mercoledì 4 gennaio 2012

pc 4 gennaio - strage silenziosa da non lavoro

un suicidio al giorno tra i disoccupati italiani


la ricerca
Suicidi, il boom legato alla crisi
ogni giorno un caso fra i disoccupati
Il lato più tragico della recessione certificato dall'indagine di Eures
sulla prima ondata di licenziamenti e chiusure nel 2009. Tra chi ha perso il
lavoro il fenomeno è cresciuto del 40% in un anno, colpendo soprattutto la
popolazione maschile


ROMA - La prima ondata della crisi econoomica, col suo carico di effetti sul
lavoro, ha provocato un suicidio al giorno tra i disoccupati italiani. Il
dato tragico è certificato dall'indagine condotta da Eures, istituto di
ricerche economiche e sociali, e intitolata brutalmente "Il suicidio in
italia ai tempi della crisi.
Caratteristiche, evoluzioni e tendenze".

L'indagine ha preso in esame il 2009, l'anno in cui si sono dispiegate le
prime ripercussioni della crisi mondiale innnescata dal crac Lehman Brothers
nella seconda parte del 2008, con il massiccio ricorso alla cassa
integrazione, i fallimenti e la chiusura delle aziende più esposte. In
quell'anno, secondo la ricerca, in Italia ci sono stati 2.986 suicidi con un
aumento del 5,6% rispetto all'anno precedente (2.828 I casi nel 2008) che ha
invertito la dinamica decrescente dell'ultimo biennio.

L'incremento registrato ha riguardato sia la popolazione femminile (+1,6%,
con 643 casi rispetto ai 631 del 2008), sia soprattutto quella maschile
(+5,6%, passando da 2.197 a 2.343). Ciò che, secondo Eures, ha
caratterizzato il fenomeno nel 2009 è stata propria la sua forte
interdipendenza con la crisi economico-occupazionale. A dirlo sono i numeri:
sono stati infatti 357 i suicidi compiuti da disoccupati, con una crescita
del 37,3% rispetto ai 260 casi del 2008, nella gran parte dei casi compiuti
da persone espulse dal mercato del lavoro (272 in valori assoluti, pari al
76%, a fronte di 85 casi di persone in cerca di prima occupazione).

Un
ulteriore indicatore del rapporto diretto tra il boom del fenomeno e la
crisi è rappresentato dal numero dei suicidi per ragioni economiche (al di
là di quanto sia effettivamente possibile stabilire una lettura univoca del
"movente"), che raggiungono proprio nel 2009 il valore più alto degli ultimi
decenni (198 casi, con una crescita del 32% rispetto ai 150 casi del 2008 e
del 67,8% rispetto ai 118 casi del 2007).

Dal punto di vista sociale, invece, il suicidio si conferma un fenomeno
decisamente più diffuso tra le fasce della popolazione anziana, mentre sul
fronte della diffusione geografica oltre la metà dei casi sono registrati in
una regione del nord (1.600 casi nel 2009, pari al 53,6% del totale), a
fronte del 18,8% al centro (561 casi) e del 27,6% al sud (825 casi). Anche
in termini relativi il nord conferma i valori più alti, con 5,8 suicidi ogni
100 mila abitanti, a fronte dei 4,8 del centro e dei 4 del sud. Ma è proprio
il meridione a registrare nel 2009 la crescita più consistente del fenomeno,
con un incremento pari all'11%.

Nell'ultimo anno, invece, sono le cronache a segnalare un aumento dei
suicidi tra gli imprenditori. Dopo i casi registrati nel Nord Est, ieri è
stato un concessionario d'auto di Catania 1 a togliersi la vita davanti alla
prospettiva di dover licenziare dipendenti per salvaguardare l'azienda,
mentre oggi la procura di Trani ha aperto un'inchiesta per capire se dietro
il suicidio di un imprenditore, avvenuto il 30 dicembre, possa esservi la
pressione degli usurai per dei prestiti concessi per far fronte alla crisi
dell'azienda.
(03 gennaio 2012)

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