pc 23 marzo - Salvini, la carogna, dice che ha fermato gli sbarchi... I CAMPI DI PRIGIONIA IN LIBIA
In
questi giorni non ne parla più nessuno. I media sono interessati a
sbattere in prima pagina la notizia del momento, poi, siccome sono
interessati solo a vendere i loro giornali oppure a fare i leccapiedi
della borghesia, passano ad altro. Difficile che qualche giornalista
faccia inchieste serie, neanche quelli schierati con la cosiddetta
sinistra. Sono interessati solo allo scoop, poi si guardano bene
dall’approfondire notizie serie sulla condizione dei migranti.
Dobbiamo risalire ad un paio di
articoli apparsi sull’Avvenire a gennaio e febbraio per capire le vere
ragioni sulla diminuzione degli sbarchi di extracomunitari in Italia.
Secondo il ministro degli interni
Salvini, è il frutto delle sue politiche, della chiusura dei porti, del
rimpatrio dei cosiddetti “clandestini”.
Le cose invece stanno diversamente.
Ormai è risaputo che l’Italia fa accordi non con un governo
riconosciuto, ma solo con una delle fazioni.
Gli stati capitalisti, quando non
riescono a mettere le mani completamente su un altro stato, usano altri
sistemi, tra cui quello di far fuori la classe dirigente del momento,
che per un motivo o per l’altro non ha intenzione di assecondare i piani
economici degli stati imperialisti. È così, che dopo aver fatto fuori
Gheddafi, diventa difficile fare accordi con la borghesia libica.
Quest’ultima è divisa in fazioni, le quali rispondono ai poteri forti
del paese e non si riesce a farle mettere d’accordo per dividere la
torta. Ognuna di loro la vuole intera. A dimostrazione che la borghesia
si fa la guerra fino a che una fazione prevale sull’altra.
Ed è così che nei campi in Libia, in
cui Salvini dice di aver fatto accordi dove gli hanno assicurato che non
esistono torture, dietro anche l’avallo dell’ONU, ne succedono di tutti
i colori.
Secondo gli articoli apparsi
sull’avvenire, ai carcerieri non viene neanche pagato lo stipendio, e
così per portare a casa anche loro una fetta di questo denaro, torturano
gli extracomunitari e chiedono il riscatto ai familiari. Si parla di
richieste di denaro che vanno dai 500 dollari ai 4/5 mila. Le famiglie,
già indebitate per far fronte al viaggio dei loro parenti sono in grave
difficoltà a tirare fuori altri soldi.
Ed è così che viene bloccata questa
povera gente in Libia che, dopo aver attraversato il deserto, subisce la
fame e le torture dei carcerieri.
Paradossalmente, la minaccia di questi
carcerieri arriva al punto di vendere gli extracomunitari a gruppi più
cattivi, se i familiari non pagano il riscatto. Addirittura ci sarebbero
forme di pagamento differenziato pur di consentire alle famiglie di
pagare.
In un articolo del 10 febbraio, sempre
su Avvenire, leggiamo che è la stessa polizia libica a rapire a Tripoli
72 eritrei, dopo che le famiglie avevano pagato già un riscatto. Questi
poveracci erano stati liberati dai loro carcerieri, e non sapevano dove
andare. Vagando per la città sono stati arrestati dalla polizia e
rinchiusi in celle di sicurezza, e da qui l’ennesima richiesta di soldi
alle famiglie ormai dissanguate, oppure la vendita a banditi che hanno
in mano i campi di prigionia. Per fortuna che da qualche cellulare
nascosto le immagini sono giunte ai parenti che stanno in Europa, e
quindi diffuse.
Insomma una situazione che ha
dell’incredibile. Ma le barbarie compiute dalle classi dirigenti, nella
storia, si sono sempre verificate, ed anche oggi, grazie a qualche
notizia che circola sottobanco, si conferma il fatto che le barbarie
continuano.
Altro che la chiusura dei porti, il
ministro degli interni sta facendo accordi con questi macellai e
nasconde la realtà di questi campi di concentramento con la complicità
dei mezzi di informazione che tutto sanno e niente dicono.
Lo scempio dei bambini morti sulle
spiagge, le donne stuprate in questi lager, le botte e le torture che
subiscono i migranti, non hanno scosso la civile Europa. Tutto continua
come prima e il signor Salvini può gridare di aver fermato gli sbarchi,
…. nei campi di concentramento.
S.D.
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