di pezzi di metallo e ha cominciato a gridare che voleva morire”.
Il bimbo durante il viaggio ha perso la sorella, l’ultima parente rimasta: il padre e la madre, infatti, erano morti in Afghanistan. Il campo di Opatovac si trova vicino al confine con la Serbia e questa settimana sta ospitando 4mila profughi al giorno, tra cui 800 bambini.
Il grande flusso sta riguardando tutto il paese: da meta settembre sono entrate in Croazia 55mila persone. Questo complica lagestione dei migranti. “La situazione è estremamente difficile per i bambini e ha creato un contesto in cui è molto difficile garantire la loro protezione, nutrizione, salute e rifugio” ha dichiarato Otmacic. Nel pomeriggio di venerdì la Croazia ha riaperto il confine con la Serbia dopo le dispute tra i due paesi sulla gestione dei migranti che si accalcano alle loro frontiere. Il confine è ora aperto “a tutto il traffico senza restrizioni”, ha annunciato la polizia croata.
Attraversare il mare a 12 anni. Centinaia di minori arrivati sulle coste siciliane
Il numero dei minori non accompagnati che
raggiungono la Sicilia via mare è in continuo e deciso
aumento. Quasi ad ogni sbarco si registrano ormai decine, se
non centinaia di ragazzi, che hanno affrontato da soli la traversata
con un’età media sempre più bassa, come i minori egiziani
giunti ad Augusta il 4 settembre, che sono addirittura 154.
Mentre la Fortezza Europa insiste con le
semplicistiche pericolose classificazioni tra migranti
economici e potenziali richiedenti asilo, affinando le misure
per i rimpatri e le identificazioni, una folla di piccoli uomini
sfida ogni giorno la morte mostrandoci quanto siano opportunistiche,
permeabili e discriminatorie queste divisioni.
... Ma l’ipocrisia sembra andare a braccetto
sempre più con la smania di visibilità e disegni economici e
politici che non tarderemo a capire, quindi non ci si domanda cosa
può spingere la partenza di centinaia di quasi bambini e cosa si
sta muovendo in Egitto, ma si preferisce dare la notizia del loro
arrivo evidenziando una volta di più la necessità di misure di
militarizzazione e controllo come unico strumento per la lotta al
traffico di esseri umani. O forse non si arriva più nemmeno a
questo, fermandosi ai commenti pietistici di chi usa la retorica del
buon cuore e della compassione per non parlare delle condizioni di
vita insostenibili presenti nei paesi d’origine o accennare agli
affari che in molti faranno sulla pelle di questi ragazzi. Dalle
reti di sfruttamento e tratta al business di alcuni attori della
cosiddetta accoglienza, che nel gestire progetti per minori sapranno
purtroppo cogliere l’opportunità di un rimborso maggiore dallo
Stato.Sono tante le questioni su cui bisognerebbe fare chiarezza,
superando l’allarmismo del momento e la strumentale onnipresente
scusa dell’emergenza .
... Save The Children, che sta seguendo i ragazzi
dal loro arrivo, riferisce dei primi trasferimenti avvenuti in
Campania, Lazio e altri centri siciliani, e della continua ricerca
di una sistemazione idonea per i 95 che attualmente rimangono
all’Umberto I, dato che in Sicilia non sembrano esserci posti
disponibili. L’età media è molto bassa, alcuni dichiarano di
avere anche 12 anni, dimostrandone ancora di meno, e i ragazzi
godono di discrete condizioni di salute. Oltre ai minori trasferiti
alcuni si sono però già allontanati autonomamente dal centro e
ieri alcuni attivisti parlavano di una decina di ragazzini egiziani
stanziati alla stazione di Catania in attesa di bus per Roma. Un
fatto gravissimo, che le precarie condizioni di accoglienza fanno
purtroppo prevedere si ripeterà in futuro.
Numerosi minori di origine egiziana sono stati
trasferiti ultimamente anche dal Cpsa di Pozzallo, dove si spera,
senza averne la certezza, siano stati il minor tempo possibile.
Alcuni di loro si trovano ora al centro di accoglienza gestito da
Mediterranean Hope a Scicli, dove iniziano ad avere un contatto con
la società esterna e la certezza di un posto sicuro in cui ricevere
protezione. Cosa ne sarà intanto di tutti gli altri e dei ragazzi
che li seguiranno? ... In tanti sono pronti a far circolare
belle foto scattate con i ragazzi quando giungono al porto e ad
usare le immagini di giovani volti per le proprie campagne di
raccolta fondi. Ma ancora troppi pochi si interrogano sulle
cause che li hanno portati fin qui e cercano di dare loro la
possibilità di un domani degno di questo nome.
Borderline Sicilia Onlus
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