mercoledì 7 luglio 2010

Roma,6-7 luglio 2009: report manifestazione terremotati aquilani

Una manifestazione fiera e combattiva quella di oggi. Più di 8000 terremotati sono arrivati dall’Aquila stamattina per assediare Montecitorio e poi il Senato, per contestare la manovra finanziaria che, tra le altre cose, impone di tornare a pagare tasse, contributi e tickets su visite e medicinali a chi ha perso tutto.

Numerosi gli striscioni e i cartelli, tra cui “Chiodi e Letta ruffiani di Stato contro i terremotati”, “L’Aquila: tassati senza servizi, alloggiati senza alloggi, lavoratori senza sede e senza lavoro, miracolati senza ricostruzione, paghiamo il mutuo senza casa ed il canone RAI per TG senza notizie. Grati ringraziamo”, “forti, gentili e incazzati neri”, “meglio i borboni che ‘sti imbroglioni”, “se saltano i conti può saltare pure Tremonti”, "Ieri L'Aquila, domani tutta l'Italia" ecc.

Arrivati a Piazza Venezia c’è stata una leggera carica all’imbocco di Via del corso, dove un uomo è stato ferito sulla fronte. Abbiamo comunque rotto quel primo blocco di carabinieri, polizia e finanzieri in assetto antisommossa: “chiediamo la città, ci danno polizia, questa è la loro democrazia!” è stato urlato. Travolti dalla rabbia e dalla determinazione di tanti giovani e donne e ragazze combattive, i servi dei servi sono stati costretti a indietreggiare, in maniera anche piuttosto sconclusionata, manganellando qua e là i manifestanti che li travolgevano e colpendo un altro ragazzo alla testa.

Abbiamo guadagnato terreno ma per poco: all’imbocco con un vicolo che portava a Montecitorio, un altro blocco ci ha impedito di proseguire e c’è stata un’altra carica. Picchiate diverse persone, con un altro ferito e vari contusi, tra cui una donna, colpita al viso, ma ancora in prima fila a combattere.
Le donne, in particolare, hanno mostrato una fierezza, un coraggio e una lucidità senza eguali. Sono andate davanti agli sbirri armati fino ai denti e sono riuscite davvero a farli vergognare. Una ha detto loro: “vi parlo come una mamma di famiglia, avete picchiato i nostri figli, siete degli animali, vergognatevi!”. Un’altra si è staccata seccamente dall’ala protettiva del marito ed è andata anche lei a dirgliene 4. Un’altra ancora, arrabbiatissima, ha iniziato a urlargli: fascisti, pezzi di merda, bastardi ecc.

“Polizia fascista polizia assassina” è stato lo slogan più gridato in quella carica, che quasi nessuno si aspettava. E infatti non siamo riusciti a riorganizzarci e a comunicare bene tra noi. Alcuni hanno imboccato il vicolo per Montecitorio, dove però era in corso una manifestazione dei disabili, altri sono rimasti davanti al blocco, altri ancora sono tornati verso Piazza Venezia per bloccarla.

Alla fine però ci siamo ricompattati davanti Palazzo Chigi e nel primo pomeriggio ci siamo diretti a Piazza Navona, verso palazzo Madama, inaccessibile.
Abbiamo cercato di raggiungerla passando sotto palazzo Grazioli e dopo aver sfondato un primo blocco ci siamo fronteggiati con un secondo, ma quello era proprio impermeabile. Persino il Sindaco e il deputato Lolli sono stati colpiti e il sindaco è stato anche contestato dai manifestanti per essersi voltato indietro ed avere invitato gli stessi a passare da un’altra parte. Un ragazzo gli ha gridato: “girati, che te lo mettono in culo, come ti sei girato un anno fa e ce lo hanno messo in culo a tutti!”
Su un blindato dei carabinieri è stato appeso un cartello: “Tagliamo il governo, ricostruiamo L’Aquila coi soldi della cricca e propaganda FIDE, via il governo di ladri e assassini, FUORI I SOLDI!”. Altri slogans “Berlusconi pezzo di merda” “Assassini” “Ladri” “servi dei servi dei servi dei servi” ecc., oltre naturalmente a “L’Aquila L’Aquila”, “qui fanno entrare soltanto le escort e gli spacciatori di coca” ecc.

Intanto il tempo passava davanti a quel blocco e si rischiava di arrivare tardi a Palazzo Madama. Così si è deciso di retrocedere e prendere un’altra via.
Al Presidio in Piazza Navona è stato contestato il senatore pdl Scelli, ex dirigente della croce rossa e ci è giunta la voce, dai palazzi del potere, che Giovavardi avrebbe detto a Cialente di non perdere tempo a Roma e di andare a lavorare all’Aquila.
“Tornatevene a casa vostra!” è stato anche l’invito che ci hanno rivolto 2 passanti sfidando il linciaggio, ma complessivamente abbiamo trovato, sbirri a parte, una buona accoglienza e solidarietà.

Al ritorno verso corso Umberto, dove erano gli autobus, abbiamo proseguito il corteo bloccando il traffico, anche con sit-in.

Infine siamo passati per via Ulpiano, sede del dipartimento di protezione civile, anch’essa blindata. Siamo arrivati sin sotto il portone per fare i nostri complimenti e ringraziamenti a Bertolaso, alla Commissione Grandi Rischi, alla cricca, allo schifo totale di questo sistema incivile. Abbiamo fatto un minuto di silenzio per le vittime del sisma e ce ne siamo andati con una promessa, che i guardiani della cricca possono aver preso come una minaccia, ma abbiamo subito chiarito l’equvoco: “Noi non vi dimenticheremo” gli abbiamo detto, “non vi abbandoneremo, torneremo e saremo sempre di più”

“Revenemo!”, così li abbiamo salutati e abbiamo salutato Roma

qui alcune immagini

pc quotidiano 6-7 luglio - NOI NON SIAMO GRADITI…….aquilani a roma

Queste le parole di un aquilano manganellato oggi a Roma intervistato da una giornalista di RaiNews24. Ha precisato meglio aggiungendo il fatto che lo scorso anno venivano proiettati sulla scena mediatica per fare ascolti a “supporto” dei proclami e le promesse di Berlusconi. Il ragazzo ha aggiunto che gli aquilani erano senza casa un anno fa e lo sono tuttora, terremotati erano e terremotati rimangono ma non fanno più audience ora che bisogna trovare i soldi. Non essere graditi da chi governa non riguarda solo la popolazione terremotata dell’Aquila, almeno in questo gli aquilani non sono soli. Non essere graditi lo possono gridare forte gli operai, a partire da quelli di Pomigliano, che hanno detto NO alla dittatura padronal-governativa; lo possono rivendicare i lavoratori del Pubblico Impiego, a partire da quelli della Scuola-Sanità-Ricerca, che subiscono tagli di posti di lavoro e salario e che vengono sbeffeggiati e umiliati dai rappresentanti di questo governo. E la lista è molto lunga dei NON GRADITI, vi sono i morti sul lavoro che non trovano spazio sulle pagine dei giornali o che non “bucano” gli schermi TV, ma che continuano ad essere uccisi e sacrificati sull’altare del profitto padronale mantenendo inalterata la media degli anni precedenti 4/5 al giorno; una lista di indesiderati che si allunga sino a raggiungere coloro che già sono stati “segnati” dalla vita ovvero invalidi e disabili vari, ai quali questo governo nega i più elementari diritti come l’assistenza. Si potrebbero riempire due pagine per definire la lista reale dei NON Graditi per dire, senza ironia, che gli aquilani non sono soli o per dire loro che le “carezze”, le manganellate, che i giannizzeri in divisa hanno elargito in questa mattinata romana, sono le stesse. Ma questo gli aquilani lo sanno già e lo hanno anche scritto nei loro cartelli e striscioni: Forti e Gentili SI, Fessi NO. A questo si aggiunge quanto detto oggi, sempre alla giornalista di RaiNews24, da uno dei feriti alla stupita domanda della reporter che gli chiedeva come mai fosse rimasto in piazza nonostante la vistosa fasciatura, il ragazzo ha detto “NOI ABBIAMO LA TESTA DURA”. Eccole le parole da raccogliere tra le masse dei NON GRADITI; eccoli i messaggi da spedire ai mandanti di questa “normale” giornata di repressione. Ma serve anche raccogliere la sfida in questo scontro di interessi ovvero : tra gli interessi delle masse e quelli di questo sistema di corrotti, ladri e fascisti. Sarebbe, anche, utile ma, principalmente, normale che i tanti giornalisti che si sono, e si stanno, mobilitando per la libertà di informazione, che iniziassero a “disobbedire” al bavaglio del governo a partire dal diffondere una “corretta” informazione sui tanti NON GRADITI.

pc quotidiano 6-7 luglio - Aquilani a Roma, cariche poliziesche invece che ricostruzione,case e lavoro

20000 aquilani a Roma vengono caricati dalla polizia,feriti,brutalità contro i terremotati
Il governo della cricca sulla pelle dei terremotati se ne deve andare !
La lotta deve continuare e deve avere il massimo sostegno nazionale.

riproponiamo stralci del testo di proletari comunisti di alcuni giorni fa

"Sono ormai alcune settimane che a L'Aquila è ripartita la protesta
> popolare
> a fronte della pesantezza della situazione e soprattutto dello stato di
> abbandono.
> 4 mila ancora negli alberghi, con gli albergatori peraltro che reclamano
> 50
> milioni di euro di soggiorni non pagati, 25 mila in autonoma sistemazione
> che costano 8 milioni di euro al mese, 12 mila case del centro storico per
> cui non è stato fatto ancora nulla; ma a questo vanno aggiunti 16 mila
> disoccupati, vecchi, ....l'Inps
> che
> rivuole i contributi non versati, mutui da ricominciare a pagare, fino
> alla
> sconfortante affermazione "gli aquilani sentono di vivere come in un
> braccio
> della morte".
> Una protesta popolare compatta, questo è un bene, che da L'Aquila
invade Roma .forte la la rabbia contro il governo, la
> cricca di Bertolaso, la Rai di Minzolini "Menzognini".
>
> Noi siamo fortemente dalla parte della popolazione che protesta, abbiamo
> sempre pensato che solo la protesta popolare, radicale potesse ricostruire
> L'Aquila e gli aquilani. Abbiamo cercato in questi mesi, ogni qualvolta
> che
> ne abbiamo avuto la possibilità e la conoscenza diretta di
> controinformare,
> di denunciare, di indicare proposte di lotte, forme organizzative - non
> certo per sostituirci al movimento di massa ma per dare un contributo alla
> sua forza e soprattutto alle necessità dell'uso della forza. Perchè quello
> che è successo a L'Aquila, prima, durante e dopo il terremoto, è davvero
> una
> delle pagine più criminali del capitale e del governo di questi ultimi
> anni.....
> ora il massimo del sostegno a far ridiventare
> L'Aquila una questione nazionale su cui chiamare a mobilitare tutti.
>

pc quotidiano 6-7 luglio: L’Aquila non è tutto ma L’Aquila è di tutti

Questa è la storia di un'aquila che credeva di essere un pollo:

