16 luglio a Roma, sit-in all'ambasciata indiana contro torture e violenza sessuale sulle prigioniere politiche in India, per la libertà di tutti prigionieri politicii!
Contro tortura e violenza sessuale
sulle prigioniere politiche in India
Libertà per tutti i prigionieri politici!
Sosteniamo la guerra popolare in India
Scateniamo la furia delle donne come forza poderosa per la rivoluzione!
Libertà per tutti i prigionieri politici!
Sosteniamo la guerra popolare in India
Scateniamo la furia delle donne come forza poderosa per la rivoluzione!
Donne arrestate con l'accusa di essere
naxalite. La loro colpa? Quella di essersi ribellate al
sistema sociale che le sfrutta e opprime.
Con l’accusa di maoismo, moltissime donne in India vengono accusate di sostenere la più grande guerra di popolo della storia moderna, in un paese, l’India, che ha fama di essere “la più grande democrazia del mondo”. Una “democrazia” che scatena contro il suo popolo una feroce repressione, fatta di rapimenti, stupri e torture nelle carceri, uccisioni e negazione dei più elementari diritti alla libera espressione. Una democrazia, sostenuta da tutti i paesi imperialisti come il nostro, che con il suo job act antioperaio, le deportazioni forzate, lo sfruttamento e la svendita delle risorse del paese alle multinazionali indiane e straniere, riforma il suo intero apparato repressivo: esercito, aviazione, polizia, bande paramilitari.
Una “democrazia” che attacca non solo la “minaccia naxalita”, ma tutti movimenti che si oppongono alla sua politica e che resistono all’operazione ‘Green Hunt’, così come gli intellettuali democratici, gli attivisti dei diritti umani e ogni voce di dissenso che si faccia sentire, per fare tabula rasa intorno ai movimenti popolari e alla guerra popolare guidata dai maoisti.
Con l’appoggio di tutti i paesi imperialisti, compresa l’Italia, la “democrazia” Indiana attacca le popolazioni adivasi che vivono sui territori ricchi di risorse naturali e dove più forte è la guerra popolare, per soffocare sul nascere il nuovo potere popolare.
Con l’appoggio di tutti i paesi imperialisti, compresa l’Italia, la “democrazia” Indiana, perpetua e copre violenze e atrocità contro i tribali e in particolar modo contro le donne adivasi, che sono in prima linea nella guerra popolare.
Con l’accusa di maoismo, moltissime donne in India vengono accusate di sostenere la più grande guerra di popolo della storia moderna, in un paese, l’India, che ha fama di essere “la più grande democrazia del mondo”. Una “democrazia” che scatena contro il suo popolo una feroce repressione, fatta di rapimenti, stupri e torture nelle carceri, uccisioni e negazione dei più elementari diritti alla libera espressione. Una democrazia, sostenuta da tutti i paesi imperialisti come il nostro, che con il suo job act antioperaio, le deportazioni forzate, lo sfruttamento e la svendita delle risorse del paese alle multinazionali indiane e straniere, riforma il suo intero apparato repressivo: esercito, aviazione, polizia, bande paramilitari.
Una “democrazia” che attacca non solo la “minaccia naxalita”, ma tutti movimenti che si oppongono alla sua politica e che resistono all’operazione ‘Green Hunt’, così come gli intellettuali democratici, gli attivisti dei diritti umani e ogni voce di dissenso che si faccia sentire, per fare tabula rasa intorno ai movimenti popolari e alla guerra popolare guidata dai maoisti.
Con l’appoggio di tutti i paesi imperialisti, compresa l’Italia, la “democrazia” Indiana attacca le popolazioni adivasi che vivono sui territori ricchi di risorse naturali e dove più forte è la guerra popolare, per soffocare sul nascere il nuovo potere popolare.
Con l’appoggio di tutti i paesi imperialisti, compresa l’Italia, la “democrazia” Indiana, perpetua e copre violenze e atrocità contro i tribali e in particolar modo contro le donne adivasi, che sono in prima linea nella guerra popolare.
Incatenate mani e piedi, anche durante la
gravidanza e il parto, prese a bastonate, stuprate in carcere
e nelle stazioni di polizia, fino a farne fuoriuscire l’utero
dal corpo, il sangue dalle urine, scosse elettriche sulle
piante dei piedi, diventati neri. Impiccate, impalate,
stuprate, uccise...
Così sono trattate le donne ribelli nella più grande “democrazia del mondo”, con la complicità dell’imperialismo nostrano.
Così sono trattate le donne ribelli nella più grande “democrazia del mondo”, con la complicità dell’imperialismo nostrano.
Ma noi non siamo complici, noi non stiamo
zitte!
Il 16 luglio a Roma abbiamo portato la denuncia e la mobilitazione davanti all’ambasciata indiana per dire:
Il 16 luglio a Roma abbiamo portato la denuncia e la mobilitazione davanti all’ambasciata indiana per dire:
Basta con le torture e le violenze
sessuali sulle prigioniere politiche in India!
Libertà di tutti
i prigionieri politici!
Sosteniamo la
guerra popolare in India!
Scateniamo la
furia delle donne come forza poderosa della rivoluzione!
MFPR Italia
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