martedì 30 gennaio 2018

pc 30 gennaio - LA DENUNCIA E L'APPELLO DEL CSGPINDIA ALLA MANIFESTAZIONE A POGGIOREALE NAPOLI

Dall'intervento del rappresentante del Comitato di sostegno alla guerra popolare in India
Porto il saluto, la solidarietà, il contributo a questa manifestazione dei compagni che in Italia e in diversi paesi in Europa e nel mondo in questi giorni si stanno mobilitando nelle giornate di azione e solidarietà con i prigionieri politici in India.
Quel paese che i compagni indiani hanno definito la “prigione dei movimenti popolari”, dove oltre diecimila sono i prigionieri politici, quasi tutti appartenenti alle caste "inferiori", ai popoli in lotta per difendere le loro terre, alle minoranze religiose e nazionali oppresse, all’opposizione politica democratica, ai militanti maoisti che portano avanti la guerra popolare.
Italia e India, paesi geograficamente lontani sono in effetti legati da interessi e relazioni politiche ed economiche.
Sono italiane le multinazionali che armano le forze reazionarie indiane e che concorrono alla razzia delle risorse naturali del paese, è indiana la multinazionale che nella città da cui vengo, Taranto, ha acquistato la più grande acciaieria d’Europa, l’Ilva, per imporvi lo stesso sistema di sfruttamento con cui è cresciuta fino ad affermarsi tra i grandi giganti mondiali dell’acciaio.
Soprattutto, India e Italia sono parte dello stesso sistema mondiale, l’imperialismo, che produce devastazione, sfruttamento e oppressione e prigionia politica per chiunque osi opporsi.

Simili sono anche le denunce che dalle carceri vengono per il trattamento dei prigionieri.
Abbiamo sentito qui la testimonianza della moglie di un detenuto ammalato di leucemia cui è stata negata la scarcerazione perché “non ancora terminale”.
In India abbiamo la vicenda esemplare del prof. GN Saibaba, invalido al 90%, costretto su una sedia
a rotelle e seriamente ammalato. Saibaba non solo è stato condannato all’ergastolo per false accuse basate sulla confessione estorta con la tortura ad altro imputato, che le ha ritrattate durante il processo, ma oggi gli vengono negati in carcere l’assistenza cui un prigioniero nelle sue condizioni avrebbe diritto e anche le terapie per le serie patologie di cui soffre. La sua prigionia è una condanna a morte!

Ma anche la lotta contro il sistema, la giustizia di classe, la repressione, la disumanità delle condizioni detenzione attraversa le mura delle carceri come i confini degli Stati. Per questo oggi qui portiamo l'appello al sostegno alla campagna internazionale per Saibaba e i prigionieri politici in India e nello stesso tempo prendiamo l’impegno di riportare l’eco delle denunce, della lotta che qui si sta sviluppando contro il 41bis, il 14bis, la tortura, la differenziazione e il carcere in generale, in tutti i paesi in cui i compagni stanno sviluppando la campagna, affinché attraverso le mura delle carceri, oltre le frontiere degli Stati sia la stessa lotta e lo stesso il grido che si deve levare: LIBERTÀ!

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