18 maggio 1944: "gira per la città Dante di Nanni"
Il 18 maggio
ricorre l'anniversario della morte di una figura storica dell'antifascismo
italiano: quella di Dante Di Nanni, giovane militante dei GAP torinesi, ucciso
nel 1944, all'età di 19 anni, dalle truppe nazifasciste.
Figlio di
genitori di origine pugliese, fin da giovanissimo comincia a lavorare nelle
fabbriche cittadine, proseguendo gli studi alla scuola serale; allo scoppio
della seconda guerra mondiale si arruola nell'Areonautica, che abbandona subito
dopo l'armistizio del 1943. Rifugiatosi nelle montagne piemontesi, si unisce
inizialmente ad un gruppo partigiano guidato da Ignazio Vian, per poi
convergere nei GAP di Giovanni Pesce. E' il 17 maggio del '44 quando Di Nanni,
assieme ai compagni Giuseppe Bravin, Giovanni Pesce e Francesco Valentino,
effettua un attacco ad una stazione radio che disturbava le comunicazioni di
Radio Londra.
Prima
dell'azione, il gruppo di Gappisti disarma i militari preposti alla difesa
della stazione e decide di graziarli in cambio della promessa di non dare
l'allarme; ma i nove soldati tradiscono l'accordo e, ad azione terminata, i
quattro partigiani vengono sorpresi ed attaccati da un gruppo di nazifascisti.
Ne segue uno
scontro a fuoco in cui Bravin e Valentino vengono feriti e catturati; portati
alle carceri Le Nuove, saranno torturati a lungo ed infine impiccati il 22
Luglio: Bravin aveva 22 anni, Valentino 19. Anche Pesce e Di Nanni vengono
colpiti durante lo scontro, ma il primo riesce a portare in salvo il compagno
più giovane, gravemente ferito da 7 proiettili.
Di Nanni
viene trasportato nella base di San Bernardino 14, a Torino, dove un medico ne
consiglia l'immediato ricovero in ospedale; Giovanni Pesce, allora, si
allontana dall'abitazione per cercare aiuto e organizzare il trasporto del
compagno, ma al suo ritorno trova la casa circondata da fascisti e tedeschi,
avvertiti della presenza dei Gappisti dalla soffiata di una spia. Nonostante le
gravi condizioni in cui versava, Di Nanni rifiuta di consegnarsi al nemico e
resiste a lungo all'attacco nazifascista, barricandosi nell'appartamento del
terzo piano e riuscendo ad eliminare diversi soldati tedeschi e fascisti con le
munizioni rimastegli.
La sua
eroica resistenza è riportata dalle parole dello stesso Giovanni Pesce che
assistette in prima persona alla scena:
«Ora
tirano dalla strada, dal campanile e dalle case più lontane. Gli sono addosso,
non gli lasciano scampo. Di Nanni toglie di tasca l'ultima cartuccia, la
innesta nel caricatore e arma il carrello. Il modo migliore di finirla sarebbe
di appoggiare la canna del mitra sotto il mento, tirando il grilletto poi con
il pollice. Forse a Di Nanni sembra una cosa ridicola; da ufficiale di
carriera. E mentre attorno continuano a sparare, si rovescia di nuovo sul
ventre, punta il mitra al campanile e attende, al riparo dei colpi. Quando
viene il momento mira con cura, come fosse a una gara di tiro. L'ultimo
fascista cade fulminato col colpo. Adesso non c'è più niente da fare: allora Di
Nanni afferra le sbarre della ringhiera e con uno sforzo disperato si leva in
piedi aspettando la raffica. Gli spari invece cessano sul tetto, nella strada,
dalle finestre delle case, si vedono apparire uno alla volta fascisti e
tedeschi. Guardano il gappista che li aveva decimati e messi in fuga. Incerti e
sconcertati, guardano il ragazzo coperto di sangue che li ha battuti. E non
sparano. È in quell'attimo che Di Nanni si appoggia in avanti, premendo il
ventre alla ringhiera e saluta col pugno alzato. Poi si getta di schianto con le
braccia aperte nella strada stretta, piena di silenzio.»
(Giovanni
Pesce, Senza tregua - La guerra dei GAP, Feltrinelli, 1967)
Nel 1945
viene insignito della Medaglia d'Oro al valor militare.
A 67 anni di
distanza dalla sua morte, vogliamo ricordare Dante Di Nanni come un esempio a
cui guardare per la determinazione e la forza con cui, assieme a tanti e tante
antifascist*, scelse la strada della resistenza e della lotta contro
l'oppressione nazifascista.
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