DA PALERMO
Il 21 dicembre a Palermo si è tenuta l'assemblea promossa da Je sò pazzo "potere al popolo". Inizialmente l'assemblea è partita con la predisposizione di parlare solo di organizzazione, per il semplice fatto che molti dicevano che già della parte politica se ne era parlato nella riunione precedente, tenutasi sempre a Palermo. Poi c'è chi ha detto che invece l'assemblea si divideva in una parte politica e successivamente si discuteva la parte organizzativa.
E' stato proiettato quindi un video sull'assemblea di Roma. All'assemblea hanno partecipato circa 60 persone. Abbiamo visto resuscitarsi vecchi burocrati che non si vedevano in giro dai tempi di SEL e Rifondazione Comunista. Presenza giovanile bassa, con 5 liceali di Palermo che hanno deciso di percorrere la strada di "potere al popolo", e poi altri 2 di Je sò pazzo da Napoli, e un giovane del collettivo Askavusa di Lampedusa. Ovviamente la presenza di Usb con il rappresentante Cardinale, poi Pietro Milazzo che a Palermo è uno dei promotori di "potere al popolo".
Gli interventi di tutti i pro "potere al popolo" sono stati simili: dare finalmente qualcosa di "diverso" al popolo, e che loro rappresentano realmente il popolo. Che le elezioni non sono di certo il socialismo, ma che grazie alle elezioni possono raggiungere più consenso e poi continuare con le lotte sociali (in realtà vanno in contraddizione con il video che dice che finalmente grazie a queste votazioni il popolo ha la possibilità di prendere il potere).
Alcuni parlano direttamente della parte organizzativa e vengono criticati, perché risulta un tentativo di non parlare della parte ideologica politica. Dicono che la loro candidatura è un ipotesi di rivoluzione, e che arrivare ad un 3% sarebbe l'inizio (puro opportunismo di gente resuscitata da RC o SEL). Poi soprattutto dicono che loro finalmente sono qualcosa di diverso che danno speranza al popolo (facendo ritornare la gente a votare?)
Hanno parlato anche due giovani del liceo Cannizzaro, che hanno semplicemente esposto tutti i problemi che hanno nelle loro scuole. In seguito anche un intervento di un compagno di Je sò pazzo, che ha esposto tutte le iniziative che fanno a Napoli e ciò che in questi anni hanno creato lì con la gente del quartiere, dicendo che queste votazioni danno la possibilità di cambiare anche le condizioni dei lavoratori e operai.
L'intervento del compagno di Askavusa di Lampedusa va a spezzare la tranquilla propaganda di "potere al popolo". Il compagno dice che il movimento è caduto in basso, e che si sta mandando in questo caso a quel paese l'analisi politica. In quella sala vedeva compagni spariti da circa 5 e 10 anni, che adesso come per incanto una volta che si parla di votazioni rispuntano.Va invece fatta un analisi politica per capire come si sia potuti arrivare a questo punto. Cita la frase di contropiano e cioè, "il morto che afferra il vivo". Il compagno mette in chiaro che non si può sostituire la lotta e il movimento con la via elettorale, e che non vorrebbe rivivere quei momenti di 15 anni fa, come è stato con RC, di campagne elettorali fallimentari. Ha detto che questa via elettorale non può sostituire il movimento reale.
