Venerdì, 05
Giugno 2015
Je sò pazzo
- Napoli
Ormai l’avrete letto tutti: ieri Jovanotti ha difeso
il lavoro gratuito. Cioè no, non l’ha difeso, ha detto che be’, sì, insomma,
solo quello che ti fa fare esperienza, quello che fai da giovane, poi quello
che lui faceva da giovane, poi la sagra della ranocchia, poi ha tirato dentro
Nietzsche, infine la ciliegina: “non dovete avere un atteggiamento lamentoso” …
Ecco, a noi di discettare su quello che
detto Jovanotti, della singola parola in più o in meno, non interessa nulla. Basta vedere i video per capire nella sostanza quello che ne pensa: ovvero che i giovani si devono muovere, si devono buttare, iniziare a faticare, poi se qualcosa verrà, bene, magari conosci la persona giusta, qui “bisogna navigare a vista”… Ecco, questo è il Jovanotti-pensiero. Magari non ha detto proprio che “lavorare gratis è giusto” – ma d’altronde chi lo direbbe esplicitamente? siamo nel 2015 e dire certe cose fa ancora brutto – ma nella sostanza ha detto le stesse cose che da anni ci dicono governanti come Monti, la Fornero... Cioè che siamo bamboccioni, siamo coglioni, ci lamentiamo solo etc. Jovanotti pare papà, ci mancava solo che diceva: “vedi, il figlio della signora Anna mò sta faticando, lui sì che si dà da fare”. Ovviamente il figlio della signora Anna fa le fotocopie aggratis in un’associazione di preti… In realtà è peggio di così. Le parole di Jovanotti non sono sparate a caso, né sono solo l’ennesima variazione sul tema “non siete buoni”. Le parole di Jovanotti sono sempre perfettamente in linea con la comunicazione del Governo Renzi. Una comunicazione paracula, che non dice mica: “vi togliamo i diritti e non vi paghiamo”, come con Expo e il Jobs Act, ma dice: “e su, vi stiamo dando un’opportunità, dimostrate di meritarla”. Una comunicazione pensata per fregarci. È qui che Jovanotti torna utile. Perché i politici ormai i giovani non li ascoltano, se ne fottono. Mentre Jovanotti è un cantante, parla a migliaia di ragazzi, che in assenza di riferimenti si trovano lui, il fratello grande, che gli dice, come ha detto negli ultimi mesi: Renzi è un grande, ha tanta energia, Landini e gli operai no, sono vecchi, reazionari etc. Succede allora che qualche ragazzo inizia a crederci. “Se lo dice anche Jovanotti sarà vero. Io non sono buono, io non ci provo, io mi lamento”. E il peso sulle spalle cresce. Si sfoga su chi è come lui ma osa alzare la voce: “dovete fare sempre i soliti comunisti”. Però il problema non passa mica così. Il ragazzo si dice: “è colpa mia”. Poi succede che qualche ragazzo si colpevolizza troppo e si uccide, come a Pomigliano qualche settimana fa. Perché hai voglia di crederci, ma se il lavoro non c’è non c’è. E la colpa è proprio degli amici di Jovanotti, dei Renzi, dei Marchionne... Ovviamente c’è anche chi reagisce. Noi oggi siamo andati a chiedere conto a Jovanotti delle sue parole, ma non perché ce ne fregava di questo personaggetto, ma perché era l’occasione di parlare contro il lavoro gratuito, di dire a tanti ragazzi: non accettate, non deprimetevi, non rassegnatevi. Di farci portatori di quella rabbia che molti ragazzi hanno. La migliore dimostrazione che avevamo ragione, e che Jovanotti è in tutto e per tutto in linea con il Governo Renzi, ce l’ha data la DIGOS che ha impedito e decine di studenti di entrare. Si vede che a loro piacciono le esperienze di lavoro gratuito, non le esperienze di democrazia. Per fortuna, anche se solo nelle forme che ci sono concesse oggi, tantissima gente si è ribellata alle parole di Jovanotti. Ecco, questo per noi è un segnale. Appena abbiamo pubblicato la notizia si sono scatenati migliaia di commenti arrabbiati. Bisognerebbe chiedersi il perché, invece di sparare cazzate come ha fatto Selvaggia Lucarelli. Forse perché le parole di Jovanotti sono andate a toccare un nervo scoperto? Forse perché c’è già tanta gente che lavora aggratis? Forse perché sono vent’anni che ci rifilano la solfa – smentita dall’esperienza e da tutti gli studi scientifici – meno diritti, meno salario uguale più occupazione? Ecco, questo volevamo dire, e rifiutiamo il cliché di quelli che ce l’hanno con tutto e tutti. Semplicemente, noi non siamo ragazzi fortunati. A noi non è stato regalato nessun sogno. A noi è stata regalata questa realtà. La disoccupazione. Gli stage gratuiti, che dopo manco ti assumono perché prendono un altro stagista. I contratti a termine. Gli orari che si allungano a piacere del capo, perché se non resti non ti rinnovano. L’emigrazione al Nord. Le relazioni affettive che si allentano, poi si rompono. Se ci date questa realtà, aspettatevi il nostro odio. Anche se dite solo una mezza frase, anche se siete simpatici a tutti, anche se fate i cantanti. Non è un odio stupido, non è quello populista contro i rom. È quell’odio che ha iniziato a individuare i propri nemici. È quell’odio che sa essere proposta, apertura di spazi, programma politico alternativo. Forse di questo molti hanno paura. Che iniziamo a svegliarci. Perché su una sola cosa Jovanotti ha ragione: “non bisogna lamentarsi”. Ma non nel senso che dice lui, ovvero che dobbiamo accettare. Nel senso che ci serve a noi: che dobbiamo lottare. Jovanotti è un ragazzo fortunato, e non c’è niente che ha bisogno. Noi non lo siamo, e c’è tutto che abbiamo bisogno. E dobbiamo cominciare a prendercelo.
