domenica 18 marzo 2012

pc 18 Marzo - ITALIANI BRAVA GENTE IN INDIA

Ultimamente i media nazionali hanno puntato i riflettori sull'India, uno dei paesi di nuova industrializzazione tra i cosiddetti BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) per la questione concernente i "nostri marò" e l'uccisione dei due pescatori nello stato meridionale indiano del Kerala. Da ieri una nuova questione spinosa riguardante il sub-continente asiatico e cittadini italiani ha occupato le prime pagine dei giornali, il sequestro di due turisti da parte dei "guerriglieri maoisti".
Per quanto riguarda la prima questione stiamo assistendo ad una vera e propria campagna mediatica di tipo nazionalista fomentata dai media e cavalcata dai partiti e principalmente i movimenti di estrema destra, che ci ricordano quotidianamente come i nostri marò siano vittima della campagna elettorale in corso nello stato di Kerala, sostenendo la tesi che essi debbano essere processati in Italia trovandosi, cosa da verificare, in acque internazionali. I vertici del governo e dello stato con in testa Monti-Napolitano sono in prima linea nella battaglia diplomatica contro l'Unione Indiana invocando rispetto per i cittadini italiani, chiedendo la loro custodia fuori dalla galera, nonostante le leggi di quello stato lo prevedano per chi sia incriminato di omicidio. L'uccisione dei due pescatori da parte di militari italiani viene fatta passare dai nostri media in secondo piano, la vita dei marò vale molto di più...
La faccenda mette in risalto come la stampa sia asservita al regime, la cosiddetta democrazia che attualmente ha un governo non eletto che utilizza quotidianamente lo stato di polizia per reprimere qualsiasi dissenso popolare, movimento no tav su tutti.
Secondariamente mostra l'arroganza di un paese imperialista come il nostro che è responsabile della morte di due civili di cittadinanza indiana per mezzo di due suoi militari che stavano su quella nave per proteggere gli interessi economici e commerciali dei poteri forti rappresentati da questo governo. I lavoratori nel nostro paese e il popolo italiano in generale, che sono colpiti quotidianamente da questo governo, hanno l'interesse di solidarizzare con le famiglie dei due lavoratori indiani uccisi mentre erano intenti a sbarcare il lunario. Altro che solidarietà con mercenari al soldo degli interessi della borghesia italiana, verità e giustizia per i due pescatori indiani come hanno gridato a gran voce i manifestanti indiani che sono stati privati di due loro concittadini. Tutti i militari italiani nel mondo utilizzati per le cosidette "missioni di pace e di sicurezza" che come riconferma questa vicenda si traducono solo in aggressioni militari in cui vengono colpiti principalmente civili devono rientrare in Italia.