Un uomo trovo' un uovo d'aquila e lo mise nel nido di una chioccia. L'uovo si schiuse contemporaneamente a quelle della covata, e l'aquilotto crebbe insieme ai pulcini. Per tutta la vita l'aquila fece quel che facevano i polli del cortile, pensando di essere uno di loro. Frugava nel terreno in cerca di vermi e insetti, chiocciava e schiamazzava, scuoteva le ali alzandosi da terra di qualche decimetro.
Trascorsero gli anni e l'aquila divenne molto vecchia. Un giorno vide sopra di se, nel cielo sgombro di nubi, uno splendido uccello che planava, maestoso ed elegante, in mezzo alle forti correnti d'aria, muovendo appena le robuste ali dorate.
La vecchia aquila alzo' lo sguardo, stupita. "Chi e' quello???" chiese. "E' l'aquila, il re degli uccelli" rispose il suo vicino, "Appartiene al cielo. Noi invece apparteniamo alla terra, perche' siamo polli". E cosi' l'aquila visse e morì come un pollo, perche' pensava di essere tale. Anthony de Mello

Ma la storia dell’Aquila è ancora tutta da scrivere…

Ancora stordita da quella furiosa notte, L’Aquila si è lasciata sorvolare dai potenti, pensando “è così, il cielo appartiene a loro, io non sono che un pollo e appartengo alla terra”
In questi mesi L’Aquila però ha alzato la testa e spiegate le ali, svegliata dalle risate degli avvoltoi che si preparavano al banchetto, dalla puntura delle zecche padronali, papali e istituzionali che le succhiavano il sangue, dal prurito dei parassiti mafiosi che si cibavano di lei, di quelli che hanno seppellito i suoi figli sotto le macerie.
I polli intorno non c’erano più, solo avvoltoi, sciacalli e parassiti.
“Difenderò come un’aquila i miei figli! – pensò - ma dovrò cercare altre aquile non più polli!...”

La ricostruzione è a un punto morto: non ci sono i soldi e le banche non pagano. 4 mila ancora negli alberghi e 50 milioni di euro da pagare per il soggiorno. 25 mila in autonoma sistemazione (ferma a gennaio), con un costo di 8 milioni di euro al mese. 30.000 i senza tetto, più di 16.000 senza lavoro! l'Inps che rivuole i contributi non versati, famiglie senza casa che devono ricominciare a pagare un mutuo per un mucchio di macerie, tornano i ticket su farmaci e visite mediche e i vecchi, gli anziani “estraniati”, dimenticati, abbandonati…

“gli aquilani sentono di vivere come in un braccio della morte”, afferma il sindaco Cialente, che in piena crisi mondiale propone una tassa di scopo o un contributo di solidarietà, che non è chiaro chi pagherà visto che ai potenti della terra, per visitare la città fantasma, non è stato chiesto alcun balzello e per quel summit, che sindaco e sindacati confederali hanno accettato di buon grado, sono stati spesi più di 500 milioni di euro!
Senza contare quel miliardo e 68 milioni spesi per le c.a.s.e., costate 3 volte di più per dare alloggi in comodato a un terzo degli sfollati. Senza contare quel milione di euro sottratto alla ricostruzione per la visita del Papa a Sulmona e così via.

Con quale coscienza cloacale istituzioni, curia, padronato e sindacati confederali e di polizia si aggregano oggi alla protesta degli aquilani? Forse non gli è bastato contenerla, scomunicarla e reprimerla in tutti questi mesi?
Non gli è bastato, la marea è alta e per non affogare tentano di rimanervi a galla, come una macchia di petrolio che sporca e soffoca qualsiasi forma di vita al suo cammino, come guardiani del “braccio della morte” dove gli aquilani, come dice il sindaco, sentono di vivere.

Ma dal “braccio della morte” non si esce chiudendo gli occhi. Non si esce con una “condizionale” a carico anche degli stessi terremotati (se la tassa di scopo dovesse configurarsi come un’accise sui carburanti o sui tabacchi). Dal braccio della morte non si esce chiedendo l’ennesimo tributo di sangue in un periodo di crisi profonda a precari e disoccupati di tutto il paese. Non si esce dal braccio della morte se L’Aquila non torna ad essere una questione nazionale, come lo è stata quando faceva comodo al governo Berlusconi ed ai suoi servi.

L’Aquila non è tutto,
ma è un modello per recintare la vita di tutti!


Dal braccio della morte si esce uccidendo il boia e chi lo paga
Si esce riconoscendo i nemici dagli amici, perché questa è una guerra a tutti gli effetti!
Dal braccio della morte del cratere, l’unica solidarietà che possiamo ora chiedere è quella di classe.
Quella che possiamo attenderci è la rivolta degli sfruttati agli sfruttatori, dei senza-tetto ai palazzinari, dei poveri ai ricchi, di quelli che hanno perso tutto a quelli che hanno preso tutto.


Perché anche se L’Aquila non è tutto, L’Aquila è di tutti

Perché quello che è successo a L'Aquila, prima, durante e dopo il terremoto, è una delle pagine più criminali del capitale e del governo di questi ultimi anni e perché solo la giustizia popolare può rendere giustizia ai nostri lutti e liberarci dal braccio della morte!
Una giustizia che ci chiama tutti a una lotta radicale e non ad ambigue e fittizie alleanze.

martedì 6 luglio 2010

pc quotidiano 6-7 luglio No all'esercito professionale!

Passo dopo passo si rafforza lo Stato reazionario della borghesia imperialista italiana. Sempre più in senso militare e totalitario, necessario per l'aggressione ai popoli ( le "missioni internazionali di pace", la lotta al "terrorismo"), la risoluzione delle controversie interimperialistiche ("salvaguardia degli interessi nazionali") e l'intervento interno ("pubblica calamità" e "in altri casi di straordinaria necessità e urgenza", cioè respingimenti di immigrati e ordine pubblico).
Il governo, con i ministri La Russa e Meloni, finanzia la mini-naja con 20 milioni in 3 anni selezionando 1500 giovani all'anno, in un'età compresa tra i 18 e i 30 anni, "bravi, competenti e atletici", in addestramento militare per 3 settimane.
E' un provvedimento che punta alla formazione di un esercito di soldati scelti, educati nei "valori" della patria, cioè mercenari imbevuti di autoritarismo e di sopraffazione, pronti ad ubbidire irrigimentati.
Così come la controriforma Gelmini è il suo contraltare sul piano della scuola, anche questo provvedimento punta sulle nuove generazioni per coinvolgerle nell'edificazione di un altro modello di Stato, quello che nella storia del nostro paese si è già realizzato come fascista.
(Il ministro Meloni aveva già portato a casa il finanziamento alle "Comunità giovanili", una sorta di centri sociali di stato, che qualcuno aveva chiamato Comunità Balilla).
Chi meglio del personale politico dell'ex MSI, che si è formato nei campi paramilitari in funzione anticomunista -i campi Hobbit-, legato ai vertici delle forze armate e ai padroni dell'industria bellica, Finmeccanica in testa, poteva realizzare questo obiettivo che va nella direzione della costituzione di un moderno esercito professionale?
Al servizio della Nato/USA oppure dell'Europa, comunque sempre al servizio degli interessi dei padroni, nei confronti dei quali non c'è alcuna differenza tra gli schieramenti politici in parlamento, tra i governi di qualunque colore che hanno portato morte e oppressione in Somalia, Serbia, Irak, Afghanistan..
Questa mini-naja continuerà nella solita menzogna già forgiata dalla sinistra di palazzo delle guerre umanitarie, per la pace, e lasceranno l'art. 11 della Costituzione a fargli da paravento mentre occupano le terre dei popoli oppressi.
Le forze parlamentari dell'opposizione e i sindacati confederali non potranno esercitare nessuna opposizione in quanto complici di una politica tesa a rafforzare lo stato, ben consapevoli del ruolo fondamentale della Difesa.
La sinistra ex parlamentare non andrà oltre la denuncia dell'aumento delle spese militari e della difesa dell'art. 11 della Costituzione e dell'imperialismo europeo. Ma noi non dimentichiamo che nella loro azione di governo sono stati il puntello sociale della politica imperialista nell'opposizione sociale.
Il movimento antimperialista per avanzare deve necessariamente sbarazzarsi di concezioni sbagliate e della delega agli immondi conciliatori e lottare per il rovesciamento di questo stato.

prolcomra
06/07/2010

pc quotidiano 6-7 luglio - per AZAD manifesto nazionale

pc quotid 6-7 luglio - onore al compagno Azad - viva il PC India maoista- Viva la guerra popolare

con grande tristezza annunciamo la morte del compagno Azad, portavoce del Partito Comunista dell'India (maoista)
quello che segue è il comunicato ufficiale ricevuto

Comunicato stampa del Partito comunista dell’India (maoista), Comitato Centrale, Ufficio Regionale Nord. 3 luglio 2010


Non è stato uno scontro a fuoco!
È un assassinio a sangue freddo per mano della polizia dell’Andhra Pradesh!
Saluto rosso a martiri compagni Azad (Cherukuri Rajkumar) e Hem Pandey (Jitender)!!

*Azad era stato arrestato insieme a Hem Pandey a Nagpur il 1° luglio*
Il primo luglio intorno alle undici del mattino la famigerata sezione speciale della polizia dell’Andhra Pradesh, nota per sparizioni e assassini a sangue freddo, ha arrestato nella città di Nagpur il compagno Azad, membro dell’Ufficio Politico e portavoce del PCI(maoista) e il compagno Hem Pandey, membro del comitato di zona, mentre dall'area di Dandakarnaya andavano a incontrare un compagno che avrebbe dovuto riceverli. Il compagno Azad aveva raggiunto Nagpur verso le 10 insieme a Hem Pandey, dopo un lungo viaggio. Grazie a informazioni dettagliate, i sicari fuorilegge della APSIB li hanno sequestrati, trasferendoli poi, probabilmente in elicottero, nella giungla di Adilabad vicino il confine col Maharashtra e lì sono stati uccisi a sangue freddo.

*rendiamo il nostro omaggio rosso ai nostri amati compagni e giuriamo vendetta a questi assassini*

*La vita del compagno Azad*
Il compagno Azad era uno dei più vecchi dirigenti del nostro PCI(Maoista). Nato in Andhra Pradesh da famiglia benestante del distretto di Krishna, studiò alla Sainik School di Korukonda nell’attuale distretto di Vizianagaram. Nel 1974 il compagno Surapuneni Janardhan, guida leggendaria del movimento studentesco, lo introdusse nell’Unione degli Studenti Rivoluzionari. Brillante studente al Regional Engineering College, che in quei giorni era indicato come il Radical Engineering College, completò i suoi studi di ingegnere chimico e per direttiva del Partito si trasferì a Vishakhapatnam. Fino al 1984 fu il secondo presidente dell’Unione degli Studenti Rivoluzionari, in quel periodo catalizzatore delle mobilitazioni di tanti studenti e movimenti popolari in tutto l’Andhra Pradesh. Divenne membro del comitato locale dell’unità Vizag del PCI(ML) (People’s War). Percorse l’India in lungo e largo per organizzare il Seminario sulla questione delle nazionalità che si tenne a Madras (ora Chennai) nel 1981. Nel 1982 si trasferì a Karnataka, dove fu uno dei fondatori del partito, e lavorò come segretario del Comitato di Partito in quello stato. Entrò nel Comitato Centrale dopo il plenum del 1990, membro eletto dello stesso CC nella conferenza di partito di tutta l’India nel 1995 e da allora membro dell’Ufficio Politico, incarichi che ha mantenuto dopo anche dopo la formazione del PCI Maoista nel 2004, da allora portavoce del CC.
Era noto per la vita semplice e il duro lavoro, per le letture voraci e le brillanti analisi della situazione, per la cristallina articolazione della sua logica acuta e la fine abilità organizzativa, contribuì enormemente al movimento rivoluzionario in molti campi. Scrisse molto per People’s March, People’s War, organo teorico del PCI (Maoista) e per il Maoist Information Bulletin. Fu autore di un’acuta critica degli intellettuali dell’Andhra Pradesh, disillusi e sfiduciati verso il movimento rivoluzionario dopo gli eventi del 1990 e il collasso dell’imperialismo sovietico e dei regimi satellite.
Con la sua morte il movimento rivoluzionario indiano perde un compagno esemplare, una stella luminosa che ha servito il movimento per oltre 35 anni.
Poco prima del suo ultimo viaggio, una nota rivista gli fece recapitare delle domande per un’intervista. Rispose che era in partenza e che avrebbe risposto appena possibile.

