Circa 200 i partecipanti alla Street parade antifascista a Cesena.
Non sono numeri “importanti” ma nemmeno da sottovalutare se consideriamo
che erano tanti anni che ha Cesena non si svolgeva un corteo
antagonista.
Ma il bilancio politico è senza ombra di dubbio positivo per quanto riguarda la composizione generazionale dell’iniziativa fatta per il 90% di giovani e giovanissimi. Un potenziale enorme come base per rilanciare una discussione su cosa vuol dire essere antifascisti oggi nel terzo millennio dentro le nuove forme di dominio che il grande capitale si è dato o sta cercando di costruire. Qualcuno ha mugugnato sulla scelta di invitare i partecipanti a non venire con bandiere di partito e materiale da campagna elettorale scegliendo di stare a casa per questo; dimostrando un approccio sbagliato e poco
dialettico rispetto a un movimento composto da varie anime e soggettività che guardano con diffidenza , e con non poche ragioni, a certi personaggi impresentabili che si stanno “riciclando”dentro nuove aggregazioni elettorali; un atteggiamento anche di certi gruppetti che con modi quasi “evangelici” avrebbero la pretesa di stare dentro i movimenti. Francamente non servono.
Il tentativo da parte di Forza Nuova e Casa Pound (che ha annunciato di voler aprire una sede a Cesena nei prossimi mesi) di insediarsi in città non ha avuto fino ad ora risultati da loro sperati e le iniziative pubbliche vedono sempre la convergenza di militanti da Rimini, Forlì, Ravenna. Questo nonostante la complicità della stampa locale che da sempre grande risalto a qualsiasi iniziativa presa da questi gruppi e ai loro comunicati. Un atteggiamento che stride non poco con i goffi tentativi del Sindaco piddino Lucchi di “vietare” a parole ogni manifestazione a tutti gruppi d’ispirazione nazi-fascista. Un “antifascismo” da operetta a cui pochi credono in città. Una città il cui centro è ormai desertificato e la socialità diventata ormai monopolio di alcuni imprenditori di locali della cosiddetta movida e dove da sempre è stata negata la possibilità di spazi di libertà fuori dal controllo.
Resta il fatto che la sostanziale riuscita del corteo non può essere un punto di arrivo ma di partenza. Quanto meno per aprire un confronto su come adeguare l’antifascismo del “nuovo millennio” rispetto alle nuove forme di dominio che il capitale sta costruendo: decisionismo, presidenzialismo,premierato Unione Europea-”nazione Europa” e come questo si declina nel locale: Daspo, controllo, “riqualificazione”urbanistica, esclusione sociale , trasformazione dei Sindaci in veri e propri “Podestà”.
I gruppi neo-fascisti, ammesso che siano una variabile indipendente, visto che i capi sono tutti vecchi arnesi legati ai “servizi”, hanno capito l’aria di cambiamento molto affine ai loro propositi e si riaffacciano sulla scena.
Di fronte a tutto questo è evidente che agitare le parole d’ordine come “Antifascismo militante” e tendere a storicizzare il fenomeno non basta. Fermo restando che l’agibilità politica e l’incolumità va sempre difesa e la memoria storica mantenuta.
Da oggi anche per le province della “grassa” Romagna valgono le indicazioni emerse dal dibattito e dagli interventi in rete da alcuni compagni delle aree metropolitane sulle grandi periferie: ovvero che la sfida per un nuovo anti-fascismo del terzo millennio consisterà nella conquista palmo a palmo dei settori sociali colpiti dalle politiche del grande capitale che trovano, fino ad oggi, la loro espressione politica nel centro-sinistra . Un antifascismo sociale dunque fatto di progetti concreti e conflittualità: di vertenze sociali per i servizi in contrasto con i governi locali; di apertura di spazi di libertà, di spacci e palestre popolari, di sportelli per i diritti sociali e sindacali, di associazioni di mutua assistenza e solidarietà. Senza fare questo le zecche fasciste avranno buon gioco e cresceranno fino a quando faranno comodo ai padroni. Oggi a Cesena abbiamo una straordinaria opportunità per la rinascita di un antifascismo “altro” e indipendente : ma sarà capace di rilanciare un’altra idea di società e di città contro il fascismo di strada e contro il fascismo dei “consigli d’amministrazione”?
