La Procura verso la richiesta di rinvio a giudizio del
governatore lombardo: "Fece pressioni su Expo per far avere un soggiorno
di lusso a Tokyo a Maria Grazia Paturzo e una consulenza all'altra
collaboratrice Mara Carluccio". Se condannato il presidente della
Lombardia dovrebbe lasciare per la legge Severino
di EMILIO
RANDACIO
03 giugno
2015
La Procura
di Milano ha chiuso l'inchiesta a carico del governatore lombardo Roberto Maroni. L'esponente leghista è accusato di
319 quater, secondo comma, per avere, nel maggio 2014, esercitato pressioni sui
vertici Expo per fare ottenere un biglietto in business
e un soggiorno in un
albergo pluristellato di Tokyo (costo di circa 6.000 euro), a Maria Grazia
Paturzo. Secondo il pm Eugenio Fusco, Maroni era legato alla donna "da
relazione affettiva".
A Maroni e al compagno di Partito, il neo eletto presidente di Ferrovie Nord Andrea Gibelli, gli investigatori del Noe, questa volta, contestano la turbata libertà di incanti, anche per aver fatto ottenere una consulenza da 30 mila euro a Mara Carluccio, senza indire una gara pubblica. Uno dei due reati contestati al governatore lombardo, l'induzione indebita a dare o promettere, è compreso nella legge Severino che disciplina la sospensione e la decadenza dalle cariche pubbliche. Nel caso di una condanna di primo grado, Maroni potrebbe dover lasciare la carica di governatore.
A Maroni e al compagno di Partito, il neo eletto presidente di Ferrovie Nord Andrea Gibelli, gli investigatori del Noe, questa volta, contestano la turbata libertà di incanti, anche per aver fatto ottenere una consulenza da 30 mila euro a Mara Carluccio, senza indire una gara pubblica. Uno dei due reati contestati al governatore lombardo, l'induzione indebita a dare o promettere, è compreso nella legge Severino che disciplina la sospensione e la decadenza dalle cariche pubbliche. Nel caso di una condanna di primo grado, Maroni potrebbe dover lasciare la carica di governatore.
Maroni:
"Sono tranquillissimo" - "Era ora, finalmente dopo un anno di indagini
si chiude - commenta Maroni - se per una sciocchezza come questa ci vuole un
anno, poveri noi. Detto questo, io sono tranquillissimo, non ho mai fatto
pressioni in vita mia per nessuno, per i miei figli, amici o parenti".
L'sms - "Christian, il Pres. ci tiene acché la delegazione per Tokyo comprenda anche la società Expo attraverso la dottoressa Paturzo e voleva" che anche lei "viaggiasse" in business class e in albergo di lusso. E' l'sms agli atti dell'inchiesta che il dg di Expo Malangone (anche della società è iscritta nel registro degli indagati per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti) riceve il 27/5/2014 da Giacomo Ciriello, capo della segreteria del governatore lombardo.
L'sms - "Christian, il Pres. ci tiene acché la delegazione per Tokyo comprenda anche la società Expo attraverso la dottoressa Paturzo e voleva" che anche lei "viaggiasse" in business class e in albergo di lusso. E' l'sms agli atti dell'inchiesta che il dg di Expo Malangone (anche della società è iscritta nel registro degli indagati per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti) riceve il 27/5/2014 da Giacomo Ciriello, capo della segreteria del governatore lombardo.
L'inchiesta
- Le indagini
sono partite la scorsa estate a Busto Arsizio (Varese) dall'analisi da parte
dei carabinieri del Noe di alcune intercettazioni nell'ambito dell'indagine su
Finmeccanica e poi è stata trasmessa per competenza territoriale a Milano.
Sotto la lente degli inquirenti è finita la presunta raccomandazione che
avrebbe portato Paturzo ad ottenere un contratto di collaborazione come
"temporary manager" in Expo. Secondo gli investigatori, infatti,
Maroni non avrebbe potuto inserire la professionista nel suo staff in Regione
perché la Corte dei Conti avrebbe sollevato rilievi e, dunque, sempre stando
alle indagini, l'ad di Expo Giuseppe Sala e Maroni avrebbero concordato per lei
un contratto di sei mesi rinnovabile al massimo fino a due anni (contratto
scaduto lo scorso 31 ottobre).
