Quel
giorno si svolgeva la kermesse renziana per il SÌ al referendum, alla
Leopolda di Firenze, e in molti e molte si erano ritrovati in piazza San
Marco per dare ragione e forza al No Sociale.
Il
corteo, formato in gran parte da giovani, lavoratori, precari e
studenti aveva provato più volte, con determinazione, a raggiungere la
Leopolda, resistendo alle numerose cariche della polizia. Nonostante il
tentativo di vietare il corteo e provare a bloccare la conferenza
stampa, la Questura fiorentina e il Ministero degli Interni non erano
riusciti a zittire la voce della piazza, e delle tante istanza che
questa ha espresso.
Il
5 novembre, infatti, piazza San Marco era riuscita a incarnare e
rappresentare un rifiuto sociale
diffuso all'arroganza di Renzi e, più
in generale, al decisionismo istituzionale di chi immaginava non solo di
poter stravolgere la carta costituzionale, ma addirittura di farlo
senza dover fare i conti con il dissenso. La forza di quella giornata,
che non può essere cancellata dalle denunce, sta allora proprio
nell'aver saputo incarnare un rifiuto trasversale al tentativo di
riforma che avrebbe portato ad un'inibizione ancora più grande degli
spazi di democrazia riconosciuti ai territori, a una centralizzazione
ancora più marcata del potere decisionale e, come inevitabile
conseguenza, ad un generalizzato peggioramento delle condizioni di vita.
Quel
giorno è stato evidente il maldestro tentativo dei media mainstream di
criminalizzare la manifestazione, ma era ancora più chiaro, invece, come
la narrazione dal basso della contestazione avesse avuto la capacità di
andare oltre: l'osceno teatrino della Leopolda, tra i più eminenti
sintomi dell'ormai totale autoreferenzialità del Partito Democratico,
non era davvero in grado di parlare con nessuno. Molto più
comprensibile, invece, il gesto di chi - nonostante i divieti, le
minacce, il terrorismo mediatico - quel giorno aveva sfidato la kermesse
del centrosinistra, trovando ampio consenso in tutti i segmenti sociali
attraversati dalla mobilitazione quotidiana.
In
questi mesi di campagna elettorale, le denunce della Procura di Firenze
si affermano come una vera e propria vendetta nei confronti di è stato
in prima linea a combattere una battaglia sostenuta da milioni di
italiani.
Tante realtà politiche e
sociali si sono fregiate della vittoria del NO: per questo sono ora
chiamate a prendere posizione e sostenere chi ha saputo costruire quel
NO nelle piazze, al di fuori di opportunismi e strategie elettoraliste.
Ma
queste denunce ci ricordano anche come solo la possibilità di
intrecciare le lotte e i tanti soggetti che quotidianamente subiscono
sfruttamento, contrazione di diritti, devastazioni ambientali, sia
l'unica forza reale a nostra disposizione per organizzare forme
generalizzate di conflitto e provare a modificare lo status quo.
C’è (ancora) chi dice NO
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