Braccia
spezzate a colpi di manganello, dita rotte per il passaggio
ripetuto dei motorini delle squadre DELTA sui piedi di un
ragazzo arrestato, denti spaccati a pugni. Questo è quanto
riferiscono i tre avvocati Antonìa Legaki, Anny Paparoussou e Chrysa
Petsimeri, che ora si trovano accanto ai nove arrestati accusati di
aver partecipato all’assalto di ieri sera alla caserma di polizia
di Exarchia. Oltre a due donne e a un diciannovenne, gli altri sono
tutti minorenni.
«Non è
il solo ad essere stato torturato brutalmente ieri sera. Ho
davanti a me un ragazzo di 14 anni che, dopo essere stato arrestato,
è stato buttato a terra e immobilizzato da quattro poliziotti della
squadra DELTA, che lo hanno colpito ripetutamente con i manganelli
sulle braccia fino a spezzargliele», ci dice l’avvocato Legaki.
Accanto a lei, un diciassettenne con i denti spaccati, e un altro
diciassettenne con la faccia deformata per i pugni ricevuti.
Alcuni
diranno che il punto è l’assalto alla caserma. Non è così. Il
punto è questo: anche se tutti gli arrestati fossero colpevoli per
l’assalto di ieri, e non fossero arresti casuali, al contrario di
ciò che è solita fare la polizia dopo un assalto ad Exarchia, è
comunque ancora una volta sconvolgente ciò che gli avvocati
denunciano sia successo dopo l’arresto, poiché i fermati non
potevano più reagire né ovviamente fuggire. Il punto è che la
polizia tortura. E che il potere politico lascia che la polizia
continui a torturare indisturbata.
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