La seconda e più recente questione sembra radicalmente diversa ma secondo noi ha dei punti di contatto con la prima.
Sempre i nostri giornali ci dicono che due turisti italiani stavolta nel nord-est dell'india nello stato di Orissa, sono stati sequestrati dai ribelli maoisti i quali hanno chiesto un riscatto e 13 condizioni per il rilascio tra cui la fine dell'Operazione Green Hunt (operazione militare del governo contro la rivoluzione guidata dal Partito Comunista Indiano Maoista) e il rilascio dei prigionieri politici dalle carceri indiane. Il portavoce maoista della regione denuncia che i due italiani stavano svolgendo un "safari umano" (notizia confermata anche dalla polizia indiana che gli aveva negato loro il permesso di recarsi in quell'area controllata dai ribelli maoisti) durante il quale hanno fotografato due donne nude che si lavavano in un fiume.
In maniera erronea e fuorviante alcuni organi di stampa hanno inserito in un calderone questo rapimento come l'ultimo della serie degli italiani rapiti da formazioni terroriste all'estero.
Per capire quanto questo parallelismo sia sbagliato bisogna innanzitutto spiegare chi sono i ribelli maoisti per non confonderli con i vari gruppetti terroristi sparsi per il mondo come la stampa italiana ma anche indiana li descrive.
Il Partito Comunista Indiano (maoista) nasce dalla fusione di due partiti preesistenti  e dei rispettivi eserciti guerriglieri nel 2004, guida una rivoluzione (la Guerra Popolare) chiamata così non a caso ma in quanto enormi settori del popolo sotto la guida di tale partito ne sono protagonisti in varie forme. La Rivoluzione di Nuova Democrazia portata avanti dai maoisti ha come obiettivo la presa del potere centrale e la gestione di esso da parte del popolo, i cosiddetti maoisti sia membri del partito che guerriglieri o affiliati alle centinaia di organizzazioni legate al partito (sindacati, organizzazioni giovanili, associazioni delle donne, comitati territoriali contro lo sfruttamento delle risorse ecc ecc) altro non sono che poveri contadini, studenti, disoccupati, operai e membri delle popolazioni tribali.
Per dare l'idea della grande partecipazione popolare e sostegno di cui godono i maoisti (terroristi per la stampa) c'è da tenere a mente che l'Unione indiana è il secondo paese al mondo per popolazione con oltre 1 miliardo e mezzo di abitanti, il movimento maoista opera in un'area chiamata "Corridoio Rosso" e popolata da circa 600 milioni di abitanti, all'interno di quest'area il PCI (m) controlla direttamente un territorio dove vi abitano 60 milioni di persone (quanto la popolazione italiana) tramite un governo parallelo popolare. Per questi motivi recentemente il Primo Ministro indiano Singh ha definito i maoisti "la più grave minaccia alla sicurezza interna" e nel 2009 ha lanciato l'operazione Green Hunt definita da molti intellettuali indiani come una "guerra contro il proprio stesso popolo" dal carattere genocida.
Tornando ai nostri connazionali, apprendiamo che Paolo Bosusco (54 anni) lavora per un'agenzia turistica che organizza tali "safari umani" ovvero rivolti verso le popolazioni indigene, Claudio Colangelo (61 anni) è invece un volontario che lavora nel campo della cooperazione internazionale in particolare su questioni di salute e sanità.
Settori dell'opinione pubblica potrebbero pensare che quindi ci troviamo di fronte a due casi totalmente differenti, nel primo dei militari colpevoli di assassinio, nel secondo di due civili impegnati nel sociale vittime di un gruppo di violenti e fanatici.
In realtà alla base di entrambi vi è la stessa mentalità che si esprime in maniera differente, così come il militare assassino è sinonimo dell'arroganza imperialista che, nonostante i crimini commessi, invoca l'impunità e la pretende dall'alto della sua potenza, per quanto concerne l'agire dei cooperanti vi sta alla base l'atteggiamento di "aiutare" a modo proprio senza comprendere il cosiddetto "beneficiario", ciò implica la possibilità di mancare di rispetto al senso comune di una determinata cultura e nel peggiore dei casi di imporre la propria azione ritenendola giusta a prescindere anche contro il volere della persona o comunità destinataria di esso. Ciò non è nuovo nel campo della cooperazione internazionale che in realtà rappresenta l'altra faccia della medaglia rispetto all'intervento armato imperialista.
Anche se volessimo dare per scontata la buona fede dei due turisti italiani, quanto detto si evince dal fatto che in quanto i maoisti in quella zona sono parte integrante della popolazione che organizzata in queste forme si autogoverna, per aver reagito per la prima volta in assoluto sequestrando dei turisti stranieri, il motivo sarà sicuramente che l'atto di fotografare delle donne nude è stato percepito ( e a rigor di logica lo è) una spregevole forma di mancanza di rispetto che il popolo di quella regione ha diritto di giudicare tramite i propri tribunali popolari ( e non quelli del governativi).
Conoscendo l'operato dei rivoluzionari maoisti siamo sicuri che i due connazionali non verranno trattati male, anzi i maoisti sono noti per il trattamento eccellente che riservano ai propri prigionieri anche quando si tratta di militari o poliziotti indiani.
Entrambe le vicende, in particolare quest'ultima, ci sta rendendo a conoscenza certi aspetti di un paese che sembra lontano, ma per i legami che vi sono tra imprese italiane e governo indiano non lo è tanto, e per quanto riguarda la rivoluzione più grande del mondo in corso, approfondendone la conoscenza, mostra che una via per uscire dalla crisi c'è: ribellarsi contro i propri governi che la vogliono fare pagare sul popolo.
La Guerra Popolare indiana ci mostra che quando un popolo si organizza può farsi esercito per difendere i propri interessi e mettere in difficoltà anche una grande potenza come lo stato indiano, anche in Italia per combattere questo governo e tutti i governi antipopolari l'unica via è quella della rivoluzione!

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