giovedì 2 gennaio 2025

Formazione operaia - Il passaggio dal capitalismo al comunismo - da Stato e rivoluzione di Lenin - Conclusione


Gli ultimi due capitoli di Stato e rivoluzione: "Le basi economiche dell'estinzione dello Stato" e "Il marxismo degradato dagli opportunisti", sono altrettanto importanti perchè guidano la comprensione del passaggio tra capitalismo e comunismo, attraverso un periodo di transizione per cui la stessa società capitalista pone le premesse e ne costruisce le condizioni oggettive, oltre che soggettive nella formazione di una classe, gli operai, che saranno i "becchini" del capitale; per liberarsi dalle stigmate e dalle catene di questo sistema occorre un lungo periodo di trasformazione, economica, politica, ma anche di vita, ideologica, perchè anche le masse, i proletari devono, come dice Marx: "scrollarsi dalle spalle tutto il ciarpame".  

"...il comunismo - scrive Lenin - è generato dal capitalismo, si sviluppa storicamente dal capitalismo, è il risultato dell'azione di una forza sociale prodotta dal capitalismo. In Marx non vi è traccia del tentativo di inventare delle utopie... Marx pone la questione del comunismo come un naturalista porrebbe, per esempio, la questione dell'evoluzione di una nuova specie biologica, una volta conosciuta la sua origine e la linea precisa della sua evoluzione...".

Questa "generazione" del comunismo dal capitalismo, come dice Lenin, si basa su una analisi storico scientifica, non è una "idea" di Marx; il sistema capitalista non è "brutto" (o buono per la borghesia), è un fase storica inevitabile, che sviluppando le forze produttive rende possibile il comunismo in cui le forze produttive liberate dalla catene del modo di produzione capitalista, potranno essere sviluppate, liberate al massimo con la partecipazione di tutta l'umanità non più divisa in classi, in oppressori e oppressi.

Coloro che, lo ripetiamo, si muovono invece sulla base di un giudizio morale del capitalismo e vogliono

"tornare ad un periodo in cui non vi erano gli orrori del capitalismo, imperialismo", che auspicano per "la chiusura delle fabbriche", che sono contro la "grande industria", oltre ad allontanarsi  da un metodo di analisi scientifico, sono dei reazionari, dei conservatori; per costoro il comunismo, bene che vada, resta un'utopia, un sogno, non un movimento reale che trasforma lo stato di cose presenti.

Questa comprensione va con Marx, Engels, Lenin sempre di pari passo con la lotta, la critica, spesso ironica, pungente dell'opportunismo principalmente e dell'anarchismo. Perchè non si tratta unicamente di capire, acquisire conoscenza teorica, ma di combattere, per porre la teoria al servizio dell'azione dei comunisti, dei rivoluzionari, degli operai e operaie avanzati, che vogliano andare oltre la lotta di difesa quotidiana.

Entrando nel merito, Lenin, con Marx, spiega come avviene questa transizione dal capitalismo al comunismo.

"...Tra la società capitalistica e la società comunista, - prosegue Marx, - vi è il periodo della trasformazione rivoluzionaria dell'una nell'altra. Ad esso corrisponde anche un periodo politico di transizione, il cui Stato non può essere altro che la dittatura rivoluzionaria del proletariato..."...

"...La società capitalistica, considerata nelle sue condizioni di sviluppo più favorevoli, ci offre nella repubblica democratica una democrazia più o meno completa. Ma questa democrazia è sempre limitata nel ristretto quadro dello sfruttamento capitalistico, e rimane sempre, in fondo, una democrazia per la minoranza, per le sole classi possidenti, per i soli ricchi...

"...Marx... disse: agli oppressi è permesso di decidere, una volta ogni qualche anno, quale fra i rappresentanti della classe dominante li rappresenterà e li opprimerà in Parlamento!..."

Questa questione che dice Marx è centrale nella lotta contro gli opportunisti, i partiti riformisti, la cosiddetta "sinistra parlamentare" anche attuale, che, come scrive Lenin più avanti nel capitolo "Il marxismo degradato dagli opportunisti": "sono pienamente d'accordo nel lottare per uno "spostamento nel rapporto delle forze all'interno del potere dello Stato", per il "conseguimento della maggioranza in Parlamento e della trasformazione del Parlamento in padrone del governo", 

Ma dice sempre Lenin con ironia: "questo nobilissimo obiettivo che può essere completamente accettato dagli opportunisti non esce per nulla dal quadro della repubblica borghese parlamentare".