* Non è Sukhdev ma il compagno Hem Pandey di Uttarakhand che è stato assassinato dall’APSIB *
Il compagno Hem Pandey, 30 anni, veniva da un villaggio nei pressi di Pithoragarh nello stato Uttarakhand. Compì i suoi studi in storia all’Università di Nainital, dove consegui il dottorato. Da studente fu membro attivo dell’AISA, lentamente comprese il carattere pseudo rivoluzionario della politica dell’AISA e si avvicinò ai gruppi più radicali, per entrare poi nel PCI(ML) (PW) nel 2001. Organizzò i contadini nei villaggi montani del distretto di Almora, facendosi interprete delle loro innumerevoli istanze, compresi i problemi emersi per la riserva naturale di Binsar. Dalla voce dolce, occhialuto, magro ed energetico, il compagni Hem Pandey seppe conquistare il cuore del popolo di quella regione. Nel 2005 gli furono affidati compiti più importanti, che svolse con pazienza e tenacia. La sua fame di conoscere cose nuove, di leggere sempre di più, e lo zelo con cui metteva per iscritto le sue idee sono motivo di emulazione per tutti i rivoluzionari. Scrisse articoli per diverse riviste sotto diversi pseudonimi. Richiediamo alle organizzazioni per i diritti umani di esigere che la polizia dell’Andhra Pradesh restituisca il corpo del compagno Hem Pandey a sua madre che vive a Haldwani, stato di Uttarakhand, sua unica parente.

* APSIB, controfigura indiana del Mossad *
L’Andhra Pradesh Special Intelligence Bureau, addestrato in parte dal Mossad, ha conquistato in india la stessa fama dei suoi maestri. Si muove oltre i confini del suo stato perpetrando impunemente sequestri e assassini a sangue freddo, il tutto con la benedizione di Manmohan Singh Sonia Gandhi e P. Chidambaram. Questa cricca fascista ha stretto i suoi tentacoli su tutta l’India, ricorrendo sempre più spesso all’assassinio di rivoluzionari, facendosi beffe della sentenza dell’Alta Corte dell’Andhra Pradesh secondo cui ai sensi della sez. 302 del CP indiano, tutti gli scontri a fuoco devono essere registrati come omicidi. Prima o poi questi assassini saranno presi a bersaglio dalle masse rivoluzionarie.

* Chidambaram si aspetta che il PCI(Maoista) si sieda a trattare con chi ha le mani sporche del sangue dei compagni Azad e Hem Pandey? *
Il PCI(Maoista) non ha mai contestato o protestato per i casi di morte in effettivi scontri armati. È la polizia dell’Andhra Pradesh che ricorre alle bugie goebbelsiane, cui non credono più nessuno. Il PCI(M) è per la verità di cui rendere conto al popolo e ammette sempre i fatti. Non c’era alcun piano che prevedesse che Azad andasse nella giungla di Sarkepally in Adilabad. Azad era diretto a discutere con i nostri compagni, tra le altre cose, delle proposte concrete di una nota personalità quale Swamy Agnivesh di incontri specifici per un reciproco cessate il fuoco. Aveva con sé una lettere confidenziale scritta ad Azad da Swamy Agnivesh, datata 26 giugno 2010. Chidambaram si aspetta ora che il PCI(M) si sieda a discutere con chi ha le mani sporche del sangue dei compagni Azad e Hem Pandey? Ci chiede ripetutamente di abiurare le violenza, mentre la polizia dell’Andhra Pradesh assassina compagni inermi con la sua benedizione, non è come il diavolo che canta i salmi?

* Le menzogne della polizia *
Qual era la necessità che Azad andasse ad Abilad se lì non esiste alcun movimento o organizzazione? Che gli abbiano trovato un AK 47 è una spudorata menzogna. Azad è sceso da un treno nella stazione di Nagpur intorno alle 10 insieme al compagno Hem Pandey ed è stato catturato disarmato dall’APISB. Il governo rispetta l’art. 21 della sua stessa Costituzione? Rispetta i dettami della Convenzione di Ginevra per cui le “persone disarmate” non devono essere colpite? Non pura ipocrisia e fandonia che il governo da una parte vari misure contro la tortura mentre dall’altra la polizia tortura ogni minuto i detenuti? La polizia dell’Andhra Pradesh ripete fino alla nausea la storiella degli scontri armati, sfornata per i media innumerevoli volte. Il diritto alla vita garantito dalla Costituzione è deriso e il diritto a essere mostrati entro 24 ore dall’arresto si è trasformato nella certezza di essere assassinati entro 24 ore dall’arresto, così da non dover dar conto a parenti e amici.

Facciamo appello alle organizzazioni dei diritti civili, ai democratici, ai patrioti perché colgano l’occasione per investigare a fondo su questo falso scontro armato quale esempio delle esecuzioni extragiudiziali che hanno luogo in questo paese e mostrino al popolo la verità


Ajay,
Portavoce,
PCI (Maoista)

lunedì 5 luglio 2010

pc quotidiano 3-4-5 luglio - processo eternit ...con che razza di schifosi personaggi avessero a che fare gli operai...

processo eternit a torino

La seduta odierna si apre alle ore 9:30 - con la gradita presenza delle televisioni Rai e Televisione della Svizzera Tedesca - e prevede l'audizione, con l'ausilio di un'interprete, di Thomas Schmidheiny, fratello dell'imputato Stephan, di Niederholzer, e di un teste delle parti civili, il signor Antoniani.
Pur essendo ascoltato in regime ex articolo 210 del cpp - imputato in un procedimento connesso - in base al quale avrebbe la facoltà di non rispondere alle domande del pm, lo Schmidheiny decide di non avvalersene, riferendo parecchi particolari che arricchiscono la conoscenza della storia dell'Eternit e dell'attività della sua famiglia: queste erano legate sia alla lavorazione del cemento, di cui era responsabile personalmente, sia a quella dell'amianto, di cui si occupava - essendo "concretamente ai vertici decisionali" - il fratello Stephan.
A proposito di quest'ultimo, riferisce che "all'inizio degli anni 80 ha cercato di dissuadere il padre dall'usare amianto perché cancerogeno", ma subito dopo ammette che "la dismissione dell'amianto era difficile perché non si trovava un materiale alternativo con le stesse proprietà".
Medesima ammissione viene poi fatta dal testimone successivo, l'ad dell'Eternit Italia dal 1984 al 1986, ingegner Niederholzer: questi viene ascoltato in regime ex articolo 197 bis del cpp - imputato in un processo connesso (a Siracusa) con sentenza di assoluzione passata in giudicato - e, proprio per questo, viene citato in qualità di testimone.
Nel corso del suo lungo interrogatorio, oltre a quella testé segnalata, conferma alcune affermazioni fatte dai testimoni sentiti nelle precedenti udienze, quali: la dirigenza era a conoscenza sin da almeno il 1976 delle malattie provocate dall'amianto, e le visite del Sil erano tutte programmate, tranne una che fu fatta in una data non prestabilita, anche se non è sicuro se fosse stata o meno preannunciata.
Per concludere ha luogo la testimonianza di un ex manutentore elettrico dello stabilimento di Casale Monferrato, il signor Antoniani, membro del Consiglio di fabbrica in quota Cisl.
Anch'egli illustra le terribili condizioni in cui versava l'ambiente di lavoro - grazie alle quali gli è stata riscontrata l'asbestosi nel 1975 - ed aggiunge un particolare che dimostra con La seduta odierna si apre alle ore 9:30 - con la gradita presenza delle televisioni Rai e Televisione della Svizzera Tedesca - e prevede l'audizione, con l'ausilio di un'interprete, di Thomas Schmidheiny, fratello dell'imputato Stephan, di Niederholzer, e di un teste delle parti civili, il signor Antoniani.
Pur essendo ascoltato in regime ex articolo 210 del cpp - imputato in un procedimento connesso - in base al quale avrebbe la facoltà di non rispondere alle domande del pm, lo Schmidheiny decide di non avvalersene, riferendo parecchi particolari che arricchiscono la conoscenza della storia dell'Eternit e dell'attività della sua famiglia: queste erano legate sia alla lavorazione del cemento, di cui era responsabile personalmente, sia a quella dell'amianto, di cui si occupava - essendo "concretamente ai vertici decisionali" - il fratello Stephan.
A proposito di quest'ultimo, riferisce che "all'inizio degli anni 80 ha cercato di dissuadere il padre dall'usare amianto perché cancerogeno", ma subito dopo ammette che "la dismissione dell'amianto era difficile perché non si trovava un materiale alternativo con le stesse proprietà".
Medesima ammissione viene poi fatta dal testimone successivo, l'ad dell'Eternit Italia dal 1984 al 1986, ingegner Niederholzer: questi viene ascoltato in regime ex articolo 197 bis del cpp - imputato in un processo connesso (a Siracusa) con sentenza di assoluzione passata in giudicato - e, proprio per questo, viene citato in qualità di testimone.
Nel corso del suo lungo interrogatorio, oltre a quella testé segnalata, conferma alcune affermazioni fatte dai testimoni sentiti nelle precedenti udienze, quali: la dirigenza era a conoscenza sin da almeno il 1976 delle malattie provocate dall'amianto, e le visite del Sil erano tutte programmate, tranne una che fu fatta in una data non prestabilita, anche se non è sicuro se fosse stata o meno preannunciata.
Per concludere ha luogo la testimonianza di un ex manutentore elettrico dello stabilimento di Casale Monferrato, il signor Antoniani, membro del Consiglio di fabbrica in quota Cisl.
Anch'egli illustra le terribili condizioni in cui versava l'ambiente di lavoro - grazie alle quali gli è stata riscontrata l'asbestosi nel 1975 - ed aggiunge un particolare che dimostra con che razza di schifosi personaggi avessero a che fare gli operai.
Durante l'unico incontro avuto, come delegazione del Cdf, con la dirigenza belga - e precisamente con tale Pormhouoy, da lui definito 'il belga' - per esporre le problematiche che c'erano sul luogo di lavoro, questo ignobile personaggio trattò peggio della pezze da piedi i delegati, non concedendo loro di parlare ed anzi cacciandoli in malo modo.
Ancora una volta si dimostra la scelta consapevole da parte dell'Eternit di perpetrare un genocidio programmato, poiché non esisteva un materiale alternativo che permettesse ai padroni assassini gli stessi margini di plusvalore, senza creare tutti i danni ambientali ed alla salute dei lavoratori e della popolazione causati dall'amianto.
avessero a che fare gli operai.
Durante l'unico incontro avuto, come delegazione del Cdf, con la dirigenza belga - e precisamente con tale Pormhouoy, da lui definito 'il belga' - per esporre le problematiche che c'erano sul luogo di lavoro, questo ignobile personaggio trattò peggio della pezze da piedi i delegati, non concedendo loro di parlare ed anzi cacciandoli in malo modo.
Ancora una volta si dimostra la scelta consapevole da parte dell'Eternit di perpetrare un genocidio programmato, poiché non esisteva un materiale alternativo che permettesse ai padroni assassini gli stessi margini di plusvalore, senza creare tutti i danni ambientali ed alla salute dei lavoratori e della popolazione causati dall'amianto.

da Stefano ghio - rete sicurezza sui posti di lavoro -torino

pc quotidiano 3-4-5 luglio: ROMPIAMO CON LA RIBELLIONE ORGANIZZATA LA “NORMALITA'” DI UCCISIONI E VIOLENZE CONTRO LE DONNE.

