Come in molte altre città italiane, anche a Pisa è scesa in
piazza il pomeriggio del 2 giugno l'opposizione alle politiche di guerra
del governo Renzi e dell'Unione Europea, alla militarizzazione del
territorio e della giornata del 2 Giugno, festa della Repubblica nata
dalla resistenza al nazifascismo. Diverse decine di persone, portate in
piazza da un coordinamento di forze della sinistra comunista e di
singoli attivisti contro la guerra, che hanno risposto all'appello
lanciato dalla rete No War per la mobilitazione del 2 Giugno, hanno
manifestato
a pochi metri dalla Logge dei Banchi, dove si svolgeva il concerto organizzato dalle istituzioni cittadine. Gli striscioni e i cartelli evidenziavano il legame inscindibile tra l'Unione Europea e la guerra e la militarizzazione del nostro territorio, che vede la presenza della base USA di Camp Darby, dell'Hub militare, del Comando delle Forze Speciali dell'Esercito recentemente insediatosi alla caserma dei parà Gamerra, dell'Istituto Sant'Anna, con la sua attività orientata al settore militare (dai corsi di "peace keeping" tenuti da generali Nato alle partnership con Finmeccanica e con Israele). Il megafonaggio è riuscito a infastidire i rappresentanti dell'amministrazione comunale, a partire dal sindaco Filippeschi, e delle istituzioni locali, presenti ad concerto in programma per celebrare il 2 giugno, a poche decine di metri di distanza dal presidio no-war. Abbiamo così avuto occasione di contestare i rappresentanti di politiche di morte sui nostri territori, coloro che da tempo fomentano una ideologia militarista e di familiarizzazione alla guerra, a partire dagli incontri promossi ogni anno nelle scuole elementari con generali dell'esercito e della Folgore; coloro che, a Pisa come in tutto il Paese, a fronte del taglio di salari e diritti, alla distruzione della sanità e dell'istruzione pubblica, aumentano le spese militari, spendendo 80 milioni di euro al giorno, e si preparano a guidare il prossimo intervento in Libia. Il buon esito del presidio ci spinge a continuare e allargare nella nostra città la battaglia contro la tendenza alla guerra, con iniziative e incontri che a breve saranno messi in calendario.
a pochi metri dalla Logge dei Banchi, dove si svolgeva il concerto organizzato dalle istituzioni cittadine. Gli striscioni e i cartelli evidenziavano il legame inscindibile tra l'Unione Europea e la guerra e la militarizzazione del nostro territorio, che vede la presenza della base USA di Camp Darby, dell'Hub militare, del Comando delle Forze Speciali dell'Esercito recentemente insediatosi alla caserma dei parà Gamerra, dell'Istituto Sant'Anna, con la sua attività orientata al settore militare (dai corsi di "peace keeping" tenuti da generali Nato alle partnership con Finmeccanica e con Israele). Il megafonaggio è riuscito a infastidire i rappresentanti dell'amministrazione comunale, a partire dal sindaco Filippeschi, e delle istituzioni locali, presenti ad concerto in programma per celebrare il 2 giugno, a poche decine di metri di distanza dal presidio no-war. Abbiamo così avuto occasione di contestare i rappresentanti di politiche di morte sui nostri territori, coloro che da tempo fomentano una ideologia militarista e di familiarizzazione alla guerra, a partire dagli incontri promossi ogni anno nelle scuole elementari con generali dell'esercito e della Folgore; coloro che, a Pisa come in tutto il Paese, a fronte del taglio di salari e diritti, alla distruzione della sanità e dell'istruzione pubblica, aumentano le spese militari, spendendo 80 milioni di euro al giorno, e si preparano a guidare il prossimo intervento in Libia. Il buon esito del presidio ci spinge a continuare e allargare nella nostra città la battaglia contro la tendenza alla guerra, con iniziative e incontri che a breve saranno messi in calendario.
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