Ma il bilancio politico è senza ombra di dubbio positivo per quanto riguarda la composizione generazionale dell’iniziativa fatta per il 90% di giovani e giovanissimi. Un potenziale enorme come base per rilanciare una discussione su cosa vuol dire essere antifascisti oggi nel terzo millennio dentro le nuove forme di dominio che il grande capitale si è dato o sta cercando di costruire. Qualcuno ha mugugnato sulla scelta di invitare i partecipanti a non venire con bandiere di partito e materiale da campagna elettorale scegliendo di stare a casa per questo; dimostrando un approccio sbagliato e poco
dialettico rispetto a un movimento composto da varie anime e soggettività che guardano con diffidenza , e con non poche ragioni, a certi personaggi impresentabili che si stanno “riciclando”dentro nuove aggregazioni elettorali; un atteggiamento anche di certi gruppetti che con modi quasi “evangelici” avrebbero la pretesa di stare dentro i movimenti. Francamente non servono.
Il tentativo da parte di Forza Nuova e Casa Pound (che ha annunciato di voler aprire una sede a Cesena nei prossimi mesi) di insediarsi in città non ha avuto fino ad ora risultati da loro sperati e le iniziative pubbliche vedono sempre la convergenza di militanti da Rimini, Forlì, Ravenna. Questo nonostante la complicità della stampa locale che da sempre grande risalto a qualsiasi iniziativa presa da questi gruppi e ai loro comunicati. Un atteggiamento che stride non poco con i goffi tentativi del Sindaco piddino Lucchi di “vietare” a parole ogni manifestazione a tutti gruppi d’ispirazione nazi-fascista. Un “antifascismo” da operetta a cui pochi credono in città. Una città il cui centro è ormai desertificato e la socialità diventata ormai monopolio di alcuni imprenditori di locali della cosiddetta movida e dove da sempre è stata negata la possibilità di spazi di libertà fuori dal controllo.
Resta il fatto che la sostanziale riuscita del corteo non può essere un punto di arrivo ma di partenza. Quanto meno per aprire un confronto su come adeguare l’antifascismo del “nuovo millennio” rispetto alle nuove forme di dominio che il capitale sta costruendo: decisionismo, presidenzialismo,premierato Unione Europea-”nazione Europa” e come questo si declina nel locale: Daspo, controllo, “riqualificazione”urbanistica, esclusione sociale , trasformazione dei Sindaci in veri e propri “Podestà”.
I gruppi neo-fascisti, ammesso che siano una variabile indipendente, visto che i capi sono tutti vecchi arnesi legati ai “servizi”, hanno capito l’aria di cambiamento molto affine ai loro propositi e si riaffacciano sulla scena.
Di fronte a tutto questo è evidente che agitare le parole d’ordine come “Antifascismo militante” e tendere a storicizzare il fenomeno non basta. Fermo restando che l’agibilità politica e l’incolumità va sempre difesa e la memoria storica mantenuta.
Da oggi anche per le province della “grassa” Romagna valgono le indicazioni emerse dal dibattito e dagli interventi in rete da alcuni compagni delle aree metropolitane sulle grandi periferie: ovvero che la sfida per un nuovo anti-fascismo del terzo millennio consisterà nella conquista palmo a palmo dei settori sociali colpiti dalle politiche del grande capitale che trovano, fino ad oggi, la loro espressione politica nel centro-sinistra . Un antifascismo sociale dunque fatto di progetti concreti e conflittualità: di vertenze sociali per i servizi in contrasto con i governi locali; di apertura di spazi di libertà, di spacci e palestre popolari, di sportelli per i diritti sociali e sindacali, di associazioni di mutua assistenza e solidarietà. Senza fare questo le zecche fasciste avranno buon gioco e cresceranno fino a quando faranno comodo ai padroni. Oggi a Cesena abbiamo una straordinaria opportunità per la rinascita di un antifascismo “altro” e indipendente : ma sarà capace di rilanciare un’altra idea di società e di città contro il fascismo di strada e contro il fascismo dei “consigli d’amministrazione”?
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