Dopo due assoluzioni in Tribunale nei processi per 8 morti di amianto nella centrale Enel di Turbigo e per 32 morti nella fabbrica Franco Tosi di Legnano (ex gruppo Pesenti), il Tribunale di Milano esprime invece la prima condanna nella «capitale» industriale ritenendo 11 ex amministratori della Pirelli (quasi tutti ultraottantenni) responsabili di omicidio colposo e lesioni colpose ai danni di 24 operai morti o ammalatisi di mesotelioma pleurico, cioè della forma di tumore determinata dall’esposizione all’amianto nel 1977-1988 nei reparti autocarri e mescole degli stabilimenti di viale Sarca e via Ripamonti.
È l’approdo in primo grado di un iter processuale travagliato, che dal 2011 ha visto il pubblico ministero Maurizio Ascione (con l’allora suo procuratore aggiunto Nicola Cerrato) recuperare e coltivare questi complessi accertamenti dopo che due richieste di archiviazione proposte da un precedente pm erano state respinte dalla giudice Federica Centonze. Era poi stato il gup Luigi Varanelli a rinviare a giudizio gli 11 imputati ieri tutti condannati: anche i tre (Gabriele Battaglioli, Roberto Picco e Carlo Pedone, 3 anni) per i quali lo stesso pm aveva proposto l’assoluzione per il breve arco temporale di loro dirigenza. 20.000 a Medicina Democratica e Associazione italiana esposti amianto. «Finalmente ce l’abbiamo fatta a farli condannare», si lasciano andare dai banchi dei familiari a inizio verdetto, mentre a detta del loro avvocato Laura Mara «finalmente il Tribunale di Milano riconosce che morire sul lavoro è un reato».
... Tra gli 11 condannati in primo grado per le 24 morti legate all’amianto alla Pirelli di Milano c’è anche Piero Giorgio Sierra ( ex amministratore delegato dell’azienda, oltre che ex presidente dell’Airc (Associazione Italiana per la ricerca sul cancro). Ha ricevuto una condanna a 6 anni e 8 mesi, come Guido Veronesi, fratello dell’oncologo ed ex ministro della Salute Umberto durante il quale l’esposizione all’amianto sia stata efficace rispetto alla genesi e allo sviluppo della malattia, e di individuare di conseguenza quali fossero gli amministratori delegati o i consiglieri di amministrazione che in quella fascia temporale rivestissero posizioni di garanzia tali da farne discendere una responsabilità penale (e non semplicemente storica o morale). E centrale diventa dunque il tema — molto dibattuto in ambito scientifico — se il protrarsi dell’esposizione abbia o meno un effetto acceleratore o aggravatore dopo l’innesco del processo di genesi del tumore e dopo il termine
Nella sua requisitoria, il pm Ascione aveva sottolineato la «profondità e il radicamento nel tempo di una situazione di pericolo» che «avrebbe reso necessario un intervento strutturale». Invece in alcune riunioni del Cda si sarebbe parlato «solo di provvedimenti contro gli infortuni sul lavoro, come se quello delle malattie professionali fosse un tema di serie B». E e alcuni operai hanno testimoniato che, «quando provavamo a chiedere un miglioramento delle condizioni di sicurezza, ci rispondevano “taci e lavora”».
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