Da il Manifesto - "...Il Brasile è immerso in una profonda crisi. Fino a poco tempo fa, i giornali del Paese diffondevano ogni giorno notizie sulla situazione e numeri dei morti in Italia. Al di là dell’evidente tragedia che il Paese ha attraversato e ancora attraversa, l’obiettivo del messaggio diffuso in Brasile era parlare delle misure di isolamento...
...il presidente e la sua cerchia sono responsabili di aver portato il Paese in una profonda crisi amministrativa, politica e della salute pubblica. Oggi in Brasile sui giornali nazionali si parla poco dell’Italia, mentre online spesso si sente dire che qui non abbiamo solo il Covid-19, ma anche Bolsonaro.
Il suo mandato ha rafforzato le oppressioni storiche... ha prodotto una situazione scomoda per il «patto narcisistico della bianchezza». Un’espressione brillante, coniata dalla ricercatrice nera brasiliana Cida Bento, in riferimento al patto sotteso tra persone bianche che tra loro si elogiano, si assumono, si premiano, si proteggono.
SOSPINTO dalla rabbia bianca per l’ascesa delle fasce popolari e appoggiato dal discorso religioso oscurantista delle chiese neopentecostali e cattoliche, il governo Bolsonaro ha promosso il taglio di migliaia di borse ai ricercatori, per moltissimi unica fonte di sostentamento, e il congelamento dei versamenti alle università, loro prima fonte di bilancio.
Capire che le diseguaglianze non dipendono dalla provvidenza, ma sono la conseguenza di storiche oppressioni, ci offre un importante punto di analisi. Le identità attraversate dalle oppressioni di razza, classe e genere posizionano la donna nera alla base della piramide sociale, dove subisce in modo sproporzionato l’impatto di questi e altri arretramenti.
PER ESEMPIO, desta attenzione l’aumento del già elevato indice di violenza domestica. I numeri
sono sempre stati scioccanti, in un Paese dove il ministero della Salute calcola che una donna viene aggredita ogni 4 minuti e negli ultimi anni i femminicidi di donne nere in ambiente domestico sono aumentati del 54%, mentre quelli di donne bianche sono diminuiti del 10%. Il dato mostra quanto sia fondamentale pensare in termini di razza quando si formulano politiche pubbliche. Invece, oltre a essere impreparato sotto questo punto di vista, il governo ha tagliato gli investimenti a tutte le politiche destinate alle donne.
Stiamo parlando di una riduzione da 119 milioni di Reais (circa 20 milioni di euro, nell’assurda quotazione di 6 a 1 della moneta brasiliana) nel 2015 a 5,3 milioni di Reais nel 2019.
NEL PIENO di questo attacco alle donne è arrivata la pandemia, con un aumento del 35% dei casi di denunce di violenza domestica, con il forte sospetto di sottorappresentazione. A ciò si sommano molte altre violenze, tra cui l’attacco alla popolazione indigena, il sovraffollamento carcerario sotto minaccia imminente di strage, la totale mancanza di riforme dell’austerità.
In materia di assistenza sociale, a oltre un milione e mezzo di famiglie è stato sospeso l’aiuto economico mensile, che può arrivare a 45 euro... Con l’arrivo della pandemia, dopo molte proteste e a malincuore, il governo ha approvato aiuti d’emergenza alle famiglie bisognose, un versamento mensile di circa 100 euro, molti dei quali non vengono concessi.
Il sabotaggio di vari programmi sociali è accompagnato dalla pratica politica neoliberale di smantellamento dello Stato per consegnarne quote alla privatizzazione.
È CURIOSO VEDERE come, in generale, le istituzioni europee restino scioccate dalla brutalità di Bolsonaro, ma fino a un certo limite. Questo limite è molto evidente nelle proprietà e nelle ricchezze naturali brasiliane privatizzate al prezzo di colonie per gruppi finanziari statunitensi, cinesi o – guarda un po’ – europei. Sotto un comandante militare, burattino su cui ricade la denuncia degli orrori umanitari che il suo gruppo promuove e servile rispetto agli interessi delle agende economiche sfruttatrici dell’emisfero nord, vediamo che il ciclo coloniale si reinventa come meccanismo..."
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