Repubblica 14.7.15
ROMA. Sindacati ancora divisi sui contratti. Erano più di tre anni che non si
riunivano le segreterie unitarie di Cgil, Cisl e Uil, ma dopo oltre cinque ore di
discussione le tre confederazioni non sono riuscite ieri a definire una posizione
comune sulla riforma del modello contrattuale. Le parti restano distanti e
dietro sembrano ormai esserci opzioni strategiche distinte. Cgil e Uil, da una
parte, ritengono che il confronto con la Confindustria, la quale spinge per cambiare entro luglio le regole
ROMA. Sindacati ancora divisi sui contratti. Erano più di tre anni che non si
riunivano le segreterie unitarie di Cgil, Cisl e Uil, ma dopo oltre cinque ore di
discussione le tre confederazioni non sono riuscite ieri a definire una posizione
comune sulla riforma del modello contrattuale. Le parti restano distanti e
dietro sembrano ormai esserci opzioni strategiche distinte. Cgil e Uil, da una
parte, ritengono che il confronto con la Confindustria, la quale spinge per cambiare entro luglio le regole
del gioco, possa essere avviato solo al termine dei rinnovi contrattuali, da quello dei chimici ai
metalmeccanici, fino a quello per i dipendenti pubblici; la Cisl, dall’altra parte, è pronta invece ad
accettare l’impostazione degli industriali temendo che sulla materia sindacale per eccellenza
(quella dei contratti, per l’appunto) possa alla fine intervenire il governo attraverso la legge sul
salario minimo legale prevista dal Jobs act e temporaneamente congelata in attesa di un’eventuale
intesa tra le parti sociali. La Cisl sembra
intenzionata a elaborare una sua proposta e poi renderla pubblica. Cgil e Uil, al contrario, puntano
a chiudere le vertenze contrattuali che si stanno aprendo nel settore industriale (alimentaristi,
chimici e poi metalmeccanici tra i quali si andrà con piattaforme distinte)...
Confindustria ha intenzione di bloccare i contratti nazionalI..
in una fase economica in cuiConfindustria ha intenzione di bloccare i contratti nazionalI..
dinamica inflazionistica è intorno allo zero o poco sopra è difficile individuare parametri ai quali
collegare gli aumenti retributivi. Tanto che nel settore dei chimici gli industriali hanno chiesto ai
lavoratori la restituzione di 79 euro per effetto di un tasso di inflazione reale inferiore a quello
dell’Ipca (indice dei prezzi depurato dagli energetici) sul quale erano stati concordati gli incrementi.
La Confindustria immagina uno schema, per il contratto nazionale, nel quale gli aumenti siano definiti solo al termine della vigenza contrattuale.
Nella sostanza una moratoria di tre anni. L’associazione degli industriali propone, pur
mantenendo i due livelli contrattuali, che si possa scegliere tra contratto nazionale e contratto
aziendale (tutto ancorato a indici di produttività e redditività) in alternativa tra loro. Insomma si
sta aprendo una partita delicatissima ed è chiaro che, in un contesto di stagnazione economica,
gli spazi per i rinnovi contrattuali siano assai modesti e che per Confindustria (e forse anche per il
governo) non sarà difficile incunearsi tra le divisioni sindacali.
Nessun commento:
Posta un commento