Dopo il suo arrivo al potere due anni fa, il primo ministro indiano
Narendra Modi si sforza di rafforzare il prestigio internazionale del
suo paese, grazie anche a numerosi viaggi all’estero. come quello nell'Iran
L’obiettivo di fondo è quello di rafforzare gli scambi commerciali bilaterali, cercando di approfittare della fine delle sanzioni che fino a poco tempo fa limitavano le capacità economiche e di investimento della Repubblica islamica – una prospettiva di avvicinamento che trova un certo sostegno in India.
La firma, nel luglio 2015, dell’accordo di Vienna, relativo al controverso programma nucleare di Teheran, ha eliminato le ultime resistenze e ha riportato l’Iran nel concerto delle nazioni dopo 12 anni
di ostracismo. Durante l’embargo il regime dei mullah si è sentito abbandonato dal suo partner indiano, anche se per non incrinare i rapporti nessuna critica è mai stata fatta in pubblico.
Equilibri esterni
L’India corteggia il Medio Oriente – inferno geopolitico, ma regione ricca di risorse naturali – perché può garantire l’approvvigionamento per le sue esigenze energetiche. “Il Medio Oriente ha un’importanza fondamentale per New Delhi, perché da lì arriva quasi il 60 per cento delle importazioni di petrolio e di gas naturale liquefatto”, ricorda l’economista Rajiv Biswas.
E l’India non è rimasta con le mani in mano. All’inizio dell’anno ha dato la sua autorizzazione allo sviluppo del porto iraniano di Chabahar, che aprirà una rotta di transito verso l’Afghanistan evitando il vicino Pakistan. Un progetto di grande importanza strategica perché offre all’India un accesso all’Asia centrale.
Al di là del semplice aspetto “commerciale”, la visita in Iran ha per Modi anche un altro obiettivo più diplomatico, quello di ristabilire l’equilibrio della politica estera indiana, che negli ultimi tempi è sembrata orientarsi più verso Israele e l’Arabia Saudita.
L’obiettivo di fondo è quello di rafforzare gli scambi commerciali bilaterali, cercando di approfittare della fine delle sanzioni che fino a poco tempo fa limitavano le capacità economiche e di investimento della Repubblica islamica – una prospettiva di avvicinamento che trova un certo sostegno in India.
La firma, nel luglio 2015, dell’accordo di Vienna, relativo al controverso programma nucleare di Teheran, ha eliminato le ultime resistenze e ha riportato l’Iran nel concerto delle nazioni dopo 12 anni
di ostracismo. Durante l’embargo il regime dei mullah si è sentito abbandonato dal suo partner indiano, anche se per non incrinare i rapporti nessuna critica è mai stata fatta in pubblico.
Equilibri esterni
L’India corteggia il Medio Oriente – inferno geopolitico, ma regione ricca di risorse naturali – perché può garantire l’approvvigionamento per le sue esigenze energetiche. “Il Medio Oriente ha un’importanza fondamentale per New Delhi, perché da lì arriva quasi il 60 per cento delle importazioni di petrolio e di gas naturale liquefatto”, ricorda l’economista Rajiv Biswas.
E l’India non è rimasta con le mani in mano. All’inizio dell’anno ha dato la sua autorizzazione allo sviluppo del porto iraniano di Chabahar, che aprirà una rotta di transito verso l’Afghanistan evitando il vicino Pakistan. Un progetto di grande importanza strategica perché offre all’India un accesso all’Asia centrale.
Al di là del semplice aspetto “commerciale”, la visita in Iran ha per Modi anche un altro obiettivo più diplomatico, quello di ristabilire l’equilibrio della politica estera indiana, che negli ultimi tempi è sembrata orientarsi più verso Israele e l’Arabia Saudita.
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