Il 30 giugno, un carrozziere prima ammazza la sua ultima fidanzata, Maria Montanaro vicino Torino e poi va in provincia di Cremona ad ammazzare una altra ex Sonia Balcone, infine si ammazza.
Non sono uccisioni non annunciate. Sonia aveva fatto almeno 7 denunce per le minacce che subiva da quando si erano lasciati, aveva il terrore di incontrarlo; lui era stato rinviato a giudizio, gli era stato revocato il porto d'armi.

Sempre il 30 Giugno a Lecce un uomo strangola il figlio di due anni per punire la moglie.

Il 3 luglio, Novara, viene scoperto il corpo di Simona Melchionda uccisa a giugno dal suo ex fidanzato carabiniere che dopo averle sparato l'ha gettata nel Ticino. “I genitori di lei dicono che lui non voleva rassegnarsi al rifiuto della figlia”.

Ancora 3 Luglio, Cremona, Debora Palazzo viene uccisa dal suo ex fidanzato, lo aveva lasciato a marzo e lui aveva cominciato a perseguitarla. Si ammazza anche lui lasciando un biglietto “O mia o di nessun altro”. Aveva il porto d'armi per “uso sportivo”.

Sempre nei giorni scorsi viene fuori che un uomo per anni ha stuprato una donna con i suoi arnesi da lavoro.

Tante altre donne in questi mesi sono state uccise, hanno subito violenze sessuali. Quasi tutte da ex mariti, da ex fidanzati. Quasi tutte da persone “normali” e anche “per bene” come diceva il datore di lavoro del carrozziere. Sono i “bravi” carabinieri, servitori dell'ordine, sono le “brave persone” che hanno il porto d'armi, perchè ci tengono alla "sicurezza" o per “sport”.
La maggiorparte di questi assassini di donne avvengono nelle province del nord, in cui le “brave persone” coltivano e vengono incentivate a coltivare, da "bravi" rappresentanti di partiti di governo, come da Sindaci di ogni schieramento, da preti come da forze dell'ordine, ecc., una ideologia della proprietà (e la moglie, la fidanzata, è prima di tutto una propria proprietà), della conservazione, un'idelogia oggettivamente, oltre che maschilista, fascista; e chi mette in discussione questo, che siano le donne (o che siano gli immigrati) va eliminata.

MA DOVE E' IL REATO!?
Il 2 luglio la Corte di Cassazione emette una sentenza: “Se la moglie è una donna forte, maltrattarla non è reato”!

Ma c'è un alternativa alle tragedie, che viene offerta sempre ai maschi normali.
“L'Italia detiene il primato del turismo sessuale prevalentemente pedofilo. “primi in Europa sono 80 mila maschi, di cui quasi un terzo pedofili, e più dell'80% eterosessuali. In kenya, Brasile, Thailandia, Cuba, Santo Domingo. “per il Brasile e la Thailandia in certe stagioni partono charter a pieno ritmo... in due settimane il predatore è capace di avere rapporti con venti partner diversi”.
Ci stanno tutti “dal padre di famiglia al parroco... il pedofilo è perfettamente integrato nella società. E' il marito normale, non ha l'aspetto dell'orco” (Il Fatto del 4 luglio '10).

BASTA CON QUESTA “GUERRA DI BASSA INTENSITA'” CONTRO LE DONNE!

ROMPIAMO LA “NORMALITA'”, CON LA “ANORMALITA'” DELLA RIBELLIONE ORGANIZZATA DELLE DONNE.

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario.
mfpr@libero.it

5.7.10

pc quotidiano 3-4-5 - Bergamo processo all'antifascismo

Lunedì 5 luglio ore 15.00 TRIBUNALE DI BERGAMO via Borfuro

Probabile ultima udienza (e sentenza) per i due compagni arrestati il 28 febbraio '09

durante gli scontri con la polizia per l'inaugurazione della latrina di Forza Nuova a Bergamo.

Si chiede a tutte le compagne ed a tutti i compagni solidali l'ultimo (probabile) sforzo,

una presenza significativa ed importante, per rimarcare ancora una volta che

l'AZIONE ANTIFASCISTA NON SI PROCESSA!


Comitato Difesa e Solidarietà Antifascista

-

pc quotidiano 3-4-5 luglio - un altro processo politico a milano

proletari comunisti solidarizza con il compagno enrico levoni e invita a partecipare alle iniziative



04.07.2010

Contro la repressione borghese,

resistere e sviluppare la lotta per il comunismo!




L’8 luglio prossimo alle ore 12, presso il tribunale di Milano, si terrà la seconda udienza del processo in cui è imputato il compagno Enrico Levoni del Coordinamento dei Collettivi Comunisti. Si tratta dell’udienza che il 14 gennaio scorso venne rimandata. Come avevamo ipotizzato, la cassazione ha dato ragione al giudice Giovagnoli accettando il suo ricorso. Scrivevamo infatti nel precedente comunicato: “L’udienza del 14 gennaio faceva parte di un procedimento giudiziario stralciato da quello per associazione sovversiva che vede imputati vari compagni del Partito dei CARC (di cui il compagno Enrico era membro) e messo in piedi dal giudice Giovagnoli. Procedimento per il quale la giudicessa Boccassini aveva dichiarato il non luogo a procedere. Giovagnoli aveva quindi deciso di ricorrere in cassazione. Proprio la sera prima dell’udienza veniamo a conoscenza del fatto che il 20 gennaio si terrà l’udienza (a porte chiuse) in cui la Cassazione valuterà se accettare o meno il ricorso di Giovagnoli. La mattina del 14 gennaio, a pochi minuti dal suo inizio, udienza contro il compagno Enrico è stata rinviata causa l’assenza del giudice titolare (la dott.ssa D’Addea). Una coincidenza? Difficile crederlo! Si tratta molto più probabilmente del tentativo di far rientrare il procedimento contro il compagno Enrico nel più ampio procedimento giudiziario per associazione sovversiva e di usare i supposti reati di cui il compagno è accusato per colpire più duramente tutti gli imputati del procedimento di Giovagnoli, compagno Enrico compreso.”.

Così infatti è stato. Ora l’iter giudiziario borghese fa il suo corso spendendo il denaro pubblico per perseguitare i compagni e le organizzazioni che lottano affinché la classe operaia e le masse popolari tutte possano godere di una vita migliore. Non bastano gli speculatori finanziari, i capitalisti che mandano in rovina decina di migliaia di famiglie licenziando i lavoratori, i tagli ai servizi, la devastazione ambientale, lo sperpero delle risorse a vantaggio dei ricchi e a danno dei proletari. La difesa dell’ordinamento sociale borghese richiede anche che siano colpiti sul nascere tutti quei compagni e quelle organizzazioni che la borghesia ritiene siano o possano diventare un pericolo per i suoi interessi, per il mantenimento del suo regime di sfruttamento e repressione, guerra e devastazione.

Quella dell’8 luglio non è altro che una delle innumerevoli udienze su cui i tribunali borghesi “costringono” i compagni a dedicare risorse ed energie e che seguono e sostengono le ben più pesanti azioni di controllo, le intimidazioni, le perquisizioni, i sequestri, le violenze, le carcerazioni, ecc. a cui ormai migliaia di compagni sono sottoposti continuamente.

Sono anni che numerosi compagni e organizzazioni del movimento comunista che lottano per ridare alla classe operaia del nostro paese un vero partito comunista vengono colpiti da procedimenti giudiziari (ogni volta conclusisi con il non luogo a procedere). Sono anni che compagni e organizzazioni del movimento comunista, antifascista, antimperialista e anarchico vengono colpiti dalla repressione borghese.

Le autorità giudiziarie del nostro paese tentano di mettere in piedi dei moderni tribunali speciali. Si fanno beffe della Carta Costituzionale e perseguitano i comunisti e chiunque lotti per un mondo migliore al pari di quanto facevano i fascisti, solo che lo fanno in una forma più subdola, comunque mitigata, frenata, ostacolata dalle conquiste di civiltà e benessere che la classe operaia e le masse popolari, guidate dal partito comunista, hanno strappato alla borghesia con le dure lotte del passato e con la vittoriosa Resistenza antifascista.

Le autorità giudiziarie borghesi hanno sempre cercato di far passare noi comunisti per banditi e terroristi; sono le stesse autorità che difendono gli interessi della classe borghese, quella classe che scatena guerre in ogni angolo del mondo, massacrando e terrorizzando con le sue “bombe intelligenti” milioni di persone. Queste autorità giudiziarie accusano noi comunisti di terrorismo e difendono i veri terroristi borghesi salvandoli dai processi in cui sono imputati. Vogliono privare noi comunisti, antifascisti, antimperialisti e anarchici della libertà di lottare e difendono la libertà della borghesia di sfruttare, massacrare e distruggere.

La tanto decantata liberà di cui si riempiono la bocca i rappresentanti politici della classe dirigente non è che una farsa. La loro liberà è in realtà libertà di sfruttare fino alla morte i lavoratori, costringendo quelli immigrati ad una vita da bestie e quelli locali a rinunciare alla vita dignitosa che si erano faticosamente conquistati. La loro libertà è la libertà di scatenare una guerra tra poveri. La loro libertà è la libertà dei padroni di costringere i lavoratori ad una vita di stenti e a rischiare la malattia e la morte ogni giorno per produrre profitto. La loro libertà porta alla miseria, alla fame, alla guerra e alla distruzione del pianeta.

Per noi comunisti la libertà è invece libertà di lottare contro questo sistema, libertà di lottare per un mondo in cui siano i veri produttori, la classe operaia e i lavoratori tutti a decidere cosa produrre e come, nell’interesse loro e del resto delle masse popolari.

