Il Congresso mondiale fascista, cattointegralista, che si vuole tenere a verona a fine mese ha al centro la questione della "Famiglia".
Ma cos'è la "famiglia" in questa società borghese e qual'è oggi il suo ruolo nella marcia verso il moderno fascismo?
Dall'opuscolo: "Uccisioni delle donne, oggi"
"...La
famiglia è stata sempre terreno di oppressione per la donna, di
tomba dell’amore, di ghetto. Noi diciamo “in morte della
famiglia” perché la maggior parte delle uccisioni avvengono
nell’ambito familiare o di rapporti familiari. Che cos’è la
famiglia? Perché la famiglia è morte?
In
termini sociali è la cellula della società, che esprime in sintesi
processi, contraddizioni che avvengono poi nell’intera società. Il
problema è che ora la famiglia, da un lato effettivamente è in
crisi, non riesce più a conservare, ad essere un elemento di
conservazione, nello stesso tempo viene iper-esaltata dalla Chiesa,
dal governo, dallo Stato. Anche questo aspetto rende in un certo
senso diversa, moderna la questione delle uccisioni delle donne.
Noi
diciamo “In morte della Famiglia” per dire in modo provocatorio
che la famiglia è un anello chiave della marcia verso il moderno
fascismo del governo e dello Stato. Il moderno fascismo non potrebbe
realizzarsi senza fare della famiglia una sua base principale, sia in
senso di subordinazione, di essere piegata, funzionale alle scelte
del governo e dello Stato, sia in senso di sostenitrice attiva,
combattente in termini ideologici di simbolo e propaganda di valori
di quelle scelte politiche.
La
famiglia, soprattutto proletaria, è il luogo centrale in cui si
gestisce un’economia sociale sempre più povera, si amministrano i
salari sempre più ridotti o inesistenti, si gestiscono gli aumenti
del costo della vita. La
famiglia proletaria garantisce nella fase di attacco, di crisi, di
attutire l’impatto devastante di queste politiche. L’assistenza
tra familiari, da normale relazione tra persone basata sui legami
sentimentali diventa un obbligo, diventa uno schiavismo
insopportabile per le donne, e spesso provoca crisi e depressione.
Nella famiglia ritornano i lavoratori licenziati, restano per anni
figli
disoccupati. La famiglia comunque garantisce il loro
sostentamento e di limitare conseguenze più gravi e più pericolose
per il sistema sociale. La
famiglia, per questo sistema, deve fare da paracadute alle
frustrazioni, alla messa in crisi di posizioni di privilegio
dell’uomo in famiglia.
Ma
la famiglia, in particolare la famiglia medio, e a volte anche
piccolo borghese, ma influenzante anche settori di famiglie
proletarie, svolge nella marcia verso il moderno fascismo, anche una
funzione attiva, sostenitrice di valori reazionari, come la difesa
della sicurezza (antimmigrati), il controllo sui giovani ecc.
Non c’è scampo per le donne, le catene della famiglia diventano
sempre più strette anche se a volte vengono indorate. Per le
proletarie, per le donne delle masse popolari questa famiglia è
sempre più un ritorno ad un moderno medioevo, con fenomeni di
abbrutimento, di violenza, di apparente ritorno al passato,
soprattutto nei rapporti uomo–donna, che trovano la loro
manifestazione più eclatante appunto nei femminicidi.
La
‘famiglia’ per la chiesa che pesa in modo sempre più opprimente
e sfacciato nella vita sociale e politica e sociale, per il governo,
per lo Stato è diventata invece la “sacra famiglia”. Volutamente
sempre più astratta, più neutra, non reale. La famiglia è una
realtà concreta, in quelle proletarie non si arriva alla quarta ma
anche alla terza settimana non si riesce a mandare i figli agli asili
per le rette alte, in queste famiglie le donne consumano anni della
loro vita ad assistere gli anziani, devono fare le serve in casa e
fuori casa perchè è spesso il solo lavoro che si trova e quando hai
uno straccio di lavoro più decente, per esempio in fabbrica, con i
turni non riesci per giorni o settimane a stare insieme a tuo marito
e ai tuoi figli, ecc.