Noi siamo intervenuti come circolo di Proletari Comunisti. Ho iniziato dicendo che da comunista ero tenuto a partecipare a questa assemblea, proprio perché si usano le parole come "potere al popolo" e "rivoluzione". Spieghiamo che conosciamo la realtà di Je sò pazzo e il suo operato sociale a Napoli da valorizzare, ma la via presa ora è sbagliata. Prima di intervenire, abbiamo voluto ascoltare bene per capire a cosa servirebbe alla classe che rappresentiamo questa candidatura alle elezioni borghesi, ma si capisce che al proletariato e alla classe operaia il 3% come obiettivo o qualcosa di più non serve in questa fase. La parola "potere al popolo" certamente attrae ma secondo quale linea? Anche il partito di Lenin si portò alle elezioni, ma certamente era una fase tattica nell'ambito di una strategia in un momento storico in cui il proletariato russo era polarizzato nel partito comunista rivoluzionario e si erano creati due fronti, uno del proletariato ed uno della borghesia. Ma Lenin ci insegna con fatti concreti e reali e applicati che vincere le elezioni non dà il vero e reale potere al popolo, perchè si rimane sempre nell'ambito della dittatura della democrazia borghese, occorre la la rivoluzione del proletariato per l'abbattimento dello Stato borghese e l'instaurazione della dittatura del proletariato nella costruzione di una nuova società socialista, e questo ce lo ha insegnato la rivoluzione d'ottobre. I compagni parlano di strategia, ma quale strategia è in realtà? Manca un'analisi politica; è assurdo poi non considerare che il 54% delle masse non vota, questo deve essere considerato un vantaggio per le lotte sociali nell'ottica di lavorare per organizzare la ribellione che oggettivamente esprime questo alto dato di astensionismo nel nostro paese. E loro invece chiamano a votare. L'elettoralismo non può sostituire la lotta reale del proletariato come ha anche detto il compagno dell'Askavusa. Da comunisti non vorremmo pensare che compagni abbiano preso la via opportunista e di tipo riformista, ma ci piacerebbe pensare che i compagni siano solo confusi.
Dopo vi sono stati altri due intervenuti che hanno cercato di rispondere al nostro intervento ma non hanno aggiunto niente a quanto già detto prima dai rappresentanti di Je sò pazzo: che è una strategia, che non vogliono percorrere la via elettoralista, ma che è solo una fase per l'ipotesi rivoluzionaria.
Poi sono passati alla fase organizzativa, ma è emersa confusione sulla questione delle candidature, per cui chiunque fa parte attiva nel movimento, se d'accordo, può proporsi...
DA RAVENNA
18 dicembre ho partecipato all'incontro locale di "potere al popolo" che ha raccolto un centinaio di persone, la maggior parte di Rc, attivisti di una lista di "sinistra" (Gruppo Ravenna in Comune) e del movimento per l’acqua pubblica, con l'obiettivo della costruzione di una lista popolare alle prossime elezioni, pochi i giovani antifascisti presenti (la maggior parte ha preferito partecipare al presidio a Forlì che si è tenuto in concomitanza) che si sono confrontati su cittadinanza attiva, democrazia partecipata, programma, dare rappresentanza alle lotte che si fanno... E' intervenuto un compagno dell’Ex Opg di Napoli.
Come previsto, l'assemblea ha rinvigorito vecchi burocrati di Rc e, purtroppo, sono i giovani attivi nelle lotte sociali e sindacali di Rc i più entusiasti.
Nel mio intervento, ho detto che, come comunista, è alla nostra storia, alle lezioni delle vincenti delle esperienze passate della classe operaia e del suo partito che dobbiamo guardare e assimilarle e che il vero senso dello slogan "potere al popolo" lo ha praticato la rivoluzione d'Ottobre, il partito di Lenin, di cui quest'anno ricorre il centenario (fine della guerra imperialista, operai al potere in fabbrica e nella società, terra ai contadini, provvedimenti per dare il lavoro a tutti...); che la partecipazione alle elezioni in un contesto di svuotamento dell'opposizione parlamentare, di governi soli al comando in rappresentanza dei padroni e dei poteri forti, di tendenza al fascismo dall'alto e dal basso, la via non può essere altro che la rivoluzione con alla testa la classe operaia; che l'astensionismo elettorale si sta estendendo tra i proletari e va rafforzata la rabbia e l'opposizione/contrapposizione di classe contro Stato e governi non, invece, la presentazione alle elezioni; che "popolo" è un concetto interclassista agitato persino dall'estrema destra.