Ma questa libertà è incompatibile con quella dei padroni e delle loro autorità. Perché la loro libertà necessita di grandi masse di proletari da comprare come schiavi moderni per estorcere plusvalore dal loro sudore. La loro libertà necessità allo stesso tempo di grandi masse di disoccupati, di affamati, di disperati per mezzo dei quali ricattare i proletari per costringerli ad accettare condizioni di merda di vita e di lavoro. La loro libertà è sfarzo e lusso per pochi e fatica, miseria e morte per molti.

Se lottare contro la loro libertà vuol dire essere terroristi, allora siamo tutti terroristi!

La persecuzione che la borghesia scatena contro di noi può e deve essere combattuta con coraggio, resistendo alla persecuzione e non cedendo alle minacce della borghesia e delle sue autorità. Ma ancora più importante è il lavoro per costruire un fronte comune contro la repressione in cui unire e organizzare le forze di tutte le componenti del movimento comunista, antifascista, antimperialista, anarchico e di tutte le organizzazioni operaie e delle masse popolari che subiscono la repressione borghese. Un fronte organizzato che lavori in primo luogo per far partecipare e organizzare il resto delle masse popolari nella lotta contro la repressione, in ragione del fatto che la difesa di chi lotta contro gli sfruttatori, i fascisti e i guerrafondai lotta per gli interessi di tutto il popolo.



No alla persecuzione dei comunisti!

Costruire un fronte comune di lotta contro la repressione!



Coordinamento dei Collettivi Comunisti

www.coorcolcom.org - coorcolcom@tiscali.it

pc quotidiano 3-4-5 luglio - Perugia ..un'altra sentenza scandalosa

Perugia 2010. La città è in guerra, ma a dichiarare la guerra non siamo
stat* noi.


Michela, Lollo e Riccardo sono stati condannati in primo grado a 8 mesi e
al pagamento di un totale di 16.600 euro di risarcimento danni più spese
legali e processuali per resistenza aggravata e oltraggio a pubblico
ufficiale.
Le richieste del PM (8 mesi) sono dunque state interamente accolte, così
come erano state accolte le richieste di convalida degli arresti, dei
domiciliari e dell'obbligo di firma.

Per non aver fatto nulla.
Ma non è questo che ci interessa principalmente discutere, ma il contesto
in cui è avvenuto l'episodio degli arresti che ci racconta del momento in
cui viviamo e delle strutture che regolano oggi le nostre vite. Non
pensiamo che sia un caso il fatto che gli arresti siano avvenuti nel centro
storico di perugia, oggetto da anni di intense politiche securitarie e di
campagne mediatiche contro il degrado.

E così, negli anni, si è individuato un luogo: il centro storico
si sono creati gli attori-oggetti della rappresentazione: giovani,
spacciatori, tossici
si sono messi in correlazione eventi: vita notturna, consumo di alcool e
droga, spaccio, schiamazzi, aggressioni e, dopo gli arresti, anche la
militanza politica.

L'insieme di questi fattori ci fa capire come questi arresti non siano un
fatto di repressione su militanti politici, ma siano l'effetto di una
costruzione entro cui tutti possono essere colpiti, in quanto tutti attori
di questa rappresentazione. Questi arresti paiono essere dunque il punto
finale di un percorso che ha portato all'istallazione di nuove telecamere,
al rafforzamento della presenza delle forze dell'ordine nei luoghi
d'incontro della piazza e alle ordinanze sul decoro urbano.
Con il particolare che gli arresti e la rigida volontà di difendere
l'azione della polizia dimostra anche una determinazione da parte del
sistema questura-magistratura locale di voler gestire le questioni
cittadine anche con un volto autoritario e di vendetta (uno degli elementi
del processo è la mancanza di rispetto verso le forze dell'ordine e il
risarcimento morale verso gli agenti, come se la divisa portasse una
condizione di super-umanità).

Pare dunque che al classico modello securitario si aggiunga in maniera
fluida e non meccanica, nè escludente, un altro modello del controllo,
più diretto, più violento, meno sofisticato.
Ci sembra di poter inserire dunque questo evento nella questione
generazionale e nella questione di genere, dove è in atto un attacco
diretto da tutti i punti di vista, formazione, reddito, stile e forme di
vita, contro le precarie e i precari, gli studenti e le studentesse che
vivono nel centro storico di Perugia e costruiscono la vita notturna della
città.
Una guerra contro lo stile di vita, i desideri di una generazione senza
futuro all'interno della crisi globale. Bere una birra in piazza è
un'attività sospetta, così come sospetti erano i ribelli che si potevano
identificare con una maglietta a strisce, simbolo di un'altra generazione
che esattamente cinquant'anni prima della sentenza di ieri, 30 giugno,
voleva ascoltare un altro tipo musica, organizzare diversamente la propria
vita e conquistare nuove libertà.

Tutta nostra la città non deve essere uno slogan di militanza, il titolo
di un'assemblea o un piano d'azione ma la voglia irresistibile di esserci

Perugia. 1 luglio 2010

venerdì 2 luglio 2010

pc quotidiano 2 luglio - fiat brutti segnali... non hai ancora visto niente compagno..

Brutti segnali

Sono un Rsu FIOM di Pratola Serra. Il primo luglio, da Avellino, sono andato
a
Pomigliano per l'Assemblea nazionale Fiom delle delegate e dei delegati
della
Fiat, dei grandi gruppi e del Mezzogiorno. C'erano tutti i capi,
Landini,
Rinaldini, Cremaschi e dirigenti CGIL. Mi aspettavo una riunione dove si
serrassero i ranghi per affrontare la nuova fase dello scontro con la FIAT,
ma
sono rimasto subito deluso.
Cosa ci facevano lì dirigenti CGIL che nel fuoco dello scontro sul
referendum
si erano schierati per il SI?
Volevo intervenire, dire ai compagni di stare attenti a questi personaggi.
Che
la CGIL aveva già sacrificato i lavoratori del pubblico impiego, di fatto
senza
reazione. Brunetta li aveva stritolati, ed è tutto dire, e il sindacato
aveva
solo proclamato uno sciopero, (la solita passeggiata), fuori tempo massimo.
Volevo dire di stare attenti, perché come avevano fatto con il pubblico
impiego
avrebbero fatto con noi. La mia fabbrica, lâ FMA, è già un valido esempio
di
immobilismo funzionale al padrone. Mentre lui ci butta fuori e ci affama con
la
cassa integrazione, senza prospettive per il futuro, noi stiamo fermi,
oppure
passeggiamo?. L'unica volta che abbiamo dato fastidio allâ azienda
con un
blocco delle merci, ci hanno mandato addosso i poliziotti e i sindacalisti
ci
hanno detto di stare calmi.
Volevo parlare agli operai presenti, agli altri Rsu, ma un burocrate alla
presidenza mi ha detto che non c'era più spazio per altri interventi. Mi
hanno
tappato la bocca perché sanno che sono uno scomodo e combattivo. Mi chiedo,
perché? E' un brutto segnale. Non vogliono alzare lo scontro con la CGIL e
allora toni pacati, interventi con la vaselina. Ma così cosa concludiamo? La
mediazione con chi si è già schierato con Marchionne ci porta solo alla
sconfitta. Se le cose stanno così, devono solo trovare il modo per farcela
digerire.

pc quotidiano 2 luglio - g20 in canadà - la repressione contro le donne

da una denuncia del movimento femminista proletario rivoluzionario


".. Oltre 900 arresti sono stati effettuati durante il fine settimana a
Toronto attraverso sequestri, segnalazioni politiche, irruzioni nelle
abitazioni e nei luoghi di alloggio, violenza, brutalità, intimidazioni e
vessazioni. È il più grande numero di arresti nella storia del Canada, fatti
a scapito di quei manifestanti che non hanno fatto altro che esprimere il
proprio disaccordo con la politiche capitaliste, securitarie, sessiste,
colonialiste e anti- sociali del G20 e dei grandi finanzieri di questo
mondo..."

"...Durante il fine settimana all'interno del centro di detenzione a
Toronto, le donne arrestate tra il 17 e 25 hanno sperimentato
discriminazioni sessuali, minacce e molestie sessuali da parte della
polizia. Una donna che in seguito si è espressa davanti ai media è stata
testimone di donne traumatizzate da intimidazione e violenze sessuali da
parte di agenti di polizia nella stessa prigione. Altri detenuti si sono
fatti minacciare di stupro e stupro di gruppo da parte della polizia che
diceva loro che questo gli avrebbe tolto la voglia per sempre di partecipare
ad azioni politiche. Inoltre, molte lesbiche, gay e trans sono stati
collocati lontano da altri prigionieri politici, in una cella che è stata
loro riservata..."

pc quotidiano 2 luglio - a proposito di una sentenza politica da regime fascista

la sentenza del processo d'Appello del 24 giugno 2010, nei confronti dei compagni accusati di voler costituire il Partito Comunista p-m, ha praticamente confermato la sentenza di primo grado; infatti, a parte l'assoluzione per un giovane compagno, alcune condanne sono state ridicolmente decurtate di due-tre mesi su pene di 15 anni.

Rilanciamo la solidarietà, continuamo a scrivere ai compagni che continuano a resistere e lottare - ......e che, confermiamo, sono stati tutti tradotti dal carcere di Opera a quello di Siano - Catanzaro
- VIA TRE FONTANE 28 - 88100 - SIANO - CZ


un commento dell'avvocato Pellazza

La sentenza fotocopia al processo di appello agli arrestati del febbraio 2007

Un anno fa (il 18 giugno 2009) commentavo su questo sito la sentenza 13 giugno 2009 della 1° Corte di Assise di Milano che aveva concluso il processo agli arrestati del 12 febbraio 2007, alcuni dei quali avevano rivendicato il progetto di costituzione del Partito Comunista Politico Militare.
Non avrebbe senso richiamare ora quelle considerazioni (è pur sempre possibile rileggerle), mentre è giusto svolgere qualche considerazione sulla sentenza di appello pronunciata il 24 giugno scorso, e sui suoi possibili significati.

Dunque, la sentenza di appello, oltre ad aver assolto un altro imputato (condannato in primo grado a 3 anni e 6 mesi, e che ha patito una lunga custodia cautelare (circa 2 anni e 11 mesi) ha ridicolmente ridotto le maggiori pene inflitte: chi era stato condannato a 15 anni si è visto portare la pena a 14 anni e 7 mesi, chi era stato condannato a 13 anni e 10 mesi è stato ora condannato a 13 anni e 5 mesi, chi a 11 anni e 1 mese ha ora “incassato” 10 anni, 10 mesi e 15 giorni, chi a 10 anni e 11 mesi ora si ritrova condannato a dieci anni, 8 mesi e 15 giorni, chi a 8 anni e 3 mesi si è visto ridurre la pena a 8 anni e 15 giorni.

Queste riduzioni di pena, che suonano come una vera e propria presa in giro, si collegano all’assoluzione, nell’ambito della accusa di detenzione e ricettazione di armi e munizioni, dai fatti più incredibilmente fantasiosi (in realtà, nell’abbondanza di tale tipologia di fatti, scelti sostanzialmente a caso), del tipo detenzione e ricettazione di “duecento cartucce di calibro non individuato che occultavano in un luogo non ancora individuato”, ovvero detenzione e ricettazione di “armi e munizionamento non meglio precisate… quali per esempio un’arma indicata come «sportoncino» ed altra indicata come «siculotto»”.
Il centro della questione sta, tuttavia, nell’aver lasciato inalterato l’impianto accusatorio principale, e cioè quello relativo ai reati associativi (270 bis – associazione con finalità di eversione, e 306 – banda armata).

