Nella prima parte
dell'articolo, in continuità per altro con la posizione da noi
assunta sul referendum (vedi in questo stesso blog), insieme
alla vittoria positiva del NO avevamo indicato l'impossibilità di
evitare il “suicidio” di Syriza di fronte al ricatto dei governi
imperialisti e delle istituzioni finanziarie a guida tedesca, e di
difendere le condizioni di vita dei proletari e delle masse.
Nonostante il risultato referendario sono sempre
i governi imperialisti ad avere il coltello dalla parte del manico e
le manovre tattiche di Syriza, come è stato anche il referendum, non
possono che risultare un bluff che non evita la scelta reale: quella tra scontro
fondato sulla rivolta popolare o progressivi slittamenti lungo il
piano inclinato del “tallone di ferro” dei paesi imperialisti, passaggio sfociante nel superamento di fatto del governo di Syriza.
Le masse greche non
potevano e né possono, nonostante le difficoltà, affidare i loro
destini a Syriza e alla via elettorale.
I governi imperialisti
continuano nella loro guerra, economica nell'apparenza ma politico
violenta nella sostanza; è la rivoluzione sociale e politica fondata
sulla necessaria violenza di massa l'unica risposta, il vero
“controricatto” che le masse potevano e possono ancora giocare sul piano tattico.
Ci sono le forze in Grecia a fare questo?
A parole forse si, nei fatti e a posizioni in corso
diremmo di No.
La sinistra interna a
Syriza, di tipo troskista e con qualche ex maoista, non può che
essere parte del problema piuttosto che della soluzione -he li ha portati in Syriza e in Parlamento.
Quella di
orientamento comunista con consistente radicamento tra la classe
operaia e i lavoratori è una trincea di resistenza ma non ha né la
strategia né la visione della guerra di popolo necessaria, ed è
anch'essa immolata, non da oggi, lungo la “via elettorale al
socialismo”, che pur se anima energie e lotte combattive non può
costruire l'alternativa necessaria per rendere le parole, i progetti
socialisti realmente praticabili.
Se si resiste
coerentemente la guerra civile è inevitabile, così come lo è la
lotta antimperialista, ma solo la strategia della guerra di popolo è
quella per cui bisogna organizzarsi e lavorare come partito comunista, fronte
unito ed esercito popolare
Sul piano di fase noi siamo e restiamo solidamente al fianco dei proletari, delle masse, dei
giovani in Grecia che resistono e lottano, che non possono accettare
che i loro interessi elementari di vita, le loro aspirazione e
perfino la loro democrazia deformata praticata con il NO al
referendum, vengano irrisi e calpestati da un sistema ben
rappresentato dal “mostro di Dusseldorf, Schaeuble.
Proletari e masse greche
sono gli unici padroni del proprio destino e possono e devono affermarlo con tutte le forze e in tutte le forme possibili.
Il nostro
internazionalismo proletario è essere comunque dalla loro parte e dalla parte di chi lotta per il socialismo.
Noi dobbiamo fare la nostra
parte in Italia contro il nostro governo che, al contrario di quanto
pensino i superficiali lettori della realtà della crisi greca anche
nel nostro campo, non è affatto un paese come la Grecia, ma è un
paese come i “carnefici imperialisti” della Grecia, sostenitori
della macelleria sociale, della dittatura del capitale e della
Troika - certo, dentro un'Europa a dominio tedesco, a direttorio
franco-tedesco, dentro una UE di 18 o 28 paesi che siano, in cui
l'Italia resta in una posizione oscillante tra la terza e la quinta.
Quindi il nostro governo è
nemico del popolo greco e deve essere combattuto nel nostro paese
come la Germania e la Troika.
Dobbiamo fare chiarezza su
questo innanzitutto nelle fila proletarie, combattendo le confusioni e
imbrogli del governo Renzi, dei suoi giornali e l'ancor più
insidioso imbroglio demagogico delle forze di falsa opposizione: l'opposizione
fascio-leghista apertamente reazionaria dei Salvini, quella
travestita dei grillini, come anche almeno ne nostro campo quella politicamente confusa dei 'No euro' e 'Fuori dalla UE'
Si utilizzano parole d'ordine
facili e dilaganti che il referendum ha incentivato e che lungi da
chiarire confondono ancor più la contesa.