Il 21 dicembre a Palermo si è tenuta l'assemblea promossa da Je sò pazzo "potere al popolo". Inizialmente l'assemblea è partita con la predisposizione di parlare solo di organizzazione, per il semplice fatto che molti dicevano che già della parte politica se ne era parlato nella riunione precedente, tenutasi sempre a Palermo. Poi c'è chi ha detto che invece l'assemblea si divideva in una parte politica e successivamente si discuteva la parte organizzativa.
E' stato proiettato quindi un video sull'assemblea di Roma. All'assemblea hanno partecipato circa 60 persone. Abbiamo visto resuscitarsi vecchi burocrati che non si vedevano in giro dai tempi di SEL e Rifondazione Comunista. Presenza giovanile bassa, con 5 liceali di Palermo che hanno deciso di percorrere la strada di "potere al popolo", e poi altri 2 di Je sò pazzo da Napoli, e un giovane del collettivo Askavusa di Lampedusa. Ovviamente la presenza di Usb con il rappresentante Cardinale, poi Pietro Milazzo che a Palermo è uno dei promotori di "potere al popolo".
Gli interventi di tutti i pro "potere al popolo" sono stati simili: dare finalmente qualcosa di "diverso" al popolo, e che loro rappresentano realmente il popolo. Che le elezioni non sono di certo il socialismo, ma che grazie alle elezioni possono raggiungere più consenso e poi continuare con le lotte sociali (in realtà vanno in contraddizione con il video che dice che finalmente grazie a queste votazioni il popolo ha la possibilità di prendere il potere).
Alcuni parlano direttamente della parte organizzativa e vengono criticati, perché risulta un tentativo di non parlare della parte ideologica politica. Dicono che la loro candidatura è un ipotesi di rivoluzione, e che arrivare ad un 3% sarebbe l'inizio (puro opportunismo di gente resuscitata da RC o SEL). Poi soprattutto dicono che loro finalmente sono qualcosa di diverso che danno speranza al popolo (facendo ritornare la gente a votare?)
Hanno parlato anche due giovani del liceo Cannizzaro, che hanno semplicemente esposto tutti i problemi che hanno nelle loro scuole. In seguito anche un intervento di un compagno di Je sò pazzo, che ha esposto tutte le iniziative che fanno a Napoli e ciò che in questi anni hanno creato lì con la gente del quartiere, dicendo che queste votazioni danno la possibilità di cambiare anche le condizioni dei lavoratori e operai.
L'intervento del compagno di Askavusa di Lampedusa va a spezzare la tranquilla propaganda di "potere al popolo". Il compagno dice che il movimento è caduto in basso, e che si sta mandando in questo caso a quel paese l'analisi politica. In quella sala vedeva compagni spariti da circa 5 e 10 anni, che adesso come per incanto una volta che si parla di votazioni rispuntano.Va invece fatta un analisi politica per capire come si sia potuti arrivare a questo punto. Cita la frase di contropiano e cioè, "il morto che afferra il vivo". Il compagno mette in chiaro che non si può sostituire la lotta e il movimento con la via elettorale, e che non vorrebbe rivivere quei momenti di 15 anni fa, come è stato con RC, di campagne elettorali fallimentari. Ha detto che questa via elettorale non può sostituire il movimento reale.
