Macao, libero striscione in
libero stato
di Luca
Fazio (dal manifesto)
Milano. Il centro sociale di viale Molise è stato
“invitato” dalla Questura a togliere dalla facciata uno striscione contro il
governo turco di Erdogan.
La Turchia non è ancora entrata in Europa ma sembra
molto ben introdotta nella Questura di Milano. La vicenda, mentre il governo
turco arresta soldati, poliziotti, professori e giornalisti provocando le
proteste (timide) di mezza Europa, è surreale ma significativa. Nei giorni scorsi
due poliziotti in borghese, Digos, si sono presentati a Macao (nuovo centro per
le arti, la cultura e la ricerca) con una proposta che sarebbe impossibile
rifiutare. “Togliete quello striscione o vi sgomberiamo”. Una minaccia.
Increduli, due ragazzi colti di sorpresa ci sono rimasti male. Sarebbe il primo
sgombero della storia provocato dall’esposizione di uno striscione in un centro
sociale.
La scritta incriminata è esplicita: “Milano Fashion
Week supports the resistance against Erdogan’s fascist government”. Ma a naso,
senza entrare nel merito di considerazioni geopolitiche e senza scomodare i
diritti dell’uomo e il secolo dei Lumi, ci staremmo aggirando nel campo minato
della libertà di pensiero e opinione. A Milano, Italia. Quello striscione, spiegano
a Macao, è stato esposto sulla facciata di viale Molise 68 a Giugno in seguito
a una sfilata di moda il cui ricavato è stato devoluto alla comunità curda.
Quel giorno c’era anche la co-presidentessa dell’Hdp Figen Yuksekdag. Il
consolato turco non deve aver gradito. Risultato? Da ieri gli striscioni sono
due. Quello contro il governo Erdogan e uno nuovo: “Togliete questo striscione
o vi sgomberiamo”.
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