Per sua disgrazia perfino il suo dell’Ufficio
parlamentare di Bilancio (UpB) gli va contro! Vedremo nei prossimi giorni se
licenzia questi esperti!
Secondo l’analisi di questo
ufficio, riportata dal Sole 24 ore di ieri, l’Italia è in crisi profonda e ci
rimane, altro che ripresa!
Il giornalista dice che “L’economia
italiana sta rallentando… e a fine anno la sua crescita resterebbe al di sotto
dell’1”. Una dinamica che viene confermata anche nel 2017.
Che si tratta di una crisi tutta
interna alla crisi mondiale lo dicono i “fattori di debolezza della congiuntura, che continua a essere trainata dalla spesa per consumi delle famiglie e
dalle variazioni delle scorte, mentre gli
investimenti restano al palo e la
domanda estera netta resta negativa (-0,2%).” Quindi, non ci sono investimenti. I padroni nonostante le chiacchiere a valanga
non investono perché non avrebbero dove e a chi vendere ciò che producono (gli
operai!). E nemmeno dall’estero comprano tanto da poter rilanciare l’economica
e questo, appunto, perché la crisi è mondiale.
Questo studio dice poi che “il potere d’acquisto dell’Italia è
aumentato”, cioè con la stessa quantità di moneta si acquista più merce di
prima. Ma questo è solo l’effetto della “caduta dei prezzi petroliferi” che in
genere si ripercuotono su tutte le merci, trasporti, ecc. Non solo, ma
questo non può incidere sulla ripresa anche “perché una quota rilevante del maggiore potere d’acquisto è stata
destinata a ricostruire i risparmi delle
famiglie [per chi riesce a risparmiare!], alla restituzione dei debiti, all’accantonamento di riserve da
parte delle imprese»”. Per non parlare del numero dei nuovi “occupati”!
Proprio per questo Renzi, nonostante
faccia l’ottimista, non può giocare fino in fondo la carta dell’economia che si
riprende sotto il suo governo, anzi è costretto a correre ai ripari,
privatizzando tutto il possibile, dalle poste all’Enav e dicendo che grattando
qui e là dei soldi comunque si trovano; per continuare a salvare le banche sbraita
ancora contro l’austerity imposta dalla Germania, perché alla fine deve trovare
i soldi per una nuova campagna elettorale e, soprattutto, continuare a dare
miliardi di incentivi a fondo perduto ai padroni!
UpB: il Pil frena, il 2016 sotto
l’1%
L’economia italiana sta
rallentando e, secondo le stime dei modelli a breve dell’Ufficio parlamentare
di Bilancio (UpB), a fine anno la sua crescita resterebbe al di sotto dell’1%. Siamo tra i due e i tre decimali in meno rispetto alle previsioni del Governo. E lo scenario di una ripresa meno dinamica verrebbe confermata anche nel 2017, con un “effetto Brexit” che impatterebbe negativamente tra lo 0,2 e lo 0,4%, a seconda della severità delle ripercussioni sui mercati finanziari e sull’offerta di credito.
di Bilancio (UpB), a fine anno la sua crescita resterebbe al di sotto dell’1%. Siamo tra i due e i tre decimali in meno rispetto alle previsioni del Governo. E lo scenario di una ripresa meno dinamica verrebbe confermata anche nel 2017, con un “effetto Brexit” che impatterebbe negativamente tra lo 0,2 e lo 0,4%, a seconda della severità delle ripercussioni sui mercati finanziari e sull’offerta di credito.
In attesa delle prossime stime
Istat (12 agosto) sul secondo trimestre, l’UpB vede un aumento del Pil tra
aprile e giugno dello 0,2% (contro lo 0,3% del primo trimestre) mentre nel
terzo trimestre si scenderebbe a un +0,1%.
Diversi i fattori di debolezza
della congiuntura, che continua a essere trainata dalla spesa per consumi delle
famiglie e dalle variazioni delle scorte, mentre gli investimenti restano al
palo e la domanda estera netta resta negativa (-0,2%). Purtroppo sarebbe la
stessa domanda interna a correre meno del suo potenziale. Secondo l’UpB,
l’organismo indipendente che a fine settembre dovrà validare il nuovo quadro
macroeconomico del Governo, dall’avvio della ripresa «il potere d’acquisto
dell’Italia (command Gdp) è aumentato in modo apprezzabile (+2,9%), grazie alla
caduta dei prezzi petroliferi, ma i consumi e gli investimenti sono cresciuti
di meno (+1,8%) perché una quota rilevante del maggiore potere d’acquisto è
stata destinata a ricostruire i risparmi delle famiglie, alla restituzione dei
debiti, all’accantonamento di riserve da parte delle imprese». Tra le
componenti del Pil meno dinamiche continuano a esserci gli investimenti, il cui
livello resta del 30% inferiore al pre-crisi.
Ad aggravare il quadro c’è poi la
dinamica dei prezzi , con un’inflazione che resta in territorio negativo sia
per gli impulsi al ribasso provenienti dall’estero sia per gli ampi margini di
capacità produttiva inutilizzata:«La quota di beni e servizi del paniere Istat
caratterizzati da bassa inflazione (incrementi tendenziali dei prezzi sotto lo
0,5%) ha superato il 50%. Contemporaneamente, la percentuale di famiglie che
dichiara di attendersi prezzi stabili o in calo si avvicina al 60%» scrivono
gli analisti UpB. Infine il mercato del lavoro, pure in rallentamento per
effetto della minore decontribuzione sui contratti: «Sulla base dei dati Istat,
nel bimestre aprile-maggio l’aumento dell’occupazione (+0,4% sul primo
trimestre) è stata trainata dagli occupati a termine (+2,3%). Sulla base dei
dati Inps - conclude l’Upb - il numero di assunzioni a tempo indeterminato si è
fortemente ridotto nei primi cinque mesi dell’anno (-280mila unità rispetto
allo stesso periodo del 2015) e la loro incidenza è calata di almeno 20 punti
percentuali».
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