Mentre
gli immigrati vengono fermati dall'Ungheria con la forza davanti al
filo spinato, Germania e Austria rafforzano i controlli alle frontiere, e
una nuova marea umana devia verso la Croazia, la Gran Bretagna ha
presentato una risoluzione all'Onu per autorizzare le forze europee ad
agire nelle acque internazionali davanti alle coste libiche contro i
barconi dei trafficanti di migranti anche se battenti una bandiera
nazionale. La risoluzione potrebbe essere votata dal Consiglio di
Sicurezza gia la prossima settimana, alla vigilia dell'Assemblea
Generale delle Nazioni Unite con il leader del mondo riuniti nel Palazzo
di Vetro. Il testo, a quanto si apprende, prevede che le forze navali
europee possano intercettare i barconi dei migranti, ispezionarli e, se
necessario, distruggerli. Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha
convocato una riunione dedicata all'emergenza migranti per il prossimo
30 settembre, a margine dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
In Europa, intanto, fra Roma e Bruxelles si apre il caso degli hotspot, i centri dove si effettua la prima registrazione dei migranti.
"Gli esperti di Easo, Frontex, Eurojust ed Europol sono in Italia e gli hotspot stanno iniziando a funzionare, quindi i ricollocamenti si potranno fare da inizio ottobre", fa sapere la Commissione da Bruxelles quasi rispondendo alla secca richiesta della cancelliera Angela Merkel che ieri aveva intimato a Grecia e Italia di accelerare.
Ma le cose non sono così semplici. La linea italiana, dopo il deludente vertice dei ministri degli Interni della Ue, è più articolata e il Governo non nasconde che vuole evitare il rischio di rimanere con il cerino in mano pretendendo contemporaneità tra la creazione degli hotspot, la ricollocazione dei profughi e i rimpatri di chi non ha diritto a restare, come ha spiegato il ministro dell'Interno Angelino Alfano. In assenza di un accordo complessivo "a 28" che sembra ancora molto lontano non si capisce perché‚ proprio Italia e Grecia debbano fare fughe in avanti. La conferma delle perplessit… italiane viene poco dopo dal presidente Sergio Mattarella che ieri si trovava proprio a Vienna, capitale di uno dei Paesi più al centro della tempesta rifugiati.
La politica europea è nel caos e la Merkel si sta sgolando nel chiedere un vertice straordinario dei capi di Stato e di Governo che possa prendere una decisione politica forte – magari con pesanti sanzioni a chi non collabora - mentre i Paesi del gruppo di Visegrad (Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia) resistono a ogni ipotesi di ricollocazione dei richiedenti asilo. Eppure nella serata di ieri proprio Orban, nel ciclone delle polemiche per il pugno di ferro usato dalla sua polizia alle frontiere, sembra aprire uno spiraglio: se le quote nell'Ue passano a maggioranza "allora sono una legge, e noi dobbiamo accettarla", dice in un'intervista a Die
In Europa, intanto, fra Roma e Bruxelles si apre il caso degli hotspot, i centri dove si effettua la prima registrazione dei migranti.
"Gli esperti di Easo, Frontex, Eurojust ed Europol sono in Italia e gli hotspot stanno iniziando a funzionare, quindi i ricollocamenti si potranno fare da inizio ottobre", fa sapere la Commissione da Bruxelles quasi rispondendo alla secca richiesta della cancelliera Angela Merkel che ieri aveva intimato a Grecia e Italia di accelerare.
Ma le cose non sono così semplici. La linea italiana, dopo il deludente vertice dei ministri degli Interni della Ue, è più articolata e il Governo non nasconde che vuole evitare il rischio di rimanere con il cerino in mano pretendendo contemporaneità tra la creazione degli hotspot, la ricollocazione dei profughi e i rimpatri di chi non ha diritto a restare, come ha spiegato il ministro dell'Interno Angelino Alfano. In assenza di un accordo complessivo "a 28" che sembra ancora molto lontano non si capisce perché‚ proprio Italia e Grecia debbano fare fughe in avanti. La conferma delle perplessit… italiane viene poco dopo dal presidente Sergio Mattarella che ieri si trovava proprio a Vienna, capitale di uno dei Paesi più al centro della tempesta rifugiati.
La politica europea è nel caos e la Merkel si sta sgolando nel chiedere un vertice straordinario dei capi di Stato e di Governo che possa prendere una decisione politica forte – magari con pesanti sanzioni a chi non collabora - mentre i Paesi del gruppo di Visegrad (Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia) resistono a ogni ipotesi di ricollocazione dei richiedenti asilo. Eppure nella serata di ieri proprio Orban, nel ciclone delle polemiche per il pugno di ferro usato dalla sua polizia alle frontiere, sembra aprire uno spiraglio: se le quote nell'Ue passano a maggioranza "allora sono una legge, e noi dobbiamo accettarla", dice in un'intervista a Die
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