Non
c’è poi la “famiglia”, ci sono “le famiglie”, le famiglie
dei borghesi, dei capitalisti, dei ricchi, in cui come diceva Marx il
fondamento dei rapporti tra uomo e donna, tra genitori e figli è
dato solo dal capitale, dalla proprietà privata, in cui l’unico
valore che si tramanda è quello della capacità di far soldi e
spesso le donne sono delle ricche prostitute legalizzate o delle
ligie/oscure segretarie delle oscure scalate dei mariti finanzieri,
banchieri, padroni che siano. E ci sono le famiglie dei lavoratori,
dei precari, dei disoccupati, in cui nel come tirare avanti, nel come
arrangiarsi, nelle speranze
deluse di una vita migliore, si consuma la vita e anche spesso i
sentimenti, in cui le uniche “distrazioni” per le donne due volte
sfruttate, due volte oppresse, devono essere i reality show delle tv
di Berlusconi, in cui, però, si insinuano, abbrutiti e senza neanche
la contropartita degli
scintillanti miliardi dei borghesi, i valori della borghesia: la
proprietà che può essere solo
verso la donna e i figli, il ruolo del maschio che schiacciato sul
lavoro, nella società si rivale sulla “propria” moglie, la
misera ideologia maschilista e fascista verso le donne.
Ma
la famiglia deve essere per forza astratta. Perchè essa e il ruolo
della donna in essa devono essere il fondamento che salva l’ordine
esistente - cioè che salva il loro sistema capitalista - che agisca
da “ammortizzatore sociale” del peggioramento delle condizioni di
vita della maggiorparte delle masse popolari, in cui le donne devono,
come scriveva Ratzinger, “lenire le ferite, far zittire chi vuole
urlare e lottare...”, per impedire che le contraddizioni di classe,
sociali escano fuori ed esplodano in ribellione, rivolta,
rivoluzione.
Scrive
Bebel su “L’emancipazione della donna” che la forma della
famiglia esistente in un’epoca determinata non può essere
disgiunta dalle condizioni sociali esistenti.
Marx
scrive che la famiglia contiene in sé in miniatura tutti gli
antagonismi che si svilupperanno più tardi largamente nella società
e nel suo Stato. Engels dice che la famiglia monogamica fu la forma
cellulare della società civile e in essa possiamo già studiare la
natura degli antagonismi e delle contraddizioni che nella civiltà si
dispiegano con pienezza.
Nell’attuale
condizione sociale in cui la borghesia può produrre solo
distruzione, guerre con orrori che sono la negazione dell’umanità, in cui il governo, lo Stato sta marciando verso
un moderno fascismo/razzismo, un sistema sociale in cui le donne valgono meno
di un embrione, in cui la scienza viene usata contro la scienza, non
per far progredire l’umanità e quindi il benessere, la salute, ma
per costruire mostruosità, distruzione dell'ambiente, la famiglia e i rapporti uomini/donne
cambiano in rapporto e funzionalmente a questo moderno medioevo e
nello stesso tempo ne contengono
in embrione tutte le contraddizioni.
In
questo senso non si tratta di una famiglia “arretrata” rispetto
ad una società avanzata, non si tratta di rapporti uomo/donna
apparentemente inconcepibili rispetto ai progressi delle donne, come
a volte viene detto; ma si tratta di una famiglia fino in fondo
moderna, nel senso adeguata a quello che oggi è il sistema sociale
capitalista esistente, e a cui serve.
Non
è possibile lottare contro questa famiglia senza rovesciare questo
sistema sociale che la produce e di cui se ne fa puntello. Questa
lotta non ha niente a che fare (e anzi deve smascherare) con la politica del femminismo piccolo borghese che vuole liberarsi dalla
famiglia in una logica tutta individualista, né può essere ridotta
a mera lotta contro gli uomini.
Nella
famiglia, anche proletaria, gli uomini sono privilegiati rispetto
alla condizione delle donne, ma quanto miseri sono questi privilegi!
La famiglia è una catena ed è insopportabile anche per i proletari,
per i giovani, che restano in famiglia scaricando il loro peso sulle
donne, che spesso usano la
famiglia, ma non vedono l’ora di scappare da questo carcere
arrivando ad odiarla.
Questa
lotta, se non può che essere fatta innanzitutto in prima persona
dalle donne, che subiscono tutte le catene, non è però interesse
solo delle donne, ma di tutti i proletari, perché è una lotta per
una nuova umanità, nuovi rapporti sociali.
Per
noi comuniste “in morte della famiglia” vuol dire fare della
famiglia, invece che puntello del sistema capitalista e oggi della
marcia verso il moderno fascismo, leva della ribellione delle donne
per rovesciare il sistema.
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