domenica 24 maggio 2020

pc 24 maggio - Via l'imperialismo italiano dal Sahel!



L’Italia imperialista si prepara alla guerra intervenendo militarmente nel Sahel.
L’ingresso delle truppe italiane con l’impiego sul campo di forze speciali è un salto di qualità nello scontro militare nell’area.
Con la sanità al collasso, con i lavoratori e le masse su cui viene massicciamente scaricata la crisi che la pandemia ha accellerato, il governo Conte, con il ministro Di Maio e Guerini, predispone la partecipazione militare in due missioni militari, una a guida francese, l’altra a guida UE (coordinata con gli USA), missioni che vengono descritte come “alto rischio” a cui l’Italia darà il suo contributo con elicotteri nella missione “Takuba” nel triangolo Niger/Mali/Burkina Faso (chiamata Liptako) e con navi militari nel Golfo di Guinea dove l’ENI ha le sue piattaforme per l’estrazione del petrolio.
La presenza militare italiana nel Sahel non è certo una novità nei piani della strategia della borghesia imperialista che è già presente nella regione: soltanto in Niger sono già attivi 290 militari italiani, mentre 500 operano in una missione di sostegno e addestramento all’ esercito e polizia in Mali.
La pandemia ha rallentato i tempi delle scelte ma non di certo gli obiettivi dettati dalla contesa
imperialista che riguardano sempre più Mediterraneo ed Africa, nel contesto di una crisi mondiale e delle difficoltà militari che gli imperialisti stanno incontrando sul campo come in Libia e nel Sahel. Il terreno è sempre quello “contaminato” dal colonialismo di un secolo fa che le potenze imperialiste hanno sempre alimentato e quelle posizioni storicamente dominanti si stanno trasformando ora in nuove alleanze. Più che di nuove conquiste, gli imperialisti Italia e Francia rafforzano quelle vecchie.
La Francia ormai da anni è presente in quei paesi. In Niger la Orano ex Areva, multinazionale francese dell’energia, estrae l’uranio usato poi dall’industria nucleare civile in Francia per produrre energia.
La missione “Takuba”, in affiancamento alla missione “Barkhane”(4.500 soldati nella regione), era già nei piani dell’Italia ben prima della richiesta della Francia che, nel territorio del Sahel, sta dimostrando tutto il suo fallimento di fronte al pesante attacco delle milizie islamiche. Così come l’alleanza del G5-Sahel (Burkina Faso, Ciad, Niger, Mali e Mauritania), stati-fantoccio dell’imperialismo francese, non è riuscita a battere i gruppi jihadisti.
Nella dichiarazione congiunta rilasciata al termine del vertice italo-francese di Napoli di fine febbraio è stata infatti ufficializzata la partecipazione di forze speciali italiane alla Task Force Takuba, assieme allo sblocco joint venture Fincantieri Stx France.
La Francia ha chiesto un reparto di elicotteri con compiti di trasporto ed evacuazione di feriti, velivoli che per operare con un certo livello di sicurezza dovrebbero però essere scortati da elicotteri da combattimento. Riguardo le truppe, le ipotesi di cui si parlava al vertice di Napoli variano da alcune decine di incursori di Esercito (9° reggimento Col Moschin), Marina (GOI) e Aeronautica (17° stormo) con elementi del GIS dei Carabinieri a un reparto più ampio e composito, simile alla Task Force 45 schierata per anni nell’Afghanistan Occidentale, e composto da circa 150/200 effettivi includendo anche unità dei reparti per operazioni speciali quali i Ranger (4° reggimento Alpini paracadutisti).
Il 21 maggio il ministro Di Maio ha chiesto l’appoggio USA per questa operazione, che non poteva certo mancare perché la linea USA è quella di ridurre la sua presenza militare nell’area.
Intendiamo incrementare la nostra presenza in Sahel dove si assiste ad una recrudescenza del terrorismo di matrice confessionale, i cui effetti sono fortemente interconnessi con lo scenario libico”, così il ministro della Difesa Lorenzo Guerini in Parlamento.
Gli imperialisti ufficialmente dicono di volere fermare traffico di armi, droga, dei migranti, i gruppi jihadisti. Intanto proprio le armi sono le merci su cui si basano i profitti delle industrie capitaliste, Italia in testa, e quindi il loro traffico è il risultato dei loro commerci. La droga è una merce particolare ad altissimo livello di profitto ed è funzionale al sistema borghese ed un vero contrasto non potrà mai essere messo in campo dagli imperialisti. Come contropartita per la partecipazione italiana Macron, secondo il sito affaritaliani, ha assicurato di farsi carico di parte del flusso di migranti in arrivo dal Mediterraneo. In Niger ci occupiamo – l’Italia imperialista- del controllo dell’immigrazione che passa attraverso la rotta africana che dall’Africa centrale e il Sahel arriva fino in Libia, dove i migranti cercano poi di imbarcarsi per raggiungere l’Europa". I migranti in fuga da guerre e fame prodotti dall’imperialismo, morti nel deserto del Sahara, arrestati, incarcerati, violentati e respinti dai governi europei non saranno certo “aiutati” dai militari in campo come dimostra tutto l’orrore degli accordi Italia-Libia. Riguardo ai “gruppi jihadisti” è l’esito di quello che gli imperialisti hanno fatto in Libia (2011) e in Mali (2012): la jihad dei tuareg continua e si ramifica. Dopo la caduta di Gheddafi alcune unità dell’esercito fedeli al Rais, principalmente tuareg, hanno cercato nuovi spazi nella regione dove poter combattere e imporre la propria influenza e, infatti, su entrambi i fronti del conflitto in Libia sono presenti mercenari dal Sahel. E che hanno contribuito alla crescita di Al-Qaeda e dello Stato islamico del Grande Sahara (ISGS).
Dietro le solite menzogne che giustificano le guerre, i veri interessi da difendere per gli imperialisti sono i traffici commerciali nel settore minerario, petrolifero dei grandi gruppi industriali e forte è la presenza di ENI nel Golfo di Guinea, zona non a caso presidiata da una fregata italiana.
Questo intervento militare non farà altro che peggiorare la condizione delle masse africane, sfollate, rifugiate, schiacciate tra le organizzazioni dell'integralismo islamico, che spesso sono un tutt'uno con i governi corrotti antipopolari, e l'imperialismo e le sue truppe militari USA/Europa/Onu, masse già provate dalla carestia e dalla siccità, dalle conseguenze dirette e indirette della pandemia di COVID-19 che ha portato alla chiusura delle frontiere, così come dei servizi sanitari. “6,9 milioni di persone nel Sahel sono alle prese con le terribili conseguenze dello sfollamento forzato. Quasi 4,5 milioni di persone sono sfollate o rifugiate internamente - un milione in più rispetto al 2018 - e 2,5 milioni di rimpatriati stanno lottando per ricostruire la propria vita ". 9,7 milioni di bambini sono a rischio di malnutrizione acuta, di cui 3 milioni di malnutrizione acuta grave. Di questo è responsabile l’imperialismo ed è su questo terreno che si dovrà misurare un movimento antimperialista, contro la guerra e le basi, in questo paese. Non un soldo né un soldato, per le vostre guerre!

Fuori l’Italia e la Francia dal Sahel!
Morte all’imperialismo UE/USA!

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