La Difesa ha deciso di ignorare le decisioni del
Parlamento sul dimezzamento del budget per l’acquisto dei caccia. Il Documento
programmatico pluriennale della Difesa per il triennio 2015-2017 conferma 90
aerei, 30 nei prossimi sei anni. Solo una riduzione del 10% su contratti 2015.
La motivazione: “Il programma (F35, ndr) necessita una stabilità in termini
finanziari che è funzionale ad evitare di perdere le risorse sino ad oggi
investite"
di Enrico
Piovesana | 21
maggio 2015
Dopo un anno di dichiarazioni in senso contrario, la
Difesa ha deciso di ignorare le decisioni del
Parlamento sul dimezzamento del budget per l’acquisto dei
cacciabombardieri F35, come anticipato ad aprile da IlFattoQuotidiano.it. La spesa complessiva del programma
non solo rimane quella prevista, ma è stata ritoccata all’insù, superando quota
13 miliardi. E’ ufficiale, scritto nero su bianco nel Documento
programmatico pluriennale (Dpp) della Difesa per il triennio 2015-2017,
con tanto di
motivazione: “Il programma (F35, ndr) necessita una stabilità in termini finanziari che è funzionale ad evitare di perdere le risorse sino ad oggi investite, alla credibilità internazionale delle capacità produttive nazionali e alla dimostrazione pratica di saper gestire un’eventuale futura manutenzione e aggiornamento del velivolo a livello europeo”. Nel documento si continua a parare di “90 velivoli per la flotta italiana”, compresi i quindici F35 a decollo corto ed atterraggio verticale (quelli per le portaerei) incomprensibilmente destinati all’Aeronautica – e per i quali era stato ipotizzato un ripensamento. Gli “oneri complessivi” per l’acquisto degli aerei per i prossimi vent’anni rimangono, infatti, gli stessi indicati nei documenti programmatici degli anni scorsi: 10 miliardi di euro – cui vanno aggiunti gli 850 milioni già spesi per lo sviluppo. Ma, a ben guardare, le altre voci di spesa previste per il programma risultano aumentate di quasi 400 milioni: 360 milioni in dieci anni per il completamento dello stabilimento produttivo di Cameri (già costato 795,6 milioni) e 35 milioni in più rispetto ai 465 previsti per i lavori di predisposizione delle basi aeree di Amendola (Foggia), Grottaglie (Taranto) e Ghedi (Brescia) e della portaerei Cavour cui sono destinati gli F35. Se si conta anche il cambio sfavorevole euro/dollaro – perché si paga tutto in dollari – bisogna aggiungere al conto almeno altri 100 milioni per le spese di sostegno alla produzione e successivo sviluppo del programma previste fino al 2047 (900 milioni di dollari). Rimane invariato anche il crono-programma generale delle acquisizioni, con l’acquisto di altri 30 velivoli nei promisi sei anni, oltre agli 8 già comprati, come previsto dalla pianificazione fatta dalla Difesa negli ultimi anni. Il documento presenta il programma come una “notevole diminuzione” rispetto a quanto previsto: “Originariamente lo sviluppo approvato del programma prevedeva che sarebbero stati acquisiti entro il 2020, un totale di 101 aeroplani. Oggi, il Governo intende procedere entro tale data all’acquisizione di un numero di velivoli sino a 38 unità”. La previsione citata, in realtà, è stata abbandonata dalla Difesa tre anni fa, quando si decise di ridurre il programma da 131 a 90 aerei. L’unica vera concessione fatta dalla Pinotti è una lieve riduzione (meno del 10%) sulle poste finanziarie assegnate al programma F35 per l’anno in corso: erano previsti 644,3 milioni di euro, ne verranno invece spesi effettivamente 582,7. Nessuna cifra è indicata per i prossimi anni (per il 2016 era prevista una spesa di 735,7 milioni): “Le poste finanziarie a decorrere dall’e.f. 2016 saranno definite, tenuto conto sia degli impegni presi dal Governo in sede parlamentare e sia del processo di Revisione Strategica indicato nel Libro Bianco, e recepite, successivamente, nell’ambito della ‘Legge sessennale per gli investimenti militari’ che sarà sottoposta all’approvazione del Parlamento”.
motivazione: “Il programma (F35, ndr) necessita una stabilità in termini finanziari che è funzionale ad evitare di perdere le risorse sino ad oggi investite, alla credibilità internazionale delle capacità produttive nazionali e alla dimostrazione pratica di saper gestire un’eventuale futura manutenzione e aggiornamento del velivolo a livello europeo”. Nel documento si continua a parare di “90 velivoli per la flotta italiana”, compresi i quindici F35 a decollo corto ed atterraggio verticale (quelli per le portaerei) incomprensibilmente destinati all’Aeronautica – e per i quali era stato ipotizzato un ripensamento. Gli “oneri complessivi” per l’acquisto degli aerei per i prossimi vent’anni rimangono, infatti, gli stessi indicati nei documenti programmatici degli anni scorsi: 10 miliardi di euro – cui vanno aggiunti gli 850 milioni già spesi per lo sviluppo. Ma, a ben guardare, le altre voci di spesa previste per il programma risultano aumentate di quasi 400 milioni: 360 milioni in dieci anni per il completamento dello stabilimento produttivo di Cameri (già costato 795,6 milioni) e 35 milioni in più rispetto ai 465 previsti per i lavori di predisposizione delle basi aeree di Amendola (Foggia), Grottaglie (Taranto) e Ghedi (Brescia) e della portaerei Cavour cui sono destinati gli F35. Se si conta anche il cambio sfavorevole euro/dollaro – perché si paga tutto in dollari – bisogna aggiungere al conto almeno altri 100 milioni per le spese di sostegno alla produzione e successivo sviluppo del programma previste fino al 2047 (900 milioni di dollari). Rimane invariato anche il crono-programma generale delle acquisizioni, con l’acquisto di altri 30 velivoli nei promisi sei anni, oltre agli 8 già comprati, come previsto dalla pianificazione fatta dalla Difesa negli ultimi anni. Il documento presenta il programma come una “notevole diminuzione” rispetto a quanto previsto: “Originariamente lo sviluppo approvato del programma prevedeva che sarebbero stati acquisiti entro il 2020, un totale di 101 aeroplani. Oggi, il Governo intende procedere entro tale data all’acquisizione di un numero di velivoli sino a 38 unità”. La previsione citata, in realtà, è stata abbandonata dalla Difesa tre anni fa, quando si decise di ridurre il programma da 131 a 90 aerei. L’unica vera concessione fatta dalla Pinotti è una lieve riduzione (meno del 10%) sulle poste finanziarie assegnate al programma F35 per l’anno in corso: erano previsti 644,3 milioni di euro, ne verranno invece spesi effettivamente 582,7. Nessuna cifra è indicata per i prossimi anni (per il 2016 era prevista una spesa di 735,7 milioni): “Le poste finanziarie a decorrere dall’e.f. 2016 saranno definite, tenuto conto sia degli impegni presi dal Governo in sede parlamentare e sia del processo di Revisione Strategica indicato nel Libro Bianco, e recepite, successivamente, nell’ambito della ‘Legge sessennale per gli investimenti militari’ che sarà sottoposta all’approvazione del Parlamento”.
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