I governi capitalistici si
rovesciano in Grecia (anche in Grecia, tutti sono danneggiati dalla
crisi, lo sappiamo, ma i padroni greci, gli armatori, i padroni e
padroncini dell'economia turistica greca, isole, ecc. non sono
alleati della lotta proletaria ma sono coloro che hanno beneficiato
negli anni della situazione greca e che ora in parte hanno continuato
ad arricchirsi nella crisi e in parte oggi se ne lamentano per gli
effetti).
I governi imperialisti si
minano e rovesciano all'interno dell'Europa fatta da un insieme di
paesi imperialisti in cui la Germania è il più grande e gli altri a
seguire, fino alla vicina Austria...
Serve l'unità dei
proletari e delle masse nell'arena europea ma con la chiarezza che
paese per paese si combatte la guerra ed è chiaro che ogni paese che
fosse strappato al nemico con la rivoluzione socialista non avrebbe alcun
bisogno di “uscire” perchè ne sarebbe già fuori in corso
d'opera.
Su questo noi comunisti marxisti-leninisti-maoisti
siamo quindi su un'altra posizione strategica a cui deve
corrispondere un'altra pratica. Anche se in materia di tattica
politica, di fronte unito ci sono ampi margini per unirsi con tutti e
con nessuno nelle diverse fasi della lotta, a partire da oggi per solidarizzare
con le masse greche in lotta, per dire NO ai dicktat dei governi
imperialisti europei, per sviluppare tutte le iniziative di lotta che
siano di freno ed ostacolo all'azione dei governi imperialisti.
In
particolare, è giusto e sacrosanto uno sciopero generale di
solidarietà con le masse greche; sono giuste e sacrosante le
iniziative sotto i Palazzi delle Istituzioni europee (banche
comprese) e del governo italiano.
Siamo per mantenere salda la linea,
chiamata “mai con Salvini mai con Renzi”, anche nel contesto
degli sviluppi della crisi greca.
Infine, proletari
comunisti PCm Italia ha una posizione diversa e critica verso
tutte le forze di sinistra,
anche extraparlamentare, che sono salite sul carro del post
referendum come grottesche pulci sul dorso dell'elefante, per uscire
in internet, sui giornali, in televisione a cavalcare la tigre, per
riproporsi come ceto politico di opposizione sull'onda del referendum greco, proponendo ai proletari e le
masse di fare come in Grecia, cioè fare un referendum e vincere.
I 'sinistri' uscenti dal PD
(Civati, Fassina), l'alato venditore di fumo in disgrazia, Vendola,
il loro giornale di riferimento Il Manifesto, spesso patetico e
imbarazzante nell'apologia delle 'cinquanta sfumature di Tsipras, sono
nel nostro paese gli occupatori di spazi a 'sinistra' di un PD divenuto
moderno fascista con Renzi; ciò che è diverso da Renzi non è
affatto di per sè di sinistra, soprattutto se si è contribuito a
portarlo al potere, a costruirne la forza e l'egemonia, cercando di
mantenere poltrone, oppure ci si è voluti ritagliare uno spazio di
gruppo di copertura.
Ma sono grotteschi anche
chi fuori da questo entourage propone di creare una situazione greca
senza le condizioni della Grecia e senza la prolungata battaglia che
le masse greche hanno fatto: una catena di scioperi generali con
diverse fasi di assedio e scontro con lo Stato e il parlamento,
dentro e in dialettica con una tensione ribelle della gioventù che
ha fatto della Grecia un importante riferimento della lotta di classe
in Europa e a livello internazionale, con dentro lo scontro di
piazza, le azioni di attacco, il sindacalismo classista, la
prospettiva comunista - (pur con tutti i loro limiti strategici di
cui abbiamo parlato prima) -tutte cose purtroppo lontane dal prodursi nel nostro paese
Questi 'grilli parlanti '
della lotta in Grecia propongono di partire dalla fine, con il referendum sull'euro; una linea il cui esito attuale non potrebbe che
rafforzare il “Grillo"parlante per antonomasia, alleato
oggettivo di Salvini.
La critica a queste
posizioni nelle fila proletarie e del movimento è parte
assolutamente indispensabile di una politica, di un'organizzazione di
classe che deve avanzare nel tormentato e confuso periodo attuale.
Proletari comunisti-PCm Italia
13 luglio 2015
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