E noi lo vediamo. Anche il partito parlamentare o il parlamentare più a sinistra al massimo chiede una trasformazione, miglioramento dello stesso Stato borghese, dei governi, non un loro rovesciamento Anche questi di "sinistra" chiamano ogni qualche anno le masse, i lavoratori a votarli, cercando di illudere che se loro sono forti, possono trasformare il parlamento, lo stesso governo, far fare leggi a favore delle masse e contro i padroni. Tutte menzogne! Di cui anche gli operai, i lavoratori, le donne, i giovani hanno avuto pienamente esperienza anche nelle fasi in cui la cosiddetta "sinistra" aveva la maggioranza in parlamento ed ha costituito i governi; parlamento e governi che sono diventati anch'essi "comitati d'affari' per la borghesia. Oggi, nella fase di marcia verso un moderno fascismo, verso una dittatura non più mascherata della parte più reazionaria della borghesia, questa menzogna illusoria è sempre più ipocrita; e gli stessi esponenti della cosiddetta "sinistra" non hanno voce in capitolo neanche per migliorare una legge.  

Per questo Lenin dice chiaro, in polemica con i riformisti, gli opportunisti: "...l'evoluzione da questa democrazia capitalistica - inevitabilmente ristretta, che respinge in modo dissimulato i poveri, e quindi profondamente ipocrita e bugiarda - "a una democrazia sempre più perfetta", non avviene così semplicemente, direttamente e senza scosse come immaginano i professori liberali e gli opportunisti piccolo-borghesi. No. Lo sviluppo progressivo, cioè l'evoluzione verso il comunismo, avviene passando per la dittatura del proletariato e non può avvenire altrimenti, poichè non v'è nessun'altra classe e nessun altro mezzo che possa spezzare la resistenza dei capitalisti sfruttatori".

E continua Lenin: "Ora, la dittatura del proletariato, vale a dire l'organizzazione dell'avanguardia degli oppressi in classe dominante per reprimere gli oppressori, non può limitarsi a un puro e semplice allargamento della democrazia. Insieme a un grandissimo allargamento della democrazia, divenuta per la prima volta una democrazia per i poveri, per il popolo, e non una democrazia per i ricchi, la dittatura del proletariato apporta una serie di restrizioni alla libertà degli oppressori, degli sfruttatori, dei capitalisti. Costoro noi li dobbiamo reprimere, per liberare l'umanità dalla schiavitù salariata; si deve spezzare con la forza la loro resistenza..."

"...Democrazia per l'immensa maggioranza del popolo e repressione con la forza, vale a dire esclusione dalla democrazia, per gli sfruttatori, gli oppressori del popolo: tale è la trasformazione che subisce la democrazia nella transizione dal capitalismo al comunismo... Soltanto nella società comunista, quando la resistenza dei capitalisti è definitivamente spezzata, quando i capitalisti sono scomparsi e non esistono più classi (non v'è cioè più distinzione fra i membri della società secondo i loro rapporti coi mezzi sociali di produzione), soltanto allora "lo Stato cessa di esistere e diventa possibile parlare di libertà". Soltanto allora diventa possibile e si attua una democrazia realmente completa, realmente senza alcuna eccezione. Soltanto allora la democrazia comincia a estinguersi, per la semplice ragione che, liberati dalla schiavitù capitalistica, dagli innumerevoli orrori, barbarie, assurdità, ignominie dello sfruttamento capitalistico, gli uomini si abituano a poco a poco a osservare le regole elementari della convivenza sociale... a osservarle senza violenza, senza costrizione, senza sottomissione, senza quello speciale apparato di costrizione che si chiama Stato..."

Ecco, Lenin spiega concretamente che significa "Dittatura del proletariato" e la netta differenza tra la "democrazia" nello Stato borghese e la democrazia per i proletari e le masse nel periodo di transizione, socialismo. La "Dittatura del proletariato", che sia gli opportunisti che gli anarchici respingono, ma che è una necessità nella fase di transizione dal capitalismo al comunismo, altrimenti è dire "chiacchiere", prendere in giro, illudere, coscientemente o non coscientemente" le masse, è dittatura verso i padroni, i ricchi, i rappresentanti politici, istituzionali, i servitori culturali della borghesia e democrazia per la maggioranza della popolazione; è repressione, continuazione della guerra agli oppressori, e libertà, pace, condizioni di vita degne, democrazia, diritti per gli oppressi.