Il viaggio a
Tokyo della collaboratrice di Expo -
L'inchiesta, partita appunto dai sospetti sul
contratto (fatto non contestato nell'imputazione), è virata poi sul capitolo
del viaggio a Tokyo che risale al periodo tra il 30 maggio e il 2 giugno 2014
nell'ambito del 'World Expo Tour'. Secondo gli inquirenti, Maroni avrebbe
voluto che Paturzo - i due, scrive il pm nell'atto di chiusura indagini,
sarebbero stati "legati da una relazione affettiva" - fosse inserita
nella delegazione della Regione per il viaggio a Tokyo e che fosse spesata da
Expo, perché il Pirellone non poteva coprire i costi avendo lei un contratto
con Expo. Da qui le presunte "pressioni" di Maroni su Malangone,
attraverso Ciriello. E "per effetto delle pressioni", secondo il pm,
"Malangone si induceva a promettere di intervenire su Expo" per il
pagamento dei biglietti aerei business e per l'hotel con soggiorno di lusso,
anche se la donna non ne avrebbe avuto diritto, secondo le policy di Expo,
avendo solo un contratto di collaborazione. Malangone, secondo i pm, sarebbe
poi intervenuto sui vertici Expo per evitare che la contrarietà dell'ad Sala
"compromettesse" il rapporto tra quest'ultimo e Maroni e tra la
società e la Regione. Oltre che per salvaguardare la posizione di Sala e per
rafforzare la propria. Infine, l'avrebbe fatto anche per accreditarsi maggiormente
presso la Regione, accogliendo la richiesta del Governatore.
Il contratto
per l'altra ex collaboratrice - L'altro fronte, il contratto della Carluccio. Maroni
avrebbe turbato la gara per favorire l'assegnazione della collaborazione con
Eupolis, ente di ricerca della Regione. Per questo, secondo il pm Fusco,
l'esponente della Lega deve rispondere anche di "turbata libertà nel
procedimento di scelta del contraente". Nell'imputazione per turbativa
sono indagati, assieme a Maroni, Gibelli, Ciriello, l'ex dg di Eupolis, Alberto
Brugnoli, che ha già patteggiato 8 mesi, e la stessa Carluccio. Maroni non
potendo collocare nel suo staff al Pirellone la professionista, temendo rilievi
dalla Corte dei Conti, avrebbe attivato Gibelli alla fine del 2013 affinché si
mettesse in contatto con Brugnoli per far ottenere un contratto alla donna.
Gibelli avrebbe consegnato a Brugnoli il curriculum vitae di Carluccio,
anticipandogli che poi l'avrebbe contattato anche Ciriello "per conto di
Maroni". Ciriello, spiega il pm nell'atto di chiusura, su
"incarico" di Maroni e d'intesa con Gibelli avrebbe chiesto poi di
essere aggiornato costantemente sulla vicenda del contratto. Il 13 novembre
2013, stando agli atti, ci sarebbe stato un incontro tra l'allora dg di Eupolis
Brugnoli e Carluccio nella sede dell'ente in via Taramelli, vicino al
Pirellone. Cinque giorni dopo, Carluccio avrebbe inviato un sms (già emerso nei
mesi scorsi) a Brugnoli scrivendo: "Gentile Dott. Brugnoli, ho parlato con
il mio commercialista, il quale per evitare di pagare troppe tasse mi ha
consigliato di prevedere una retribuzione che non superi euro 29.500".
Cifra che corrisponderà poi a quella indicata nel contratto.
Il legale del governatore - "A parte citazioni ad effetto di alcuni sms
il cui contenuto è stato palesemente (e sorprendentemente) modificato, non si
colgono né gli estremi del reato, né tanto meno il danno per le casse di
Regione Lombardia", scrive in una nota Domenico Aiello, difensore di
Maroni, dopo aver "letto attentamente l'avviso di conclusione delle
indagini notificato al Presidente" della Regione Lombardia "via
email". Il legale spiega che a suo avviso si tratta di "elementi
minimi necessari per poter "enunciare" una ipotesi di reato, ancor
prima di affrontare il tema centrale del dolo che nel caso del Presidente
Maroni è del tutto inesistente". L'avvocato aggiunge inoltre che "il
mancato viaggio del presidente Maroni, disdetto per scelta istituzionale, ha
prodotto un risparmio documentato alla Regione". "Spero, viste le
particolari capacità giuridiche del dott. Fusco, - prosegue la nota - che
l'accusa non si lasci tentare dalle tante sirene del consenso e si torni da
subito a discutere e confrontarsi di fatti e non di valutazioni extra
giuridiche che non hanno alcuna rilevanza sul piano penale". "Occorre
procedere con senso di responsabilità - conclude il difensore - e dare da
subito alle contestazioni la corretta dimensione. Ritengo che il curriculum
istituzionale del Presidente Maroni consenta a tutti gli operatori questo pur
minimo riguardo".
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