martedì 25 maggio 2010

PC quotidiano 25/5 - 32 ANNI DELLA L. 194. Ma la lotta delle donne richiede ben altro!.

Il 22 maggio 1978 entrava in vigore la L.194, dopo un grande e nuovo movimento delle donne per affermare il diritto d’aborto, che toccò dal nord al sud tutte le città. Questa legge fu la risposta a questa lotta, ma molto parziale rispetto alla volontà espressa dalle donne di ottenere effettivamente la possibilità di libertà di scelta. Essa doveva salvaguardare e salvaguardò gli interessi del sistema capitalista di controllo verso le donne e le istanze della Chiesa e dei partiti di maggioranza, in primis la DC, ponendo comunque nella legge dei paletti e soprattutto permettendo l’obiezione di coscienza.
Ma, chiaramente, proprio perché era il risultato della ribellione delle donne e toccava una questione centrale della condizione delle donne in questo sistema sociale, i governi, il vaticano, non hanno smesso mai di mettere in discussione la legge 194 e, attraverso questa, il diritto d’aborto - come sta avvenendo anche in questi giorni, per esempio a Milano, dove la Regione di Formigoni vuole dare soldi alle donne per non abortire.

Ma perchè è così "pericoloso" riconoscere alle donne il diritto d'aborto?
La questione dell’aborto è centrale nella posizione generale della donna nella società e al funzionamento stesso della società.
Da quando la società si divise tra chi ha la proprietà e chi non possiede nulla e da quando si impose il dominio maschile nella famiglia e la società, alla donna si impedì il diritto di prendere decisioni sulla riproduzione.
Quindi, la condizione delle donne e la riproduzione attiene ai rapporti di proprietà.
Il feto stesso diventa una proprietà dello Stato che usa ideologicamente e politicamente la sua “difesa” per sottomettere la donna.
Per lo Stato, i governi, la Chiesa, è molto importante esercitare il controllo sociale sulla riproduzione della donna, specialmente in tempi di crisi.
Il sistema capitalista per salvaguardare i suoi profitti, tende a rompere di fatto anche precedenti ruoli e rapporti che fungevano da puntello sociale, ideologico, pratico della sua conservazione.
Il capitalismo stesso distrugge le forze produttive, introduce abbrutimento, imbarbarimento, anche nei rapporti sociali, e mostra sempre di più, attraverso il suo comitato d’affari, oggi il governo Berlusconi, che di dittatura si tratta.
Per impedire che tutto questo porti ad una disgregazione generale, incontrollabile, che si rivolti contro i veri responsabili, lo Stato risponde con il moderno medioevo, in cui riafferma i valori più conservatori, oppressivi, la morale reazionaria e i valori della famiglia tradizionale, e il ruolo al servizio, subordinato in essa della donna, la maternità, come strumento decisivo di controllo sociale (Non è un caso che i nazisti misero la maternità su un piedistallo e l’aborto arrivò ad essere un simbolo di degenerazione).

Ma controllare la propria riproduzione, poter affermare il diritto di scelta sulla propria vita è un aspetto centrale della liberazione della donna.
Le donne che hanno il diritto di scelta saranno più forti, indipendenti, possono pretendere di controllare tutta la loro vita. E’ questa la paura di questo sistema capitalista, è questo che si deve impedire!Per questa ragione la lotta delle donne non può accontentarsi di una legge, ma richiede lo sviluppo della lotta rivoluzionaria per il rovesciamento del sistema.

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