Ma è una democrazia completamente diversa da quella di cui si riempiono la bocca oggi coloro che stanno al potere; per questi la "democrazia" è solo per loro, mentre c'è repressione verso le masse, i giovani, anche quanto semplicemente esprimono un dissenso, fanno azioni pacifiche, ma vengono tacciati di essere nemici del loro "bello" "Stato democratico". In questo senso "democrazia" non può essere una parola vuota, senza aggettivi, senza aggiungere: "democrazia per chi?". Una vera democrazia è quando non ci sono più, dice Lenin "orrori, barbarie, assurdità, ignominie dello sfruttamento capitalistico", quando la classe dei capitalisti non ha più possibilità di ritornare e di ricostruire il suo Stato. Quando tutti sono uguali. E a questo punto, la stessa "democrazia" - come governo della maggioranza - non ha più ragione di essere, lo Stato comincia ad estinguersi. E, dice Lenin, "gli uomini si abituano a poco a poco a osservare le regole elementari della convivenza sociale" senza violenza, costrizione; perchè la "democrazia" nella fase di transizione è necessaria anche per cambiare le concezioni, le abitudine negative, gli stili di vita, i valori squallidi, devianti o brutali, ecc., indotti dalla società borghese.

Tornando alla dittatura del proletariato nel periodo di transizione, Lenin dice: "...nel periodo di transizione dal capitalismo al comunismo, la repressione è ancora necessaria, ma è già esercitata da una maggioranza di sfruttati contro una minoranza di sfruttatori. Lo speciale apparato, la macchina speciale di repressione, lo "Stato", è ancora necessario, ma è già uno Stato transitorio, non più lo Stato propriamente detto, perchè la repressione di una minoranza di sfruttatori da parte della maggioranza degli schiavi salariati di ieri è cosa relativamente così facile, semplice e naturale... Ed essa è compatibile con una democrazia che abbraccia una maggioranza della popolazione così grande che comincia a scomparire il bisogno di una macchina speciale di repressione... il popolo, invece, può reprimere gli sfruttatori anche con una "macchina" molto semplice, quasi senza "macchina", senza apparato speciale... lo stesso popolo armato si incaricherà di questa faccenda con la stessa semplicità, con la stessa facilità con cui una qualsiasi folla di persone civili, anche nella società attuale, separa delle persone in rissa o non permette che venga usata la violenza contro una donna. Sappiamo inoltre che la principale causa sociale degli eccessi che costituiscono infrazioni alle regole della convivenza sociale è lo sfruttamento delle masse, la loro povertà, la loro miseria. Eliminata questa causa principale, gli eccessi cominceranno infallibilmente a "estinguersi"...

Ora Lenin, sempre rifacendosi a Marx e ai suoi scritti, parla di cosa succede nella prima fase della società comunista, parlando in particolare del rapporto lavoro/distribuzione del prodotto sociale, del ruolo di ogni individuo del popolo all'amministrazione della società, ecc. 

Sul lavoro - "...Nella Critica del programma di Gotha Marx confuta minuziosamente l'idea di Lassalle che l'operaio debba ricevere in regime socialista il "reddito integrale del suo lavoro". Marx dimostra che dal prodotto sociale complessivo di tutta la società bisogna detrarre: un fondo di riserva, un fondo per l'allargamento della produzione, un fondo destinato a reintegrare il macchinario "consumato", ecc.; inoltre bisogna detrarre dagli oggetti di consumo un fondo per le spese di amministrazione, per le scuole, per gli ospedali, gli ospizi per i vecchi, ecc..." Marx... affronta l'analisi concreta delle condizioni di vita di una società in cui non esisterà il capitalismo..." Ma che è "appena uscita dal seno del capitalismo, (e) porta ancora sotto ogni rapporto le impronte della vecchia società..."

Anche qui Marx, e Lenin, parla senza utopie, ma facendo l'analisi concreta della situazione concreta che si determina nella prima fase della società comunista, nella fase di transizione che ancora porta le stigmate della società capitalista, che non si cancellano da un giorno all'altro. Chi sostiene di fatto il contrario, propaganda solo idee, come le chiama Lenin, "nebulose, oscure e generiche", che non portano ad un reale cambiamento.

