A fronte della crisi economico/pandemica, frutto del modo di produzione capitalista nella fase imperialista, il governo sfrutta le lezioni dell'emergenza per imporre le leggi e gli interessi dei padroni ed affinare le armi della repressione a tutti i livelli.
La
Fase 2 per padroni e stato è all'insegna delle leggi e i provvedimenti
liberticidi. Ai vari decreti e pacchetti sicurezza si aggiungono misure
emergenziali, sanzioni
e controllo sociale sempre più capillare, per usare il distanziamento
sociale e le leggi anti-assembramento sociale per impedire le lotte
sociali e i movimenti di opposizione politica anticapitalistica,
antirazzista e antimperialista.
Il
cuore è l’attacco preventivo al diritto di sciopero - già esercitato in
occasione della giornata internazionale delle donne - al diritto di
manifestazione sindacale e politica in un quadro che vuole
cancellare ogni forma di libertà di espressione, militarizzando ogni
aspetto della vita sociale.
Ogni
manifestazione di dissenso viene immediatamente punita, sia attraverso
multe comminate a proletari sia utilizzando l’arresto ed il carcere per
punire la solidarietà proletaria.
Il
diritto alla salute viene usato dal governo per un lockdown a favore di
padroni che deve essere solo “lavorare per produrre profitto”.
Così
diventano numerose le sanzioni, i licenziamenti punitivi su lavoratrici
e lavoratori che si sono rifiutati di lavorare in condizioni di
insicurezza, o che hanno osato solo denunciare la mancanza di dpi sul
luogo di lavoro; le cariche, il controllo militare, la repressione
poliziesca delle lotte operaie e sindacali, sulle manifestazioni e
scioperi di lavoratori, disoccupati, migranti, pur se effettuate
rispettando le regole sul distanziamento sociale e l’uso delle
mascherine; i divieti e le misure “cautelari” imposte a lavoratrici e
lavoratori precari, denunciati per aver difeso lavoratrici e lavoratori
sfruttati, come successo a Bologna con accuse gravissime, come tentata
estorsione, diffamazione ecc.
La
repressione padronale delle lotte proletarie è andata ben oltre i
limiti della cosiddetta “legalità”, innescando vere e proprie
aggressioni criminali sui posti di lavoro ai danni di lavoratori ribelli
e delegati dei sindacati di base e di classe (ultimi esempi, l’episodio
del bracciante di Terracina, picchiato e licenziato perché chiedeva una
mascherina, oppure quello che ha colpito il delegato Slai Cobas s.c. a Taranto, vigliaccamente aggredito perché pretende il rispetto dei
diritti dei lavoratori al Cimitero di Taranto).
Intanto
la procura di Bologna avvalora l’arresto di 12 compagne e compagni,
accusati di associazione sovversiva, costruendo una montatura con la «strategica
valenza preventiva, volta ad evitare che in eventuali ulteriori momenti
di tensione sociale, scaturiti dalla particolare descritta situazione
emergenziale, possano insediarsi altri momenti di più generale “campagna
di lotta antistato” oggetto del citato programma criminoso di matrice
anarchica, in quanto gli indagati avrebbero partecipato negli ultimi
mesi di lockdown a sit-in e proteste in favore delle rivolte nelle
carceri per il rischio coronavirus».
A
Milano viene imbastita una campagna contro la scritta 'Fontana
assassino' rivendicata dai CARC per criminalizzare tutti coloro che
giustamente accusano la giunta regionale lombarda di aver contribuito a
trasformare la pandemia in strage
Intanto
nelle carceri, dove il conflitto è esploso e si è abbattuta con
virulenza la repressione, causando il massacro di almeno 14 persone,
torture, pestaggi, riduzione alla fame, umiliazioni, trasferimenti
punitivi, è in corso un ulteriore aggravamento delle già tragiche condizioni
sanitarie e di sovraffollamento, che hanno favorito il diffondersi
dell’epidemia nel silenzio più totale.
Dobbiamo
sostenere la legittima lotta dei detenuti per il diritto alla cura e
all’affettività, per una vita dignitosa, la richiesta di
amnistia/indulto. Essa va sostenuta con la controinformazione e le iniziative dentro e fuori le carceri.
Per
questo proponiamo una mobilitazione specifica, unitaria e organizzata
contro la repressione sociale e politica, contro il carcere assassino e
il carcere tortura per la solidarietà di classe e militante nei
confronti di tutti i prigionieri politici e dei proletari ribelli
detenuti nelle carceri dell’imperialismo.
Un appuntamento da costruire insieme per il 19 giugno, giornata storica di solidarietà internazionale con i prigionieri rivoluzionari
Soccorso rosso proletario
27 maggio 2020
Nessun commento:
Posta un commento