I migranti provenienti
dalla Costa d'Avorio sono fatti segno nel nostro paese di una guerra
sotterranea consistente nel negare loro il diritto d'asilo,
sostenendo che la Costa D'Avorio non è un paese dove c'è la guerra.
Ora, però, si è creata una situazione nuova.
Un reportage della Cnn ha
messo in luce il mercato degli schiavi in Libia e i mass media si
sono riempiti di reportage, denunce, di come in Libia sono trattati i
migranti.
Si è riunito subito dopo
un Vertice Europa/Africa di 80 capi di Stato in Costa d'Avorio con la
presenza dell'Onu e spinto dal nuovo attivismo di Macron. E qui la
decisione è stata di dare vita ad una task force che impegni alcuni
paesi africani, e in prima linea la Costa d'Avorio, “per andare a
cercare i clandestini su suolo libico che vogliano venire rimpatriati
nel paese d'origine”. Vale a dire, questi governi, come quello
della Costa D'Avorio, prima hanno creato nel loro paese condizioni di
vita tali che hanno portato alla fuga e ora vengono usati dalle
potenze imperialiste per contribuire a
frenare con tutti i mezzi
l'ondata migratoria, facendosi paladini della denuncia della
“orribile condizione dei migranti in Libia”.
La borghesia compradora
della Costa d'Avorio vuole assumere proprio questo ruolo e ha
lanciato una campagna “non andate a fare gli schiavi a Tripoli” e
ha richiamato personaggi noti della Costa d'Avorio, giocatori famosi,
per incentivare questa campagna. In questo raduno governativo si sono
lanciati messaggi quali: “Qui c'è poco da mangiare, ma almeno un
po' c'è”, “Stiamo creando posti di lavoro... è sempre meglio
che andare a fare gli schiavi in Libia o morire nel Mediterraneo”.
Peccato, però, che sia la
campagna dei ricchi della Costa d'Avorio, di chi ha fatto fortuna,
peraltro prevalentemente fuori dalla Costa d'Avorio, come i giocatori
di calcio; vallo a spiegare alla maggioranza degli Ivoriani che,
anche secondo i loro dati, vivono largamente al di sotto della
povertà.
Sembra una campagna
organizzata insieme a Minniti e a Macron che sostengono appunto che
gli Ivoriani non hanno lo status per essere riconosciuti come
rifugiati. Nel 2017 sono arrivati 7.700 ivoriani in Italia, ma tutti
sono già etichettati come “migranti economici” e, per la legge,
clandestini da rimpatriare.
Anche il reportage dalla
Costa d'Avorio della stampa però dice che la situazione in Costa
d'Avorio non è quella descritta da cantanti e giocatori del governo:
“Cova la rabbia per ciò che succede nei campi in Libia”, “Voi
europei siete scesi a patti con i criminali, in Libia,
particolarmente, e siete corresponsabili di quello che succede”.
E' inutile dire, poi, che
in Costa d'Avorio comandano solo gli uomini della borghesia
compradora e i partiti esprimono gli interessi della stessa classe,
che le elezioni si sono riempite di denunce di truffe e brogli, che
le carceri sono piene di oppositori, ecc., ecc.
Quello che però viene
chiaro da questa situazione è che se vogliamo l'accoglienza e il
diritto d'asilo per i migranti ivoriani, se i migranti ivoriani
vogliono ottenerli realmente, occorre unirsi e lottare, sviluppare
denuncia e reale informazione, comprendere che questi migranti sono
dentro una campagna dell'imperialismo e del nostro governo di cui
essi stessi sono il bersaglio e l'oggetto, sono il mezzo sacrificale
dello stesso intervento imperialista in Libia.
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