Quindi, dice Lenin, che succede?: "...I mezzi di produzione non sono già più proprietà privata individuale. Essi appartengono a tutta la società... Ma quando... Lassalle dice che c'è (una) "giusta ripartizione", "uguale diritto di ciascuno all'uguale prodotto del lavoro", egli si sbaglia e Marx spiega perchè. Un "uguale diritto", - dice Marx, - qui effettivamente l'abbiamo, ma è ancora il "diritto borghese", che, come ogni diritto, presuppone la disuguaglianza. Ogni diritto consiste nell' applicazione di un'unica norma a persone diverse... Gli individui però non sono uguali: uno è più forte, l'altro è più debole, uno è ammogliato, l'altro no, uno ha più figli, l'altro meno, ecc."... Quindi - conclude Marx, - "...l'uno riceve dunque più dell'altro, l'uno è più ricco dell'altro e così via. Per evitare tutti questi inconvenienti, il diritto, invece di essere uguale, dovrebbe essere disuguale.."

Quindi, nella prima fase del comunismo "...non sarà più possibile lo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo, poichè non sarà più possibile impadronirsi, a titolo di proprietà privata, dei mezzi di produzione, fabbriche, macchine, terreni, ecc.... ma (questa prima fase sarà ancora) incapace di distruggere di punto in bianco l'altra ingiustizia: la ripartizione dei beni di consumo "secondo il lavoro" (e non secondo i bisogni)..."

Il diritto borghese ancora "...sussiste quale regolatore... della distribuzione dei prodotti e del lavoro fra i membri della società. "Chi non lavora non mangia": questo principio socialista è già realizzato; "a uguale quantità di lavoro, uguale quantità di prodotti": quest'altro principio socialista è anche esso già realizzato. Tuttavia ciò non è ancora il comunismo, non abolisce ancora il "diritto borghese"... "E' un "inconveniente", dice Marx, ma esso è inevitabile nella prima fase del comunismo, in quanto non si può pensare, senza cadere nell'utopia, che appena rovesciato il capitalismo gli uomini imparino, dall'oggi al domani, a lavorare per la società senza alcuna norma giuridica..."

"...In una fase più elevata della società comunista, dopo che è scomparsa la subordinazione asservitrice degli individui alla divisione del lavoro, e quindi anche il contrasto di lavoro intellettuale e fisico; dopo che il lavoro non è divenuto soltanto mezzo di vita, ma anche il primo bisogno della vita; dopo che con lo sviluppo onnilaterale degli individui sono cresciute anche le forze produttive e tutte le sorgenti della ricchezza collettiva scorrono in tutta la loro pienezza, solo allora l'angusto orizzonte giuridico borghese può essere superato, e la società può scrivere sulle sue bandiere: Ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni!"...

"...Questa espropriazione (dei capitalisti) renderà possibile uno sviluppo gigantesco delle forze produttive (della società umana). E vedendo come, già ora, il capitalismo intralci in modo assurdo questo sviluppo, e quali progressi potrebbero essere realizzati grazie alla tecnica moderna già acquisita..."... Allora "La distribuzione dei prodotti non renderà più necessario che la società razioni i prodotti a ciascuno: ciascuno sarà libero di attingere "secondo i suoi bisogni"..."

Marx, senza introdurre utopie false e per questo illusorie, ci conduce a comprendere come concretamente è possibile la liberazione dal lavoro salariato come sfruttamento e come sia possibile che la distribuzione sociale dei prodotti avvenga effettivamente in modo uguale, secondo i bisogni di ognuno. 

Marx, e Lenin, spiegano che mentre la liberazione dal lavoro sfruttato è possibile subito con la presa del potere del proletariato, con un atto dello "stato proletario" che requisisce la proprietà privata dei padroni e così i mezzi di produzione diventano di proprietà di tutta la società; una distribuzione dei prodotti secondo i bisogni non può essere fatta da un giorno all'altro, ma si devono determinare delle condizioni, perchè non siano parole vuote. La società socialista può all'inizio affermare e attuare il diritto "a uguale quantità di lavoro, uguale quantità di prodotti", quindi può attuare la nuova condizione per cui non succede più che gran parte del lavoro degli operai va al profitto dei capitalisti, ma ancora non può subito risolvere il fatto che il lavoro resta ancora differente, perchè proviene dalle differenze che si porta dietro dalla società capitalista, dai suoi limiti.

