Qui di seguito un documento sottoscritto da alcuni
docenti dell’Università Ca’ Foscari di Venezia dopo la pubblicazione delle
motiviazioni della sentenza del tribunale di Torino che ha condannato una
laureata di Antropologia dell’ateneo per la sua tesi sul movimento NoTav
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Il 7 luglio sono state depositate le motivazioni della
sentenza del tribunale di Torino che ha condannato a due mesi di reclusione
Roberta Chiroli, laureata in Antropologia a Ca’ Foscari con una tesi sul
movimento No Tav. La tesi di
laurea è stata utilizzata come prova decisiva a carico dell’imputata, perché
un’azione di protesta vi è descritta usando la prima persona plurale: una
prospettiva che nelle scienze sociali si chiama “osservazione partecipante” ma
che secondo i magistrati di Torino dimostra “la coscienza e volontà in capo all’imputata
di aderire […] alla commissione dei reati”. Con questo documento esponiamo le
ragioni per cui una tesi di laurea non dovrebbe mai essere usata come prova in
un processo penale a carico di chi l’ha scritta. Riteniamo infatti che il caso
di Roberta Chiroli costituisca un precedente grave e preoccupante, di fronte al
quale la comunità accademica ha il dovere di prendere una posizione che tuteli
non solo i suoi studenti ma i processi costituenti della formazione alla
ricerca.
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La tesi di laurea è una forma di apprendistato a una
pratica di ricerca e alle metodologie che la
caratterizzano. Essa è scritta da un “apprendista” per un pubblico ristretto di “specialisti” di un certo ambito scientifico. A partire da questo presupposto il laureando definisce il “patto narrativo” che regola il posizionamento, il linguaggio e lo stile che adotterà nella scrittura. Una lettura non esperta di una tesi di laurea, come di un qualsiasi altro testo specialistico, potrebbe risultare ingenua, inadeguata, fonte di fraintendimenti. Per questo riteniamo che un documento scientifico e accademico non possa essere utilizzato a fini giudiziari senza conoscere regole, abitudini e codici espressivi del campo disciplinare in cui esso si inserisce. Una tesi di laurea è un documento scritto per uno scopo didattico e non ha valore di pubblicazione.
Un libro, un articolo su rivista, un intervento
in un blog sono forme diverse di espressione del pensiero e di presentazione
dei risultati di una ricerca nelle quali l’autore afferma in pubblico i propri
convincimenti, assumendosene le responsabilità. Invece le tesi di laurea – così
come le tesine, i colloqui d’esame, gli scambi di e-mail o le conversazioni a
ricevimento con il professore – non sono pubblicazioni ma hanno natura
eminentemente didattica: si collocano all’interno di una relazione di fiducia
tra lo studente e i suoi docenti. In quanto tale la tesi di laurea è
strutturalmente “imperfetta” e non conclusa; proprio per questo l’elaborato
finale viene discusso tra il laureando e una commissione di docenti che gli
danno indicazioni su come migliorare la sua ricerca e la modalità espositiva. L’università
deve garantire la peculiarità di questa relazione fiduciaria tra studenti e
docenti che è alla base del processo educativo e formativo; la magistratura
dovrebbe riconoscere l’autonomia di questo ambito e non piegare documenti
didattici a fini inquisitori.caratterizzano. Essa è scritta da un “apprendista” per un pubblico ristretto di “specialisti” di un certo ambito scientifico. A partire da questo presupposto il laureando definisce il “patto narrativo” che regola il posizionamento, il linguaggio e lo stile che adotterà nella scrittura. Una lettura non esperta di una tesi di laurea, come di un qualsiasi altro testo specialistico, potrebbe risultare ingenua, inadeguata, fonte di fraintendimenti. Per questo riteniamo che un documento scientifico e accademico non possa essere utilizzato a fini giudiziari senza conoscere regole, abitudini e codici espressivi del campo disciplinare in cui esso si inserisce. Una tesi di laurea è un documento scritto per uno scopo didattico e non ha valore di pubblicazione.
Chi si laurea ha la facoltà di depositare la propria
tesi nell’archivio dell’università dichiarando il documento come “riservato”, cioè
non consultabile al di fuori dei membri della commissione di laurea. Infatti i
regolamenti di ateneo mettono in capo al laureando la responsabilità di
valutare sull’opportunità di tutelare l’originalità e anche l’incompiutezza
della propria ricerca (una tesi di laurea non è una pubblicazione). In
particolare chi lavora sul contemporaneo e sulla storia recente, chi fa
ricerche per la tesi di laurea sul campo, in contatto con persone viventi,
raccogliendo informazioni personali o fonti orali o trattando documenti privati
o protetti dal diritto d’autore, ha delle responsabilità ulteriori che possono
orientarne la scelta di rendere non consultabile il proprio elaborato. I codici
deontologici e le buone pratiche delle comunità scientifiche di riferimento pongono
all’attenzione del ricercatore l’importanza di non mettere in pericolo se
stesso e i propri informatori e di tutelare la privacy e la reputazione degli
individui che possono comparire nella tesi sia come testimoni che come oggetto
di osservazione diretta o di testimonianze altrui. Solo fidandosi di questo
impegno alla riservatezza è possibile garantire la conservazione all’interno
della tesi di laurea di informazioni più precise e dettagliate, evitando forme
di autocensura che potrebbero pregiudicare la valutazione delle procedure
seguite nella ricerca e mutilarne le conclusioni più originali.
Riteniamo pertanto che le università debbano dotarsi di procedure sicure per l’archiviazione delle tesi di laurea e dei dati intermedi della ricerca, definite di intesa con i diversi specialisti, e far valere – per quanto la legge consente – la garanzia della riservatezza, quando sia stata espressamente richiesta.
Riteniamo pertanto che le università debbano dotarsi di procedure sicure per l’archiviazione delle tesi di laurea e dei dati intermedi della ricerca, definite di intesa con i diversi specialisti, e far valere – per quanto la legge consente – la garanzia della riservatezza, quando sia stata espressamente richiesta.
Venezia, 19 luglio 2016
Duccio Basosi, Giulia Bencini, Bruna Bianchi,
Valentina Bonifacio, Alessandro Casellato, Federica Cavallo, Francesca Coin,
Marco Dalla Gassa, Giovanni Favero, Marco Fincardi, Vladi Finotto, Gianluca
Ligi, Adelisa Malena, Sabrina Marchetti, Antonio Montefusco, Fabio Perocco,
Glauco Sanga, Paolo Scarpi, Donatella Schmidt, Silvana Tamiozzo, Franca
Tamisari, Maria Turchetto, Francesco Vallerani, Gilda Zazzara
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