Già l’anno scorso, nell’immediatezza della sentenza di primo grado, si era parlato della ripresa della teoria giuridica della colpa d’autore, e cioè della teoria per cui “ti punisco non per quello che hai fatto ma per quello che sei”. Per cui ora non è il caso di riprendere questa considerazione, che pure è centrale.
È il caso, piuttosto, di sottolineare come il Giudice dell’appello, il cui compito è, appunto, quello di verificare la correttezza dello svolgimento del processo di primo grado e la correttezza delle motivazione della prima sentenza, è completamente venuto meno a tale suo dovere, convalidando una sentenza la cui motivazione – per prudenza di chi scrive – è meglio non definire, e ignorando le clamorose violazioni procedurali che hanno connotato il primo giudizio.
Ma, del resto, non c’è da stupirsi, e ciò per un duplice motivo, uno di carattere generale (e assolutamente il più importante) e l’altro di un carattere peculiare, che dimostra comunque la “disinvoltura” con cui si muovono i magistrati.

Perché “disinvoltura”? Perché vanamente la difesa aveva chiesto all’inizio del processo, immediatamente, che la Presidente della Corte si astenesse (non era tecnicamente possibile la ricusazione), in quanto non solo negli anni 80 aveva fatto parte – brillando per animosità nei confronti degli imputati di quegli anni – del c.d. Pool milanese dei pubblici ministeri antiterrorismo, ma addirittura era stata, sempre a Milano, Procuratore Aggiunto fino a dopo il 12/2/2007, e cioè per tutto il periodo in cui la Procura di Milano aveva condotto le indagini contro questi imputati, richiedendone infine la cattura, essendo allora collega del sostituto procuratore (la PM dottoressa Boccassini) che aveva guidato le indagini e poi sostenuto l’accusa nel processo di primo grado, e, altresì, della ora sostituto Procuratore Generale, dottoressa Barbaini, che ha sostenuto l’accusa nel processo di appello, e che all’epoca era alla Procura della Repubblica.
E tutto questo, si badi, avendo ottenuto di passare dalla magistratura requirente a quella giudicante presso la stessa sede giudiziaria, senza doversi, cioè, trasferire presso un’altra Corte di Appello e in un’altra provincia, per il cd “rotto della cuffia”, dal momento che dal 31 luglio 2007, in seguito all’entrata in vigore della legge 111/2007 (Modifiche alle norme sull’ordinamento giudiziario) non le sarebbe stato più, in alcun modo, consentito.

Ma passiamo ora al motivo di carattere generale per cui è stata emessa questa sentenza.
Io credo che sia necessario “rispolverare” qualche antica nozione sulla natura dello Stato, e sull’esser la magistratura, una sua componente fondamentale.
Il richiamo alla “colpa d’autore”, infatti, ha la sua ragion d’essere proprio nella collocazione del Potere Giudiziario fra i pilastri del complessivo potere dello Stato.
Il Potere giudiziario, cioè, ben lungi dall’essere deputato a rispondere al bisogno di giustizia della Società, è invece calibrato – nella sua intima essenza – sulla esigenza di difesa dello Stato da chi è individuato come suo nemico, anche se, bisogna evitare di cadere in una visione dogmatica e esclusivamente ideologica. Infatti, a fronte dei progressivi e brutali imbarbarimenti dell’assetto normativo del nostro Ordinamento, e delle prassi che si affiancano a tali imbarbarimenti, si può verificare, all’interno del corpo giudiziario, un qualche “sussulto democratico” di qualche singolo soggetto che mal sopporta di svolgere un ruolo sempre più disancorato dalle premesse Costituzionali (che, se pur non modificano la intima e materiale natura di tale Potere, quantomeno cercano di “imbrigliarlo” all’interno di principi di democrazia e di un qualche rispetto per le libertà).

Ma, comunque, sono le condizioni politiche che dettano il tempo e conducono la danza.
Pensiamo che fra gli imputati più pesantemente condannati vi sono operai sindacalmente impegnati, riconosciuti come importanti punti di riferimento dai loro compagni di lavoro e nelle aree territoriali in cui operavano.
Pensiamo a come, nei loro scritti allegati agli atti del processo, fosse costante l’attenzione degli imputati, rivendicanti il percorso politico che si è detto, alla situazione dei lavoratori (insieme alle tematiche più complessive relative alla linea politica rivoluzionaria).
Pensiamo, poi, alla situazione attuale del mondo del lavoro, che non può certo dirsi “pacificato”: l’esito del referendum di Pomigliano, con la coraggiosa e nutrita minoranza di “no” al ricatto di Marchionne ne è testimonianza.
Ed ecco, allora, che si spiega perché una Corte di Assise di Appello ignori le gravissime storture di una sentenza di primo grado, ri-applicando - sotto l’apparenza dell’ormai abituale schema del reato associativo – il cd “diritto penale del nemico” e il meccanismo della “colpa d’autore”.
Agli operai di Pomigliano, e ovviamente, non solo a loro, deve essere lanciato un segnale forte.
Al ricatto “privato” di Marchionne, si affianca il ben più pesante ricatto “pubblico” della “giustizia” penale.


Milano, 28.06.10
Avv. Giuseppe Pelazza

pc quotidiano 2 luglio -lotte operaie in Palestina

Ricevo e inoltro con orgoglio dal sindacato palestinese Sawt el Amel.
Fulvio - SI COBAS cremona



Il 28 giugno è stato un grande giorno per Sawt El Amel e per 94 lavoratori da Gaza.



Il suo spesso non si può dire che è una buona giornata a Gaza, ma per i 94 lavoratori e le loro famiglie che hanno ricevuto i loro compensi dai loro ex datori di lavoro israeliani, il 28 giugno è stata una buona giornata!

I lavoratori sono stati licenziati dai loro posti di lavoro entro il loro ex datore di lavoro, Emek Ayalon, dopo il ritiro israeliano dalla striscia di Gaza nel mese di ottobre 2004. Le aziende che sono state stabilite nella zona industriale di Erez situati nella Striscia di Gaza hanno ricevuto compensi generosi da parte del governo israeliano di delocalizzare le loro attività con la soppressione, ma nessuno dei compensi trovato la sua strada per i lavoratori cui sono stati inaspettatamente licenziato.

Secondo il contenzioso e le indagini svolte per conto dei 94 lavoratori da parte dell'ufficio legale Sawt El Amel, i lavoratori di Gaza, lavorando nelle fabbriche di proprietà israeliana, ha guadagnato al di sotto dei salari minimi e non ha ricevuto compensi per le vacanze o le prestazioni sociali. Secondo la sentenza dell'Alta Corte israeliana, da ottobre 2007, le condizioni di lavoro per i lavoratori da Gaza dovrebbe applicarsi al diritto del lavoro israeliano, compreso il diritto al salario minimo e le prestazioni sociali.



Sawt El Amel stato inizialmente contattato da un lavoratore di Gaza nel mese di gennaio 2008. Egli ha chiesto a nome del suo ex colleghe la rappresentanza legale nei tribunali del lavoro israeliani da parte dell'ufficio legale Sawt El Amel's. Sawt El Amel da allora ha presentato diversi ricorsi con successo al giudice del lavoro israeliano e nel novembre 2009, Sawt El Amel presentata a nome dei 94 lavoratori, ex dipendente della società di mobili, Emek Ayalon, persona fisica afferma il tribunale del lavoro in Israele. Nel corso del processo, Emek Ayalon, ha offerto l'ex dipendenti di una soluzione al di fuori del tribunale, che è stata accettata dai lavoratori, con l'eccezione di El Amel Sawt avvocati. Il concordato prevedeva i lavoratori con compensi pari tra 1500 - 6500 ILS ~ 315 -1367 euro, a richiesta individuale di un importo molto inferiore a quello richiesto dai rappresentanti legali.

Molti degli ex lavoratori Emek Ayalon stanno ricevendo l'aiuto umanitario dell'UNRWA e la loro situazione finanziaria è pessima, il che spiega il loro bisogno di denaro e la necessità di azioni veloci. In tribunale le delibere avrebbe impiegato molto più tempo, spingendo i lavoratori già finanziariamente deboli oltre il bordo.

Al 28 Giugno 2010, le compensazioni sono stati trasferiti con successo ai lavoratori, con l'aiuto e l'assistenza dei nostri partner Oxfam GB. Il denaro è stato consegnato al 94 lavoratori nella sede di Oxfam GB, da rappresentanti di Oxfam GB insieme a lavoratore settore Sawt el Amel a Gaza, Abu Yussef Kameel. Sawt El Amel ha ricevuto centinaia di richieste da parte di più lavoratori a Gaza per chiedere la nostra assistenza e rappresentanza contro i loro ex dipendenti israeliani. Incoraggiati e desiderosi di aiutare la popolazione di Gaza nella ricerca di giustizia contro i loro datori di lavoro israeliani ufficio legale Sawt El Amel sono determinati a continuare e far fronte a queste società attraverso battaglie legali nei tribunali.

Per sostenere la nostra campagna ei lavoratori a Gaza, si prega di visitare il nostro sito e fare la tua donazione.

http://gaza-worker-fund.org/

pc quotidiano 2 luglio - 1000 in piazza a Montreal contro la repressione del G8-G20

Thank yo for your solidarity, this is genuine
expression of proletarian internationalism.

Today in Montreal, 1000 people demonstrated
against the police state and repression. Red
flags were carried high and the spirit was good.

A sharp ideological struggle is actually going
on about the legitimacy of "violence" and
people's right to rebel.

There has been a good video on the June 26
street action in Toronto, you can see our
detachment and red flags:
http://www.youtube.com/watch?v=nOjGdvju-po

Long Live MLM!

PCR Canadà

Manifestazione contro la repressione e in solidarietà con gli arrestati del G20
Giovedi , 1 ° luglio – 12*** nuovo appuntamento: Carré Saint –Louis***
(St-Denis & Rue du Square St-Louis, metro Sherbrooke)

In risposta alla violenza della polizia, agli attacchi contro la nostra resistenza e agli arresti senza precedenti di manifestanti anti -G20, la convergenza delle lotte anticapitaliste - CLAC 2010 - invita tutti i movimenti sociali a mobilitarsi in solidarietà con le vittime dell’apparato repressivo da parte della polizia militare.

Oltre 900 arresti sono stati effettuati durante il fine settimana a Toronto attraverso sequestri, segnalazioni politiche, irruzioni nelle abitazioni e nei luoghi di alloggio, violenza, brutalità, intimidazioni e vessazioni. È il più grande numero di arresti nella storia del Canada, fatti a scapito di quei manifestanti che non hanno fatto altro che esprimere il proprio disaccordo con la politiche capitaliste, securitarie, sessiste, colonialiste e anti- sociali del G20 e dei grandi finanzieri di questo mondo.

