Mentre l’Unione Europea si prepara all’intervento
militare in Libia (secondo quanto emerso da documenti pubblicati da
Wikileaks), l’Italia festeggia ipocritamente la festa di una Res publica sempre meno pubblica e sempre più dominio di ristretti poteri sovrannazionali.
Lo svuotamento di contenuto della nostra Repubblica si
legge nella mancata applicazione dell’art. 11 della nostra Costituzione
che recita “L’Italia ripudia la guerra come strumento di […] risoluzione
delle controversie internazionali”, mentre svariati miliardi di euro
vengono impiegati nelle spese militari.
Lo si legge nell’umiliazione del mondo del lavoro che passa
attraverso tutte le riforme del lavoro di questi ultimi venticinque
anni e giunge fino al Jobs Act, alla limitazione delle
libertà sindacali e al 40% di disoccupazione giovanile, in barba agli articoli 1 e 3 della Costituzione (“È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” art. 3, c.2).
libertà sindacali e al 40% di disoccupazione giovanile, in barba agli articoli 1 e 3 della Costituzione (“È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” art. 3, c.2).
Lo si legge infine nell’ipocrisia della sua politica
migratoria, che dimentica l’articolo 10 della carta costituzionale (“Lo
straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio
delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha
diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni
stabilite dalla legge”. c.3).
La guerra che in Italia e in Europa si conduce verso
l’esterno e verso l’interno, nel Mediterraneo e verso il proprio mondo
del lavoro e del non lavoro, deve unire insieme i lavoratori, migranti e
non, in un fronte unico contro la guerra, le cui conseguenze sono
pagatein primisda loro.
Per queste ragioni, dunque, mentre la crisi economica cerca
una via di fuga ricorrendo al più classico degli espedienti, la guerra,
a Torino migranti, lavoratori e studenti si sono riuniti davanti alla
sede della RAI in un presidio che ha denunciato questo stato di cose e
la connivenza di un’informazione complice che, neanche a dirlo, ha
completamente ignorato la protesta svoltasi sotto il proprio naso
(chiuso!).
Per questo noi abbiamo detto e diciamo NO alla guerra e
alla NATO, chiediamo il taglio delle spese militari e invochiamo la
tutela dei diritti dei lavoratori e dei migranti.
USB - Piemonte; Noi Restiamo - Torino; Movimento Migranti Rifugiati; Rete Dei Comunisti Torino
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