...pensare che la situazione possa cambiare facendo a meno degli operai è una sciocchezza
(Da un documento del circolo proletari comunisti - Taranto)
Siamo
a uno snodo importante della vicenda Ilva, da cui dipende il futuro non
solo della fabbrica ma della città. Il governo ha assegnato l'Ilva a
una grande multinazionale di proprietà principalmente indiana, il più
grande siderurgico del mondo. Questo conferma che l’Ilva di Taranto è
una fabbrica di straordinaria importanza anche internazionale. Di questo
a Taranto non ce ne rendiamo conto, o ce ne rendiamo conto solo per i
danni ambientali. L’Ilva è un patrimonio della storia industriale di
questo paese. Dopo il gruppo Fiat è il complesso industriale più
importante del paese ed è oggi la fabbrica col maggior numero di operai
in Italia. Pensare che l’Italia si possa cambiare facendo a meno degli
operai è una sciocchezza e fa un danno alla città, prima di tutto.
Chi lo dice vuole che Taranto diventi un cimitero industriale, con un
futuro di decenni e decenni di inquinamento che nessuno bonificherà,
come Bagnoli insegna.
Non è affatto vero che chiudendo l’Ilva a
Taranto verrà lo sviluppo. Non è mai accaduto. Dove c’è stata
deindustrializzazione, si è sviluppata è la criminalità - Bagnoli è
diventata terra di camorra, più inquinata di prima, e anche Taranto
diventerebbe territorio sotto il controllo di malavitosi, speculatori,
palazzinari. Dove c'è stata la cosiddetta “economia alternativa” è stata
“alternativa” solo a favore
della media borghesia, mentre gli operai e
le loro famiglie sopo andati in rovina e sono stati
cacciati dalla città (vedi Pittsburgh-Usa, tanto declamata da
ambientalisti nostrani).
Non è vero che le altre economie in questo
sistema capitalista, non siano sempre e solo al servizio dei profitti
dei padroni e non siano anch'esse di distruzione del territorio e
dell'ambiente (vedi turismo e distruzione di coste e inquinamento dei
mari).
Per questo siamo contrari alla chiusura dell’Ilva. Perché
senza un grande comparto industriale, senza la forza di migliaia di
operai, questa città scomparirebbe dalla carta geografica e nessun
governo si preoccuperebbe della salute dei suoi abitanti.
Dicevamo
che siamo ad un momento chiave della vicenda della fabbrica. I padroni
indiani, come tutti i padroni del mondo, vogliono profitti, e sanno che
acquisire l’Ilva permette al gruppo di crescere su scala europea e
mondiale. Non è vero che Mittal vuole chiudere la fabbrica, chi lo dice
neppure sa leggere i giornali. ArcelorMittal è il primo produttore di
acciaio del mondo e ambisce al monopolio, nel mondo, in Europa e in
Italia, e farà di questo stabilimento un suo punto di forza industriale,
ma lo vuole fare sulla pelle degli operai e dei cittadini. Non perché
sono “cattivi” ma perché siamo in un sistema capitalistico, per cui i
padroni devono fare profitti e gli operai devono essere sfruttati e il
resto della gente deve campare dentro questa situazione generale.
Ecco
perché gli operai, i cittadini, non hanno niente da rispettare, non i
padroni, non i governi né lo Stato. Devono difendere lavoro, salute,
diritti, avendo in testa l’idea di cambiare questa società!...
Anche a Taranto senza una rivoluzione non avremo né lavoro, né salute, né diritti!
Le rivoluzioni le fanno gli operai e le masse popolari. Senza gli operai non si può fare nessuna rivoluzione.
Coloro che vogliono muoversi contro gli operai sono stupidi o, volente o nolente, fanno il gioco di padroni e governo.
Quando
si muovono gli operai, qualcosa di buono succede per tutti, altrimenti
tutto resta come prima, anzi peggio. Gli operai non devono rinchiudersi
nella fabbrica ma uscire, invadere la città e creare una situazioni per
cui impongono le loro richieste.
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