MANIFESTAZIONE GIOVEDI’ 1° luglio al MONTREAL

La CLAC 2010 condanna la repressione poliziesca su una scala senza precedenti verificatosi in Canada, a Toronto, durante il vertice G20. Alla violenza della polizia si aggiunge l’annuncio di una serie di misure di austerità economica (riduzione dei disavanzi, aumenti delle tasse, tagli ai servizi sociali), che sono tutte violenza economica diretta contro le popolazioni. I lavoratori e i dipendenti sono tenuti a pagare il conto per l'ultima crisi finanziaria , mentre le banche e il settore finanziario, che sono responsabili e che non solo hanno beneficiato di 20.000 miliardi dollari di piani di stimolo, ma non vedono imporsi nessun nuovo regolamento.

I 900 arresti arbitrari e politici a Toronto non hanno precedenti nella storia del Canada, quasi tre volte di più rispetto ad ottobre 1970. La polizia ha violato i diritti fondamentali delle persone detenute per ore senza accuse formali, senza poter ricorrere ad un avvocato, senza cibo o acqua. Gli ufficiali sono colpevoli di scasso senza un mandato, segnalazioni, intimidazioni e molestie, sequestro di persona, uso di forza eccessiva sui manifestanti e giornalisti. Vediamo bene che lo stato di polizia e la violenza economica vanno insieme.

Ogni giorno, in tutto il mondo muoiono persone a causa diretta delle politiche sociali ed economiche portate avanti dalle élite raggruppate in questo istanza illegittima che è il G20. Le riduzioni del deficit annunciate con orgoglio peggiorerà le condizioni di vita di milioni di persone. Stephen Harper ha d’altronde ricordato che l' obiettivo era quello di soddisfare e rassicurare i mercati finanziari. Nulla in materia di ambiente, le briciole per la salute delle donne, niente per le conseguenze sociali della crisi economica, di cui gli immigrati sono le prime vittime. Tutto ciò per consolidare il capitalismo, un sistema economico che favorisce una piccola minoranza a scapito della stragrande maggioranza.

Durante il fine settimana all'interno del centro di detenzione a Toronto, le donne arrestate tra il 17 e 25 hanno sperimentato discriminazioni sessuali, minacce e molestie sessuali da parte della polizia . Una donna che in seguito si è espressa davanti ai media è stata testimone di donne traumatizzate da intimidazione e violenze sessuali da parte di agenti di polizia nella stessa prigione. Altri detenuti si sono fatti minacciare di stupro e stupro di gruppo da parte della polizia che diceva loro che questo gli avrebbe tolto la voglia per sempre di partecipare ad azioni politiche. Inoltre, molte lesbiche, gay e trans sono stati collocati lontano da altri prigionieri politici, in una cella che è stata loro riservata.

Ciò che abbiamo visto a Toronto aveva l’obbiettivo di far tacere il dissenso e criminalizzare i movimenti sociali. Sono tattiche ben note per dividere i popoli, rompere la resistenza e imporre politiche regressive. Abbiamo raggiunto una nuova tappa verso l'intensificazione della repressione poliziesca e nele concessioni richieste dalle masse popolari.

La CLAC 2010 terrà una manifestazione Giovedi, 1 ° luglio 2010 a mezzogiorno al Carrè ST LOUIS, di fronte alla metropolitana Sherbrooke a Montreal.
Invitiamo tutti i movimenti sociali progressisti, delle famiglie e dei loro figli a questo grande evento che si concluderà con un "piccolo blocco".

La convergenza delle lotte anti- capitalista di Montreal 2010 (CLAC 2010) è una rete di gruppi e individui che si sono riuniti per consolidare le loro rispettive lotte a livello locale e di mobilitare le loro comunità per il G8 e G20.

pc quotidiano 2 luglio - Napoli, dopo l'assemblea nazionale del 21 maggio, un nuovo appuntamento del movimento di lotta per il lavoro al Sud

Napoli ore 15 -sede banchi nuovi - via degli archivi

L'appuntamento del 3 luglio non è una nuova assemblea nazionale, ma appunto un incontro nazionale che serve a proseguire l'analisi, lo sviluppo della proposta lanciata da disoccupati organizzati di Napoli banchi Nuovi, dai Disoccupati Organizzati slai cobas per il sindacato di classe Taranto nell'assemblea nazionale del 21maggio, consolidare lo stato dell'aggregazione e programmare il suo sviluppo in azione nazionale visibile.
La proposta, secondo gli organizzatori è solo iniziale a livello di aggregazione, ma importante e ambiziosa tenendo conto la situazione.
Attualmente il movimento dei disoccupati è attivo solo a Napoli e a Taranto, ma, proprio per questo, è tutto rappresentato nella riunione di Napoli.
Il movimento de precari, a parte quello dei precari della scuola - che guarda con interesse in alcune sue componenti all'assemblea di Napoli - non ha attualmente una dinamica nazionale organizzata; i focolai di mobilitazione, Palermo cooperative, Roma,Ravenna Terzo Settore, Ravenna, sono presenti o in relazione con l'assemblea di Napoli.
Sul fronte dei licenziati dalle fabbriche la dinamica di lotta non è ancora uscita dai confini della singola fabbrica interessata; le forme di lotta originali o sono, a un anno dall'Innse, diluite o addirittura degradate; non hanno avuto alcun successo neanche i tentativi della Fiom di unire le fabbriche in lotta; in alcuni casi i precari licenziati, vedi alla Fiat, sono facilmente utilizzati dal padrone.
A taranto i precari licenziati all'Ilva sono nell'impasse
Circa i sindacati di base vanno considerati alleati da attrarre nelle scadenze di lotta, come è stato sul fronte dei precari della scuola in occasione del blocco degli scrutini, ma non sono attualmente gli anelli del tipo di processo di ricomposizione classista e combattivo che ipotizza e lancia l'assemblea nazionale e il documento di essa.

Per questo stato delle cose appoggiamo e sosteniamo i piccoli passi ma determinati contando sulle proprie forze che avanza nell'assemblea nazionale del 21 e nell'incontro del 3 luglio a Napoli.

giovedì 1 luglio 2010

pc quotidiano 1 luglio - Fiat, il documento finale dell'assemblea nazionale dei delegati fiom di Napoli

ASSEMBLEA DELEGATE E DELEGATI
FIAT, GRANDI GRUPPI E MEZZOGIORNO
1° luglio 2010
DOCUMENTO FINALE
L'Assemblea delle delegate e dei delegati della Fiom-Cgil del Gruppo Fiat, dei Grandi gruppi
industriali e delle aziende metalmeccaniche del Mezzogiorno ringrazia le lavoratrici e i lavoratori di
Pomigliano per non essersi piegati al ricatto della Fiat.
Un atto di coraggio e di dignità che mette al centro un'idea di sviluppo e di società fondata sul
lavoro, sui diritti della persona e sulla democrazia quali elementi tra di loro inscindibili.
L'Assemblea condivide e sostiene la scelta operata della Fiom-Cgil di non sottoscrivere il testo
imposto dalla Fiat e diventato accordo separato, perché esso contiene inaccettabili deroghe al
Contratto nazionale, alle leggi vigenti in materia di tutela e salute e sicurezza nei luoghi di lavoro,
violazione del diritto di sciopero sancito dalla nostra Costituzione e la volontà di mettere in crisi i
fondamenti della rappresentanza e della contrattazione collettiva.
Le lavoratrici e i lavoratori di Pomigliano hanno con chiarezza indicato che vogliono continuare a
produrre auto e chiedono alla Fiat di confermare gli investimenti per produrre la nuova Panda,
coniugando un più elevato livello di utilizzo degli impianti, di produttività e di qualità del prodotto
con una rigorosa applicazione del Contratto nazionale senza mettere in discussione i diritti, la
dignità delle persone e la nostra Costituzione.
Se la Fiat vuole davvero ricercare il consenso delle lavoratrici e dei lavoratori di Pomigliano e di
tutte le organizzazioni sindacali, riapra su tali basi un vero tavolo negoziale che fino ad ora non c'è
stato.
La Fiom, a partire dal Piano industriale presentato dalla Fiat lo scorso 21 aprile 2010, è convinta
che vadano messe in campo tutte le iniziative, anche con il coinvolgimento delle istituzioni, ad ogni
livello, utili a realizzare la difesa, l'innovazione e lo sviluppo delle produzioni automobilistiche
comprensive della componentistica in Italia e dell'occupazione senza chiusure traumatiche di
stabilimenti, come Imola e Termini Imerese.
Termini Imerese non può chiudere e deve continuare a produrre auto utilizzando al meglio le
competenze acquisite in questi anni.
A tal fine il Gruppo Fiat, anche in un ottica di responsabilità sociale, deve favorire da subito
soluzioni industriali, anche di altri produttori di auto, capaci di garantire la continuità produttiva e la
difesa dei livelli occupazionali, diretti e dell'indotto.
La Fiom è impegnata a sviluppare una iniziativa di livello europeo, in stretto coordinamento con la
FEM, per evitare che i processi di riorganizzazione in atto da parte delle grandi imprese
multinazionali siano costruiti sulla base della contrapposizione tra stabilimenti e lavoratori dei
diversi paesi europei.
L'Assemblea considera decisivo contrastare e respingere il tentativo della Confindustria e del
Governo di utilizzare la gravissima crisi economica e finanziaria in atto per mettere in discussione
l'esistenza stessa del Contratto nazionale, per cancellare il diritto del lavoro e lo stesso Statuto dei
diritti dei lavoratori, estendendo così il processo di precarizzazione nei luoghi di lavoro e nella
società.
L'inaccettabile manovra del Governo che taglia ulteriormente lo Stato sociale e non combatte in
alcun modo l'evasione fiscale e le rendite finanziarie, la totale assenza di un progetto di politica
industriale delineano un quadro economico recessivo che scarica tutti i costi della crisi sulle
lavoratrici e i lavoratori dipendenti ed i pensionati, senza indicare alcuna prospettiva alle giovani
generazioni.
Il divario industriale del Mezzogiorno con il resto del paese e dell'Europa in questi anni è
aumentato, è cresciuto il lavoro nero e irregolare fino a giungere a forme di vero e proprio
schiavismo, si sono estesi i fenomeni di illegalità e di controllo malavitoso del territorio fino ad
assumere dimensioni sempre più preoccupanti per la stessa tenuta democratica.
Il tentativo di offrire Pomigliano quale modello generale, con cui sancire che investimenti e lavoro
si possono realizzare solo abbassando salari e diritti, derogando dai contratti nazionali e dalle leggi
fino alla violazione della carta Costituzionale, va assolutamente respinto con l'impegno e la
mobilitazione di tutta la Cgil, continuando ed estendendo la mobilitazione avviata con lo sciopero
generale dello scorso 25 giugno e del prossimo 2 luglio.
Occorre collettivamente costruire e mettere in campo un nuovo piano per il lavoro e lo sviluppo
sostenibile e la legalità che riunifichi il mondo del lavoro.
L'Assemblea condivide la proposta di dar vita fin dai prossimi giorni ad una iniziativa itinerante di
mobilitazione e discussione, che nel mese di luglio a partire da Termini Imerese coinvolga ogni
regione fino a giungere al presidio del Parlamento e della Presidenza del Consiglio.
Sull'insieme di tali questioni la discussione svolta in questa Assemblea assegna al Comitato
Centrale della Fiom il compito di definire un piano di azione a partire dalla convocazione di una
Conferenza per il Mezzogiorno, nel mese di settembre, fino alla necessaria iniziativa di
mobilitazione in difesa del lavoro, dei diritti, della democrazia e per la riconquista di un vero
Contratto nazionale di lavoro.
Approvato all'unanimità

pc quotidiano 1 luglio - Canada- manifestazione contro la repressione

la solidarietà di proletari comunisti/PCm italy ai manifestanti
l'unità internazionalista con i compagni del PCR canadà nella rivista
marxista-leninista-maoista MAOIST ROAD
disponibile edizione italiana


Manifestation contre la répression et en solidarité avec les arrêtées du G20
JEUDI LE 1er JUILLET, 12h *** nouveau rendez-vous: Carré St-Louis ***
(St-Denis & Rue du Square St-Louis, métro Sherbrooke)

Demonstration against police repression and in solidarity with the G20 resistance
THURSDAY, JULY 1st, NOON *** new starting point: Square St-Louis ***
(St-Denis & Rue du Square St-Louis, métro Sherbrooke)

Face à la violence policière, aux attaques contre notre résistance et aux arrestations sans précédant des manifestantEs anti-G20, la
Convergence des luttes anticapitalistes - CLAC 2010 -
appelle l'ensemble des mouvements sociaux à se mobiliser en solidarité avec les victimesde l'appareil répressif tombéEs aux mains de
l'armée policière.