Noi siamo intervenuti come circolo di Proletari Comunisti. Ho iniziato dicendo che da comunista ero tenuto a partecipare a questa assemblea, proprio perché si usano le parole come "potere al popolo" e "rivoluzione". Spieghiamo che conosciamo la realtà di Je sò pazzo e il suo operato sociale a Napoli da valorizzare, ma la via presa ora è sbagliata. Prima di intervenire, abbiamo voluto ascoltare bene per capire a cosa servirebbe alla classe che rappresentiamo questa candidatura alle elezioni borghesi, ma si capisce che al proletariato e alla classe operaia il 3% come obiettivo o qualcosa di più non serve in questa fase. La parola "potere al popolo" certamente attrae ma secondo quale linea? Anche il partito di Lenin si portò alle elezioni, ma certamente era una fase tattica nell'ambito di una strategia in un momento storico in cui il proletariato russo era polarizzato nel partito comunista rivoluzionario e si erano creati due fronti, uno del proletariato ed uno della borghesia. Ma Lenin ci insegna con fatti concreti e reali e applicati che vincere le elezioni non dà il vero e reale potere al popolo, perchè si rimane sempre nell'ambito della dittatura della democrazia borghese, occorre la la rivoluzione del proletariato per l'abbattimento dello Stato borghese e l'instaurazione della dittatura del proletariato nella costruzione di una nuova società socialista, e questo ce lo ha insegnato la rivoluzione d'ottobre. I compagni parlano di strategia, ma quale strategia è in realtà? Manca un'analisi politica; è assurdo poi non considerare che il 54% delle masse non vota, questo deve essere considerato un vantaggio per le lotte sociali nell'ottica di lavorare per organizzare la ribellione che oggettivamente esprime questo alto dato di astensionismo nel nostro paese. E loro invece chiamano a votare. L'elettoralismo non può sostituire la lotta reale del proletariato come ha anche detto il compagno dell'Askavusa. Da comunisti non vorremmo pensare che compagni abbiano preso la via opportunista e di tipo riformista, ma ci piacerebbe pensare che i compagni siano solo confusi.
Dopo vi sono stati altri due intervenuti che hanno cercato di rispondere al nostro intervento ma non hanno aggiunto niente a quanto già detto prima dai rappresentanti di Je sò pazzo: che è una strategia, che non vogliono percorrere la via elettoralista, ma che è solo una fase per l'ipotesi rivoluzionaria.
Poi sono passati alla fase organizzativa, ma è emersa confusione sulla questione delle candidature, per cui chiunque fa parte attiva nel movimento, se d'accordo, può proporsi...
DA RAVENNA
18 dicembre ho partecipato all'incontro locale di "potere al popolo" che ha raccolto un centinaio di persone, la maggior parte di Rc, attivisti di una lista di "sinistra" (Gruppo Ravenna in Comune) e del movimento per l’acqua pubblica, con l'obiettivo della costruzione di una lista popolare alle prossime elezioni, pochi i giovani antifascisti presenti (la maggior parte ha preferito partecipare al presidio a Forlì che si è tenuto in concomitanza) che si sono confrontati su cittadinanza attiva, democrazia partecipata, programma, dare rappresentanza alle lotte che si fanno... E' intervenuto un compagno dell’Ex Opg di Napoli.
Come previsto, l'assemblea ha rinvigorito vecchi burocrati di Rc e, purtroppo, sono i giovani attivi nelle lotte sociali e sindacali di Rc i più entusiasti.
Nel mio intervento, ho detto che, come comunista, è alla nostra storia, alle lezioni delle vincenti delle esperienze passate della classe operaia e del suo partito che dobbiamo guardare e assimilarle e che il vero senso dello slogan "potere al popolo" lo ha praticato la rivoluzione d'Ottobre, il partito di Lenin, di cui quest'anno ricorre il centenario (fine della guerra imperialista, operai al potere in fabbrica e nella società, terra ai contadini, provvedimenti per dare il lavoro a tutti...); che la partecipazione alle elezioni in un contesto di svuotamento dell'opposizione parlamentare, di governi soli al comando in rappresentanza dei padroni e dei poteri forti, di tendenza al fascismo dall'alto e dal basso, la via non può essere altro che la rivoluzione con alla testa la classe operaia; che l'astensionismo elettorale si sta estendendo tra i proletari e va rafforzata la rabbia e l'opposizione/contrapposizione di classe contro Stato e governi non, invece, la presentazione alle elezioni; che "popolo" è un concetto interclassista agitato persino dall'estrema destra.
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