Crisi
d’identità del Partito democratico: ieri il capogruppo Zanda ha chiesto
ai suoi di esprimersi liberamente, sconfessando il voto favorevole
della Giunta per le autorizzazioni . L’altro
vicesegretario, Lorenzo Guerini, parla di “scelta fatta dopo lettura
delle carte”. La frattura, questa volta, è anche nel Pd renziano
Azzollini a suor Marcella: “Da oggi in poi comando io, se no vi piscio in bocca”
Secondo gli inquirenti la
“portata intimidatoria” delle frasi alle monache “inaugura la stagione
azzolliniana” del potere. Per chi indaga il presidente della Commissione
Bilancio del Senato fa assumere persone di sua fiducia per dirigere di
fatto l'ente "secondo i dettami del politico, controllarne
quotidianamente gli affari, pilotare assunzioni e rapporti negoziali".
In cambio del controllo, il senatore garantisce indebiti favori fiscali
nei confronti della struttura. L'episodio dell'intimidazione raccontato
ai pm da due testimoni che si trovavano nella stanza accanto a quella in
cui è avvenuta la
Bisceglie, direzione generale della casa di cura Divina Provvidenza. Giungo-Luglio 2009. All’interno il legale rappresentante Suor Marcella (all’anagrafe Rita Cesa) e le altre consorelle del consiglio generalizio. L’ospedale del Vaticano è già in condizioni finanziarie disastrose. Bisogna trovare una soluzione-tampone. E la politica ci mette lo zampino. Per questo c’è una riunione importante nell’ufficio di Suor Marcella.
Che ascolta, senza poter parlare, la voce del potere. “Da oggi in poi
comando io, se no vi piscio in bocca”. Detta così, alle suore. Il
senatore Ncd Antonio Azzollini non usa giri di parole. Lui è il presidente della Commissione Bilancio del Senato praticamente da
sempre (dal 2001 al 2006, poi dal 2008 al 2013 e riconfermato nella
legislatura in corso), può decidere favori economici non di poco conto
e, in questo modo, salvare la casa di cura, gravata da un buco di
bilancio che gli inquirenti della Procura di Trani e la Guardia di Finanza
hanno quantificato in 500 milioni di euro. Ma in cambio vuole la
gestione della struttura, vuole decidere dirigenti e assunzioni. In una
parola: vuole comandare. E quando comanda non bada a spese. I conti, già
in rosso, esplodono.
E quella intimidazione (“Non ricordo di aver mai pronunciato frasi di questo tipo. Ci mancherebbe altro” si è difeso l’ex primo cittadino) per chi indaga “inaugura la stagione del potere azzolliniano” sulla struttura. Un “colpo di stato” lo definisce il gip di Trani. Il disegno è molto semplice. Il senatore fa assumere all’interno della Congregazione tre ‘luogotenenti’ (Angelo Belsito, Rocco Di Terlizzi e in un secondo momento Giuseppe Domenico de Bari), che hanno un unico obiettivo: “Amministrare l’Ente secondo i dettami del politico – scrivono gli inquirenti – controllarne quotidianamente gli affari, pilotare assunzioni e rapporti negoziali, con tanto di trasmissione in anteprima al politico dei principali provvedimenti attinenti la gestione (bilancio, piano di concordato, progetti di esubero del personale, ecc.)”. E così accade: assunzioni di massa, sprechi e bilanci da far impallidire.
Un prezzo da pagare altissimo per la struttura sanitaria. Che però in cambio può contare sul potere squisitamente politico dell’ex sindaco di Molfetta. Che, una volta ottenuta la cogestione della Divina Provvidenza, si mette all’opera. Anche in questo caso le parole di chi indaga spiegano alla perfezione il meccanismo e l’azione di Azzollini, il quale si spende “per assicurare alla Congregazione la proroga legislativa della sospensione degli obblighi fiscali e contributivi, già goduta per effetto dell’art. 1, comma 255, della legge 311 del 2004, e più volte prorogata proprio grazie all’intervento del politico, recentemente per effetto dell’art. 1, comma 314, della legge n. 228 del 24.12.2012 (legge di stabilità 2013), sino al 31.12.2015, e, da ultimo, per effetto dell’art. 1, comma 188, della legge n. 147 del 27.12.2013 (legge di stabilità 2014), sino al 31.12.2016, beneficio in virtù del quale garantiva alla Congregazione un’indebita moratoria fiscale finalizzata a ritardare l’emersione dello stato di dissesto, e, conseguentemente a neutralizzare la richiesta di fallimento dell’Ente avanzata dalla Procura della Repubblica di Trani“. Ciò che succede dopo l’avvento del senatore alla casa di cura lo sintetizza il gip: tra il 2011 e il 2013, “a partire dal momento dell’esproprio di potere da parte del senatore Azzollini e del suo entourage, le assunzioni selvagge di personale alla sede di Bisceglie vennero decise dal politico”.