Plus de 900 arrestations ont eu lieu durant la fin de semaine à Toronto par kidnapping,profilage politique, raids dans des résidances privées et lieux d'hébergement, violence,brutalité, intimidation et harcèlement. C'est
le plus grand nombre d'arrestation dans l'histoire du Canada, et elles furent effectuées envers des manifestantEs qui n'ont fait
qu'exprimer leur désaccord avec des politiques capitalistes, sécuritaires, sexistes,
colonialistes et antisociales du G20 et des grands financiers de ce monde.

La CLAC 2010 dénonce la répression policière d'une ampleur sans précédent au Canada
intervenue à Toronto lors du Sommet du G20. À laviolence policière s'ajoute l'annonce d'une série de mesures d'austérité économique
(réduction de déficits, hausses de taxes, coupesdans les services sociaux), qui constituent autant de violences économiques dirigées contre
les populations. Les travailleuses et les travailleurs sont appelés à payer la note pour la dernière crise financière, alors que les banques et le secteur financier, qui en sont les responsables et qui ont bénéficié de 20 000
milliards $ en plans de relance, ne se voient imposer aucune nouvelle régulation.

« Les 900 arrestations arbitraires et politiques à Toronto sont du jamais vu dans l'histoire du Canada, soit près de trois fois plus qu'en octobre 1970. Les policiers ont violé les droits fondamentaux, détenu des gens durant des heures
sans accusations formelles, sans recours à un avocat, sans nourriture et sans eau. Les policiers se sont montrés coupables d'entrée par effraction sans mandat, de profilage,d'intimidation et de harcèlement, de kidnapping, d'usage démesuré de la force sur des manifestantes, des manifestants ainsi que des
journalistes. Nous voyons bien qu'État policier et violence économique vont de pair », explique Danie Royer, coporte-parole de la CLAC2010.

« Chaque jour, partout dans le monde, des gens meurent des conséquences directes des politiques sociales et économiques mises de l'avant par les élites regroupées dans cette instance illégitime qu'est le G20. Les réductions de déficit
fièrement annoncées ne feront qu'empirer les conditions de vie de millions de personnes. Stephen Harper a d'ailleurs rappelé quel'objectif visé était de contenter et de rassurer les marchés financiers. Rien sur l'environnement, des miettes pour la santé des femmes, rien sur les conséquences sociales de lacrise économique, dont les personnes migrantes sont les premières victimes. Tout pourconsolider le capitalisme, un système économique qui privilégie une infime minorité au détriment de l'immense majorité », s'indigne Mathieu Francoeur, coporte-parole de la CLAC2010.

Ce dont nous avons été témoins à Toronto visait à faire taire la dissidence et à criminaliser les mouvements sociaux. Ce sont des tactiques bien connues pour diviser les populations,briser la résistance et imposer des politiques
régressives. Nous avons franchi une nouvelle étape dans l'intensification de la répression policière et dans les concessions exigées des populations.

La CLAC 2010 tiendra une manifestation le jeudi 1er juillet 2010 à midi au Square St-Denis, à l'angle des rues St-Denis & Rue du Square St-Louis (métro Sherbrooke), à Montréal. Nous invitons tous les mouvements sociaux progressistes, les familles et leurs enfants à cette grande manifestation qui sera clôturée par un « baby block ».

La Convergence des luttes anticapitalistes de Montréal 2010 (CLAC 2010) est un réseau de groupes et d'individus qui se sont réunis pour consolider leurs luttes respectives à l'échelle locale et mobiliser leurs communautés en vue des
sommets du G8 et du G20.

INFO:
www.clac2010.net
blocampmontreal@gmail.com






G20 in Toronto : A police state in defense of
capitalism.
Appeal to solidarity with those arrested

Montréal, June 28th 2010 - CLAC 2010 denounces
the level of police repression and violence
during the Toronto G20 summit, unprecedented in
the history of Canada. This violence is
supplemented by the announcement of a series of
policies of economic austerity (deficit
reduction, tax hikes, cuts in social spending
and services) which constitute forms of economic
violence against people. Working people are
asked to foot the bill for the financial crisis,
while the banks and the financial sectors, the
main culprits, got 20 trillion dollars in
bailouts without any new form of regulations
being imposed on them.

« The 900 arbitrary and political arrests in
Toronto are unprecedented in Canada, three times
more than during the October 1970 crisis. Police
violated fundamental rights, detained people
without formal charges, without access to a
lawyer, food or water. The police are guilty of
breaking and entering without a warrant,
profiling, intimidation and harrassment,
kidnapping and use of excessive force against
protesters and journalists alike. Clearly,
police state and economic violence are closely
linked », explains Danie Royer, co-spokesperson
for CLAC2010.

" Everyday around the world, people die because
of the direct consequences stemming from the
economic policies brought forward by the elites
grouped in the illegitimate institution of the
G20. The deficit reductions proudly announced
will only worsen the living conditions of
millions of people. Stephen Harper openly
admitted the main objective was to please
financial markets. Nothing on the environment,
meagre sums for women's health, nothing on the
social consequences of the economic crisis and
its impacts, especially on migrants. All to
consolidate capitalism, a system which gives a
minority privileges and impoverishes the vast
majority of people", says Mathieu Francoeur,
co-spokesperson for CLAC2010.

What we witnessed in Toronto was meant to
silence dissidence and criminalize social
movements. Those are well known tactics to
divide populations and impose regressive
policies. A new threshold has been reached in
the intensification of police repression and
concessions asked of populations. We appeal to
all social movements to mobilize in solidarity
with the victims of the repressive apparatus who
only wished to express their disagreement with
authoritarian, racist and antisocial measures.
CLAC will hold a public demonstration on July
1st at NOON (St-Denis & Rue du Square St-Louis,
métro Sherbrooke) on the streets of Montréal.

The Anti-Capitalist Convergence (CLAC 2010) is a
network of groups and individuals assembled to
consolidate their respective struggles on a
local basis and to mobilize their communities
for the G8 and G20 summits.

Information : 438-838-8498; www.clac2010.net
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Manifestation contre la répression et en
solidarité avec les arrêtéEs du G20
JEUDI LE 1er JUILLET - 12h
*** nouveau rendez-vous: Carré St-Louis ***
(St-Denis & Rue du Square St-Louis, métro
Sherbrooke)

Demonstration against police repression and in
solidarity with the G20 resistance
THURSDAY, JULY 1st, NOON
*** new starting point: Square St-Louis ***
(St-Denis & Rue du Square St-Louis, métro
Sherbrooke)

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www.clac2010.net
blocampmontreal@gmail.com

pc quotidiano 1 luglio - viareggio vogliamo giustizia !

un resoconto immediato da viareggio da parte della delegazione nazionale
della rete presente




Ad un anno della strage, il popolo di Viareggio vuole giustizia per i suoi
morti.

Li ha ricordati in un clima carico di commozione e partecipazione allo
stadio dei Pini, vicino alla Darsena,

quando venivano ricordati ad uno ad uno. Morti che chiedono giustizia perchè
la manutenzioni e i

controlli sono un costo per i vertici delle ferrovie, morti ancora senza un
processo e con il rischio di

prescrizione del reato.

Una grande partecipazione popolare che è stato l'impegno innanzi tutto dei
comitati, quelli

dell'Assemblea 29 giugno e dell'associazione "Il mondo che vorrei" che non
hanno mai smesso di

denunciare chi sono i responsabili, che hanno tenuto alta la coscienza
civile della città, che stanno

portando avanti un'inchiesta indipendente anche sull'impatto ambientale
della strage (amianto e

conseguenze dell'incendio), che si sono battuti perchè Viareggio non subisse
l'offesa e l'oltraggio dei

politici, dal ministro dei trasporti Matteoli a Moretti, riconfermato da
questo governo nella carica di

amministratore delegato delle ferrovie.

La strage del treno ha richiamato a Viareggio anche i comitati popolari che
vogliono giustizia per le

vittime della casa dello studente de L'Aquila, della Moby Prince, della
scuola di S. Giuliano di Puglia,

uniti assieme ai comitati che si battono per la sicurezza sul lavoro, dal
Comitato Toffolutti ai ferrovieri

della rivista ancora IN MARCIA, a noi della Rete per la sicurezza sul
lavoro. Tutti con gli striscioni come

fosse un abbraccio intorno ai famigliari delle vittime di via Ponchielli e
ai partecipanti alla

manifestazione.

Prima dell'inizio della cerimonia allo stadio e del corteo, si è tenuta
un'assembleanella sala parrocchiale

di fronte allo stadio dei comitati che ha preso la decisione di organizzare
un Convegno per settembre che

ha per temi: uno sulla sicurezza nelle ferrovie e l'altro sul coordinamento
dei comitati presenti per

mobilitazione riguardo i processi e proposte di legge.

Intorno alle 21 il corteo è partito, con in testa i famigliari delle vittime
e, a seguire, le delegazioni dei

comitati con gli striscioni. Chi non si è unito è stato ai lati oppure ai
balconi ad applaudire il passaggio di

20 mila persone. Moltissime le bandiere listate a lutto fuori dalle case o
dagli esercizi commerciali.

Il corteo ha attraversato tutta la città, in un silenzio irreale, interrotto
da applausi e dai fischi dei treni

in transito. Fino ad arrivare in via Ponchielli, tutti stretti davanti alle
case sventrate dal fuoco fino a

liberare un lungo applauso alle 23.48 che è anche l'impegno per raggiungere
l'obiettivo di sicurezza,

verità e giustizia per Viareggio e per tutte le vittime per il profitto dei
padroni.



Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro-
bastamortesullavoro@gmail.com
mailinglist
bastamortesullavoro@domeus.it