Quanto descrive Marx sulla base dell'analisi scientifica smonta tutte le "belle teorie" piccolo borghesi - che sentiamo spesso da parte di compagni di movimenti antagonisti - che fanno una denuncia del sistema capitalista soltanto legandola alla diseguale distribuzione dei prodotti, e non alla sua fonte, il modo di produzione capitalista che non può che fare una distribuzione totalmente diseguale: tanta ricchezza ai già ricchi, pochissimo, e sempre meno, solo il tanto che permette il giorno dopo di tornare al lavoro, ai proletari. Una distribuzione egualitaria è possibile solo quando viene posto fine al modo di produzione capitalista e si creano le condizioni per uno sviluppo al massimo della società, quando tutti saremo uguali alla fonte.  

Solo in una fase superiore della società comunista, determinandosi le condizioni di: sviluppo enorme delle forze produttive, non più frenate, subordinate dai rapporti di produzione che hanno come fine soltanto il profitto dei capitalisti che arrivano a distruggere forze produttive (pensiamo a tutte le forze produttive che provengono dalla natura); quando la "ricchezza sociale" può essere a disposizione di tutti; quando il lavoro non è più un mezzo costrittivo per vivere, ma ogni individuo vive spontaneamente il "lavoro" come produzione della vita in ogni suo ambito, e quindi il lavoro non è più il lavoro come lo conosciamo oggi, ma attività "creatrice" dell'umanità; allora sarà spazzato via ogni residuo del diritto angusto, per pochi dello Stato borghese e "la società può scrivere sulle sue bandiere: "Ognuno secondo le sue capacità; a ognuno secondo i suoi bisogni!". Per cui anche coloro che per debolezza, malattia, condizioni di vita possono dare un'attività lavorativa più limitata, potranno avere secondo i loro bisogni e vi sarà l'effettiva uguaglianza sociale.

E Lenin  scrive è "falsa l'idea borghese corrente che il socialismo sia qualche cosa di morto, di fisso, di dato una volta per sempre, mentre in realtà soltanto col socialismo incomincerà, in tutti i campi della vita sociale e privata, un rapido, vero, movimento progressivo, effettivamente di massa, a cui parteciperà la maggioranza della popolazione prima, e tutta la popolazione poi..."

Lenin poi affronta l'altro aspetto importante del socialismo: la gestione da parte di tutti gli uomini dello stato; ma qui le condizioni di questa partecipazione all'amministrazione pubblica le ha create la stessa società capitalista.

Scrive Lenin: "lo sviluppo del capitalismo crea a sua volta le premesse necessarie a che "tutti" effettivamente possano partecipare alla gestione dello Stato. Queste premesse sono, tra l'altro, l'istruzione generale, già realizzata in molti paesi capitalistici più avanzati, poi l'"educazione e l'abitudine alla disciplina" di milioni di operai per opera dell'enorme e complesso apparato socializzato delle poste, delle ferrovie, delle grandi officine, del grande commercio, delle banche, ecc..."

"...Tutti i cittadini si trasformano qui in impiegati salariati dello Stato, costituito dagli operai armati... La registrazione e il controllo in tutti questi campi sono stati semplificati all'estremo dal capitalismo che li ha ridotti a operazioni straordinariamente semplici di sorveglianza e di conteggio, e al rilascio di ricevute, cose tutte accessibili a chiunque sappia leggere e scrivere e fare le quattro operazioni... L'intera società sarà un grande ufficio e una grande fabbrica con uguaglianza di lavoro e uguaglianza di salario..."

Ma "...Dal momento in cui tutti i membri della società, o almeno l'immensa maggioranza di essi, hanno appreso a gestire essi stessi lo Stato, si sono messi essi stessi all'opera, hanno "organizzato" il loro controllo sull'infima minoranza dei capitalisti, sui signori desiderosi di conservare le loro abitudini capitaliste e sugli operai profondamente corrotti del capitalismo, - da quel momento la necessità di qualsiasi amministrazione comincia a scomparire. Quanto più la democrazia è completa, tanto più vicino è il momento in cui essa diventa superflua. Quanto più democratico è lo "Stato" composto dagli operai armati, che "non è più uno Stato nel senso proprio della parola", tanto più rapidamente incomincia ad estinguersi ogni Stato..."