Azzollini a suor Marcella: “Da oggi in poi comando io, se no vi piscio in bocca”
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L’episodio della minaccia alle suore è raccontato agli inquirenti da due testimoni in altrettanti interrogatori: si tratta di Nicolino Antonio e Attilio Lo Gatto, padre e figlio, il primo ex dirigente della congregazione, il secondo dipendente della Ambrosia Technologies s.r.l.,
uno dei fornitori della Divina Provvidenza. Entrambi al momento della
sparata di Azzollini si trovavano nella stanza adiacente a quella in cui
il parlamentare ha intimato alle monache di obbedire ai suoi ordini.
Per chi indaga ci sono pochi dubbi: le testimonianze sono attendibili anche perché corroborate da tutta un’altra serie di elementi che provano il modus operandi
e la strategia del senatore. Che da quel giorno diventa il dominus
dell’ente religioso. Tradotto: impone l’ingresso di alcuni uomini fidati
ai vertici della struttura (con stipendi da capogiro
per le casse disastrate della casa di cura), diventandone “dal 2009
amministratore di fatto”. Insomma: ne è il direttore e lì, nell’ospedale
di Bisceglie fondato da don Pasquale Uva, si fa ciò che dice lui. L’obiettivo è chiaro: decidere “assunzioni di personale
e scelte di fornitori a lui graditi, al fine di ordire la propria
egemonia sull’Ente e dunque di assicurarsi un sicuro bacino di consenso politico-personale“,
come scrivono gli inquirenti nell’ordinanza di custodia cautelare con
cui hanno chiesto gli arresti domiciliari per il parlamentare del Nuovo centrodestra.
Le accuse, pesantissime, parlano di associazione a delinquere e
induzione indebita a dare o promettere utilità, concorso in bancarotta
fraudolenta.E quella intimidazione (“Non ricordo di aver mai pronunciato frasi di questo tipo. Ci mancherebbe altro” si è difeso l’ex primo cittadino) per chi indaga “inaugura la stagione del potere azzolliniano” sulla struttura. Un “colpo di stato” lo definisce il gip di Trani. Il disegno è molto semplice. Il senatore fa assumere all’interno della Congregazione tre ‘luogotenenti’ (Angelo Belsito, Rocco Di Terlizzi e in un secondo momento Giuseppe Domenico de Bari), che hanno un unico obiettivo: “Amministrare l’Ente secondo i dettami del politico – scrivono gli inquirenti – controllarne quotidianamente gli affari, pilotare assunzioni e rapporti negoziali, con tanto di trasmissione in anteprima al politico dei principali provvedimenti attinenti la gestione (bilancio, piano di concordato, progetti di esubero del personale, ecc.)”. E così accade: assunzioni di massa, sprechi e bilanci da far impallidire.
Un prezzo da pagare altissimo per la struttura sanitaria. Che però in cambio può contare sul potere squisitamente politico dell’ex sindaco di Molfetta. Che, una volta ottenuta la cogestione della Divina Provvidenza, si mette all’opera. Anche in questo caso le parole di chi indaga spiegano alla perfezione il meccanismo e l’azione di Azzollini, il quale si spende “per assicurare alla Congregazione la proroga legislativa della sospensione degli obblighi fiscali e contributivi, già goduta per effetto dell’art. 1, comma 255, della legge 311 del 2004, e più volte prorogata proprio grazie all’intervento del politico, recentemente per effetto dell’art. 1, comma 314, della legge n. 228 del 24.12.2012 (legge di stabilità 2013), sino al 31.12.2015, e, da ultimo, per effetto dell’art. 1, comma 188, della legge n. 147 del 27.12.2013 (legge di stabilità 2014), sino al 31.12.2016, beneficio in virtù del quale garantiva alla Congregazione un’indebita moratoria fiscale finalizzata a ritardare l’emersione dello stato di dissesto, e, conseguentemente a neutralizzare la richiesta di fallimento dell’Ente avanzata dalla Procura della Repubblica di Trani“. Ciò che succede dopo l’avvento del senatore alla casa di cura lo sintetizza il gip: tra il 2011 e il 2013, “a partire dal momento dell’esproprio di potere da parte del senatore Azzollini e del suo entourage, le assunzioni selvagge di personale alla sede di Bisceglie vennero decise dal politico”.
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