mercoledì 11 settembre 2013

pc 11 settembre - In parlamento gli uomini di Napolitano, il governo letta e il PD cercano una soluzione che salvi Berlusconi e insieme governo e sè stessi -

Decadenza, slitta il voto in giunta
Augello (Pdl): "Berlusconi resti senatore"

Il relatore a tarda sera chiede la convalida. La discussione inizierà giovedì alle 15. Le pregiudiziali derubricate a questioni preliminari saranno votate insieme alla relazione. Per tutto il giorno attacchi Pdl al Pd: "Mette in ginocchio il Paese". Replica: "Il condannato è lui". Napolitano: "Rafforzare l'unità nazionale o tutto è a rischio". Epifani: "Tempo per discutere ma poi voto, altrimenti è legge della giungla"
ROMA - Silvio Berlusconi non deve decadere. E' questa la conclusione a cui arriva, dopo oltre tre ore, il relatore Andrea Augello, nella seconda giornata di lavori della giunta delle elezioni e delle immunità del Senato. Una richiesta sulla quale l'organismo di Palazzo Madama si dovrà pronunciare con un voto unico (visto che le pregiudiziali sono state derubricate a questioni preliminari), dopo la discussione generale che inizierà giovedì alle 15. Con le seguenti modalità d'intervento: 20 minuti per senatore più 60 aggiuntivi per tutto il gruppo.

E' l'epilogo di una giornata tesa, in avvio, tra ultimatum e invettive. Che si raffredda però in prossimità dell'inizio dei lavori dell'organismo di Palazzo Madama. Quando Berlusconi annulla la riunione di mercoledì con gruppi parlamentari del Pdl. Grazie, anche, al lavoro fatto dietro le quinte per trovare una mediazione tecnica prima della riunione. Mentre Enrico Letta incontra prima i ministri Pdl e poi Epifani: "Andare avanti si può" - le parole del premier. Nel film di giornata si registrano, in precedenza, gli attacchi dei berlusconiani al Pd e la minaccia di una crisi di governo se, nella Giunta per le elezioni del Senato, i democratici avessere decito di votare contro le tre pregiudiziali depositate ieri dal relatore Augello. Minacce respinte con decisione da Guglielmo Epifani: "Le legge si applica o è la giungla. Ma se cade il governo - aggiunge il segretario dem - è necessario cambiare la legge elettorale".

Vertici a Palazzo Chigi. Nel pomeriggio è Palazzo Chigi il crocevia dei destini della maggioranza. Qui i ministri pidiellini si incontrano con il vicepremier Alfano. Che annulla, come aveva fatto prima di lui Letta, la partecipazione alla Summer School della fondazione Magna Charta (Pdl). Anche per il premier due incontri in agenda: con il suo vice e i ministri berlusconiani e separatamente con il segretario democratico Epifani. Parallelamente in giunta prende forma il tentativo di trovare una soluzione tecnica: con il presidente, Dario Stefano, al lavoro con gli esperti per trovare una via d'uscita che eviti lo scoglio delle questioni pregiudiziali. E le prime aperture che arrivano da Della Vedova (Sc). Mentre da Barletta il presidente Napolitano fa sentire la sua voce: "Se noi non teniamo fermi e consolidiamo questi pilastri della nostra convivenza nazionale tutto è a rischio, tutto può essere a rischio", ha detto. Parole interpretate come un appello all'unità. Una richiesta di scongiurare la crisi.

Mediazione tecnica.
La soluzione che si materializza in giunta, fatta sua a un certo punto dallo stesso relatore Augello, è quella di far diventare le tre questioni pregiudiziali depositate ieri, 'semplici' questioni preliminari. Proposta che consente di procedere con la tempistica dettata dall'articolo 10 del regolamento del Senato e non con quella prevista dall'articolo 93 che disciplina le questioni pregiudiziali e prevede, in sede di discussione generale, un intervento a gruppo parlamentare per un massimo di 10 minuti. Voto unico comunque ma con tempi più lunghi. Opzione condivisa dai più nonostante il parere contrario dei senatori grillini: "Il Pdl fa slittare il voto. Solita melina berlusconiana per salvare un condannato a quattro anni".

Allarme crisi. Prima era risuonato, invece,  il rullo di tamburi. Con l'ultimatum Pdl: "Se la giunta vota, bocciando le pregiudiziali, il governo cade". E le parole del vicepremier, Angelino Alfano: "Siamo esterrefatti. Pur di eliminare per via giudiziaria lo storico nemico politico, preferiscono mettere in ginocchio il Paese". A cui si era unito con toni simili, il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta: "Se il Partito democratico assieme ai grillini decide, già questa sera, di votare contro le pregiudiziali del relatore Augello, il Partito democratico fa decadere il governo Letta, molto semplicemente. Non fa decadere il senatore Berlusconi, perché rompe la maggioranza". Anche la Lega era unita ai falchi: "Il governo presieduto da Enrico Letta ha le ore contate. Siamo arrivati al redde rationem".

La replica del Pd era arrivata da Davide Zoggia: "Diciamo basta con questo capovolgimento della realtà. Silvio Berlusconi ha ricevuto una condanna definitiva. Il Pd non potrà che agire in base alla legalità, riconoscendo a Berlusconi il diritto alla difesa, peraltro già esercitato ampiamente in anni e anni del processo, ma senza deflettere dalla legge". Parole condivise da Luciano Violante: "Io credo che se, a parti invertite, il Pd dicesse al Pdl 'o voti in questo modo o faccio cadere il governo' non credo che il Pdl accetterebbe".

Governo italiano sotto la lente della Ue. Le fibrillazioni italiane intanto mettono in preallarme Bruxelles. La Commissione europea "segue l'evoluzione del dibattito politico in Italia, siamo fiduciosi nella democrazia italiana e nei partiti, che sapranno dar prova di responsabilità", ha detto Olivier Bailly, portavoce della Commissione Europea.

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