"...ogni tentativo di sfuggire a questa registrazione e a questo controllo esercitato da tutto il popolo diventerà una cosa talmente difficile, un'eccezione così rara, provocherà verosimilmente un castigo così pronto e così esemplare (poichè gli operai armati sono gente che hanno il senso pratico della vita e non dei piccoli intellettuali sentimentali; non permetteranno che si scherzi con loro), che la necessità di osservare le regole semplici e fondamentali di ogni società umana diventerà ben presto un costume...

La possibilità di questa partecipazione agli affari dello stato - scrivere poi Lenin nell'ultimo capitolo - "...ci è garantita dal fatto che il socialismo ridurrà la giornata di lavoro, eleverà le masse a una vita nuova e metterà la maggioranza della popolazione in condizioni tali da permettere a tutti, senza eccezione, di adempiere le "funzioni statali", ciò che porta in ultima analisi alla completa estinzione di qualsiasi Stato in generale..."

Ma come fare perchè i "controllori" non si corrompano? Una domanda tante volte fatta da lavoratori, lavoratrici, sia pur applicata al sistema di funzionamento esistente dello Stato borghese, dei governi, formati sempre più al 90% da gentaglia corrotta, o che presto si corrompe una volta al potere. Qui Lenin ritorna a Marx ed Engels, e alle misure che venivano dalla grande esperienza della Comune di Parigi (di cui abbiamo già parlato): "...contro il pericolo che anch'essi diventino dei burocrati, saranno immediatamente prese le misure minuziosamente studiate da Marx e da Engels: 1) non soltanto eleggibilità ma anche revocabilità ad ogni istante; 2) stipendio non superiore al salario di un operaio; 3) passaggio immediato a una situazione in cui tutti assumano le funzioni di controllo e di sorveglianza, in cui tutti diventino temporaneamente dei "burocrati", e quindi nessuno possa diventare un "burocrate"... "...e ancora si sostituiscono gl'istituti parlamentari con istituti "di lavoro, cioè esecutivi e legislativi allo stesso tempo".

Concludiamo questa Formazione operaia con una frase dell'ultimo capitolo di 'Stato e rivoluzione', in cui Lenin chiarisce in maniera semplice e sintetica, da ognuno verificabile, la distinzione, rispetto allo Stato e alla rivoluzione tra i marxisti e gli anarchici.

"...I marxisti si distinguono dagli anarchici in questo: 1) i primi, pur ponendosi l'obiettivo della soppressione completa dello Stato, non lo ritengono realizzabile se non dopo la soppressione delle classi per opera della rivoluzione socialista, come risultato dell'instaurazione del socialismo che porta all'estinzione dello Stato; i secondi vogliono la completa soppressione dello Stato dall'oggi al domani, senza comprendere quali condizioni la rendano possibile; 2) i primi proclamano la necessità per il proletariato, dopo ch'esso avrà conquistato il potere politico, di distruggere completamente la vecchia macchina statale e di sostituirla con una nuova, che consiste nell'organizzazione degli operai armati, sul tipo della Comune; i secondi, pur reclamando la distruzione della macchina statale, si rappresentano in modo molto confuso con che cosa il proletariato la sostituirà e come utilizzerà il potere rivoluzionario; gli anarchici rinnegano persino qualsiasi utilizzazione del potere dello Stato da parte del proletariato rivoluzionario, la sua dittatura rivoluzionaria; 3) i primi vogliono che il proletariato si prepari alla rivoluzione utilizzando lo Stato moderno; gli anarchici sono di parere contrario...".

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Noi abbiamo avviato questa Formazione operaia su "Stato e rivoluzione", prima di tutto per chiarire e ribadire a noi stessi; poi perchè da un lato questo testo affronta domande, problematiche che operai, masse avanzate si pongono continuamente; dall'altro perchè esso serva a sgomberare il capo da illusioni riformiste sullo Stato che anche tanti lavoratori, donne, giovani hanno e che frena la necessità della loro partecipazione all'organizzazione rivoluzionaria e alla lotta politica.

Invitiamo chiunque voglia a intervenire, a fare domande. 


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