detto Jovanotti, della singola parola in più o in meno, non interessa nulla. Basta vedere i video per capire nella sostanza quello che ne pensa: ovvero che i giovani si devono muovere, si devono buttare, iniziare a faticare, poi se qualcosa verrà, bene, magari conosci la persona giusta, qui “bisogna navigare a vista”… Ecco, questo è il Jovanotti-pensiero. Magari non ha detto proprio che “lavorare gratis è giusto” – ma d’altronde chi lo direbbe esplicitamente? siamo nel 2015 e dire certe cose fa ancora brutto – ma nella sostanza ha detto le stesse cose che da anni ci dicono governanti come Monti, la Fornero... Cioè che siamo bamboccioni, siamo coglioni, ci lamentiamo solo etc. Jovanotti pare papà, ci mancava solo che diceva: “vedi, il figlio della signora Anna mò sta faticando, lui sì che si dà da fare”. Ovviamente il figlio della signora Anna fa le fotocopie aggratis in un’associazione di preti… In realtà è peggio di così. Le parole di Jovanotti non sono sparate a caso, né sono solo l’ennesima variazione sul tema “non siete buoni”. Le parole di Jovanotti sono sempre perfettamente in linea con la comunicazione del Governo Renzi. Una comunicazione paracula, che non dice mica: “vi togliamo i diritti e non vi paghiamo”, come con Expo e il Jobs Act, ma dice: “e su, vi stiamo dando un’opportunità, dimostrate di meritarla”. Una comunicazione pensata per fregarci. È qui che Jovanotti torna utile. Perché i politici ormai i giovani non li ascoltano, se ne fottono. Mentre Jovanotti è un cantante, parla a migliaia di ragazzi, che in assenza di riferimenti si trovano lui, il fratello grande, che gli dice, come ha detto negli ultimi mesi: Renzi è un grande, ha tanta energia, Landini e gli operai no, sono vecchi, reazionari etc. Succede allora che qualche ragazzo inizia a crederci. “Se lo dice anche Jovanotti sarà vero. Io non sono buono, io non ci provo, io mi lamento”. E il peso sulle spalle cresce. Si sfoga su chi è come lui ma osa alzare la voce: “dovete fare sempre i soliti comunisti”. Però il problema non passa mica così. Il ragazzo si dice: “è colpa mia”. Poi succede che qualche ragazzo si colpevolizza troppo e si uccide, come a Pomigliano qualche settimana fa. Perché hai voglia di crederci, ma se il lavoro non c’è non c’è. E la colpa è proprio degli amici di Jovanotti, dei Renzi, dei Marchionne... Ovviamente c’è anche chi reagisce. Noi oggi siamo andati a chiedere conto a Jovanotti delle sue parole, ma non perché ce ne fregava di questo personaggetto, ma perché era l’occasione di parlare contro il lavoro gratuito, di dire a tanti ragazzi: non accettate, non deprimetevi, non rassegnatevi. Di farci portatori di quella rabbia che molti ragazzi hanno. La migliore dimostrazione che avevamo ragione, e che Jovanotti è in tutto e per tutto in linea con il Governo Renzi, ce l’ha data la DIGOS che ha impedito e decine di studenti di entrare. Si vede che a loro piacciono le esperienze di lavoro gratuito, non le esperienze di democrazia. Per fortuna, anche se solo nelle forme che ci sono concesse oggi, tantissima gente si è ribellata alle parole di Jovanotti. Ecco, questo per noi è un segnale. Appena abbiamo pubblicato la notizia si sono scatenati migliaia di commenti arrabbiati. Bisognerebbe chiedersi il perché, invece di sparare cazzate come ha fatto Selvaggia Lucarelli. Forse perché le parole di Jovanotti sono andate a toccare un nervo scoperto? Forse perché c’è già tanta gente che lavora aggratis? Forse perché sono vent’anni che ci rifilano la solfa – smentita dall’esperienza e da tutti gli studi scientifici – meno diritti, meno salario uguale più occupazione? Ecco, questo volevamo dire, e rifiutiamo il cliché di quelli che ce l’hanno con tutto e tutti. Semplicemente, noi non siamo ragazzi fortunati. A noi non è stato regalato nessun sogno. A noi è stata regalata questa realtà. La disoccupazione. Gli stage gratuiti, che dopo manco ti assumono perché prendono un altro stagista. I contratti a termine. Gli orari che si allungano a piacere del capo, perché se non resti non ti rinnovano. L’emigrazione al Nord. Le relazioni affettive che si allentano, poi si rompono. Se ci date questa realtà, aspettatevi il nostro odio. Anche se dite solo una mezza frase, anche se siete simpatici a tutti, anche se fate i cantanti. Non è un odio stupido, non è quello populista contro i rom. È quell’odio che ha iniziato a individuare i propri nemici. È quell’odio che sa essere proposta, apertura di spazi, programma politico alternativo. Forse di questo molti hanno paura. Che iniziamo a svegliarci. Perché su una sola cosa Jovanotti ha ragione: “non bisogna lamentarsi”. Ma non nel senso che dice lui, ovvero che dobbiamo accettare. Nel senso che ci serve a noi: che dobbiamo lottare. Jovanotti è un ragazzo fortunato, e non c’è niente che ha bisogno. Noi non lo siamo, e c’è tutto che abbiamo bisogno. E dobbiamo cominciare a prendercelo.
Nessun commento:
Posta un commento